Una volta vorremmo esordire così, ma non è ancora tempo…
Piuttosto, ci corre l’obbligo di denunciare per l’ennesima volta il ripetersi di una serie di criticità nel settore, che hanno un minimo comune denominatore. Quale? Il sottodimensionamento del caring, che evidentemente mal si concilia con le dichiarazioni
aziendali di esubero di personale nella divisione.
A titolo esemplificativo e non esaustivo:
tutte le richieste di aspettativa e congedo vengono quantomeno ridimensionate se non respinte. È vero che la legge, e quindi la contrattazione collettiva (rispettivamente art.32 c. 4, ed art. 34 cc. 9 e segg.), ne prevede l’accettazione tenuto conto delle esigenze tecnico-organizzative, però trattandosi di assenze non retribuite son richieste dai lavoratori solo per esigenze documentate e non altrimenti evadibili (cura di familiari, formazione…); difficoltà nella fruizione dei permessi mamma/papà, istituto ex verbale di esame congiunto turni 119 27/06/2013 che pure dovrebbe essere definitivamente rodato;
le lavoratrici che rientrano dalla maternità vengono immesse nell’ordinariaturnazione (al netto dei c.d. permessi per allattamento), superando in peggio la prassi invalsa di comandarle ad un turno fisso a loro scelta fino al primo anno di vita del bambino;
ai lavoratori con prescrizione oraria antimeridiana si comandano tutti i turni che iniziano entro le ore 12, non curandosi del fatto che questo comporta la fine servizio alle ore 20;
le pause da videoterminale vengono non sempre programmate dopo 120 minuti di applicazione continuativa (art. 175 c. 3 Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81), ma sottostanno ad esigenze di presidio del servizio;
sulla cronica difficoltà di fruizione ferie e permessi retribuiti e sul continuo irrigidimento dei tempi di lavorazione si son scritti fiumi d’inchiostro;
respingimento di ogni richiesta di trasformazione del rapporto di lavoro in parttime (facendo carta straccia degli impegni assunti in sede di contrattazione collettiva, nazionale ed aziendale); figurarsi le richieste di riconversione/ricollocazione professionale (nel rispetto delle disposizioni di legge in materia di solidarietà);
il mancato riconoscimento della frazionabilità dei permessi ex l. 104 per assistenza familiare: il limite delle due ore giornaliere di permesso è espressamente previsto per i lavoratori portatori di handicap - ai sensi della Circolare ministeriale - Ministero del
Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica - 25 ottobre 2000 - prot. 094909, "Nuove disposizioni per il sostegno delle maternità e della paternità - Congedi parentali - (Legge 8 marzo 2000, n. 53)". Non così per l'assistenza: il Messaggio INPS - Direzione Centrale Prestazioni a Sostegno del Reddito, 28 giugno 2007, n. 16866 "Frazionabilità dei permessi ex articolo 33 comma 3 della legge n. 104/1992 - Massimale orario mensile - Ulteriori istruzioni." prescrive la possibilità di frazionare in ore i permessi giornalieri senza però fissare dei limiti; il mancato riconoscimento dei permessi per eventi e cause particolari quando ladocumentazione è prodotta dal medico di medicina generale (art. 32 c. 4 ccnl)…
Perché? Lo ripetiamo una volta di più: perché i lavoratori e le lavoratrici comandati al servizio sono troppo pochi rispetto alla mole di lavoro che son chiamati ad evadere – motivo per cui l’Azienda fa di tutto per limitare le assenze.
Ma non è certo così che si mette in sicurezza il settore e se ne aumenta la produttività, ma rivedendo radicalmente l’organizzazione del lavoro quanto a strumentazione (hardware e software) e procedure, e lavorando sodo per ridurre quantità e qualità dei disservizi.
Tanto vero che, pur importando le peggiori pratiche già in essere dentro e fuori l’Azienda (attestazione della presenza in postazione, estensione del wfm al 119…), il lavoro internalizzato è ridotto al lumicino perché la manodopera sociale è già satura
dell’attività attuale. Anzi, distratta dal proliferarsi di assillanti procedure burocratiche, che si sommano a quelle già vigenti.
Siamo ben oltre il neotaylorismo informatizzato: è mera ottusità, pensare (tra l’altro) di gestire le pause da videoterminale in maniera così rigida, riconoscendo una flessibilità di soli 2 minuti in eccesso rispetto all’orario d’inizio programmato (peccato che i tempi di gestione della chiamata siano più variabili) e impedendo l’imputazione di fine pausa se non si rientra in postazione prima dello scoccare del 15° minuto…Si rinverdisca l’orgoglio di erogare un servizio assistenza di qualità, che quindi non può essere direttamente confrontata coi call center terzi, che si liberi dall’ossessione degli indici numerici, a cui dedicare un organico correttamente dimensionato. La scelta dirigenziale della divisionalizzazione invece non fa altro che esasperare la situazione, tagliando ogni legame col resto dell’Azienda: piuttosto, si dirottino al caring quei lavoratori oggi in un regime di solidarietà alta ed altissima, in un circolo virtuoso di opportunità professionali che ridimensioni il fenomeno della sottoccupazione intellettuale.
Le scriventi Organizzazione sindacale ed rsu mettono a disposizione dei lavoratori i propri Uffici vertenze per la tutela individuale dei propri diritti, ed agiranno tutti gli strumenti possibili.
Segreterie Slc-CGIL Roma e Lazio
Rsu di Telecom Italia u. p. Roma di Slc-CGIL