08 luglio 2010

Le "scatole cinesi" dei call center Un nuovo misterioso fallimento


Un'altra brutta storia di call center che chiudono e poi riaprono, in altre forme e asciugati di personale, liquidazioni, debiti. In questi giorni i 415 dipendenti della Best Contact Lazio (Bcl) si rigirano sconcertati tra le mani la lettera di licenziamento "per cessazione attività produttiva a Roma a seguito di perdita totale delle commesse". È firmata dal direttore generale Simona Guarino che negli stessi giorni si è adoperata nella compilazione di una discussa lista di 220 lavoratori. Sono i fortunati, tra i 415, riassorbiti da Call&Call, un altro call center che ha aperto da poco una sede nuova di zecca proprio a 200 metri dalla Bcl. Chi non è nella lista è fuori. E quindi in mobilità, fino a dicembre, con l'80% dello stipendio, per lo più non superiore ai mille euro.
Cosa fanno i call center
Gli ex dipendenti del call center sono sotto choc e preparano una denuncia in Procura. Troppi i punti oscuri. "In meno di 20 giorni abbiamo scoperto di non avere commesse e di aver perso il lavoro", raccontano esterrefatti. Ma le commesse, dicono, non sono diminuite: sono transitate quasi tutte alla Call&Call. Si parla di CartaSì, Banca Fideuram, Ucifin del gruppo UniCredit, Finemiro del gruppo Intesa SanPaolo, Bnl, Ace, Mediaset e altre, cioè il cuore della Bcl, specializzata nell'assistenza ai clienti di società del settore bancario e finanziario. E poi la lista: con quali criteri è stata compilata? "Simpatie e parentele", ripetono. Terzo elemento di denuncia: la liberatoria imposta ai 220 fortunati, fatta firmare in azienda e non in sede sindacale, con cui i ripescati rinunciano a qualsiasi rivalsa legale nei confronti delle aziende committenti e in particolare di CartaSì. Alcuni lavoratori sono in causa da anni con CartaSì, firmataria di un accordo con i sindacati nel 2004 che la impegnava ad assumere dalla Bcl i lavoratori in appalto. Su 415 persone, quasi 200 si occupavano ogni giorno dei clienti della carta di credito.
Ma c'è di più. Fino ad otto mesi fa e per cinque anni, Bcl si chiamava Banking&Financial Services (Bfs), direttore Giampaolo Gualla e ad Mauro Lancellotti, lo stesso ad di Omnia Service Center, altro call center fallito e ubicato nello stesso palazzo della Bfs, in via Staderini 93 (Tor Tre Teste). Nell'autunno 2009 il 75% della Bfs viene ceduto senza spiegazioni ("Lancellotti si è stancato dell'attività", avrebbe riferito la Guarino ai lavoratori), al gruppo Omega, il killer dei call center, la scatola finanziaria specializzata nell'inglobare società e portarle al fallimento, quello che ha acquisito Agile da Eutelia a un euro un anno fa e poi ha licenziato mille lavoratori. Ebbene, il meccanismo si ripete: Omega acquista Bfs e le cambia nome due volte, prima Gilla e poi Best Contact Lazio, e secondo i lavoratori "svuota le casse anche aumentando i costi (negli ultimi mesi sono state fatte decine di assunzioni a tempo indeterminato) e poi dichiara la liquidazione e il passaggio a Call&Call", società dell'imprenditore Umberto Costamagna che pochi mesi fa ha salvato un altro call center, quello delle mamme di Pistoia, sempre del gruppo Omega e sempre in fallimento. Risultato: i lavoratori di Bcl perdono, assieme al posto di lavoro, tutti i diritti acquisiti: scatti di anzianità, ferie, Tfr e gli stipendi degli ultimi due mesi
VALENTINA CONTE

Call Center: 3° Rapporto Slc Cgil, persi 8 mila posti di lavoro e 12.000 a rischio. Il Governo convochi tavolo.

Ufficio Stampa SLC - CGIL - Nazionale
Barbara Perversi
Nell'ultimo anno si sono persi oltre 8 mila posti di lavoro, altri 12 mila sono a rischio se non si avvia una politica di sviluppo all'altezza dei problemi e se non si contrastano le gare al massimo ribasso e le aziende che alimentano il dumping. Questa la situazione nei call center italiani, da anni in molti casi e territori (soprattutto al Sud), l'unico settore dove un giovane, anche laureato, può trovare lavoro". Questa, in sintesi, la fotografia che emerge dal Terzo rapporto sull'occupazione nei call center presentato da SLC-CGIL, il principale sindacato del settore, che avanza proposte specifiche (al Governo, alle Regioni, alle imprese committenti, alle imprese di call center) chiedendo la convocazione di uno specifico tavolo.
"La gravità della situazione, la ripresa forsennata di gare al massimo ribasso da parte di committenti privati e pubblici (da ultimo le gare di Enel, Poste, di diversi importanti comuni) e di fenomeni spudorati di dumping, il fallimento di due importanti realtà imprenditoriali nel mondo dei call center (con la perdita di alcune migliaia di posti di lavoro) e l'assordante silenzio del Governo a cui da oramai quasi un anno chiediamo inutilmente di aprire un tavolo per la crisi del settore, ci hanno spinti ad anticipare la pubblicazione del rapporto 2010 (i dati si fermano di fatto alle ultime rilevazioni del 20 settembre). Speriamo che scuota le coscienze". Così dichiara, presentando il rapporto, Alessandro Genovesi della Segreteria Nazionali di SLC-CGIL..
"Dopo tante discussioni e dopo che tanto SLC-CGIL quanto l'associazione delle imprese di call center (Assocontact-Confindustria) hanno avanzato proposte specifiche, molte anche in comune, ci auguriamo ora che - essendo finalmente terminata la vacatio - il neo Ministro On. Romani e il Presidente del Consiglio possano aprire un tavolo ufficiale per costruire una politica di sistema in grado di salvare gli oltre 12 mila posti di lavoro a rischio e stabilizzare un settore che ne occupa oltre 65 mila (per la maggioranza giovani donne meridionali)".
"Gli 8000 posti persi forse si sarebbero potuti salvare con una politica industriale per il settore degna di questo nome. Ci auguriamo - continua Genovesi - che non servano ulteriori 12 mila nuovi disoccupati, ragazze e ragazzi a cui la crisi sottrae futuro e speranza, perché il Governo faccia la propria parte. Come Sindacato siamo non da oggi pronti a dare il nostro contributo, così come siamo certi lo siano tanti imprenditori seri del settore. Al Governo e alle grandi imprese committenti dimostrare però che il futuro di questi ragazzi è tema importante su cui impegnarsi tutti".