07 ottobre 2011

Lavoro dignitoso, il resoconto “Giornata del lavoro dignitoso”

A parità di lavoro, in termini di quantità e qualità, cambiano i diritti e dunque i compensi e la possibilità di poter contare su uno stipendio sicuro. Succede quando il lavoro è precario, o nero, o malretribuito e proprio stamattina anche alla Cgil di Catania si è celebrata la “Giornata mondiale per il lavoro dignitoso”.

Ma invece di dibattere solo in teoria di stipendi, di diritti alla maternità, di giuste pensioni, il sindacato catanese oggi ha preferito valorizzare le storie vere: sette ritratti di lavoratori che rispecchiano la realtà, nel bene e nel male.

Un gruppo di essi possono finalmente contare su contratti a tempo indeterminato, e dunque diritti pieni, contribuzioni pensionistiche, possibilità di pianificare finalmente una famiglia. L'altro comprende coloro che tra i giovani rappresentano la maggioranza, e cioè i precari inquadrati nel migliore dei casi con co.co.co, nel peggiore coinvolti in un sistema selvaggio e ricattatorio di lavoro nero.

Così Alexander Beraki, Budhoo Dhanmajay, Elisa Schinocca, Costanza De Vivo, Maria Luisa Zuccarello, Fabio Tasinato, Linda Scuderi hanno testimoniato la loro storia insieme al segretario del Nidil Cgil ( il sindacato dei lavoratori atipici) Giuseppe Oliva, ai segretari confederali della Cgil Pina Palella e Giovanni Pistorio, al segretario di Slc Cgil Davide Foti.

Diversi i toni e le prospettive dei neo assunti, come Alexander Beraki, uno degli ex cassintegrati di Sicilia consulting ex Ratio consulta, che da cassintegrato viene finalmente ricollocato in azienda. “Si tratta di un'assunzione a tempo indeterminato, che siamo riusciti ad ottenere grazie ad un lavoro sindacale certosino. Ho 31 anni, sono un operatore ma sto per specializzarmi all'università e dunque punto a terminare il mio percorso di studi in Scienze internazionali che prevede una carriera di diplomazia. Probabilmente lascerò Catania, ma lavorare con sicurezza è il primo passo a cui non posso rinunciare già in questa fase. Se è un lavoro sicuro al 100%? Non saprei. Dipenderà dal mercato”.

Elisa Schinocca, di 33 anni, Costanza De Vivo, 35, Linda Scudeir, di 37, hanno abbandonato le loro carriere senza prospettiva. Elisa era una precaria della scuola con tanto di laurea in Lettere (“in quattro anni ho lavorato in scuole private e con un piccolo rimborso spese al mese. In pratica non riuscivo neppure a pagarci le tasse”); Costanza è una sociologa (“Ho studiato fuori per questa laurea e poi sono tornata a Catania. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma mi sono ritrovata con una realtà più dura di quello che pensavo”). Linda racconta di avere fatto la bagnina e l'istrutttice sportiva, sempre in nero, a fronte di un titolo di studio che le avrebbe invece permesso di fare il tecnico di neurofisiopatologia. Oggi tutte loro hanno messo da parte il loro titolo e lavorano nel call center Almaviva: “Non è quello che speravamo di fare nella vita, ma è un lavoro sicuro e garantito e avremo finalmente diritto alla maternità”.

Nel gruppo di coloro che devono fare ancora i conti con una realtà molto difficile ci sono invece Maria Luisa Zuccarello, 32 anni, un passato molto recente di “assistente senza portafoglio”, come lei stessa si definisce, all'Università di Scienze della Formazione; era naturale che per lei, col tempo, si aprisse il mondo della ricerca. “Ma così non è stato. Gli stessi dottorati di ricerca sono senza borse, cioè si fanno gratis e da poco ho pure scelto di vivere da sola...”. Fabio Tasinato, studente di 24 anni, alle prese con i lavori saltuari e in nero nei pub catanesi: “La situazione è grave e generalizzata. Serve solo a mettersi un gruzzoletto da parte a fronte di un lavoro da tuttofare nei pub che quasi mai viene messo in regola. Si fa di tutto: dai tavoli ai servizi igienici. Si tratta di circa 30 euro per otto ore di lavoro”.

“A livello internazionale la giornata è quest'anno dedicata al superamento del lavoro precario.- spiega Oliva - Dal punto di vista dei lavoratori, la precarietà significa incertezza, imprevedibilità, e insicurezza del lavoro e del futuro. Molto spesso questi lavoratori non sono per nulla coperti dalle misure di protezione sociale e riscontrano molti ostacoli, normativi o pratici, per potersi organizzare sindacalmente”. Per Pina Palella: “La condizione dello sfruttato è anche psicologicamente complessa. Spesso il precario che viene malretribuito si chiude in sé stesso, cade nella trappola del fatalismo e in certi casi prova persino vergogna. Per questo oggi abbiamo voluto mettere a nudo una situazione che è sotto gli occhi di tutti ma di cui non sempre si parla come si dovrebbe”.

E gli esempi aziendali positivi? Quelli di Almaviva e di Ratio Consulta sono additati da Giovanni Pistorio e da Davide Foti come emblematici: “Almaviva ha fatto rientrare circa 500 lavoratori precari nel mondo del lavoro garantito nel giro di poco meno di un anno, così come aveva promesso. Ciò perché il personale già esistente, a tempo indeterminato, ha accettato una formula di orario flessibile che ha permesso all'azienda di fare nuove assunzion. iIn ratio Consulta, c'è stato il rientro di molto cassintegrati e se la Prefettura ci darà una mano, le condizioni del mercato locale rimarranno favoerevoli grazie a nuove commesse utili per l'azienda e il territorio stesso”.