Ufficio Stampa SLC - CGIL - Nazionale
Barbara Perversi
Nell'ultimo anno si sono persi oltre 8 mila posti di lavoro, altri 12 mila sono a rischio se non si avvia una politica di sviluppo all'altezza dei problemi e se non si contrastano le gare al massimo ribasso e le aziende che alimentano il dumping. Questa la situazione nei call center italiani, da anni in molti casi e territori (soprattutto al Sud), l'unico settore dove un giovane, anche laureato, può trovare lavoro". Questa, in sintesi, la fotografia che emerge dal Terzo rapporto sull'occupazione nei call center presentato da SLC-CGIL, il principale sindacato del settore, che avanza proposte specifiche (al Governo, alle Regioni, alle imprese committenti, alle imprese di call center) chiedendo la convocazione di uno specifico tavolo.
"La gravità della situazione, la ripresa forsennata di gare al massimo ribasso da parte di committenti privati e pubblici (da ultimo le gare di Enel, Poste, di diversi importanti comuni) e di fenomeni spudorati di dumping, il fallimento di due importanti realtà imprenditoriali nel mondo dei call center (con la perdita di alcune migliaia di posti di lavoro) e l'assordante silenzio del Governo a cui da oramai quasi un anno chiediamo inutilmente di aprire un tavolo per la crisi del settore, ci hanno spinti ad anticipare la pubblicazione del rapporto 2010 (i dati si fermano di fatto alle ultime rilevazioni del 20 settembre). Speriamo che scuota le coscienze". Così dichiara, presentando il rapporto, Alessandro Genovesi della Segreteria Nazionali di SLC-CGIL..
"Dopo tante discussioni e dopo che tanto SLC-CGIL quanto l'associazione delle imprese di call center (Assocontact-Confindustria) hanno avanzato proposte specifiche, molte anche in comune, ci auguriamo ora che - essendo finalmente terminata la vacatio - il neo Ministro On. Romani e il Presidente del Consiglio possano aprire un tavolo ufficiale per costruire una politica di sistema in grado di salvare gli oltre 12 mila posti di lavoro a rischio e stabilizzare un settore che ne occupa oltre 65 mila (per la maggioranza giovani donne meridionali)".
"Gli 8000 posti persi forse si sarebbero potuti salvare con una politica industriale per il settore degna di questo nome. Ci auguriamo - continua Genovesi - che non servano ulteriori 12 mila nuovi disoccupati, ragazze e ragazzi a cui la crisi sottrae futuro e speranza, perché il Governo faccia la propria parte. Come Sindacato siamo non da oggi pronti a dare il nostro contributo, così come siamo certi lo siano tanti imprenditori seri del settore. Al Governo e alle grandi imprese committenti dimostrare però che il futuro di questi ragazzi è tema importante su cui impegnarsi tutti".