30 giugno 2010

Head-Chopper: Pagati per licenziare.

Licenziamenti, scioperi e tagliatori di teste: benvenuti nel mondo del lavoro:
In America la chiamerebbero terminator, head-chopper... «Lo dicono anche qui: tagliatore di teste». Un lavoro impopolare...
È vero che le aziende vi pagano un tanto a testa? «Alcuni si fanno pagare così. A me sembrerebbe davvero di fare il boia. Da dieci anni faccio questo mestiere da libero professionista, dopo una vita in Confindustria a discutere contratti nazionali, dieci anni e non mi sono ancora abituato. È una sofferenza: dietro ogni lavoratore vedo una famiglia». Luciano Tosato è il consulente esterno chiamato dalla Yamaha a guidare la pratica esuberi, a metterci la faccia in mesi di trattative, con gli operai che hanno passato le feste di Natale sul tetto per protesta: tagliare 66 posti, il reparto produttivo della fabbrica di Lesmo. E non solo quello: «In altre dodici aziende seguo ristrutturazioni simili. Lombardia, Genova, Emilia. Tessile, farmaceutico, comunicazione.
I lavoratori stanno pagando la crisi con la perdita dell’impiegoo. In risposta a questo scenario: manuali per imparare a licenziare e tagliatori di teste da una parte, scioperi della fame e presidi sui tetti delle fabbriche dall’altra
Nel lavoro l’individuo si realizza, si emancipa, ma soprattutto grazie ad esso vive, o meglio, sopravvive. Da sempre, quindi, il binomio uomo-lavoro è considerato imprescindibile. Ma ultimamente sembra che le cose stiano cambiando.
Ogni giorno si scopre che le grandi aziende stanno licenziando e stanno mettendo i lavoratori in cassa integrazione. Quel forte legame è stato quindi compromesso dalla crisi economica che ha comportato licenziamenti a catena, scioperi, fallimenti, disoccupazione.

Se le conseguenze economiche possono essere immaginabili, dal punto di vista sociale sono stati due i principali risvolti di questa delicata situazione. Da una parte le aziende hanno reagito adottando nuovi e brutali metodi di licenziamento: come gli avvisi via fax o sms, o l’assunzione di tagliatori di teste. In questo modo le aziende non mettono a repentaglio la propria faccia, ma si nascondono dietro questi individui che fanno da tramite con il personale. Dall’altra parte ci sono i lavoratori che hanno cercato di reagire ai licenziamenti con manifestazioni alternative: presidi sui tetti delle fabbriche, manifestazioni, scioperi della fame. Tutto questo per far sentire la loro voce, per dimostrare che esistono, che lottano, che non se ne stanno in silenzio di fronte alla perdita del proprio posto di lavoro.
Purtroppo ci sono casi in cui i licenziati non hanno la forza di reagire. La perdita del lavoro per molti equivale alla perdita della dignità (indicativo è i lfatto che non avere un lavoro è tra le cause più ricorrenti che conducono al suicidio).
Isolanews riporta il triste fatto di cronaca che ha visto protagonista un giovane operaio che si è tolto la vita in seguito alla notizia del fallimento dell’azienda dove lavorava:
Ha parcheggiato l’auto in via per Marne, una strada fuori dal centro abitato di Filago, vicino al ponte dell’autostrada, è sceso, si è versato addosso una tanica di benzina e si è dato fuoco. La tragedia questa mattina alle 10: il 30enne bergamasco è stato soccorso da alcuni passanti ed è stato trasportato in gravissime condizioni agli Ospedali Riuniti.
Stando ai primi accertamenti dei carabinieri di Brembate, tra le origini del gesto un profondo stato di depressione in cui il giovane era caduto da diversi mesi. Nel novembre scorso aveva perso il lavoro dopo il fallimento della ditta di Zingonia per la quale lavorava come operaio. A lanciare l’allarme sono stati due operai che stavano andando in un’officina: appena hanno visto le fiamme sono accorsi a prestare soccorso all’uomo, gettandogli addosso una giacca, ma non è servito.
Sull’altro versante ci sono invece le aziende, che per evitare il fallimento riducono personale, tagliano tutto quello di cui si può far a meno. Ed ecco che in poco tempo i licenziamenti fioccano. Ma come vengono attuati?
Se nelle piccole imprese sono i dirigenti a comunicarlo personalmente, nelle aziende più grandi sta prendendo piede un nuovo metodo che arriva direttamente dalla cultura statunitense. Ecco quindi la nuova figura dei tagliatori di teste, ovvero persone pagate per licenziare.
Paradossale, assurdo? Semplicemente realtà. In Italia sono circa una ventina e amano essere definiti (con un eufemismo che suona quasi crudele) “agenti del cambiamento”; dicono che oltre a comunicare la spiacevole notizia, offrono anche una prospettiva per il futuro, cercando – nei limiti del possibile – di attutire il colpo.
Questo nuovo mestiere è ben descritto dal film "TRA LE NUVOLE" (regia di Jason Reitman), in cui George Clooney interpreta Ryan Bingham, un head-chopper che gira l’America licenziando per conto terzi.