31 marzo 2014

Susanna Camusso, il sindacato che serve

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“La gente ha due emergenze unite da un sentimento: la rabbia. Rabbia per lavoro che non c'è, o è precario o sottopagato, rabbia per non potere andare in pensione, anche se ha lavorato a lungo. Elemento che viene visto inoltre come causa del mancato ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”. In una intervista di Emilio Carelli per SkyTg24, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha parlato dei problemi del lavoro e del ruolo del sindacato in un Paese dove cresce appunto la rabbia delle persone per il lavoro che non c'è e per le incertezze sulle pensioni. “Dopo 6 anni di crisi c'è ancora più bisogno di sindacato – ha spiegato la leader della Cgil – ci vogliono contratti e tutele, si devono dare risposte ai lavoratori”. Si tratta anche di inquadrare bene il problema del sindacato che viene descritto continuamente dai media come un soggetto in declino.

Nella intervista a Sky Tg24, Camusso ha voluto ricordare che la sindacalizzazione è in aumento, non in declino, ma ha anche precisato che c'è una parte del mondo del lavoro che ancora non viene intercettata dal sindacato. E sarà proprio questo il compito primario che si dovrà dare la Cgil, che comunque non ha nessuna intenzione di diventare un partito. Quello che serve è il sindacato. E la Cgil è pronta a rilanciare la sua presenza sia nei luoghi di lavoro e nei territori (con la contrattazione sociale) sia a livello dei rapporti con la politica. Da questo punto di vista le cose sono molto chiare. Il disconoscimento del ruolo della concertazione e delle rappresentanze sociali da parte del governo Renzi (che sarà giudicato di volta in volta sui provvedimenti e non a prescindere) è una oggettiva limitazione della partecipazione democratica. “Il governo Monti aveva fatto la medesima scelta – ha ricordato Susanna Camusso - e i risultati si vedono con leggi che oggi mostrano tutti i loro limiti e problemi. E' sempre sbagliato non avvalersi esperienza altrui. In ogni caso il governo dovrà essere misurato sulle scelte concrete sul lavoro, visto che finora rimaniamo agli annunci. Per ora, per esempio, gli 80 euro promessi per le buste paga sono solo un annuncio. E non sarà con altra precarietà che si risolveranno i problemi. Tre anni di prova e 8 tra disdette e proroghe non sono regole che valorizzano il lavoro e l'investimento sulle competenze. Per Susanna Camusso, al contrario, “il Paese ha bisogno di investire in competenze e specializzazioni, non in precarietà. Così come è sbagliato l'intervento sulla parte formativa dell'apprendistato: deve essere formazione, non manodopera a basso costo. Per creare occupazione occorre fare investimenti pubblici mirati con scelte sui settori di sviluppo e di potenziale economia, sulle vocazioni. Non distribuire soldi in lavoretti senza sviluppo. Si scelgano i settori partendo dalle vocazioni del Paese e si investa. Come nel settore della cura e conservazione dei beni culturali che producono turismo ma anche ricerca tecnologica e know how. Occorre tornare attraverso il contratto nazionale alla universalità dei diritti e alla dignità del lavoro. Nella intervista a Sky Tg 24 si è parlato anche di riforma della pubblica amministrazione (la proposta Madia di prepensionamento è la dimostrazione concreta del disastro creato dalla legge sulle pensioni Fornero/Monti) e di spending review. La Cgil ribadisce il suo sì al al risparmio, alla razionalizzazione soprattutto nell'acquisto dei beni, alla razionalizzazione del sistema di pagamento dei mangar, ma anche il suo netto no ai tagli lineari e alla riduzione dei servizi. Le conseguenze sulla scuola e sull'abbandono scolastico dei tagli degli scorsi anno sono evidenti a tutti, a partire dalle famiglie.

28 marzo 2014

V Congresso Slc Cgil: il programma dettagliato


Si svolgerà presso il Centro Congressi Hotel Giò a Perugia, il V congresso nazionale di SLC CGIL, il sindacato che tutela i lavoratori di telecomunicazioni, information technology, call center, emittenza radiofonica e televisiva, poste e servizi postali, produzione culturale e spettacolo, industria della carta, editoria e grafica. 460 circa i delegati accreditati in rappresentanza degli oltre 100.000 iscritti a Slc, che gestisce ben 33 contratti nazionali di lavoro.
Titolo del congresso è “Comunicazione, inclusione”.
I lavori si apriranno nel pomeriggio di mercoledì 2 aprile con la proiezione di un documentario, prodotto da Slc e diretto da Roberto Orazi, che ripercorre la storia della categoria attraverso immagini d’archivio ed interviste inedite. Il Sindaco di Perugia Wladimiro Boccali e Mario Bravi, Segretario generale Cgil Umbria, porteranno il proprio saluto.
Dopo la relazione introduttiva del Segretario generale Massimo Cestaro (in programma nel pomeriggio del 2 aprile), interverranno alcuni degli invitati tra cui figurano l’Amministratore Delegato di Poste Italiane Massimo Sarmi;Riccardo Tozzi, Presidente Anica; Luca Palermo, Presidente Fise;Rodolfo De Laurentiis, Presidente Confindustria  Radio Tv; Carlo Fontana, Presidente   Agis; Cesare Avenia, Presidente   Asstel; Umberto Costamagna, Presidente Assocontact; Ing. Paolo Culicchi, Presidente  Assocarta; Franco Siddi, Segretario Generale  F.N.S.I.
Nella seconda giornata si avvicenderanno gli interventi dei delegati. Le conclusioni, il 4 aprile, sono affidate a Elena Lattuada, Segretaria Confederale Cgil, prima del voto finale dei delegati.
Nutrita la presenza dei segretari generali di sindacati di categoria tra cui Vito Vitale, Fistel/Cisl; Bruno Di Cola, Uilcom/Uil; Mario Petitto, Slp/Cisl; Ciro Amicone, Uilposte; Walter De Candiziis, Failp/Cisal; Salvatore Muscarella, Ugl Poste; Stefano Conti, Ugl  Telecomunicazioni; Giuseppe Marchica, Sinagi; Mario Quattrucci, Sindacato nazionale scrittori ed Elena Doria, Sindacato dei traduttori editoriali STRADE. Saranno inoltre presenti Nino Baseotto, Segretario Generale Cgil Lombardia,  Fulvio Fammoni, Associazione Bruno Trentin e Giovanni Rossi, Presidente FNSI.
Hanno garantito la propria presenza Piero Capodieci, Presidente  Salute –Sempre; Mario Benedetti, Vice Presidente Assilt; Giuseppe Pagliarani, Direttore Byblos; Claudio Lesca, Presidente Telemaco;   Antonio Nervi, Presidente Fondoposte.
Ospiti al V Congresso Slc Cgil alcuni dirigenti dei sindacati europei omologhi: Manuel Gonçalves, Presidente Sinttav (Portogallo); Vitor Pereira (Sindicato Democrático dos  Trabalhadores das Comunicações e dos Media); Benoît Machuel, segretario generale FIM, International Federation of Musicians.
Scarica il programma: Programma slc

27 marzo 2014

XV Congresso CGIL Sicilia: Michele Pagliaro eletto Segretario Generale.


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Michele Pagliaro è stato confermato segretario generale della Cgil Sicilia. Lo ha eletto il nuovo direttivo regionale con 93 voti a favore e un astenuto, al termine del congresso che ha votato anche i 33 delegati siciliani alle assise nazionali del sindacato, che si terranno a Rimini dal 6 all’8 maggio.  Il direttivo, accogliendo la proposta di Pagliaro, ha eletto come proprio presidente onorario, Emanuele Macaluso. Pagliaro ha 42 anni ed è di Enna. La sua elezione, dopo due giorni di lavori che hanno visto i 319 delegati al congresso discutere sui temi del lavoro e dello sviluppo sostenibile, della lotta contro la mafia e  contro la  corruzione. “La nostra battaglia per il lavoro, lo sviluppo e la legalità continua”, ha detto Pagliaro subito dopo l’elezione. “Incalzeremo il governo regionale- ha aggiunto- affinchè si dia un progetto per il lavoro e lo sviluppo della nostra regione e perché lo faccia subito, nel confronto con le parti sociali”.  Pagliaro ha sostenuto che “ al governo ‘contro’, che agisce per destrutturare il vecchio sistema con una meritoria azione contro la mafia e la corruzione deve subito affiancarsi un  governo ‘per’.  Il governo Crocetta deve cioè agire – ha sostenuto- per le riforme, per il lavoro, per lo sviluppo, per fare risorgere la Sicilia dalle macerie e dare una speranza ai giovani”.  Il segretario della Cgil ha ricordato che “la situazione economico- sociale della Sicilia è pesante, basti pensare che il 17% della disoccupazione nazionale tra il 2008 e il 2013 si è registrata nella nostra regione. Questo  -ha sottolineato- richiede un cambio di rotta e di passo a tutto campo. La Sicilia non può più attendere- ha sottolineato Pagliaro-, il governo ascolti il sindacato e le sue proposte e metta in campo un’azione decisa”. Preoccupazione dal segretario della Cgil per la situazione politica incerta e per il rinvio del varo della manovra- bis, che “rendono ancora più precaria la situazione siciliana”. A Cisl e Uil , dal segretario Pagliaro viene un richiamo all’unità mentre a Confindustria una sfida sui temi dell’ acqua e dei rifiuti.  “Si  discuta con franchezza e trasparenza –ha detto-  della situazione e degli obiettivi  che si devono perseguire.  Di come costruire servizi efficienti per la collettività, nella legalità e  a tariffe sostenibili, partendo da qui se si pensa di potere costruire progetti condivisi da sottoporre al governo della Regione”.  A tutto il sistema dell’impresa Pagliaro chiede inoltre di percorrere la strada degli investimenti per contribuire alla ripresa.  “C’è un mondo del lavoro che chiede risposte – ha sottolineato-che vive una situazione di grande disagio.  La Cgil incalzerà il governo  regionale e deciderà sull’ iniziativa sindacale da portare avanti  sulla base delle risposte che il governo saprà dare”.

Vincono la causa i cinque lavoratori che avevano denunciato l’azienda dopo il trasferimento (legge 104)

Il “ghetto” di Telecom Italia è “illegittimo”: è quanto ha dichiarato il giudice, nella sentenza emessa nei giorni scorsi, in merito alla causa aperta da cinque lavoratori della sede romana, tutti beneficiari della legge 104 per l’assistenza a parenti disabili. A denunciare il caso  Elena Lucà, che aveva svelato l’esistenza di “un vero e proprio ghetto, in via Oriolo romano, dove l’azienda sta trasferendo lavoratori in gran parte beneficiari della legge 104”. E di “ghettizzazione” ha parlato anche il giudice nella sentenza che ora dispone l’immediato trasferimento dei lavoratori nelle loro sedi di provenienza. “Per ora Telecom non ha risposto – riferisce Lucà – ma sono sicura che faranno ricorso. Per ora quindi restiamo in attesa”. Il “ghetto”, comunque, resta. “non credo che altri lavoratori faranno causa – spiega ancora Elena Lucà – visto che si tratta in gran parte di persone disabili o malate. Intanto, però, la direzione generale no ha disposto più trasferimenti in questa sede. Spero che questo sia un segnale positivo”.

IL CASO:
 “Il ghetto di Telecom Italia”: così lo hanno ribattezzato i dipendenti, trasferiti coattamente, circa un anno fa, in questo ufficio di via Oriolo Romano, a svolgere un lavoro di call center. Perché ghetto? Perché la maggior parte dei lavoratori trasferiti qui usufruisce della legge 104: in altre parole, o è disabile o presta assistenza a un parente con disabilità. A denunciare la situazione è Elena Lucà, mamma di un ragazzo di 14 anni. “Sono stati circa 350 i trasferimenti disposti dall’azienda in tutta Italia nello stesso settore: quasi tutti i lavoratori coinvolti hanno la 104. Dei circa 150 dipendenti destinati a via Oriolo Romano, ne usufruisce più della metà". In altre parole, la legge 104 è il denominatore comune di gran parte dei trasferimenti. "Eppure - spiega Lucà - fino a questo momento l’azienda aveva tutelato questa categoria di lavoratori”.
Ora, invece, sembrerebbe discriminarli, violandone anche i diritti previsti dalla stessa normativa, tra cui proprio la prossimità casa-lavoro. “Io abito in Prati e lavoravo sull’Aurelia, la sede più vicina. Ora è tutto molto più complicato. Ma la situazione è grave soprattutto per i lavoratori disabili. E poi, si è creato un luogo di lavoro allucinante, dove stanno insieme tante persone che stanno male, spesso con problemi mentali anche seri. Il tutto, senza neanche una comunicazione scritta”. Non solo, “la maggior parte di noi ha subito anche un demansionamento: io ero impiegata da 22 anni, ora mi ritrovo in un call center: peraltro ci hanno già anticipato che, tra circa un anno, il settore sarà esternalizzato e quindi tutti noi rischiamo di restare presto a casa”.

Violazione della 104 e demansionamento, quindi: due elementi sufficienti per mettere in piedi una causa, come hanno fatto alcuni lavoratori: “Cinque di noi si sono rivolti, ciascuno singolarmente, a un avvocato: tutti noi abbiamo la 104 per un minore. La prima sentenza è attesa per marzo – spiega Lucà – Se ci darà ragione, entro 90 giorni l’azienda dovrà trasferirci. Altrimenti procederemo per le vie legali”.

TLC - Appello Unitario su " Internet Veloce" Lettera Presidente Renzi

Egregio Presidente,
Nonostante la consapevolezza dell’enorme impegno cui Lei è quotidianamente sottoposto, Le scriventi segreterie Nazionali di CGIL, CISL E UIL, unitamente alle rispettive categorie nazionali SLC, Fistel e Uilcom, hanno deciso di rivolgere a Lei, Capo del Governo, un appello, affinché possa intervenire sulla questione “Internet Veloce” da cui dipenderà la ripresa e il futuro del nostro Paese.
Le forme “discutibili” della privatizzazione, avvenuta tramite scalate finanziarie che hanno declassato Telecom Italia da 5° operatore mondiale di telecomunicazioni con una ampia presenza internazionale, ad essere una azienda prevalentemente domestica e con un debito significativo.
Questo si inserisce nella difficoltà del sistema paese ad evolvere verso il mondo digitale, difficoltà certificata dal “Rapporto Caio”, commissionato dal precedente Governo, per il quale l’Italia non coglierà nessuno dei tre obiettivi fissati dall’Agenda Digitale Europea.
In particolare sull’ultimo dei tre obiettivi, quello relativo alla estensione della banda a 100 mega per il 50% della popolazione entro il 2020, e che vede Telecom Italia come player di riferimento, i piani degli operatori traguardano il futuro solo fino al 2016.

Superfluo ribadirle, Signor Presidente, l’importanza dello sviluppo della banda larga.
La riforma della Pubblica Amministrazione avverrà tramite la digitalizzazione e l’opportunità per le piccole e medie imprese italiane di arrivare sui mercati mondiali con i loro prodotti di eccellenza, ma di nicchia, passerà attraverso lo sviluppo del commercio elettronico.
In altre parole, l’ammodernamento del Paese e il suo rilancio produttivo ed economico dipendono, in gran parte, dallo sviluppo delle reti informatiche di nuova generazione.
Nonostante nei convegni pubblici ci sia una profonda consapevolezza di quanto sia necessario procedere in tale direzione, nei fatti il nostro Paese continua ad accumulare un ritardo sia nei confronti degli altri Paesi Europei che rispetto ai Paesi emergenti, e questo sia sul fronte della domanda che dell’offerta di tecnologie a banda larga.

Sul tema dell’offerta la discussione politica si attarda su due ipotesi.
La prima è quella di creare una “società delle reti” passando attraverso lo scorporo della rete di Telecom. Questa operazione è di difficile attuazione perché si tratta di azienda quotata sul mercatocui non si può espropriare una proprietà.
Inoltre, non risolverebbe il problema degli investimenti per lo sviluppo della banda larga perché le garanzie sul debito si scaricherebbero inevitabilmente sulla rete stessa, destinando i nuovi investimenti prevalentemente al suo ripianamento.
Questa scelta non è stata adottata in nessun Paese al mondo (tranne la Nuova Zelanda). L’idea imperante della creazione in Italia di una “società delle reti” porterebbe, inoltre, a un allungamento ulteriore dei tempi, perché lo scorporo richiederebbe anni per la sola realizzazione (e quindi altri ritardi).
La seconda idea imperante è quella di lasciar fare tutto al mercato, che nel concreto vuol dire lasciare mano libera a Telefonica.

Non c’è in noi Organizzazioni Sindacali un’opposizione pregiudiziale a che investitori esteri intervengano in Telecom Italia.
Quello che, però, emerge dalla strategia del gruppo spagnolo, e ci preoccupa, è che si tratta di sola operazione finanziaria e non industriale. Telefonica ha creato, insieme con altri investitori italiani, un “veicolo”, TELCO, che con il 24,5% del capitale azionario controlla, di fatto, Telecom Italia.
Recentemente Telefonica ha acquisito la maggioranza assoluta di TELCO e, con una quota di circa il 15%, controlla oggi totalmente Telecom Italia. Nei piani di Telefonica vi è notoriamente la vendita di Tim Brasil, un asset che vale quanto ora è quotata la controllante Telecom Italia, e ciò non negli interessi di Telecom Italia (per ripianare il suo debito o usare i proventi per investimenti in Italia) ma solo nel proprio interesse per sottrarsi all’accusa dell’antitrust Brasiliano di avere acquisito una posizione dominante nel settore locale della telefonia mobile.
Inoltre, si vocifera di un’operazione di fusione Telecom-Telefonica, che ha un debito di circa 50 miliardi di euro, facendone un gruppo non scalabile per debito, ma incapace di investire in nuove tecnologie, ipotesi sciagurata per l’Italia.
Scenari che colpirebbero duramente i lavoratori, 45000 diretti e altrettanti che operano in appalto, minacciandone il futuro.
Tutto questo nonostante i mercati finanziari abbiano più volte mostrato un forte interesse verso l’infrastruttura delle reti di nuova generazione, indicando una ampia disponibilità ad un aumento di capitale della società stessa proprio con queste finalità, ad ulteriore dimostrazione della strategicità delle reti a
larghissima banda.
Siamo qui a richiamare la Sua attenzione su quanto utile sarebbe al nostro Paese accelerare e garantire una copertura più ampia ed estesa a lungo termine della nuova infrastruttura, anche in termini di ricadutesull’economia, sul Pil e sull’occupazione attraverso l’immissione sui mercati di risorse significative.
Il tema è dibattuto nei convegni e nei media, ma il Paese resta fermo.

Anche il futuro e l’evoluzione del settore televisivo in Italia passerà attraverso la banda larga e la diffusione dei sistemi ad altissima definizione, vedi la televisione a “4K” presentata ai mercati nei mesi scorsi, che non potranno funzionare via etere.
Non trovare il modo di supportare questa accelerazione dello sviluppo della rete di nuova generazione e impedire di immettere nella provata economia italiana ingenti risorse che consentirebbero un effetto positivo immediato, come appunto la ricapitalizzazione di Telecom attraverso garanzie come quelle di Cassa Depositi e Prestiti e del suo Fondo Strategico, rappresenta una colpa grave che nessuno può permettersi di
non vedere.
Le ripetute richieste da noi già avanzate ai precedenti Governi e alle forze politiche non hanno mai avuto risposta.

Per questi motivi, conoscendo la Sua sensibilità nei confronti dei problemi del Paese, le scriventi Organizzazioni Sindacali sono a chiederLe un intervento che permetta di sbloccare una situazione che impedisce al Paese di dotarsi di un’infrastruttura necessaria per il suo rilancio economico.
Sperando in una Sua lettura e attenzione al riguardo, Le inviano i nostri più sinceri ringraziamenti e auguri di buon lavoro.
I Segretari Generali
CGIL- CISL- UIL



Politiche del lavoro: Lettera Ammortizzatori sociali in deroga - Lettera a Ministro Poletti

Egregio Ministro,
Le scriventi OO.SS. sono purtroppo costrette a sollecitare nuovamente un incontro sulla questione degli Ammortizzatori Sociali in deroga, non avendo ad oggi avuto alcun riscontro né da parte Sua né del Suo Ministero, alla ns. richiesta del 28 febbraio u.s.
La situazione sociale rischia di diventare esplosiva e noi Le esprimiamo una forte preoccupazione che non potrà in assenza di risposte non vedere il Sindacato mobilitarsi per risolvere alcuni dei punti critici che non consentono a migliaia di imprese e lavoratori di avere certezze.
Come Lei ben sa, i problemi sono molteplici: ritardi nei pagamenti, mancata copertura totale degli accordi sottoscritti nel 2013, assenza di indicazioni su copertura e riparto per il 2014, accordi trimestrali in attesa di rinnovi e incertezza sulle prospettive e, a tale proposito,Lei stesso in queste ore quantifica la cifra che dovrebbe necessariamente essere individuata per arginare questo dramma sociale.
Come già abbiamo avuto modo di segnalare, le Scriventi OO.SS. hanno sempre ritenuto la “deroga” uno strumento inadeguato a garantire l'effettiva estensione degli Ammortizzatori Sociali ai settori non coperti dalla disciplina ordinaria, tuttavia questo rimane l'unico strumento ad oggi esistente.
Le polemiche sull'utilizzo improprio di tale istituto vanno slegate dalla realtà dei fatti che ha visto negli ultimi anni rinnovare gli accordi regionali con criteri sempre più misurati alle effettive esigenze produttive e non ci siamo mai sottratti a qualsiasi confronto di merito.
Tuttavia in attesa di avviare il confronto sui contenuti della Delega annunciata e che dovrebbe in parte riguardare anche il superamento degli Ammortizzatori in Deroga non possiamo non sottolinerarLe l'esigenza di un intervento urgente sulle coperture, in assenza del quale valuteremo le iniziative da intraprendere per dare risposte alle lavoratrici e lavoratori che aspettano da mesi un diritto da loro maturato e non reso esigibile.
Cordiali Saluti,

 CGIL - CISL - UIL

26 marzo 2014

TELECOM ITALIA: CANDIDATURA TELEMACO

Caro collega,
Come saprai quest’anno si vota per il rinnovo del consiglio nazionale del fondo TELEMACO, io sarò candidato per la lista SLC CGIL a differenza degli altri anni con la mia posizione in lista (8°) e con il vostro aiuto Potrei riuscire ad essere eletto al consiglio nazionale di TELEMACO così da poter diventare il vostro punto di riferimento per quanto riguarda  TELEMACO. Pertanto chiedo il vostro sostegno segnando una X sulla casella SLC CGIL Per Sostenermi!
Grazie anticipatamente

  PAFUMI GIUSEPPE

25 marzo 2014

Swisscom pronta a rafforzare Fastweb: "Nessuna intenzione di venderla"

Swisscom non venderà Fastweb a Vodafone ma è pronta a rifinanziarne il debito, assieme a quello di tutto il gruppo. La notizia, riportata dal Boersen-Zeitung, è stata data da uno dei top manager di Swisscom, Mario Rossi, membro della direzione del gruppo elvetico dove è Cfo. Negli ultimi giorni si erano fatti sempre più insistenti i rumors sull'interesse di Vodafone per Fastweb, ma la smentita della casa madre svizzera sembra eliminare ogni dubbio, almeno per ora.
Anzi, per Rossi, Fastweb avrà bisogno di ulteriori investimenti per la crescita. Ecco perché sarà necessario rifinanziare parte del debito del gruppo elvetico che oggi ammonta a 8 miliardi di franchi svizzeri. Swisscom dovrà rifinanziarne almeno 1,5 miliardi e punta a lanciare, a breve, un bond dopo quello già emesso lo scorso anno da 500 milioni di euro. In questo modo – spiega Rossi – “ si verrebbe  a creare naturalmente anche un hedge per gli investimenti in Fastweb”.

La posizione del manager è inequivocabile: “non pensiamo a vendere (Fastweb ndr). L’azienda porterà un contributo positivo duraturo al free cahs flow di Swisscom”.

VISIANT CONTACT CENTER COMUNICATO 24 MARZO 2014

Nell’incontro di ieri 24 marzo l’azienda ha sottolineato la propria difficile situazione dopo la chiusura del bilancio 2013 con oltre 4 milioni di perdita, i risultati non positivi conseguiti in termini di fatturato nel primo bimestre 2014, e la conseguente necessità di mettere in atto azioni immediate di riequilibrio dei costi , oltre che di aumento del volume delle commesse, necessarie per ottenere le necessarie ricoperture da parte dell’azionista.
Ha quindi quantificato l’entità delle eccedenze di personale.
AREA TL/PL: Milano 15, Roma 4, Rende 11, Arzano 15 per un totale di 45 lavoratori. AREA STAFF: Milano 16, Roma 5, Rende 1, Arzano 8 per un totale di 30 lavoratori. AREA OPERATORI : Milano 30, Roma 0, Rende 20, Arzano 50 per un totale di 100 lavoratori.
Come Sindacato abbiamo sostenuto quanto già detto nel primo incontro e cioè che non esiste un problema di esuberi strutturali pur riconoscendo disponibilità , di fronte ai negativi dati economici dichiarati da Visiant C., di mettere in campo misure di efficentamento così come già implementate negli ultimi mesi in molte altre aziende del settore ed avendo come prerequisito imprescindibile quello che l’impresa non attui delocalizzazioni di attività.
Alla fine l’azienda si è detta disponibile a percorrere una strada che annulli le 100 eccedenze degli operatori - ma non i 45 sui TL/PL (dovuti alla necessità di portare il rapporto con gli operatori da 1 a 10 attuale a 1 a 15) e le 30 eccedenze sullo Staff per le quali vuole attuare la Cassa Integrazione in deroga a rotazione, a condizione di poter dare corso alle seguenti misure:
1) PIANO FERIE ANNUALE (dal 1 maggio 2014 al 30 aprile 2015 e così via nel tempo) che permetta a differenza di oggi una pianificazione individuale delle ferie individuando opportuni meccanismi di priorità e rotazione da concordare con le OO.SS. Per le Ferie pregresse non usufruite ( quelle maturate fino ad aprile 2014) andrà previsto un piano di smaltimento concordato.
2) ROL/Permessi (da maturare e pregresse). Necessità di un loro utilizzo programmato e per far fronte a cali di volumi contingenti. Per il Sindacato tale strada è percorribile a condizione di conoscere preventivamente la misura degli arretrati complessivamente ad oggi maturata e di poter quindi stabilire soglie e meccanismi opportuni che disciplinino l’utilizzo delle ore da parte del lavoratore o dell’azienda.
3) “Smonetizzazione” istituto Santo Patrono, Festività cadenti di domenica, 4 novembre ed eventuali festività cadenti nel libero lavorativo (nella matrice turni individuale).Tali giornate (2 nel 2014 , 3 nel 2015 non verrebbero pagate ma verrebbero aggiunte nel monte Ferie pianificabile.
4) Timbratura in postazione. Come Sindacato abbiamo richiesto che sia attuata con le stesse modalità già previste altre aziende(sia outsourcer che committenti).
5) “Chiusure collettive” per aree non Operative (Staff). Si tratta di effettuare giornate di ferie collettive programmate dall’azienda in corrispondenza di periodi particolari per durate definite da accordo, come già attuato in moltissime aziende del comparto.
6) Passaggi incentivati da Part-time 30 0 25 ore a 20 ore. Come Sindacato abbiamo sottolineato come la cosa debba naturalmente avvenire su base volontaria di scelta individuale del lavoratore e definendo a priori la quantità dell’incentivo
7) Rivisitazione fasce orarie. Come Sindacato abbiamo sottolineato come la cosa non può che avvenire su base volontaria di scelta individuale del lavoratore
8) Adozione nuovo sistema automatico per la gestione delle pause 626 adattivo rispetto alle curve di traffico. Come Sindacato abbiamo sottolineato che ogni eventuale accordo (già effettuati in altre realtà del settore) non potrà che tenere conto rigorosamente delle normative vigenti in materia .
9) Implementazione multiskill. Su tale materia andranno sviluppati ulteriori approfondimenti da parte sindacale per meglio comprenderne finalità ed utilizzo.
10) Come Sindacato abbiamo altresì posto la questione della diminuzione del numero delle eccedenze (Staff, TL/PL e del corretto utilizzo di questi) , dell’utilizzo preferenziale della Solidarietà invece che della CIG in deroga, della riconferma degli Apprendisti e in via generale della definizione di precise e rispettate regole che governino i fenomeni al contrario di quanto fino ad oggi fatto.
Ora i lavoratori sono chiamati ad esprimersi nelle assemblee che dovranno tenersi nei prossimi giorni per dare mandato alle RSU ed alle segreterie a firmare un accordo che vada nella direzione sopra specificata nei vari punti . Come OO.SS. riteniamo che tale accordo debba essere perseguito perché , attuando una serie di misure già messe in atto in altre aziende, getta le basi per una messa in sicurezza dell’azienda in un momento di difficoltà che non deve essere sottovalutato.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL




COMUNICATO VODAFONE 25 MARZO 2014

In questi giorni le RSU ci hanno segnalato che la recente comunicazione aziendale sulla programmazione FE e ROL ha creato confusione su quali fossero le regole da seguire. Ennesima confusione che già in recenti comunicazioni si era generata tra i lavoratori e che solo il buon senso sui territori da parte sindacale ha permesso di risolvere positivamente senza ulteriori complicazioni.
Ricordiamo in particolare che gli accordi tra le parti siglate a Maggio 2013 chiariscono in modo ineccepibile quali sono le regole da seguire per la pianificazione delle spettanze FE e ROL dell'anno solare di riferimento per aree operative e non.
A titolo di esempio ricordiamo che per le aree non operative sono già state pianificate le due settimane di FE nel periodo di Agosto e 9 giorni di ROL ( 8 Nazionali + 1 a livello locale ) per tutto l'anno 2014.
L' azienda da noi sollecitata sul tema afferma che la pianificazione dell' intero anno è da considerarsi come una opportunità, poiché lo stesso tool utilizzato non è vincolante al buon esito del processo. In altre parole, come scritto sullo user guide, inserire una pianificazione inferiore o superiore al monte ore spettante darà soltanto dei warning e non risulterà bloccante per l'esito finale della programmazione.
Per tale ragione ribadiamo a tutti i lavoratori di inserire la loro pianificazione di FE e ROL in base a quanto sancito sugli accordi dello scorso Maggio 2013, sapendo quali sono i carichi da fare entro Settembre e pianificando la restante parte nei mesi successivi, pena il fatto che in caso di mancata programmazione del carico lo stesso sarà assegnato d'ufficio dall'azienda stessa nei primi tre mesi dell'anno successivo. Di inserire quindi una pianificazione totale solo se ritenuta "volontariamente" un'opportunità per se stessi.
I lavoratori sanno che la spettanza FE e ROL dell'anno 2014 va esaurita in corso di anno solare e riteniamo superfluo la "forzatura" proposta dall'azienda , che nulla toglie e nulla aggiunge anche alla luce della possibilità in fase successiva di rimodulare completamente la programmazione effettuata in un primo momento , e che ha avuto soltanto l'effetto di generare ulteriori malumori.
Le Segreterie Nazionali

SLC-CGIL, FISTel-CISL, UILCOM-UIL

24 marzo 2014

Disabili discriminati sul lavoro, l’Italia vicina a una nuova condanna Ue

L’Italia rischia sanzioni di carattere economico e un ulteriore deferimento alla Corte di Giustizia Europea per mancata applicazione di una sentenza della stessa Corte sulla parità di trattamento dei disabili sul lavoro.
A paventare la possibilità di multe per il nostro paese e di deferimento addirittura per violazione dei trattati sono state fonti interne alla Commissione europea: l’esecutivo di Bruxelles sta infatti valutando l’adeguamento della legislazione italiana alla direttiva 2000/78/CE in merito alla non discriminazione delle persone con disabilità sul lavoro, dopo che la Corte di Giustizia UE aveva condannato l’Italia nel luglio 2013.
Il nostro paese aveva recepito la direttiva col decreto legislativo 216 del 9 luglio 2003, ma il massimo organo giuridico europeo non ha ritenuto questa legge sufficiente e ha chiesto all’Italia in particolare di recepire meglio l’articolo 5 della direttiva, che riguarda le soluzioni e gli adattamenti ragionevoli che il datore di lavoro deve mettere in atto per favorire l’inserimento delle persone disabili. Altri problemi rilevati dalla Corte sono il fatto che le misure per l’impiego di persone con disabilità sono spesso lasciate a discrezione delle autorità locali e non sono adottate in maniera organica e che c’è un mancato accesso ad adeguata formazione lavorativa per le persone disabili.
L’Italia, in risposta alla sentenza del luglio 2013, ha adottato la legge 99 del 9 agosto 2013, che la Commissione sta ora valutando e che, se troverà di nuovo insufficiente, porterà a un secondo deferimento dell’Italia e a un rischio di sanzioni economiche. Ma al di là dei cavilli legali e delle battaglie giuridiche, a portare il nostro paese sul banco degli imputati è stato un ventiseienne paraplegico abruzzese, che nel marzo 2013 ha presentato una petizione al Parlamento UE per chiedere che il governo si desse una mossa nel garantire a lui e a tutti i disabili come lui un accesso al lavoro dignitoso.
Il disabile è tornato di nuovo di fronte alla Commissione Petizioni dell’Europarlamento, e ha purtroppo constatato che l’Italia non si sta muovendo abbastanza velocemente ed efficacemente su questo dossier, al punto che la DG Giustizia della Commissione Europea, non ha escluso la possibilità di una multa per il nostro paese, una volta terminati gli accertamenti di Bruxelles.

Anche la presidente della Commissione Petizioni del Parlamento UE, scriverà nei prossimi giorni una lettera al presidente del Consiglio Renzi e al ministro del Lavoro Poletti perché considerino della massima priorità l’adeguamento dell’ordinamento italiano alla legislazione europea in materia di occupazione per le persone disabili.

Micron, ecco la lettera dei sindacati a Renzi

di Antonello Salerno
La lettera è indirizzata “alla cortese attenzione del presidente Matteo Renzi”, e porta la data di oggi. A firmarla i segretari generali e i coordinatori nazionali di Fiom Cgil, Maurizio Landini e Roberta Turi, di Fim-Cisl, Giuseppe Farina e Nicola Alberta, e di Uilm Uil, Rocco Palombella e Luca Colonna. Dopo l’ultima riunione al ministero dello sviluppo Economico, dalla quale i sindacati sono usciti preoccupati dall’atteggiamento dei vertici di Micron, che hanno annunciato 419 licenziamenti in Italia, i rappresentanti dei lavoratori hanno deciso di coinvolgere nella vertenza direttamente Palazzo Chigi, nella speranza che il Governo e il presidente del Consiglio possa intervenire non tanto e non soltanto su Micron, ma anche sulle altre aziende del settore, per tentare di salvaguardare i livelli occupazionali, mentre alla fine della settimana scorsa era arrivato il sostegno del sindacato internazionale IndustriALL. Proprio oggi, tra l’altro, si svolge a Catania il secondo incontro del tavolo territoriale sulla vertenza, che vece coinvolti insieme al Comune etneo anche l’assessore regionale alle attività produttive, Linda Vancheri.
Nella lettera indirizzata a Palazzo Chigi i sindacati “richiedono un incontro urgente per affrontare la grave situazione determinatasi alla Micron e in tutto il settore della microelettronica, a seguito della procedura di licenziamento collettivo aperta dalla multinazionale americana per 419 tecnici e ricercatori sui 1.028 dipendenti”.
“La scelta dell’azienda - scrivono Fiom, Fim e Uil - sembra preludere a un disimpegno industriale e mette a rischio alte competenze e professionalità consolidate e la presenza stessa del nostro Paese in un settore ad alta tecnologia, strategico per lo sviluppo di tutta l’industria manifatturiera”.
“Il settore della microelettronica - continuano - è oggi presente con pochi importanti gruppi, tra cui la St Microelectronics, che vede una partecipazione di controllo paritetica del ministero del Tesoro italiano e del Fondo strategico d’investimento francese”.
“Riteniamo necessario un intervento urgente - concludono i sindacati rivolgendosi al premier - per assicurare la salvaguardia dell’occupazione e impedire la dispersione di competenze e di know-how, anche attraverso l’azione diretta di St Microelectronics e delle altre aziende del settore. Occorre indirizzare positivamente le strategie di sviluppo del ramo industriale a più alto valore tecnologico del nostro Paese in linea con i programmi europei per il rilancio dell’industria manifatturiera”.



21 marzo 2014

Teleperformance intende continuare ad investire in Italia

di Federica Meta
Teleperformance intende continuare ad investire in Italia e sulle delocalizzazioni è scattato un falso allarme”. Lucio Apollonj Ghetti, Ad di Teleperformance in Italia, smorza i toni di una polemica che voleva il gruppo e in procinto di abbandonare il nostro paese.
Sgombriamo il campo da fraintendimenti. Il gruppo, sia in Italia sia negli altri paesi dove opera, integra le attività sui territori con attività off shore, che consentono di rimanere attivi proprio laddove la marginalità è calata sensibilmente. Detto più semplicemente: le marginalità più alte registrate in off shore permettono di continuare ad investire in Italia, assicurando lo stipendio ai lavoratori di quei paesi. È una strategia che ha permesso a Teleperformance di regolarizzare dipendenti con 2mila contratti a tempo indeterminato su un totale di 3mila addetti e di applicare - poche altre aziende lo hanno fatto - la Circolare Damiano del 2007 anche ai lavoratori outbound, nonostante la normativa consentisse di mantenere tali risorse attraverso dei contratti a progetto. Una scelta coraggiosa e virtuosa che ha rappresentato  un’importante scommessa ed investimento sul mercato italiano. Ma che senza l’off shore non avremmo potuto fare.

- Sindacati e consumatori, però, puntano il dito anche sulle leggi a tutela dei dati personali che nei paesi extra Ue sarebbero più lasche. Come risponde?
Mi pare una polemica del tutto strumentale. Le aziende non fanno attività solo fuori dall’Unione europea, dove appunto secondo alcuni non ci sarebbero le necessarie tutele di legge, ma anche dentro: vedi la Romania, ad esempio. È vero, noi abbiamo delle attività in Albania che non è dentro la Ue, ma è da considerarsi un “paese candidato” e quindi sotto l’occhio vigile di Bruxelles, dove siamo in grado di assicurazione un alto livello di protezione dei dati dell’utente e un’alta qualità di servizio.

- L’off shore però non sembra essere sufficiente a rilanciare il settore del call center.  L’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano propone meccanismi per premiare le aziende che regolarizzano i dipendenti e sgravi fiscali.  La convince la ricetta?
Bisogna capire cosa si intende per sgravi fiscali. Ricordo che i call center pagano l’Irap come altre aziende non essendo, però, assimilabili a chi possiede macchinari e capannoni, ad esempio, dato che noi  abbiamo solo il personale. Il risultato è che la nostra Irap si scarica tutta sul fatturato in tempi, come ho già detto, in cui ricavi e marginalità sono in calo. Quindi noi un’Irap così pensata non dovremmo pagarla. Per quanto riguarda i premi per chi regolarizza, anche qui va fatto un discorso più ampio che investe il concetto stesso di flessibilità.

- Chiedete più flessibilità?
Io direi che serve meno rigidità in un mercato in cui, spesso, le aziende committenti scaricano sull’outosurcing la flessibilità che loro non possono avere “in casa”. Il punto è che noi non siamo più flessibili per rispondere a quelle esigenze. Quello che servirebbe è una maggiore elasticità nell’uso dei contratti di lavoro a tempo indeterminato che potrebbero essere mixati con altri tipi per gestire in maniera più efficiente il calo dei volumi delle chiamate che, in questi anni, è sempre più evidente. È ovvio che se le aziende non possono fare ricorso a questa flessibilità abbassano i prezzi delle commesse e del costo del lavoro oppure spostano le attività.

- Sta dicendo che c’è anche una responsabilità delle imprese di settore?
Le imprese hanno delle responsabilità. Prendiamo ad esempio le gare al massimo ribasso con delle basi d’asta al di sotto del costo dei contratti di categoria. Spesso il massimo ribasso non è richiesto dai committenti, ma è il prezzo offerto dalle imprese incapaci di tracciare una linea al di sotto della quale non si deve scendere, pena il vincere commesse in perdita. Teleperformance non ha mai permesso alle filiali di scendere al di sotto di un prezzo che non permette di remunerare correttamente il lavoro e di coprire i costi di struttura e gli investimenti nel lungo periodo.


BARBARA APUZZO (SLC CGIL) , MINORI HANNO BISOGNO DI TUTELE, LAVORATRICI DI RISPOSTE

“Abbiamo letto con stupore le dichiarazioni di Maurizio Mensi, presidente del Comitato Media e Minori, relative alla vicenda del licenziamento delle quattro lavoratrici dell’Associazione Tv e Minori che, per oltre 10 anni, hanno assicurato l’operatività del Comitato. Spiace infatti notare che, al di là della dichiarata solidarietà nei confronti delle stesse nulla si stia facendo per fare luce su una vicenda che, lo ribadiamo, rischia di mettere in pericolo la tutela dei minori – dichiara Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil.
“L’art. 35 del Testo Unico della Radiotelevisione (Decreto legislativo n. 177, 31 luglio 2005) specifica che “all’attività del Comitato il Ministero fornisce supporto organizzativo e logistico mediante le proprie risorse strumentali e di personale, senza ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato.”
“Le quattro lavoratrici hanno infatti lavorato senza pesare sul bilancio del Ministero ed in sinergia con i “colleghi” ministeriali – ricorda Apuzzo - il cui supporto “organizzativo e logistico” era fornito tramite la messa a disposizione dei locali, della segreteria e della gestione del protocollo ministeriale (e non del Comitato!) per l’entrata di documentazione all’interno del Ministero stesso. Un po’ come dei “padroni di casa” in grado anche di rapportarsi con i tecnici, con gli operai per questioni legate al telefono o a internet, con la portineria.”
“Nello stesso Testo Unico, così come nel Codice e nella L. 3 maggio 2004 n. 112, si specifica infine che non ci devono essere “ulteriori oneri a carico dello Stato”. E’ evidente dunque che il lavoro dei Ministeriali è differente e in alcun modo sovrapponibile a quello dell’Associazione, anche “per non gravare economicamente sullo Stato.”
“Constatiamo che, nella migliore delle ipotesi, regni un po’ di confusione circa il preziosissimo lavoro fin qui svolto dalle lavoratrici, il cui ruolo è chiaramente definito dall’art 6.5 del Codice di autoregolamentazione Tv e minori, successivamente trasformato in legge (L. 3 maggio 2004 n. 112) e su quali siano le reali competenze dei soggetti a vario titolo coinvolti.”

“Leggendo Mensi sembra che le lavoratrici abbiano semplicemente svolto un lavoro da ghost writers per conto del Ministero. Noi diamo chiaramente un’interpretazione diversa – conclude la sindacalista. Crediamo sia necessario un intervento urgente di Rai e Mediaset per revocare i licenziamenti, nonché delle istituzioni competenti, per chiarire definitivamente come debba effettivamente funzionare uno strumento così essenziale per la tutela dei minori.”

Lavoro: Cgil a Governo e Parlamento, decreto va cambiato, aumenta precarietà.

Roma, 21 marzo – “Il decreto legge 34/14’Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese’, pubblicato ieri in gazzetta ufficiale, va cambiato, perché così com’è aumenterà la precarietà invece di ridurla”. E’ quanto afferma il segretario nazionale della Cgil, Serena Sorrentino.
Nel merito, secondo la Cgil, sono tre i punti di criticità contenuti nel decreto, sui quali il sindacato chiede a Governo e Parlamento un cambiamento.
“Il primo - sottolinea Sorrentino - riguarda i contratti a termine, che estendono da 12 a 36 mesi la durata del contratto di lavoro a tempo determinato per il quale non è richiesta la causale e che prevedono ben 8 proroghe. Questo - prosegue la dirigente sindacale - sancirà il principio della ricattabilità costante dei lavoratori, che possono vedere il loro contratto non prorogato, anche in assenza di un giustificato motivo, non essendoci obbligo di causale e per qualsiasi tipo di mansione, senza avere in cambio nessuna forma di sicurezza, ma vedendo semplicemente esteso a tre anni il periodo di prova”.
Il secondo punto riguarda l'apprendistato: “Un contratto a causa mista - spiega Sorrentino - che prevedeva, in cambio di agevolazioni per le imprese sui costi del lavoro, la certezza per il lavoratore di una formazione finalizzata all'acquisizione di competenze e di una qualifica o di un diploma formativo. Ma quando si interviene rendendo non obbligatoria la forma scritta del piano formativo e meno certa la formazione trasversale, cosa rimane? Solo le agevolazioni per le imprese, che non hanno nemmeno l'obbligo di confermare almeno una quota di apprendisti per assumerne altri”.
Il terzo punto, infine, riguarda i contratti di solidarietà: “Siamo favorevoli all'incentivazione di questo strumento - dice Sorrentino - ma chiediamo due cose: la decontribuzione non deve essere vincolata alla disponibilità delle risorse ma all'effettiva esigenza e, inoltre, il rifinanziamento, visto che non solo il ministero ha comunicato qualche settimana fa che le risorse per il 2014 sono già esaurite, ma che l'integrazione dal 60 per cento all'80 per cento della retribuzione dei lavoratori è stata ridotta del 10 per cento, impoverendo i salari”.

“Auspico - conclude Sorrentino - che da parte del Governo arrivino delle risposte alle nostre legittime osservazioni, che ci fanno dire che queste norme aumenteranno la precarietà invece di ridurla. E all'obiezione che viene fatta sul fatto che due contratti su tre sono già a termine, rispondiamo che quindi questo istituto era già la forma prevalente di contrattualizzazione e non si vede il bisogno di cancellare ancora di più quei pochi diritti per i lavoratori”.

20 marzo 2014

Barbara Apuzzo (Slc Cgil), grave licenziamento lavoratrici comitato tv e minori

“Qualche giorno fa l’Associazione tv e minori ha proceduto al licenziamento immediato delle quattro lavoratrici che, in base a quanto previsto dalla legge, da oltre dieci anni assicuravano l’operatività del Comitato Media e Minori – così dichiara Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil.

“Questo licenziamento non crea dunque un grave danno solo a coloro che ne sono colpite, ma ha già di fatto gravemente compromesso quella attività di tutela dei minori che solo pochi mesi fa il vice Ministro Catricalà vantava di aver posto al centro dell’attenzione del governo. In tempi di cyber bullismo – prosegue la sindacalista – sappiamo bene quale ruolo svolgano Tv e piattaforme multimediali nella formazione delle coscienze dei più piccoli. Procedere alla cancellazione, con un colpo di spugna, di uno strumento così prezioso costituisce per noi un fatto di una gravità inaudita.”

“Si tratta di lavoratrici che dispongono di professionalità e competenze non facilmente riscontrabili in altri soggetti, come attestato, tra l’altro dal livello di inquadramento loro riconosciuto. Il lavoro da loro prodotto per il Comitato è stato utilizzato  per le relazioni ufficiali dello stesso e per le audizioni presso la Commissione parlamentare di Vigilanza mentre dal momento del licenziamento si sono già accumulate numerose segnalazioni che non vengono esaminate nel merito.”

“Slc Cgil si schiera a fianco delle quattro lavoratrici – conclude Apuzzo – chiedendo a Rai e Mediaset un intervento urgente per revocare i licenziamenti e recuperare così le condizioni necessarie per garantire il servizio a tutela dei minori. Al Ministero dello Sviluppo Economico, alla Commissione parlamentare di Vigilanza, alla Commissione parlamentare dell’Infanzia, all’Agcom chiediamo inoltre di far sentire la propria voce, perché è inconcepibile che nel nostro paese si consumino atti del genere nel silenzio più assoluto da parte delle istituzioni.”

Baby sitting al V congresso Slc Cgil Nazionale

In occasione del nostro Congresso Nazionale, per rendere più agevole la partecipazione delle compagne e dei compagni ai lavori abbiamo predisposto, all’interno dell’albergo, un servizio di baby-sitting per i figli nella fascia di età 0-3 e 4-10 anni.
Immaginando di realizzare una “buona pratica”, intendiamo così dare maggiori opportunità di partecipazione anche alle mamme ed ai papà, delegate/i e non, consentendo loro di portare i figli a Perugia dal 2 al 4 aprile.
L’intrattenimento sarà affidato a personale specializzato, rispettando il rapporto 1 (baby sitter) a 3 (bambini) nella fascia di età 0-3 e 1 (baby sitter) a 5 (bambini) nella fascia di età 4-10.

Ci sembrava importante condividere questa scelta per sottolineare con un gesto concreto il valore della conciliazione realizzando, a partire dalla nostra organizzazione, ciò che rivendichiamo nei luoghi di lavoro.

19 marzo 2014

INDAGINE CONOSCITIVA CALL CENTER

Oggi è stato inviato il testo alla camera dei deputati da parte della commissione lavoro su indagine conoscitiva sui Call center propedeutica a trovare soluzioni contro il fenomeno delle delocalizzazione e a tutela della privacy dei clienti su dati personali. La battaglia ripresa dalla Slc Cgil Catania ha messo il primo mattone per la lotta ad un fenomeno meschino e forse illegale usato dalle grandi committenti a scopo meramente economico che mina l'occupazione nel settore Tlc. Grazie a Luisa Albanella, per il grande impegno che sta mettendo a favore dei tantissimi lavoratori dei Call center.

Lavoro: su contratto a termine e apprendistato decreto da cambiare

“Non condivido il dogma secondo il quale se un decreto è del governo lo dobbiamo approvare a scatola chiusa. Il lavoro parlamentare può aggiustare, correggere, cancellare. A mio avviso 3 anni con 8 rinnovi e senza alcuna causale sono francamente troppi. Ma segnalo un altro punto: se mettiamo a disposizione delle imprese questo nuovo contratto a termine e un apprendistato che non fissa più alcuna percentuale di stabilizzazione, mi domando a che cosa serve una delega che contiene l’istituzione di un contratto di inserimento a tutele crescenti. Con questa ‘liberalizzazione’ dei contratti, quello di inserimento è  bello che morto, perché  non converrebbe alle imprese”. Lo afferma il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, del Pd, in un’intervista a Il Manifesto.

Dichiarazione di Davide Foti:
La Cgil lo dice da tempo.....modificare i contratti non aiuta la crescita ma rende sempre più precario il lavoro e la vita. Speriamo di riuscire ad avere un tavolo con le parti sociali per modificare questo scempio.

18 marzo 2014

Cassazione: no al licenziamento per insubordinazione se il dipendente è stato illegittimamente trasferito

Corte di Cassazione Civile, sezione lavoro, sentenza n. 5730 del 12 Marzo 2014. E' illegittimo il licenziamento intimato al dipendente che si rifiuta di adempiere ai propri doveri a seguito di trasferimento a sua volta illegittimo.
Nel caso preso in esame dalla Corte è stato accertato che un dipendente sindacalista era stato trasferito ad altra sede aziendale proprio in concomitanza ad una riunione organizzata per procedere alla sua elezione.
Il comportamento dell'azienda è stato qualificato dal giudice del merito come condotta antisindacale e quindi esaminato congiuntamente alla successiva e conseguente insubordinazione del sindacalista.
Secondo la Suprema Corte, a nulla rileva il comportamento assunto dal dipendente a seguito di tale trasferimento, ritenuto dall'azienda oltraggioso: lo stesso infatti avrebbe proferito accuse verbali nei confronti di alcuni vertici societari. Osserva la Suprema Corte che nel caso in oggetto il giudice del merito ha correttamente proceduto ad una comparazione degli inadempimenti delle parti ("avuto riguardo anche alla loro proporzionalità e rispetto alla funzione economico-sociale del contratto ed alla loro rispettiva incidenza sull'equilibrio sinallagmatico, sulle posizioni delle parti e sugli interessi delle stesse"); e che, a seguito di congrua motivazione - la quale rende tale profilo incensurabile in sede di legittimità - è giunto alle conclusioni sopra esposte, ritenendo altresì opportuno che l'azienda non procedesse al risarcimento del danno derivante dal proprio comportamento illegittimo. "L'illegittimo comportamento del datore di lavoro può giustificare il rifiuto della prestazione lavorativa purchè tale reazione sia connotata da caratteri di positività, risultando proporzionata e conforme a buona fede". Ciascuno dei due ricorsi, il principale proposto dall'azienda e l'incidentale da parte lavoratore licenziato, è rigettato.

di Licia Albertazzi

Sim false, Telecom Italia rinviata a giudizio

Telecom Italia è  stata rinviata a giudizio nell'ambito del procedimento penale sul caso delle oltre 500 mila schede sim ritenute false in base alle indagini del Pm di Milano Francesco Cajani. Lo ha deciso il Gup Manuela Scudieri che ha mandato a processo anche 75 persone, tra cui 12 ex dipendenti di Telecom. La società è imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Il processo per Telecom Italia, che risponde in base alla legge 231 del 2001, e per le 75 persone inizierà il prossimo 29 maggio davanti all'undicesima sezione penale di Milano. Tra gli imputati rinviati a giudizio ci sono Lucio Cattaneo, l'ex responsabile del "canale etnico" di Tlc, i suoi due colleghi di allora Fabio Sommaruga e Michele Formisano (che hanno gestito rispettivamente il settore per il centro-nord e per il sud Italia), altri 9 ex dipendenti e più di una sessantina di dealer, ossia titolari o gestori di oltre sessanta punti vendita Tim sparsi in quasi tutte le regioni italiane, in particolare in Lombardia e Lazio. Telecom Italia, però, come stabilito dal gup nell'udienza preliminare, sarà anche parte civile, oltre che imputata, nel processo per chiedere i danni agli ex dipendenti.

Secondo la ricostruzione dell'accusa, 14 ex dipendenti (due hanno chiesto di patteggiare, su altri 3 patteggiamenti e due abbreviati il gup deciderà il primo aprile) di Telecom avrebbero preso accordi con i gestori dei punti vendita 'incriminati' ai quali in alcuni casi avrebbero pure inviato documenti contraffatti o cartacei o informatici, per permettere la compilazione di falsi contratti e, quindi, attivare illecitamente le schede sim. Alcune schede, stando alle indagini del pm Cajani, sarebbero state attivate con nomi tipo "Fittizio Fittizio" o "Mica Teladogratis". E questo per uno scopo, secondo l'accusa: gli ex dipendenti per ottenere bounus e incentivi per via dell'incremento di schede messe in circolazione, e i dealer per il guadagno sul prezzo lievitato per il "servizio" aggiuntivo offerto e ideale per chi voleva rimanere nell'anonimato per commettere anche reati. Da quelle oltre 500mila sim false, Telecom, secondo l'accusa, avrebbe realizzato un profitto illecito di oltre 129 milioni di euro. L'accusa al centro del processo e' associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e al falso.

Telecom: Comunicato unitario incontro 12 e 13 marzo 2014

Il 12 e 13 marzo si è svolto l’incontro fra Telecom Italia SpA, le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL ed il Coordinamento Unitario delle RSU.
L’incontro ha riguardato la situazione di Open Access, la nuova organizzazione del lavoro per i negozi sociali, l’esame congiunto sulla turnistica del 191 e del “Credito Consumer”, una nuova articolazione delle giornate di “solidarietà” per una ampia parte dell’azienda. All’incontro hanno partecipato il Responsabile delle Risorse Umane di Telecom Italia e delle linee operative.
Open Access
Durante l’incontro il Responsabile di Open Access, Ingegner Paggi, ha illustrato i razionali industriali ed organizzativi dei progetti di revisione delle AOL e dei nuovi contratti d’appalto.
Il Responsabile aziendale ha ribadito la volontà di continuare sulla strada dell’aumento di efficienza ed efficacia dell’attività, dell’innovazione tecnologica e di processo e sul mantenimento degli obblighi di trasparenza più volti ribaditi dagli interventi regolatori dell’AGCOM. In tema di maggiore produttività l’azienda ha presentato un ulteriore miglioramento delle performances medie con un conseguente aumento degli indici di “saturazione” dell’attività del personale sociale.



17 marzo 2014

Esposto delocalizzazioni SLC - FISTEL - UILCOM

Roma,14 Marzo 2014
Procura Generale Della Repubblica
Presso La Corte D'appello Di Roma
Piazza Adriana, 2
00193 Roma (RM)

Ministero del Lavoro
e delle Politiche Sociali
Via Veneto, 56
00187 – Roma

Al Garante della Privacy
Piazza di Monte Citorio n. 121 00186 ROMA
Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato
Piazza G. Verdi, 6/a
00198 Roma
a/ mezzo raccomandata
Oggetto: Esposto contro le aziende Eni, Fastweb, Mediaset, Sky Italia, Telecom Italia,Vodafone Italia, Wind Italia e altre (d.l. n. 83/2012)

SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL Nazionali denunciano, alle strutture in indirizzo, l'assoluta inosservanza delle disposizioni di legge contenute nel “Decreto Sviluppo” n. 83 del 2012, oggi convertito in legge, in particolare rispetto alle disposizioni contenute nell'articolo 24 su “Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale , della concorrenza e dell'occupazione nell'attività svolta da call center”, da parte delle aziende Eni, Fastweb, Mediaset, Sky Italia, Telecom Italia, Vodafone Italia, Wind Italia e altre e dai fornitori da questi utilizzate attraverso il ricorso all’appalto di attività di call center.
In particolare i commi 3, 4 e 5 dell’articolo di cui all’oggetto vengono completamente disattesi attraverso attività gestite in Paesi esteri e il comma 2 non ha trovato applicazione nonostante le attività siano gestite presso varie sedi estere collocate sia in Paesi comunitari che extra comunitari.
Infine, nonostante la previsione di cui al comma 3, gli incentivi di cui alla Legge 407/1990 continuano ad essere erogati nonostante quota parte delle attività sia oggi de localizzata verso Paesi esteri. Tale fenomeno determina l’assoluta impossibilità, per le aziende che svolgono attività in appalto di call center che hanno deciso di lavorare rispettando le regole previste dalla legislazione, di sopravvivere a causa della distorsione di mercato generata i cui costi economico e sociali, licenziamenti e utilizzo degli ammortizzatori sociali, ricadono sullo Stato.
SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL, riservandosi ogni iniziativa legale a tutela dei diritti degli utenti e dell’occupazione dei dipendenti delle aziende interessate dai processi di delocalizzazione, sollecitano le amministrazioni in indirizzo a disporre i controlli e gli interventi necessari ad assicurare il rispetto delle disposizioni contenute nell’art.24 del d.l. n.83/2012 erogando, di conseguenza, le sanzioni pecuniarie previste dal medesimo articolo.
 Le Segreterie Nazionali

SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL