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Una maratona di ballo. Coppie di disperati a danzare per giorni e giorni, con l’obiettivo di rimanere in piedi fino all'ultimo per vincere il premio di 1.500 dollari. Accade in un film ambientato nell’America degli anni ’30, nel pieno della grande depressione. “La stessa maratona estenuante che oggi corrono tantissimi giovani e pensionati”. Sceglie una metafora cinematografica il segretario generale della Slc Cgil, Massimo Cestaro, per aprire la relazione al quinto congresso della categoria (subito dopo un bel documentario di Roberto Orazi) che si svolge a Perugia dal 2 al 4 aprile alla presenza di circa 500 delegati.
La parola chiave è “inclusione”, a tutti i livelli. Come del resto è nel Dna di questa categoria, nata nel 1996 per organizzare settori diversi ma allo stesso tempo collegati: produzione culturale, emittenza, editoria e carta, telecomunicazione, servizi postali. Non a caso, Cestaro propone subito di aderire all’appello di scrittori e intellettuali turchi, primo firmatario Orhan Pamuk, a difesa della libertà di informazione. “Il blocco totale di twitter e youtube – afferma – è conseguenza della nuova legge su Internet, un passo indietro e un'inaccettabile violazione del diritto alla libertà di parola”.
Venendo ai temi di casa nostra, “serve un salto di qualità nel livello culturale del Paese ed è per questo che da anni difendiamo testardamente tutti i nostri settori”. Ribadita la richiesta al governo di dare vita a una cabina di regia tra i ministeri della Cultura, del Lavoro e dello Sviluppo per un piano industriale complessivo: “Il responsabile del Mibac, Dario Franceschini, ha dichiarato di avere la consapevolezza di essere seduto nel dicastero più importante per l’economia del Paese. Vorremmo sperare che abbia anche il desiderio di ascoltarci”.
Poi ci sono le note più o meno dolenti, Telecom, Rai e Poste. A partire dall'emittenza pubblica "sotto attacco sia dall'esterno sia dall'interno". Attacchi che non sono finiti, osserva il sindacalista: "Basti pensare al tentativo di esplicitare con il contrassegno, e quindi separare, i programmi sostenuti interamente dal canone da quelli sostenuti dalla pubblicità. Preoccupa poi – aggiunge il segretario Slc – la scelta di ridurre il numero delle sedi regionali, scelta che sembra rientrare nella spending review di Cottarelli, ma di cui non abbiamo traccia nel piano industriale e di riassetto aziendale conseguente. Da anni sosteniamo l'esigenza di una profonda riforma, a partire dalla sua governance". E in ogni caso il servizio pubblico radiotelevisivo "va difeso da ogni ingerenza dei partiti”.
Ancora più diretto il riferimento al caso Poste Italiane. “Se dovesse venire meno il controllo pubblico, non esiteremmo a mettere in campo tutte le iniziative di contrasto necessarie, compreso il ricorso a un referendum popolare a tutela del servizio pubblico universale. Dopo la privatizzazione di Telecom, è del tutto normale avanzare serissime preoccupazioni sul nuovo assetto di Poste, pur essendo, formalmente, due società diverse. Voglio dire con chiarezza – sottolinea il segretario Slc – che non abbiamo alcuna fiducia nei grandi esponenti del capitalismo nostrano”.
Non mancano, ovviamente, passaggi più sindacali. “Pretendiamo che i prossimi rinnovi contrattuali estendano garanzie e tutele anche al mondo del lavoro con rapporti di lavoro precario". Anche qui, dunque, ritorna centrale il tema dell’inclusione. E per questo a Cestaro non piacciono le modifiche ai contratti a termine e all’apprendistato introdotte dal governo Renzi ("aumenteranno ancora la precarietà”). Quanto alla rappresentanza, “non posso non rilevare la novità introdotta dal Testo unico dello scorso 10 gennaio. Con la massima onestà - osserva - davvero mi sfuggono le ragioni delle critiche così aspre che continuano ad arrivare soprattutto dal gruppo dirigente della Fiom e dal suo segretario”.
Infine un pensiero rivolto al governo e più in generale al clima ostile al sindacato che monta negli ultimi tempi: “Se le istituzioni non riconoscono il ruolo fondamentale svolto dai corpi intermedi della società, si riduce lo spazio della democrazia e del dialogo sociale e finisce che la parvenza di risposta ai bisogni materiali più drammatici è nella violenza dei forconi. Renzi e il suo governo – conclude il leader Slc - devono sapere che la Cgil è una forza sana del Paese. Se si vuole cambiare in profondità, si devono scegliere anche i compagni di viaggio giusti”.