06 dicembre 2013

Call center, delocalizzazioni e perdita dei posti di lavoro: la Cgil catanese ricevuta a Roma dalla commissione Lavoro


"Ora abbiamo detto tutto quello che serviva affinché il fenomeno delle delocalizzazioni all'estero dei servizi di call center venga compreso in tutta la sua drammaticità. Il presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati Cesare Damiano ci ha ascoltati con attenzione e siamo fiduciosi sugli sviluppi".
La Cgil, la Slc, il Nidil e l'Inca Cgil di Catania possono dirsi soddisfatti, almeno in questa prima fase. Il "faccia a faccia" con chi può contribuire a cambiare concretamente lo stato di cose a proposito di call center e  trasferimento dei servizi all'estero, a discapito del lavoro di migliaia di addetti che negli ultimi anni hanno sviluppato professionalità sicure e di alto livello, si è tenuto a Roma. Sono sempre più numerose le aziende committenti , anche titolari di concessioni governative, che in quest'ultimo periodo stanno trasferendo all'estero importanti commesse di call center presso le quali  hanno trovato lavoro migliaia di nostri giovani. Posti che adesso possono essere classificati "a rischio". Per segnalare questo stato di allarme occupazionale, e con lo scopo di trovare soluzioni concrete al problema, il 4 dicembre scorso una delegazione della Cgil di Catania composta da Giovanni Pistorio della segreteria provinciale della Cgil, Davide Foti segretario Slc Cgil, Giuseppe Oliva segretario Nidil Cgil e Vincenzo Cubito direttore Inca Cgil, assistiti dall'avvocato Fulvio Castelli il cui studio legale ha elaborato una dettagliata relazione tecnica sulla delocalizzazione ed i rischi per la privacy, sono stati ricevuti in audizione alla Camera dei Deputati dal presidente della Commissione Lavoro  Cesare Damiano , dal deputato Luisa Albanella componente della Commissione Lavoro  e promotrice dell'incontro, e dal capo della segreteria politica del Presidente della Commissione Lavoro, Giovanni Battafarano.
Nella sola provincia di Catania sono circa 3000 i lavoratori dei call center con contratto tempo indeterminato e, variabilmente, da 6000 a 10.000 i lavoratori a progetto. Ma il settore rischia l'imminente tracollo a causa del "massimo ribasso" applicato dalle committenti- e ciò non tiene conto del reale costo del lavoro-  e della delocalizzazione all'estero delle attività. Nel corso della riunione durata,  quasi due ore, sono stati esposte le principali criticità del settore e sono state avanzate numerose proposte. "Soprattutto è emerso che la delocalizzazione di attività verso paesi extraeuropei , oltre che a far perdere posti di lavoro , laddove le norme sulla tutela e sul  trattamento e la conservazione dei dati personali non sono omogei a quelli in vigore nel nostro paese, mette a rischio privacy e la sicurezza dei cittadini italiani i cui dati (identità e dati fiscali) vengono spesso spregiudicatamente  visionati e tracciati", spiegano i rappresentanti sindacali.
Un altro elemento di criticità del settore risiede nel sistema di aggiudicazione delle commesse vengono ancora assegnati attraverso il sistema del massimo ribasso, non permettendo quindi di tutelare il costo del lavoro. Tutto ciò è avvenuto nonostante gli sforzi  per il cambiamento da parte della Commissione per i call center insediata dall'allora Ministro Damiano nel biennio 2006/2008, la cui attività fu però interrotta dal caduta del governo nazionale . Alla fine dell'audizione è stato delineato un percorso politico-sindacale a breve termine per mettere in atto tutta una serie di misure per prevenire la perdita dei posti di lavoro e per rafforzare il perimetro della tutela dei dati sensibili dei cittadini italiani ripartendo da dove l'ottimo svolto  nel corso del 2006/2008 che ha permesso la stabilizzazione di lavoro a tempo indeterminato per 24.000 lavoratori.