DI: ROBERTO PETRINI
ROMA - Per la prima volta si interviene sull'innalzamento dell'età di vecchiaia che, nel 2050, arriverà alla soglia dei 70 anni (per la precisione 69 anni e 4 mesi per gli uomini nell'anno 2050). Già dal 2015 si vedranno i primi effetti: la pensione di vecchiaia che siamo abituati a considerare come un capolinea fisso alla soglia dei 65 anni si sposterà, per effetto delle nuove norme, a 66 anni e tre mesi.
Ma la parte più importante della riforma è quella del "regolamento" Sacconi-Tremonti, firmato nei giorni di polemica più accesa sulla manovra all'interno dell'esecutivo: con questa normativa si annulla di fatto il sistema della quote attualmente in vigore e si passa ad un sistema che innalza gradualmente l'età anagrafica di pensionamento in vecchiaia e anzianità in relazione all'allungamento medio della speranza di vita calcolato dall'Istat. In base a questo nuovo meccanismo dal 1° gennaio del 2016 l'elevazione dell'età avverrà con cadenza triennale, con uno "scatto" di tre mesi alla volta .
La riforma tuttavia, se dimostra di essere pesantemente "strutturale" e forse sarà apprezzata in Europa e dai mercati, non sarà indolore per i cittadini e comporterà un sacrificio non indifferente. Chi ha cominciato a lavorare vent'anni fa, e andrà in pensione intorno al 2031, dovrà aspettare - parliamo degli uomini - fino a 68 anni per ottenere la pensione di vecchiaia (tre in più rispetto alle regole attuali) e fino a 65 anni per andare in pensione di anzianità (quattro anni in più). Per i giovani appena assunti, invece, con il pensionamento al 2050, ci vorranno, come accennato, 69 anni e 4 mesi per la vecchiaia e 66 anni e 4 mesi per l'anzianità: cinque anni in più rispetto ad oggi.
Ma la riforma riguarda anche chi è prossimo sia alla pensione di vecchiaia che a quella di anzianità. Dopo che per quattro anni (dal 2011 al 2015), sia vecchiaia che anzianità slitteranno per un anno, nel 2015 entrerà in vigore per la prima volta la Sacconi-Tremonti che sposterà - in base ai calcoli attuariali contenuti nel documento - l'età di pensione di vecchiaia dai 65 attuali ai 66 e tre mesi previsti dalla nuova normativa, mentre l'anzianità scatterà dagli attuali 61 anni minimi previsti dalle "quote" a 63 anni e tre mesi. Anche per le donne, lavoratrici dipendenti private, è prevista una cura analoga: nel 2050 andranno in pensione di vecchiaia a 64 anni e 5 mesi e già dal 2015 dovranno attendere i 61 anni e tre mesi.