21 settembre 2013

Rendete effettivo il congedo parentale ad ore!

Gentile On. Boldrini,
mi chiamo Gloria e sono una donna e una mamma. Ho deciso di scriverLe avendo notato che sul suo sito personale vengono messe in evidenza le problematiche legate alle diseguaglianze di genere ed alla condizione femminile in Italia.
Sono una madre lavoratrice, una delle "fortunate", considerato che le donne lavoratrici nella penisola sono una minoranza (ebbene si, meno del 50% di coloro che potrebbero farlo!). Tra queste il 50% circa è senza figli, l'altro 50, di cui io faccio parte, vive la propria esistenza alla stregua di un equilibrista a causa di una cronica mancanza di servizi dedicati all'infanzia e di una scarsa attenzione alle esigenze di conciliazione tra i tempi di lavoro ed impegni familiari.
Sempre più spesso mi capita di conoscere madri come me che hanno dovuto scegliere tra lavoro e maternità, tra occuparsi dei propri figli ed avere una vita lavorativa accettabile. Una situazione sconosciuta nei Paesi che io definisco più civili dell'Italia, come quelli nordici, nei quali fin dagli anni ‘70 la conciliazione è stata un cavallo di battaglia, anche per assicurare una maggior parità tra i sessi.
A fine 2012 è stato introdotto in Italia, con il decreto Salvainfrazioni (d.l 216/2012), il congedo parentale ad ore, che è stato sbandierato dal Governo di allora come una grande conquista per le donne ed il tema della conciliazione. Il ministro con delega delle pari opportunità di allora - Elsa Fornero - ne aveva parlato in modo molto positivo omettendo che per la fruizione, nonostante la legge sia operativa dal 1/1/2013, si sarebbe dovuto aspettare il rinnovo dei contratti di categoria.
Infatti nel decreto si stabilisce che:
"1-bis: La contrattazione collettiva di settore stabilisce le modalita' di fruizione del congedo di cui al comma 1 su base oraria, nonche' i criteri di calcolo della base oraria e l'equiparazione di un determinato monte ore alla singola giornata lavorativa...".
Nella maggior parte dei casi, come nel mio (CCNL bancari) non è assolutamente possibile fruire di questi permessi ad ore, pechè il contratto collettivo scade nel 2015. Anche gli uffici dell'Inps confermano che è necessario il via libera del contratto di categoria.
Io mi chiedo allora: perchè viene detto che è stato introdotto il congedo parentale ad ore se poi la realtà in pratica non lo permette?
Le chiedo di fare qualcosa affinchè venga subito resa effettiva la modalità di fruizione a prescindere dai Contratti di Categoria.
Cordialmente
Gloria Unida

NOTA A MARGINE
Ho 38 anni, sono sposata e madre di una splendida bimba di 3 anni. Vivo a Cagliari e da 12 anni lavoro nel settore bancario. Da quando è nata mia figlia ho iniziato ad occuparmi del tema della conciliazione tra tempi di vita familiari e vita lavorativa. È sempre difficile più difficile, soprattuto negli ambienti lavorativi, avere una vita professionale soddisfacente senza penalizzare i propri affetti. Negli altri paesi d'Europa, in particolare in quelli nordici, ho notato delle abissali differenze rispetto all'Italia. Alla fine mi è stato chiaro capire il motivo della bassa natalità nel nostro paese. Non ci sono degli adeguati strumenti legislativi che favoriscano la conciliazione, il part-time o il telelavoro. La mancanza di un congedo obbligatorio per i neo-papà comporta una discriminazione al momento dell'assunzione da parte di qualsiasi datore di lavoro. E' sempre più frequente che le madri debbano scegliere tra lavoro o famiglia.
Gloria Unida