16 settembre 2014

#262acasa, British Telecom chiede dieci milioni per “riprendere” i lavoratori di Palermo


DI PAOLO BARONI
“Da Roma arrivano brutte notizie”. “Le due aziende non si smuovono dalle rispettive posizioni”. L’incontro al ministero dello Sviluppo è ancora in corso ma a Palermo i dipendenti del call center di Accenture scendono in strada. E come prima cosa bloccano subito via Ugo La Malfa. “Al Mise siamo stati lasciati soli: siamo disposti a tutto!!!”. A sera occupano pure la sede dell’azienda ed espongono striscioni di protesta dal tetto. Eppure Renzi ieri a Palermo aveva assicurato che il governo “lavorerà per una soluzione” della vicenda. Certo il cantiere è aperto ma sul tavolo ci sono proposte e richieste quantomeno singolari. 

Ce lo spiegano i lavoratori di Accenture Palermo, i #262acasa che da settimane stanno catalizzando l’attenzione dei social network sulla loro vicenda, i 262 che secondo i piani della multinazionale americana della consulenza da novembre dovrebbero essere in mobilità. A casa, senza lavoro, perché un altro gigante per il quale lavoravano sino al 2005, ovvero British Telecom, ha disdetto il contratto di fornitura dei servizi.

Dopo l’incontro di giovedì scorso al ministero dello Sviluppo, conclusosi senza un nulla di fatto, si è saputo che British Telecom avrebbe “già assunto altro personale, tramite contratti atipici e con costi, quindi, ben più bassi rispetto alle commesse che tutt’ora sono vigenti sulla sede di Palermo: tale personale viene utilizzato in modo totalmente illegale, essendo essa in regime di contratti di solidarietà al suo interno”.

Ma “la scoperta più allucinante è stato venire a conoscenza del fatto che BT, ad oggi, chiede ad Accenture un indennizzo di circa 10 milioni di euro per reinternalizzare noi 262 lavoratori (componenti il personale che nel 2005 era stato ceduto ad Accenture stessa) ed attuando, quindi,una vera e propria operazione di mercificazione delle vite sulla sede di Palermo”.

“Viviamo con gli animi appesi ad un filo – scrive Barbara Fiore, una dei #262acasa - nonostante tutto, non ci siamo arresi e questi giorni di totale silenzio da parte delle due multinazionali, hanno avuto in risposta la nostra reazione irrefrenabile che è riuscita a coinvolgere moltissima gente comune e non: abbiamo coinvolto, infatti, in pochissimo tempo,anche le più alte cariche dello Stato e dal governo e oggi, da loro, ci aspettiamo un intervento deciso e decisivo”.

Domenica una delegazione di lavoratori ha incontrato a Palermo il presidente della Camera Laura Boldrini, ieri il presidio davanti alla scuola Brancaccio ed un breve incontro anche con Renzi. “Se Renzi decidesse veramente di occuparsi della crisi occupazionale che sta investendo i call center, sarebbe sufficiente che il Governo recepisse la Direttiva Europea numero 23 del 2001, estendendo le tutele previste dall’articolo 2112 del Codice civile anche ai cambi di appalto” spiega Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil.

“Nella vertenza che vede contrapposte British Telecom e Accenture, l’assenza di una normativa puntuale sta determinando un’aberrazione dei comportamenti. Siamo al punto per cui il fornitore del servizio dovrebbe pagare il cliente per rendergli il ramo d’azienda acquisito anni prima. Non ci è mai successo in tanti anni di trovarci di fronte a una vertenza di questo tipo - prosegue il sindacalista.

Per dare garanzie occupazionali ai 262 lavoratori di Palermo, Accenture dovrebbe pagare British Telecom che solo in questo caso si riprenderebbe il suo ex ramo aziendale, minacciando come alternativa l’assunzione di nuovo personale nonostante in azienda sia presente un accordo per la solidarietà che riduce l’orario di lavoro anche degli addetti di questa attività.”

“La crisi dei call center che sta attraversando l’Italia non ha eguali in nessun altro Paese europeo, dove le aziende si trovano a fare i conti unicamente con la crisi. In Italia no: il fenomeno dipende quasi esclusivamente da un vuoto normativo che permette di cambiare il fornitore dei servizi, che a tal punto licenzia tutto il personale occupato su quella attività, solamente per abbassare i costi dell’appalto. Una competizione che oltre ad ammazzare la professionalità e la qualità del servizio prestato, apre inevitabilmente la strada alle delocalizzazioni verso Paesi a minor costo della manodopera.”

Giunti a questo punto, e dopo la lunga istruttoria condotta dal viceministro Claudio De Vincenti, i sindacati si aspettano che oggi nel corso del nuovo incontro al ministero dello Sviluppo convocato per le 14 il governo compia il passo decisivo. “Sarebbe sufficiente – spiega Azzola - prevedere le clausole sociali, nei caso di cambi da appalto, che tutelino l’occupazione esistente, esattamente come disciplinato dagli altri Paesi Europei in rispetto alla Direttiva Europea sulla tutela dell’occupazione.” In caso contrario “la vertenza Accenture / British Telecom resterà senza soluzione, sarà necessario produrre una nuova mobilitazione del settore per chiedere il rispetto delle regole europee.”

“Nel corso dell’incontro odierno, ancora in svolgimento presso il Ministero dello Sviluppo Economico, BT Italia ha ribadito ancora una volta la propria disponibilità ad individuare una soluzione per i lavoratori del Contact Center di proprietà di Accenture di Palermo e che ad oggi eroga un servizio ad alcuni clienti tra cui BT Italia”, spiega in una nota la società telefonica.
“A tal fine, BT Italia ha provato a condividere con il fornitore Accenture le linee guida di un piano industriale di rilancio e sviluppo del Contact Center finalizzato a dare una prospettiva solida a tutti i lavoratori attualmente impiegati e al contempo a mettere il Centro nelle condizioni di erogare servizi in linea con standard richiesti di mercato. 

Inoltre, tale piano ha l’obiettivo di salvaguardare sia gli attuali livelli occupazionali sia livelli retributivi dei dipendenti del Contact center Accenture, senza alcun ricorso a fondi e forme di sostegno pubblici.
Al servizio di tale piano, sono previsti investimenti sia in infrastrutture tecnologiche che in formazione dei dipendenti, per recuperare il gap qualitativo del servizio all’origine della decisione di recedere dal contratto di fornitura siglato con Accenture. Tali investimenti verrebbero finanziati anche attraverso il contributo che BT Italia ha chiesto ad Accenture quale concorso alla sua riqualificazione. All’impegno dichiarato da Accenture in occasione dell’acquisizione del Contact center avvenuta nel 2005, non sono seguiti purtroppo negli anni i necessari investimenti in termini organizzativi, infrastrutturali e qualitativi per mantenere il centro ai livelli di eccellenza originari e per accompagnarne la crescita. I mancati investimenti hanno inevitabilmente determinato un sostanziale depauperamento dell’intera struttura, generando uno scadimento complessivo dell’offerta erogata.
L’implementazione di tale piano è tra l’altro subordinata alla risoluzione congiunta della importante problematica sociale legata ai lavoratori interessati, tenuto conto che ACN, attraverso il centro di Palermo, eroga servizi anche ad altri clienti.

BT Italia auspica una soluzione positiva per la vertenza Accenture in tempi molto rapidi - conclude la nota - dato che servizi di Customer Relationship Management di qualità sono fondamentali per il successo del gruppo in Italia. Nel caso in cui non si dovesse addivenire ad una soluzione condivisa e positiva, BT Italia darà vita ad un nuovo Contact Center in Italia, basato principalmente a Roma.

Tutto ciò in totale coerenza con la strategia di BT che persegue una continua e sostanziale revisione tecnologica/organizzativa finalizzata ad un modello di gestione efficace del servizio fornito al cliente”.