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No delocalizzazioni Day: la manifestazione dei lavoratori dei call center Sempre più operatori hanno iniziato a spostare i servizi di call center fuori dai confini nazionali: Albania, Romania, Tunisia. Adesso sono circa 80mila i lavoratori di questo settore, sparsi per tutto il territorio nazionale, che non hanno certezze. Tagli ai salari, casse integrazioni e anche licenziamenti. Ma i lavoratori dei call center hanno deciso di dire basta: per questo scenderanno in piazza il 4 giugno a Roma per una manifestazione nazionale che li vedrà tutti insieme.
No Delocalizzazioni Day: così è stata chiamata la giornata di mobilitazione, organizzata nello stesso giorno in cui imprese e sindacati del settore hanno ottenuto un tavolo con il ministero dello Sviluppo.
La maggior parte di queste imprese si trova al sud: Taranto, Reggio Calabria, Catania. Aziende e sindacati chiedono di intervenire per evitare i ribassi e avere degli incentivi pubblici, in modo da non costringere alle delocalizzazioni. Delocalizzare significa anche abbassare la qualità del servizio: lo fa notare la Slc Cgil, sigla del settore. Senza contare che in questi casi c'è anche il rischi privacy: il sindacato ricorda che c'è una normativa dell'Unione europea che impone ai call center di affidare i servizi solo a paesi dell'Ue in modo che i dati dei clienti non viaggino troppo al di fuori dei suoi confini.
Sono tutte le sigle confederali del settore a scendere in piazza il 4 giugno, un vero e proprio sciopero congiunto. Per questo sono a lavoro per promuovere la mobilitazione anche attraverso i social network, su cui è stato diffuso un video che cerca di spiegare con ironia che cosa sta succedendo nel mondo dei call center.