Da donna e da parlamentare regionale sento oggi la doppia amarezza di dover registrare con indignazione l’ennesimo fatto di cronaca, grave, gravissimo, di violenza subita da una donna, bruciata viva dal proprio ex compagno e ridotta in fin di vita e invocare, ancora, un’assunzione di responsabilità da parte di tutti ancora troppo lontani dall’aver compreso, forse, la gravità del fenomeno della violenza dentro le mura domestiche.
La battaglia contro ogni forma di sopraffazione fisica e psicologica subita dalle donne non appartiene solo alle forze dell’ordine e alle associazioni di volontariato, ma prima di tutto alle istituzioni. Per quanto attiene al mio ruolo di parlamentare regionale ricordo di avere presentato un disegno di legge che aveva la sola ambizione di superare un gap con le altre regioni italiane, dove la tutela e la inviolabilità delle donne vedono quanto meno un’assunzione di responsabilità formale. Dopo il passaggio fondamentale in commissione Bilancio quel disegno di legge, trasversale, votato e migliorato da più parti politiche, è rimasto fermo lì, perfino con una spesa di bilancio prevista di quasi 500 mila euro. Evidentemente le logiche maschiliste hanno fatto sì che ancora una volta prevalesse il principio per cui certe questioni possano attendere rispetto ad altre considerate prioritarie. E attendiamo, ancora, una legge che diventi strumento nelle mani delle associazioni, impegnate in prima linea a fianco delle donne che quotidianamente subiscono maltrattamenti e discriminazioni.
Quattro gli assi portanti della legge: la costituzione di un Osservatorio Regionale per il monitoraggio degli episodi di violenza, attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati forniti dai centri antiviolenza, dagli enti locali e dai servizi territoriali, al fine di realizzare una sinergia tra i soggetti coinvolti e di armonizzare le varie metodologie d’intervento adottate nel territorio, la creazione di una rete che veda il coinvolgimento degli ospedali, delle asp, ma anche delle scuole e delle forze dell’ordine, lo stanziamento di risorse per l’inserimento lavorativo delle vittime di violenza con la possibilità di finanziare microcrediti per attività autonome, il sostegno ai centri antiviolenza, con l’istituzione di nuovi, in modo che ve ne sia almeno uno in ogni provincia e case di accoglienza.
Concetta Raia
Deputato PD all'ARS