(AGENPARL) – Roma, 30 set – “Priorità all’introduzione della clausola sociale quale garanzia concreta di salvaguardia dei livelli occupazionali nel settore dei call center”.
Questa la proposta da applicare con più urgenza secondo la Sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova che oggi ha esposto criticità e soluzioni percorribili, durante l’audizione sulle forme contrattuali nel settore dei call center, in commissione Lavoro alla Camera.
“Questo è un momento senza dubbio delicato e il governo ha tutta l’intenzione di svolgere un ruolo attivo – ha precisato Bellanova – e sulle numerose e delicate vertenze che interessano il comparto dei call center il Ministero del lavoro quotidianamente si adopera al fine di arginare il più possibile le conseguenze dannose provocate dalla crisi”.
“Nei call center– spiega l’onorevole – la continuità dei rapporti di lavoro è messa in continua discussione dal succedersi di aziende nell’erogazione del servizio allo stesso cliente, oltre che dalle ricorrenti pratiche di dislocazione degli appalti in territori extracomunitari. Tenendo conto di questi aspetti, nonché delle istanze che parti sociali e datoriali avanzano alle istituzioni, ritengo sia necessario percorrere nuove strade, che portino a soluzioni possibili”.
“Con la clausola di salvaguardia – precisa l’onorevole Bellanova – l’obiettivo è di estendere le tutele previste dal codice civile (art. 2112) in caso di trasferimento d’azienda anche alla categoria dei lavoratori dei call center, come avviene, ad esempio, nel settore delle pulizie. L’applicazione di questo istituto comporta la prosecuzione del rapporto di lavoro con il nuovo appaltatore, con tutte le garanzie che ne derivano”.
“Peraltro il settore degli appalti – ha voluto sottolineare Bellanova – è quello che forse più di altri alimenta il contenzioso giudiziario, e un intervento che individui come criterio di selezione l’offerta “economicamente più vantaggiosa” invece che l’offerta del “prezzo più basso” cambierebbe significativamente le cose”.
“Dal punto di vista giuridico – continua la sottosegretaria – una difficoltà oggettiva di intervento è determinata dal fatto che molti paesi in cui le società decidono di delocalizzare il servizio sono extraeuropei, e ciò, per adesso, comporta l’impossibilità di appellarsi al rispetto di regole o direttive europee. Prima di trovare soluzioni anche a questo aspetto, è bene conoscere l’esistenza di una norma che prevede che il cittadino italiano che effettua o riceve una chiamata sia informato preliminarmente sul paese estero da cui parla l’operatore, e può chiedere di parlare con un operatore collocato sul territorio nazionale”.
“Certo, gli aspetti su cui si deve intervenire sono diversi, e anche a questo serve l’Osservatorio attivato dal governo per individuare gli interventi urgenti, e questi – conclude l’onorevole – devono intanto riuscire a evitare la giungla nei rapporti di lavoro.”