19 maggio 2014

CALL CENTER: SINDACATI A GOVERNO, A RISCHIO 10MILA POSTI, SERVE TAVOLO


(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 19 mag - Un fatturato da 1,2 miliardi di euro, circa 80mila lavoratori impiegati, di cui solo il 60% stabilizzato, e molte aziende, tra le quali Almaviva e Teleperformance, che utilizzano gli ammortizzatori sociali. Sono i numeri del mondo dei call center in outsourcing, un business che, tra delocalizzazioni (solo in Albania sono in diecimila a lavorare per i call center italiani) e le gare di appalto al ribasso, rischia il collasso. A breve saranno a rischio, secondo i sindacati di categoria Slc Cgil, Uilcom Uil e Fistel Cisl, 10mila posti di lavoro. "Gran parte dei lavoratori dei call center - spiega Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl - beneficiano degli ammortizzatori sociali che sono in scadenza e difficilmente finanziabili". Solo per fare un esempio e' in fase di rinnovo il contratto di solidarieta' per i lavoratori di Almaviva. In vista della manifestazione nazionale del 4 giugno a Roma, i sindacati a una voce chiedono al Governo, spiega Salvo Ugliarolo, segretario nazionale della Uilcom Uil, "un tavolo di confronto per risolvere i problemi con l'aiuto delle istituzioni, com'e' accaduto con successo per Electrolux. Gia' al governo Monti - ricorda il sindacalista - avevamo chiesto un tavolo di settore ma siamo rimasti inascoltati". Mette altra benzina sul fuoco il segretario nazionale della Slc Cgil, Michele Azzola: "l'Italia ha recepito male una direttiva europea del 2001 che estende le tutele ai lavoratori in caso di trasferimenti di appalto; questo errato recepimento sta determinando una compressione di diritti e di salario. Due gli effetti: tutte le aziende competono solo sul costo con la conseguenza che i call center stanno peggiorando la qualita' e si stanno moltiplicando. Secondo: in un triennio sono stati pagati 500 milioni di euro per ammortizzatori sociali e incentivi ai nuovi assunti in casi in cui non si trattava effettivamente di nuovi assunti. Ad esempio: un'azienda chiudeva in Lombardia, utilizzando gli ammortizzatori e riapriva in Calabria, prendendo gli incentivi".