31 gennaio 2015

Mattarella: Camusso, uomo giusto, profondo conoscitore diritto e Costituzione

 "Desidero esprimere a nome mio e di tutta la Cgil le felicitazioni e gli auguri al Presidente Sergio Mattarella, per la nomina all'alto incarico cui è stato chiamato". Così il segretario generale della Cgil.
"Sale al Quirinale - sottolinea Camusso - un uomo giusto; un profondo conoscitore del diritto e della Costituzione; un politico che ha saputo opporsi alla degenerazione dei partiti; un convinto sostenitore della partecipazione dei cittadini alla vita delle formazioni politiche e delle istituzioni; un amministratore che ha saputo distinguere il tornaconto di pochi, se non di uno, dall'interesse della collettività; un servitore dello Stato che ha combattuto con fermezza la criminalità organizzata e il malaffare".
"La lunga esperienza, le conoscenze giuridiche e amministrative, l'umanità, la riservatezza non priva di fermezza e la sua fede nei valori democratici -prosegue il segretario della Cgil -, gli saranno di grande aiuto nel difficile compito che lo attende".

"Sono certa - conclude Camusso - che con Sergio Mattarella, come già è stato con il Presidente emerito Giorgio Napolitano, cui va l'affettuoso saluto e ringraziamento di tutta la Cgil, i cittadini potranno contare in un fedele interprete della Costituzione e dei suoi valori, e i lavoratori troveranno non solo orecchie attente ai loro bisogni, ma un importante punto di riferimento cui volgersi".

Crisi del settore edile, di nuovo il "segno meno" nei dati di fine anno

A Catania continua la crisi del settore edile e ciò ci viene confermato dai dati di fine anno che rivelano, ancora una volta, il segno meno sul numero degli occupati e sull’entità complessiva delle retribuzioni erogate.
Lo segnala il neo segretario generale della Fillea Cgil di Catania, Giovanni Pistorio, insieme al gruppo dirigente del sindacato dei lavoratori edili, che in una nota analizzano lo stato dell'arte del settore edile a Catania, e lanciano anche alcune proposte per il rilancio dell'edilizia. Ecco i dati.
Da fine 2007 a fine 2014, infatti, possiamo registrare un preoccupante 28% di aziende in meno. Molte delle aziende presenti, anche se pressoché inattive, non chiudono nella speranza di una eventuale ripartenza. Non a caso, nello stesso periodo preso in considerazione dai dati, il numero degli addetti si è ridotto del 49%. Sempre nello stesso lasso temporale, i pochi addetti rimasti lavorano per meno tempo, infatti la massa retributiva è scesa del 57%.
Le professioni più legate alla cultura materiale, scalpellini etc. , sembrano quasi scomparse e l'ìntero settore artigiano legato alla produzione ed alla esecuzione delle attività di recupero edilizio, con qualche eccezione, è sparito del tutto.
"Peggiore è solo il depauperamento della qualità dell’artigianato che ne consegue, ed il graduale estinguersi di molte attività specifiche della professione che erano tipiche del nostro territorio e che lo caratterizzavano professionalmente e socialmente. - si legge nella nota- Con queste sono di conseguenza scomparse intere comunità sociali che nei diversi punti della città si riunivano quotidianamente per socializzare esperienze e conoscenze".
Le occasioni occupazionali che potrebbero derivare da un pronto varo della variante generale del centro storico di Catania, possono a questo punto contribuire ad invertire la tendenza. Aggiungono infatti Pistorio e i dirigenti Fillea : "Potrebbero trovare occupazione molti lavoratori edili; l’incidenza di manodopera per molti di tali interventi potrebbe superare il 20% del capitale investito, e potrebbero rinascere professioni che stanno estinguendosi (scalpellini, decoratori, stuccatori, restauratori dei tetti in paglia, addetti alle capriate, etc) , e con loro, anche antiche abitudini e tradizioni sulle quali è possibile favorire il riconsolidamento della coesione sociale. Catania, patria di tante migrazioni dai comuni dell’entroterra, è stata ricca anche per la ricchezza sociale che è derivata da molte abitudini e frequentazioni che si sono consolidate attorno ad alcuni mestieri.
Naturalmente , bisogna fare in fretta e fare bene. A tal proposito, sempre con lo scopo di qualificare l’intervento ed a sostegno delle autentiche pecularietà, della cultura materiale e delle tradizioni sociali sarebbe importante procedere alla elaborazione del Codice di Pratica. In sostanza è importante che per ogni intervento sia previsto che cosa potere fare e la tecnica da utilizzare (come si deve intervenire su cornicioni, pietra lavica, capriate, intonaci, tinture etc) anche al fine di poter programmare precisi interventi di formazione , riqualificazione ed aggiornamento professionale. Le antiche tradizioni devono tenere in debita considerazione l’utilizzo dei nuovi materiali.
Altrettanto importanti sono non solo i tempi di approvazione del Piano, ma anche i tempi necessari per le successive procedure autorizzative locali. Potrebbe essere utile stabilire quindi un protocollo d’azione in maniera tale, per fare un esempio, poter assumere tutti i pareri e concedere tutte le autorizzazioni entro un tempo massimo previsto".
Concludono gli esponenti Fillea Cgil di Catania: "Infine, sarebbe utile poter trovare le risorse per sostenere la trasformazione. La comunità locale potrebbe prendere iniziative per concordare con gli istituti di credito tassi di interesse sostenibili dall’utenza e cercare di concordare con la UE assi di spesa a sostegno del finanziamento pubblico e privato per la ristrutturazione del patrimonio Unesco.In pratica è necessario fare in fretta ponendo le basi affinché le cose possibili possano essere realizzate".


30 gennaio 2015

COMUNICATO SLC CGIL AI LAVORATORI DI TELEPERFORMANCE

La SLC CGIL di Taranto prende atto che la scelta di aprire la discussione sul futuro di Teleperformance,con iniziative locali e nazionali,già da 1 anno a questa parte,era necessaria e giusta.
Alla quasi vigilia della scadenza dell'accordo del 2013,dopo 2 anni di sacrifici fatti dai lavoratori,si ricomincia a far girare nelle sale la voce che l'unico modo per uscire dalla crisi è la riduzione del part time a 20 h.
Chiariamo la nostra posizione: come SLC CGIL diciamo che questa strada NON è percorribile nè proponibile per diverse ragioni di metodo e contenuto.
Innanzitutto è impensabile di percorrere la via di un accordo sindacale sul tema(la variazione dell'orario individuale può avvenire esclusivamente sulla base di una proposta aziendale che il lavoratore,SOLO SU BASE VOLONTARIA,può accettare o meno),ma tantomeno NON riteniamo politicamente corretta questa strada visto che gli anni di sacrifici fatti dovevano servire al rilancio aziendale.
Ed ora?Si chiede ancora ai lavoratori di fare altri sacrifici.
La nostra posizione continuerà quella che in questi anni abbiamo coerentemente mantenuto e riteniamo percorribile,per la soluzione della vertenza,degli interventi normativi che regolarizzino il settore.
TP non prenda strade sbagliate sul piano relazionale e TUTTI i lavoratori capiscano che siamo TUTTI sulla stessa barca(se qualcuno si prodiga per convincere ALTRI a passare alle 20 h,cominci a dare il buon esempio passando in prima persona).
Come SLC CGIL continueremo,come da mesi stiamo già facendo,a provare a stabilizzare il settore,con ricadute positive per lavoratori(nel l'avete condizioni di lavoro dignitose e serene)ed aziende serie,che non calpestino i lavoratori nè straccino le regole. A Teleperformance,specie a Taranto,chiediamo responsabilità nei comportamenti: nella nostra città il clima sociale è già rovente e non si sente il bisogno di ulteriore benzina sul fuoco.
Alle istituzioni,locali e nazionali,ciascuna per la sua competenza,chiediamo di intervenire in maniera rapida ed energica su una problematica che ormai è conosciuta e risaputa,con soluzioni chiare ed evidenti(se ci fosse la volontà politica di attuarle).
Come lavoratori e sindacati abbiamo già dato.
Ognuno si assuma la sua respinsabilità.
SLC CGIL TARANTO
Andrea Lumino


29 gennaio 2015

Sequestro Gdf Bingo, la Cgil di Catania: "Chiediamo protocolli di legalità"

La segreteria della CGIL di Catania plaude all'azione effettuata dalla Guardia di Finanza e dalla magistratura in merito al sequestro delle sale Bingo "Alcalà" e "Caronda".
Fermo restando che le eventuali responsabilità saranno accertate dagli organismi inquirenti, il sindacato auspica che queste operazioni non danneggino i lavoratori così come spesso accade nelle situazioni di sequestro e confisca, come denunciato fino a due giorni fa nel corso della Giornata della legalità indetta dalla Cgil nazionale e celebratasi a Catania.
"Riteniamo necessari -sottolinea la responsabile del dipartimento Legalità della Cgil di Catania, Pina Palella- per questo particolare settore, ed altri esposti a possibili fenomeni di illegalità o di infiltrazione mafiosa, che si prevedano protocolli di legalità tra aziende,forze sociali e soggetti istituzionali,così come avviene nel settore degli appalti".


Reato del dipendente fuori dal luogo di lavoro: è legittimo licenziarlo?


Lo scorso 19 gennaio è stata depositata la sentenza n. 776 con la quale la Corte di Cassazione, sez. lavoro, si è pronunciata su di un licenziamento che era stato dichiarato illegittimo nel precedente giudizio in Corte d’ Appello.
Questo il fatto che ha occasionato tale sentenza.
Era il 27 ottobre 2004 quando la S.p.a. Poste Italiane intimava il licenziamento ad un proprio dipendente resosi autore dei reati di usura ed estorsione, fatti la cui esistenza era stata positivamente accertata dal giudice penale. Tale accertamento era per il giudice di primae curae sufficiente per ritenere “improseguibile” il rapporto lavorativo.
Nel 2011, tuttavia, la Corte d’Appello di Napoli, in riforma della decisione del tribunale, dichiarava la illegittimità del licenziamento.
A seguito di tale decisione, S.p.a. Poste italiane lamentava il discredito che ad essa sarebbe potuto derivare, rimarcando, inoltre, l’incidenza negativa della presenza del lavoratore nei locali aziendali.
Dal canto suo, la Corte d’Appello negava che “ i detti reati potessero interrompere il vincolo fiduciario necessariamente intercorrente fra datore e prestatore di lavoro, avuto riguardo alle circostanze concrete” e riconosceva valore di “attenuanti alla durata ultraventennale del rapporto di lavoro, alla mancanza di precedenti disciplinari ed all’ambito ben delimitato in cui erano stati commessi i reati”.
Ciò pertanto, la società datrice presentava ricorso in Cassazione.
Lamentava in quella sede la violazione degli artt. 1362, 1364, 2106, 2119 cod. civ.; art. 7, L. 20 maggio 1970 n. 300,; artt. 1 e 2, L. 15 luglio 1966 n. 604;  artt. 81, 629, 644 cod. pen. e vizi di motivazione, per avere la Corte d’Appello ignorato l’idoneità dei fatti, accertati definitivamente dal giudice penale, a ledere il legame fiduciario necessariamente intercorrente tra datore e prestatore di lavoro, specie considerando “la natura dell’attività svolta da Poste italiane (attività di gestione, deposito ed affidamento del credito, oltre all’attività, ormai preponderante, di intermediazione bancaria e quella di trasporto e consegna di posta, posta pregiata, assegni, carte di credito, ecc.)”, e la potenziale destabilizzazione dell’ambiente lavorativo.
La Suprema Corte, ritenendo fondato il motivo, non ha mancato di mostrare come “anche una condotta illecita, estranea all’esercizio delle mansioni del lavoratore subordinato può avere un rilievo disciplinare poiché il lavoratore è assoggettato non solo all’obbligo di rendere la prestazione bensì anche agli obblighi accessori di comportamento extralavorativo, tale da non ledere né gli interessi morali e patrimoniali del datore di lavoro né la fiducia che, in diversa misura e in diversa forma, lega le parti di un rapporto di durata. Detta condotta illecita comporta la sanzione espulsiva soltanto se presenta i caratteri della gravità che debbono essere apprezzati, tra l’altro, in relazione alla natura dell’attività svolta dall’impresa datrice di lavoro, attività in cui s’inserisce la prestazione resa dal lavoratore subordinato”.
La Corte ha avuto modo di sottolineare come le stesse condotte, se non possono essere ritenute gravi al punto tale da condurre al licenziamento da parte di un’azienda datrice che svolge attività puramente privatistica, “possono al contrario rompere il legame fiduciario ed il connesso requisito di affidabilità che sta alla base di un rapporto di lavoro costituito per l’espletamento di un servizio pubblico, ancorché in regime giuridico privatistico”.
Il servizio postale, d’altra parte, viene reso mediante la costituzione di società che utilizzano capitale prevalentemente o totalmente pubblico. La natura privatistica le obbliga ad operare in regime di concorrenza ma l’impiego di denaro pubblico e la finalità pubblica perseguita subordinano lo svolgimento dell’attività ai principi del buon andamento e della imparzialità di matrice Costituzionale (art.97). Ciò comporta che i lavoratori dipendenti debbano assicurare affidabilità, nei confronti del datore di lavoro e dell’utenza, anche nella condotta extralavorativa.

24 gennaio 2015

CGIL: DAL 27 AL 31 LA CAROVANA DELLA LEGALITA’ FA TAPPA IN QUATTRO CITTA’ SICILIANE

Palermo, 23 gennaio- Farà tappa in Sicilia, dal 27 al 31 gennaio, la Carovana della legalità della Cgil. Il 27 si fermerà a Catania, il 28 a Ragusa, il 29 a Trapani e il 31 farà sosta a Palermo da dove ripartirà per concludere il suo percorso a Roma. Un viaggio iniziato il 27 ottobre da Milano, con tappe in tutta l’Italia.”Le tappe siciliane- dice Mimma Argurio, della segreteria della Cgil Sicilia- saranno dense di iniziative e incontri. Tra questi ultimi quelli con i lavoratori di aziende sequestrate e confiscate alla mafia. Questo- specifica l’esponente della Cgil- è da tempo un terreno della nostra iniziativa: ricordo che in proposito abbiamo presentato il progetto di legge “Io riattivo il lavoro”, il cui obiettivo è un cambio di passo nella lotta alla mafia sul piano economico, con l’affermazione netta del principio che è lo Stato che dà il lavoro”. L’esponente della Cgil specifica che “il camper della legalità ha l’obiettivo di rilanciare l’impegno del sindacato in tema di lotta per la legalità e contro le mafie, su tutto il territorio nazionale. La legalità – conclude Argurio- deve essere una priorità perché è la condizione per lo sviluppo e la democrazia nel nostro paese”.




Contratti di solidarietà: il Governo continua a colpire i lavoratori


La Cgil Emilia Romagna considera gravissima la scelta fatta dal Governo di non prevedere alcun finanziamento per i contratti di solidarietà di tipo B, quei contratti cioè che riguardano le imprese con meno di 15 dipendenti o che non rientrano nel campo di applicazione della cassa integrazione straordinaria.
La Cgil considera altrettanto grave la scelta di non prevedere finanziamenti per mantenere il trattamento integrativo dei lavoratori coinvolti da contratti di solidarietà di tipo A al di sopra del 60%, così come era stato nei precedenti anni di crisi.
Il contratto di solidarietà prevede la riduzione dell'orario di lavoro per affrontare situazioni di crisi ed evitare il licenziamento dei lavoratori, con il sostegno di una integrazione salariale: ridurla o eliminarla significa diminuire o cancellare la possibilità di utilizzare uno strumento contrattuale che come Cgil abbiamo sempre considerato prioritario e da privilegiare rispetto ad altri.
Significa inoltre diminuire tutele per i lavoratori e le lavoratrici in un contesto di crisi che non accenna a diminuire.
Con il Jobs Act si definiscono regole per licenziare con maggiore facilità i nuovi assunti e contemporaneamente si peggiorano le condizioni di chi già lavora: non finanziare i contratti di solidarietà significa cacciare in strada migliaia di lavoratrici e lavoratori.
Il nostro obiettivo è di ottenere un sistema universale per il sostegno al reddito in situazioni di crisi, ma fino a quel momento la Cgil Emilia Romagna chiede che tutti gli strumenti esistenti siano finanziati e mantenuti in essere per non perdere altri posti di lavoro.

Cgil Emilia Romagna

22 gennaio 2015

Telecom Italia: I lavoratori non danno il mandato ai sindacati a firmare l'ipotesi di accordo del Caring


Comunicato Referendum Caring Services I Lavoratori respingono l’ipotesi di accordo
Si è svolto nelle giornate del 21 e 22 gennaio il referendum sull’ipotesi di accordo del Caring sottoscritta in data 18 dicembre 2014.
Ferma restando la necessità di rivedere l’insieme dei verbali di voto, i dati dimostrano un’altissima affluenza alle urne che ha registrato il voto del 87,18% dei lavoratori coinvolti (7662 su 8789 aventi diritto) dimostrando l’ampissima voglia di partecipazione da parte dei lavoratori alle scelte organizzative che li coinvolgono.
Il no all’ipotesi di accordo ha prevalso con 4266 voti, pari al 55,68%, il si registra 3259 voti, pari al 42,53%, mentre le schede bianche o nulle sono state 135, 1,76%.
Si procederà ora a comunicare all’azienda il mancato scioglimento della riserva non procedendo alla firma dell’accordo.
E’ evidente che il sindacato dovrà avviare una profonda riflessione sul risultato elettorale scaturito, procedendo a un’attenta analisi del voto e analizzando le cause che hanno determinato la bocciatura dell’ipotesi di accordo.
                                     Le Segreterie Nazionali
                               Slc Cgil     Fistel Cisl     Uilcom Uil

NOTA DI REDAZIONE:
Totale Sicilia: Contrari: 422 - Favorevoli 340

CATANIA:
26 SI -- 48 NO -- 1 NULLA  SU 84 AVENTI DIRITTO 


21 gennaio 2015

Almaviva: Dichiarazione Stampa di Riccardo Saccone


Call Center: Slc Cgil, con nuova assegnazione call center comune di Roma, Sindaco Marino convochi sindacato per dare continuità a lavoratori Almaviva

“Con l’assegnazione definitiva del servizio 060606 all’Abramo Customer Care si apre una fase nuova nella storia dell’appalto per il servizio di assistenza del Comune di Roma, fino ad ora assegnato ad Almaviva. E’ tempo che il Comune di Roma dica una volta per tutte se e come vuole tutelare la continuità occupazionale di centinaia di lavoratori Almaviva che rischiano di rimanere senza lavoro e di scongiurare che un patrimonio indiscusso di professionalità e competenza vada perso – dichiara Riccardo Saccone, di Slc Cgil nazionale.
“Se, come afferma il Campidoglio, la commessa non è stata aggiudicata grazie a forti ribassi che vanno sotto il costo del lavoro, non capiamo cosa impedisca al Comune di Roma di creare le condizioni affinché il nuovo aggiudicatario garantisca la continuità occupazionale e salariale dei lavoratori che ormai da diversi anni garantiscono un servizio utile per la cittadinanza e di elevata qualità.”
“A questo punto – conclude Saccone - sta al Sindaco di Roma decidere quale parte recitare: continuare a trincerarsi dietro una presunta assenza di obblighi verso clausole sociali imprescindibili e assistere così alle ennesime ripercussioni occupazionali su un territorio già fortemente provato dalla crisi, oppure convocare subito un tavolo con il sindacato facendosi parte attiva affinché anche questo cambio di appalto non si ritorca soltanto contro i lavoratori.”


20 gennaio 2015

Call center: 4U, c'è l'accordo per gli stipendi

È stato firmato oggi (20 gennaio) presso l’assessorato alle Attività produttive del Comune di Palermo l’accordo per il piano di rientro degli stipendi per i 176 lavoratori del call center 4U. Cgil, Uil e Ugl, dopo più di quattro ore di una trattativa, alla presenza dell’ingegner Paul Manfredi, proprietario e amministratore delegato dell’azienda, hanno definito assieme un calendario che stabilisce le date per l’erogazione delle mensilità attese dai lavoratori. Ne dà notizia la Slc Cgil di Palermo.

Al culmine di una nuova giornata di protesta, con lo sciopero indetto da tutte le sigle sindacali, i lavoratori, esasperati, hanno ottenuto finalmente il sì all’erogazione in tempi certi dei loro stipendi. Il mandato dato dai lavoratori alle organizzazioni sindacali era quello di non firmare accordi che non prevedessero novità sul recupero delle mensilità di novembre (il 37% è già stato erogato) di dicembre e della tredicesima. Oggi finalmente l’accordo, che segna una svolta.

“Abbiamo firmato un’intesa che modifica il mandato dei lavoratori e prevede scadenze certe per rientrare in possesso delle somme attese  – dichiarano il segretario della Slc Cgil di Palermo, Maurizio Rosso, e la rappresentante di Slc Rosalba Vella –. Entro il 30 gennaio, i dipendenti riceveranno l’intero stipendio di novembre. Il 5 febbraio sarà pagata la tredicesima ai 130 lavoratori che erano a novembre in cassa integrazione, mentre Il 10 dello stesso mese sarà pagato il 100% dello stipendio di dicembre, più il 50% della 13° mensilità. Il 3 marzo sarà erogato lo stipendio di gennaio, più l’altro 30% della tredicesima ed entro il 5 aprile si andrà a totale regime con la normale corresponsione degli emolumenti”. 

“Grazie anche all’opera di mediazione dell’assessore Marano, abbiamo raggiunto un punto di equilibrio per consentire all’azienda di pensare al futuro e allo sviluppo dell’attività del call center. Dall’altro lato – aggiungono i due sindacalisti –, è stato chiesto all’ assessorato, e quindi al Comune, di farsi parte attiva per migliorare e sviluppare i rapporti tra i call center e le  banche, sia per le scoperture che le aperture di credito. Oggi sono state poste le basi per una politica industriale per questo pezzo importante, rappresentato dalla principale industria dei servizi della nostra città. Ci sembra un risultato estremamente positivo. Ora il verbale dell’incontro sarà spedito all’ ufficio provinciale del lavoro”.

Un esito positivo, dunque, che giunge a conclusione di una giornata di protesta con i lavoratori che hanno sfilato in via Ugo La Malfa, armati di striscioni, megafoni e campane, con dei 'flash mob' lungo la strada e l'interruzione del traffico, dalla sede del call center fino all’assessorato alle attività produttive. “Adesso – dice Francesco Brugnone, Rsu del call center di Slc –, dopo la rottura delle trattative, abbiamo sedici giorni di tempo per riprendere la trattativa all’ufficio provinciale del lavoro per la firma degli altri cinque mesi di cig in deroga per 130 dipendenti, a rotazione. In questi mesi i lavoratori si sono comportati in modo più che responsabile, assicurando il servizio, pur senza riscuotere gli stipendi. L’azienda ci ha illusi più di una volta. Ma nessuno era più disposto a continuare”.

“Per noi, Natale e l’Epifania devono ancora arrivare. Babbo Natale lo aspettiamo in via Ugo la Malfa”, hanno scandito durante il corteo i dipendenti, che speravano di ricevere i loro stipendi prima delle vacanze di fine anno.  “Assessore Marano, ci dia una mano”, hanno urlato in molti, fermi sotto la sede dell’assessorato, in attesa della fine dell’incontro dei loro rappresentanti sindacali che ha portato all'intesa.


Call center: sanzioni per violazione privacy

Al via le sanzioni per i Call Center che violano le norme sulla privacy. In più il Ministero dello Sviluppo Economico ha creato un gruppo di lavoro per affrontare le criticità del settore, che impiega 80.000 addetti, ovvero per esaminare i criteri di aggiudicazione delle gare e delle tutele per i lavoratori delle aziende che perdono le commesse.
Violazioni:
Il tutto nasce a fronte dei controlli a campione e a tappeto effettuati da dicembre ad oggi nei Call Center, i quali hanno evidenziato fin troppe violazioni alle norme sul trattamento dei dati personali, ovvero all’art.24 bis del decreto n. 83 del 2012.
Sanzioni:
Sanzioni pecuniarie verranno quindi applicate dal Ministero dello Sviluppo Economico nei confronti dei committenti, responsabili del mancato rispetto di tali norme, come annunciato durante il Tavolo di settore presieduto dal Vice Ministro Claudio De Vincenti, al quale erano presenti anche il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, i dirigenti del Ministero del Lavoro, le Associazioni datoriali Assocontact e Asstel e le segreterie nazionali dei sindacati di categoria (TLC).



Consulta Nazionale CAF: Lettera al Ministro Poletti

Sig. Ministro,
Ci rivolgiamo di nuovo a Lei per cercare di sbloccare la “vicenda” della Convenzione ISE fra INPS e CAF.
Ad oggi manca ancora la convenzione e abbiamo avuto riscontri impegnativi sulla richiesta di incremento delle tariffe. Nel breve incontro avuto con Lei il 17/12/2014, a margine dell’incontro sull’ISE avevamo “percepito” una certa disponibilità.
Oggi la Consulta ha convenuto che tutti i Caf attivino il servizio, anche in assenza formale di convenzione, questo gesto di responsabilità nei confronti di soggetti che hanno bisogno di questo servizio non significa accettazione della situazione che non si potrà prolungare nel tempo, in questo mette in difficoltà le società e la conseguente occupazione.
Siamo pertanto a rappresentarLe questo problema e a sollecitare uno specifico incontro in merito.
Cordiali saluti
Il Coordinatore Consulta Nazionale CAF

(Valeriano Canepari)

Vertenza Telecolor, condannato il Gruppo Ciancio: Confermata l'illegittimità dei licenziamenti


di Antonio Condorelli
CATANIA- La Cassazione ha confermato le condanne, inflitte in appello al Gruppo Ciancio, per il licenziamento di Valter Rizzo, Alfio Sciacca, Fabio Albanese, Nicola Savoca, Katia Scapellato e Giuseppe La Venia. Telecolor è stata condannata al reintegro dei giornalisti, al versamento dei contributi e delle indennità, si tratta di centinaia di migliaia di euro che pesano come un macigno sugli equilibri dei bilanci aziendali.
Non si tratta di una vertenza qualunque, il caso Telecolor è stato al centro di interrogazioni parlamentari e manifestazioni organizzate da Articolo 21. Con l'acquisizione di Telecolor Ciancio controllò tutte le principali testate giornalistiche siciliane, ma i sei dipendenti della “vecchia” redazione non accettarono di lavorare al fianco di una “redazione parallela”, imposta dall'editore, che doveva occuparsi della creazione di contenuti. La tesi dell'azienda, ovvero che i licenziamenti fossero la conseguenza della crisi aziendale, non è stata accolta dalla Corte d'Appello, sezione Lavoro di Catania (Presidente Pasquale Nigro, relatrice Elvira Maltese, a latere Laura Renda). La Corte ha sposato appieno la tesi difensiva dei giornalisti, che sono stati licenziati “senza adeguata motivazione”, portando a termine -come hanno sostenuto i cronisti- una vera e propria “epurazione” dovuta all'indipendenza e all'imparzialità dei redattori divenuti “scomodi” per Telecolor.
Tra l'altro, proprio mentre il gruppo Ciancio licenziava, sono andate in porto le varianti per la costruzione dell'ospedale San Marco e del centro commerciale Icom proprio sui terreni dell'editore, garantendo incassi per decine di milioni di euro.
Adesso si apre una nuova fase, quella dell'esecuzione della sentenza.


Solidarietà alle compagne e ai compagni No Muos

Ieri, il direttivo provinciale della Cgil, ha approvato all'unanimità un ordine del giorno di solidarietà alle compagne e ai compagni No Muos, ecco il testo:
Ordine del giorno
Un gruppo consistente di attivisti No Muos è stato recentemente indagato per la manifestazione del 9 agosto, l’occupazione pacifica e simbolica della base americana di Niscemi. Tra gli altri, ad essere indagati, sono i compagni della Cgil e della Flc di Catania Barbara Crivelli e Luca Cangemi.
Nell’esprimere solidarietà ai compagni, il direttivo provinciale Cgil Catania, ritiene che l’attività repressiva nei confronti delle manifestazioni, in un’isola devastata dalla criminalità mafiose, sia un grave errore e un attacco alle libertà politiche e sociali.
Primi firmatari:
Massimo Malerba, Fabrizio Frixa, Gabriele Centineo, Vittorio Turco, Giuseppe Oliva
Approvato all’unanimità

Catania, 19 gennaio 2015

16 gennaio 2015

I Contratti di solidarietà non sono stati rifinanziati. Pesanti conseguenze sull’occupazione


Filcams CGIL Nazionale
Tra i regali natalizi e di fine anno che il Governo ha riservato alle lavoratrici e ai lavoratori di questo paese non compare soltanto il superamento dell’articolo 18 con il primo decreto Jobs Act della vigilia di Natale: il mancato rifinanziamento dei contratti di solidarietà rischia infatti di avere conseguenze pesantissime sull’occupazione.
I Contratti di Solidarietà difensiva sono uno strumento che permette in caso di esuberi di salvare l’occupazione  spalmando equamente il sacrificio su tutti i dipendenti evitando il licenziamento di alcuni.
Questa tipologia di contratti ha conosciuto il loro “momento di gloria” con la vertenza Electrolux ed è stato determinante per la soluzione di quella delicata partita.
Nel terziario (commercio, servizi) nel Turismo (agenzie di viaggio, alberghi) i contratti di solidarietà hanno permesso di evitare la perdita di migliaia di posti di lavoro in questi anni di crisi. Con la legge 147 del 2013 l’ammontare del trattamento integrativo in favore dei lavoratori verso cui operava una riduzione di orario era stato aumentato dall’originario 60% al 70%, mentre dal 2009 al 2013 per effetto di vari provvedimenti era stato portato all’80%.
Salvo miracoli, quindi dal 1 gennaio 2015 l’integrazione torna ad essere solo del 60%, risultando poco incentivante per le aziende che preferiranno licenziare.
Ancor più grave se possibile la situazione delle imprese che non rientrano nel campo della Cigs e in quelle con meno di 15 dipendenti ( la maggior parte dei settori del commercio, turismo e servizi) per cui all’oggi non è stato previsto né dalla legge 190/2014 (legge di stabilità) né dal DL 192/2014 (Mille Proroghe) alcun finanziamento!
“Il 2015 rischia di essere un anno drammatico per l’occupazione” afferma Cristian Sesena segretario nazionale della Filcams Cgil, vista la riduzione delle coperture della cassa integrazione in deroga, l’assenza di finanziamenti per i contratti di solidarietà, le restrizioni sui criteri di accesso degli altri ammortizzatori ordinari e l’incertezza sul funzionamento del Fondo di Solidarietà INPS.
“Non si tratta di difendere privilegi” prosegue, “Gran parte dei nostri settori sono stati deprivati o rischiano di essere deprivati di strumenti minimi di tutela. Stiamo parlando di decine di migliaia di addetti. Difficile fare il sindacato che contratta in azienda, immagine tanto cara al Premier, senza la possibilità di negoziare soluzioni per chi rischia di perdere il posto di lavoro.”
Come Filcams riteniamo necessario che siano al più presto reperite e destinate risorse economiche adeguate per rendere di nuovo utilizzabili i contratti di solidarietà, da imprenditori e rappresentanze sindacali dei lavoratori. Bisogna, ora più che mai, ragionare in termini di universalità degli ammortizzatori sociali, battaglia che ha visto la CGIL sempre in prima linea.
Le tutele vanno estese non contratte. Dalla crisi non si esce continuando ad espellere su un mercato saturo, forza lavoro. Il lavoro va difeso senza se e ma.









15 gennaio 2015

Il caso Infocontact, 1800 lavoratori a rischio

di Marina Cavaliere
Essere premiati come miglior call center d’Europa e rischiare di perdere il lavoro. Un vero e proprio paradosso che rischia però di diventare un incubo reale per i 1.800 lavoratori della società di call center Infocontact, che dà lavoro a famiglie di Lamezia Terme (dove ha sede), Catanzaro e Vibo Valentia.
Un rischio troppo grande causato, nella sostanza, dal mancato rinnovo della commessa da parte di Wind alla società in questione, ma anche da un’assenza  di regolamentazione dell’intero settore che poi ricade sul lavoratore. I 1.800 di Infocontact però non sono rimasti a guardare e hanno, da subito, promosso una campagna mediatica attraverso i profili Twitter e Facebook e lanciato hashtag #1800senzafuturo.
Ma facciamo un passo indietro e ricostruiamo la vicenda per capire come si è arrivati a questa situazione. “Il problema nasce tanto tempo fa quando, a causa di una non efficiente gestione imprenditoriale, la società è stata posta in amministrazione straordinaria”, spiega Tullio, dipendente Infocontact e uno dei promotori delle tante azioni di protesta di questi giorni. “Questo avveniva nel 2013 e parliamo di un buco di circa 65 milioni di euro. Wind, appena appresa la notizia, ha mostrato l’intenzione di voler ritirare la commessa ma, attraverso esuberi e contrattazioni interne, si giunse all’accordo di rinnovarla fino al 31 gennaio 2015, quindi in scadenza tra pochi giorni”, spiega ancora Tullio. Prima che una commessa scada, la procedura vuole che l’operatore (in questo caso quindi Wind) pubblichi un bando di gara a cui le società partecipano. Se la aggiudica chi offre il ribasso minore. Ma non è andata così: “All’apertura del nuovo bando Wind, Infocontact non è stata invitata a partecipare, probabilmente per la situazione dell’amministrazione straordinaria”, commenta il lavoratore intervistato. “Questo significa che, se non si fa qualcosa, migliaia di persone rimarranno disoccupate. Abbiamo famiglia, progetti di vita e c’è chi, come me, si deve sposare. Lasciare a casa oggi 1.800 lavoratori non è un problema solo dei singoli, è un problema dell’intero Paese”.
Nello specifico, nella commessa in questione sono impiegati circa 300 lavoratori che sono quindi i primi che dal 1 febbraio prossimo potrebbero perdere il lavoro. Secondo i dipendenti però, questa situazione si ripercuoterà inevitabilmente anche sugli altri impiegati al momento in altre commesse, perché nulla vieta agli operatori di prendere le stesse decisioni fatte da Wind. “Il vero problema è che nel settore manca una regolamentazione”, spiega ancora Tullio. “In altri Paesi europei, il lavoratore segue la commessa scongiurando così il rischio di rimanere senza lavoro. Perché non farlo anche in Italia? Stesso discorso per le gare di appalto che sono diventate delle vere e proprie aste al ribasso a cui chiunque può partecipare”.
Intanto la campagna mediatica virale organizzata dai lavoratori è già un grande successo e si è aggiudicata in poco tempo il sostegno, oltre che del segretario generale della Cgil Susanna Camusso, di personaggi noti come Fiorella Mannoia, Enrico Ruggeri e Rosario Fiorello. Proprio lo showman, volto delle campagne pubblicitarie di Wind, si è impegnato a contattare l’azienda per cercare una mediazione.
Quale sarà la vostra prossima mossa? “Dopo il sit in davanti alla sede Infocontact del 13 gennaio, attendiamo la risposta di Wind e andiamo avanti con la nostra campagna social. Certo è che, se ce ne dovesse essere bisogno, siamo pronti anche a organizzare manifestazioni più incisive. Al momento non prendiamo proprio in considerazione l’ipotesi che dal 1 febbraio potremmo rimanere disoccupati”.










14 gennaio 2015

Divisione Caring: Assemblea dei lavoratori Telecom Italia S.p.A. Catania


La Segreteria Provinciale SLC-CGIL congiuntamente alla RSU, indicono l’assemblea dei lavoratori della Divisione Caring Service Telecom  Italia S.p.A di Catania, con ordine del giorno:
  •   Vertenza Caring Service e referendum su riorganizzazione Caring
L’assemblea si terrà presso la sala mensa, Sede via Monsignor Domenico Orlando n.10 Catania , dalle ore 10,00 alle ore 11,30  di Lunedi 19 Gennaio 2015.

Data l’importanza dell’argomento raccomandiamo la massima partecipazione e puntualità.
  • La presente vale anche come richiesta dei locali aziendali.   


09 gennaio 2015

CONCETTA RAIA (PD): VIA LIBERA PER I LAVORATORI STAGIONALI DEL TEATRO BELLINI “


Catania, 8 gennaio 2015- “E’ stato approvato in aula l’articolo 6 del disegno di legge 782 in materia di personale che sblocca le assunzioni a tempo determinato dei precari degli enti lirico-sinfonici e dello spettacolo. Per la citta di Catania significa che le decine di stagionali del teatro massimo Vincenzo Bellini potranno finalmente riprendere a lavorare con serenità”. Lo dichiara la deputata regionale del Pd Concetta Raia.



07 gennaio 2015

Strage Charlie Hebdo: Slc Cgil, cordoglio vittime e solidarietà a famiglie

“Slc Cgil esprime cordoglio per le vittime del barbaro attentato compiuto oggi contro la sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo, che ha causato, ad ora, 12 morti e 20 feriti tra giornalisti e forze dell’ordine. Piena solidarietà alle famiglie delle vittime e ai loro colleghi scampati miracolosamente a tale orrore. Esprimiamo anche grande preoccupazione per tutti i lavoratori, giornalisti e non, dei media francesi, per i quali stanno scattando misure di sicurezza straordinarie.”
“Un attentato è di per sé un atto brutale, che mira a minare le basi della convivenza civile e le regole democratiche. Ma tale atto terroristico costituisce un attacco gravissimo e inaccettabile alla libertà di stampa in tutte le sue forme di espressione, elemento irrinunciabile per l’esercizio della democrazia.”

03 gennaio 2015

BONUS BEBE’ 2015, 80 EURO AL MESE PER I NUOVI NATI FINO AL 2020


Dal 1 gennaio 2015 è ufficialmente possibile richiedere il bonus bebè 2015 di 80 euro per i nuovi nati e per famiglie con un Isee non superiore ai 25mila euro l’anno.
Ne avranno diritto tutte le mamme che soddisfano questi requisiti e che partoriranno entro il 31 dicembre del 2017. Ne avrete diritto fino al compimento dei tre anni del bambino (quindi fino al 2020, per chi partorisce nel 2017 a meno che nel frattempo la vostra situazione economica non cambi).
Naturalmente il bonus bebè per i nuovi nati riguarda anche i bambini adottati e i cittadini extracomunitari in possesso della Carta di Soggiorno di lungo periodo e con residenza in Italia.

QUALI LE NOVITA’ INTRODOTTE:

    * Dunque il limite di reddito si è ampiamente ridotto rispetto ai 90mila euro ipotizzati inizialmente.
    * Altra novità importante è che gli 80 euro diventeranno 160 con redditi inferiori ai 7mila euro l’anno.
    * Chi ha un reddito che non supera i 24mila euro annui continua ad avere diritto anche agli altri 80 euro in busta paga.
    * Dal quinto figlio in poi, non ci sono limiti di reddito. Si può chiedere a prescindere.

COME SI FA A FARE DOMANDA ALL’INPS PER IL BONUS BEBE’ 2015?

Come al solito, così come nel caso della domanda per i voucher per pagare l’asilo nido e la baby sitter, quando si tratta di fare richieste all’Inps si passa ormai dal pc. Dunque le domande vanno fatte per via telematica, con apposito PIN dispositivo. Resta sempre valida l’opzione di farsi aiutare da Caf e Patronati.

ATTENZIONE:

    * Importante sapere che l’assegno non è cumulabile ai fine Irpef.
    * Per neomamme in difficoltà anche la possibilità di richiere l’assegno di maternità dei Comuni, oppurre l’assegno di maternità dello Stato.
    * Date un occhio agli assegni familiari,  quest’ultimi sono cumulabili con gli assegni per famiglie numerose con tre o più figli a carico.
    * Il decreto ufficiale deve essere emanato entro 30 giorni dall’entrata in vigore dela nuova manovra finanziaria (dunque primi di febbraio). Ma si tratta ormai di una pura formalità dato che la Legge di Stabilità è già stata approvata.
    * Vi ricordo che da quest’anno parte il nuovo Isee “taglia-furbetti”.


Permessi 104: frazionabili e senza effetto sul pensionamento

I permessi consentiti dalla famosa “legge 104/92”, sia i tre giorni mensili, sia i due anni retribuiti, non comportano conseguenze sull’importo della pensione e sulla data di pensionamento. Tali periodi di congedo, infatti, essendo coperti da contribuzione, sono valutabili per intero ai fini della maturazione del diritto a pensione.   Ricordiamo che l’indennità corrisposta durante il periodo di congedo straordinario di 2 anni corrisponde all’ultima retribuzione, con riferimento alle voci fisse e continuative del trattamento, e fino a un importo complessivo massimo di 43.579,06 euro annui” (importo riferito all’anno 2010), da rivalutarsi annualmente, a decorrere dall’anno 2011, sulla base della variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. A tal proposito, il Dipartimento della Funzione Pubblica ha specificato che “l’indennità è corrisposta nella misura dell’ultima retribuzione percepita, cioè quella del’ultimo mese di lavoro che precede il congedo, con esclusione degli elementi variabili della retribuzione accessoria, che non abbiano, cioè, carattere fisso e continuativo”.   Inoltre, i due anni retribuiti possono essere utilizzati anche in maniera frazionata, in modo da essere distribuiti su più di due annualità. Il frazionamento, però, è fruibile a giorni interi e non ad ore.

02 gennaio 2015

Pensioni. Dal 2016, 4 mesi in più per prenderla: donne, uomini, pubblici, privati


Pensioni. 4 mesi in più per prenderla dal 2016: donne, uomini, pubblici, privati. Dal primo gennaio del 2016 (manca ancora un anno) serviranno 4 mesi di lavoro in più prima di poter andare in pensione. A quella data scatta infatti il prossimo adeguamento all’aspettativa di vita (che si allunga).
Dipendenti maschi pubblici e privati, donne del pubblico. I dipendenti maschi pubblici e privati e gli autonomi dovranno aggiungere questi 4 mesi ai 66 anni e tre mesi d’età (e agli almeno 20 anni di contribuzione nei casi i cui si possa chiedere il ritiro anticipato), requisiti minimi fino al 31 dicembre 2015 per andare in pensione. Vale anche per le dipendenti donna del pubblico.
Dipendenti donna private e autonome. Le dipendenti del privato, invece, scontano un piano di armonizzazione diverso e più oneroso (in termini temporali): da 63 anni e 9 mesi, valido fino al termine del 2015, a 65 anni e 7 mesi. Le lavoratrici autonome passeranno dagli attuali 64 anni e 9 mesi a 66 anni e un mese dal primo gennaio 2016.
Si potrà chiedere di restare in servizio fino a 70 anni e 7 mesi. 4 mesi in più rispetto agli attuali requisiti eleveranno anche la soglia massima di età entro cui si può chiedere di restare ancora in servizio: dal 2016 sarà di 70 anni e 7 mesi.
Pensione di vecchiaia (chi ha iniziato dopo il 1995). Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 (sistema esclusivamente contributivo) ai requisiti minimi per accedere alla pensione di vecchiaia si debbono aggiungere 4 mesi: si passa da 63,3 mesi a 63,7.
Pensione anticipata. Dal 2016 il requisito salirà a 42 anni e dieci mesi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi per le donne. Sterilizzate nel frattempo fino al 2017 le penalizzazioni economiche per chi ha meno di 62 anni.

Pensioni. Donne 57 anni e 35 contributi: Tesoro contro riapertura termini Inps
Pensioni. Donne 57 anni e 35 contributi: Tesoro contro riapertura termini Inps. Dal ministero dell’Economia filtra l’indisponibilità ad estendere di un anno la cosiddetta opzione donna.
All’inizio di dicembre l’Inps aveva esteso di un anno i termini per far richiesta di accedere alla possibilità per le dipendenti di andare in pensione anticipata a 57 anni e 35 di contributi ma accettando il calcolo interamente contributivo dell’assegno (in media si perde il 15/20% dell’importo calcolato col sistema retributivo), appunto l’opzione donna.
I termini della domanda per opzione donna sarebbero scaduti (30 novembre 2014), sebbene la sua sperimentazione finisca il 31 dicembre 2015: questo perché, un po’ come succedeva per le vecchie pensioni di anzianità (e così l’ha intesa l’Inps), tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza effettiva della pensione si applicava la cosiddetta finestra di un anno.

Considerando che la domanda va presentata un mese prima ecco che arriviamo al 30 novembre di quest’anno. L’applicazione di questa finestra era stata contestata al punto che le associazioni di riferimento avevano ingaggiato una class action contro l’Inps, mentre in Parlamento crescevano le pressioni perché la lettura della scadenza termini fosse più estensiva. Nonostante l’apertura dell’Inps, il Tesoro (e la Ragioneria Generale) sarebbero orientati, per un problema di sostenibilità finanziaria e per non svuotare ulteriormente di significato la riforma Fornero, a mantenere le scadenze originarie.

Perde la voce lavorando al call center, l'azienda sotto inchiesta per lesioni colpose


Aveva perso la voce lavorando come telefonista in un call center: il caso di una torinese di 43 anni affetta da "cordite cronica" - così come certificato dalle autorità sanitarie - avrà dei risvolti giudiziari perchè il pm Raffaele Guariniello, a Torino, ha aperto un'inchiesta per lesioni colpose. Il nome di un responsabile legale della società, la Voice Care, è stato iscritto nel registro degli indagati.
Secondo i risultati di un'ispezione dell'Asl, l'azienda aveva preparato un documento di valutazione dei rischi che però non prendeva in considerazione la possibilità di questo tipo di disturbo per i telefonisti. La donna, per ogni ora di servizio, parlava in media fra i trenta e i quaranta minuti.

Cassazione: lecito registrare il colloquio telefonico con il capo per utilizzarlo come prova

Con sentenza n. 27424/2014, la Suprema Corte torna ad esprimersi in tema di mezzi istruttori e, nello specifico, in merito alla possibilità di utilizzare la registrazione di una telefonata come prova nel processo civile.
Nel caso di specie un lavoratore aveva registrato una conversazione avvenuta con il datore di lavoro per precostituirsi una prova da utilizzare successivamente nel giudizio di impugnazione del licenziamento.
Secondo la Corte la registrazione di un colloquio intercorsa tra due persone assurge al rango di prova se è posta in essere da uno dei soggetti coinvolti nella conversazione.
Nella fattispecie, una società aveva disposto il licenziamento di un proprio dipendente e i giudici di merito ne avevano dichiarato la illegittimità.
Il ricorso in Cassazione contro detta pronuncia, non ha sortito gli effetti sperati per la società ricorrente.
La Corte evidenzia infatti che non sono stati provati gli addebiti mossi al lavoratore e che il fatto di aver tentato di registrare una conversazione con i superiori non non può considerarsi una condotta illecita neppure sotto il profilo disciplinare. Al contrario, la registrazione della conversazione con il capo, se viene fatta allo scopo di utilizzarla in giudizio, è lecita e può costituire una prova utilizzabile nel processo civile.
Gli ermellini chiariscono che nel caso di specie non può ritenersi leso il vincolo di fiducia con il datore di lavoro perché l'affidamento che il capo deve avere sul proprio dipendente riguarda la sua capacità di adempiere alle obbligazioni lavorative e non quella di "condividere segreti non funzionali alle esigenze produttive e/o commerciali dell'impresa".
L'iniziativa del dipendente di registrare le contestazioni verbali da parte dei superiori di presunte infrazioni disciplinari, al contrario, integrava nella fattispecie la scriminante dell'esercizio del diritto di difesa ai sensi dell'art. 51 c.p. Data la portata generale di tale diritto, ben poteva, così, il dipendente registrare il colloquio ancor prima dell'instaurazione di un eventuale procedimento civilistico o penalistico a suo carico, essendo detta attività orientata precisamente all'acquisizione di prove a suo favore.



LICENZIAMENTI DISCRIMINATORI - PRIMA E LICENZIAMENTI DISCRIMINATORI - DOPO

PRIMA:
Se il licenziamento è riconosciuto come discriminatorio (legato a orientamenti sessuali, religione, opinioni politiche, attività sindacale, motivi razziali o linguistici, handicap, gravidanza, malattia, come stabiliscono leggi e Costituzione) il lavoratore oggi viene reintegrato dal giudice nel suo posto di lavoro. In più all’azienda si impone il pagamento dello stipendio maturato nel periodo di assenza obbligata per il lavoratore. 

DOPO:
In questo caso non cambia nulla. La riforma Renzi però stabilisce che dagli stipendi arretrati il datore di lavoro possa detrarre quanto incassato dal lavoratore licenziato grazie ad altri lavori. Si stabilisce che il risarcimento minimo è di cinque mensilità dello stipendio più contributi arretrati. Il lavoratore, se vuole, oltre al risarcimento potrà decidere di andarsene comunque dall’azienda, in cambio di un’indennità pari a 15 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto esente da contributi. 

LICENZIAMENTI DISCIPLINARI - PRIMA 
Con la legge Fornero in alcuni casi erano i contratti collettivi, in altri un giudice, a stabilire che cosa accadeva a un lavoratore licenziato per ragioni disciplinari, se la sanzione del licenziamento era proporzionata alla colpa commessa o meno. In generale, il lavoratore poteva recuperare il posto se il fatto contestato non esiste oppure rientra tra le condotte punibili con una sanzione conservativa. In altri casi il lavoratore perdeva il posto, ricevendo però un’indennizzo dal datore di lavoro, variabile a seconda dei casi da un minimo di 6 a un massimo di 24 mensilità di stipendio. 

LICENZIAMENTI DISCIPLINARI - DOPO 
Adesso per tutti i lavoratori assunti dopo la riforma la reintegra nel posto di lavoro diventa molto più problematica. Resterà infatti in vigore soltanto per i soli casi di insussistenza materiale del fatto contestato, a prescindere da quello che stabiliscono i contratti. Parliamo di un numero estremamente ridotto di casi, dal punto di vista numerico. In tutte le altre situazioni il lavoratore sarà licenziato, e riceverà in cambio una indennità economica. Tuttavia, in caso di licenziamento disciplinare in ogni caso sarà inevitabile un passaggio davanti alla magistratura, che dovrà stabilire chi ha ragione.