"Il vostro debito non lo paghiamo". È stato questo il grido di battaglia dei giovani studenti di tutta Italia, scesi in piazza per dire no alla manovra e ai conseguenti tagli a scuola e università. È stato questo lo slogan anche a Catania, per un
corteo - che ha raccolto migliaia di giovani, 10mila secondo i promotori - organizzato dal Movimento Studentesco Catanese e dai collettivi delle scuole superiori: «C’è stata una larghissima adesione, superiore a ogni previsione - spiega
Matteo Iannitti, a nome del Movimento - I tagli alla Province e ai Comuni, stabiliti dall’ultima finanziaria, sebbene il Governo lo neghi, hanno colpito nuovamente la scuola e l’università. Ad andarci di mezzo saranno come sempre gli studenti, a cui
saranno negati degli istituti scolastici dignitosi, le borse di studio, le mense, le residenze universitarie. Le giovani generazioni non possono pagare per le scelte sbagliate degli ultimi 40 anni di governo e di una politica economica europea
basata sul monetarismo. Noi il debito non vogliamo pagarlo, guardando all’esempio del Cile, dell’Islanda, della Spagna, degli Usa, in cui è altrettanto insorto il movimento degli "indignados". E con la manifestazione del 15 ottobre a Roma
capiremo se anche l’Italia, in questa particolare congiuntura, è pronta per manifestare, con i suoi "indignati"».
di Alessandra Belfiore
Alexander Beraki, 31 anni, è uno degli ex cassintegrati di Sicilia consulting ex Ratio consulta, e da lunedì torna al lavoro in azienda. «Si tratta di un’assunzione a tempo indeterminato, che siamo riusciti ad ottenere grazie ad un lavoro sindacale certosino. Abbiamo combattuto, ci siamo rimessi in gioco, abbiamo tenuto duro anche se ancora aspettiamo l’indennità di cassa integrazione. E alla fine, in qualche modo abbiamo vinto. Probabilmente lascerò Catania, visto che sto per terminare
il mio percorso di studi in Scienze internazionali che prevede una carriera di diplomazia. ma lavorare con sicurezza è il primo passo a cui non posso rinunciare».
Budhoo Dhanmajay è mauriziano, ha 43 anni ed è il più "anziano" del gruppo che ha scelto di raccontarsi. Ne ha viste di tutti i colori dal 1989 quando, ventunenne arrivò a Catania. «Ma ora - dice - sono un lavoratore ed un extracomunitario perfettamente in regola. Diciamo che ne ho fatto una scelta di vita e non accetto alcun incarico senza che mi facciano un regolare contratto». Ma siccome Budhoo Dhanmajay ha imparato a sue spese come «va il mondo» e come chi arriva da altri Paesi possano avere la vita difficile a Catania, rischiando sfruttamenti di tutti i tipi, si è dato da fare per aiutare anche i connazionali. E’ sua l’idea della «Mauritian society of Catania», con sede in via Giuffrida 28 (info al 348-7508830) «dove cerchiamo di aiutare legalmente, ma anche rivolgendoci alle ambasciate i mauriziani a Catania ma anche i rappresentanti di altre etnie che si rivolgono a noi».
Elisa Schinocca, 33 anni ha alle spalle una laurea in lettere. «Fino a qualche tempo fa dicevo orgogliosamente con 110 e lode, ma ora non ci credo più neanche io. Per me non c’è spazio nè a scuola, nè in biblioteca, nè nelle case editrici, nè nelle
librerie, anche se le ho tentate tutte. Ho anche qualche esperienza in scuole private, ma è stato un disastro, in quattro anni ho avuto un piccolo rimborso spese al mese e in pratica non riuscivo neppure a pagarci le tasse». Ora Elisa è stata da poco assunta in Almaviva. «Un lavoro dignitoso, finalmente. Non ci speravo quasi più».
Maria Luisa Zuccarello, 32 anni. Alle sue spalle una laurea in Scienze dalla Formazione e un dottorato in Formazione. Ma anche un passato molto recente di «assistente senza portafoglio», all’Università; era naturale che per lei, col tempo, si aprisse il mondo della ricerca. «Ma così non è stato. Gli stessi dottorati di ricerca sono senza borse, cioè si fanno gratis. Me la sono cavata con contrattini sempre attinenti al mio curriculum con cui però ho costruito ben poco. Vorrei prendere in mano la mia vita, ma come si fa a pensarsi donne o madri in questa situazione?».
Fabio Tasinato, 24 anni. E’ studente nella facoltà di Scienze politiche. «Appartengo alla ampia fascia di studenti che riempiono le fila dei pub catanesi. Dove lavorano in modo precario e in nero, senza prospettive. La situazione è grave e generalizzata. Serve solo a mettersi un gruzzoletto da parte a fronte di un lavoro da tuttofare quasi mai messo in regola. Si fa di tutto: dai tavoli alla ripulitura dei servizi igienici. Pagati 30 euro per otto ore di lavoro. Eppure non è un capriccio.
Per molti fuorisede anche un "lavoretto" è essenziale per integrare i soldi che arrivano dalle famiglie».
Carmela Linda Scuderi ha 37 anni. Racconta di avere fatto la bagnina e l’istrutttice sportiva, sempre in nero, a fronte di un titolo di studio che le avrebbe invece permesso di fare il tecnico di neurofisiopatologia. «Ad aprile, finalmente, un contratto
vero nel call center Almaviva. Non è quello che speravo di fare nella vita, ma è un lavoro sicuro e garantito. Che bello potere programmare il futuro! Che bello non dovere più scegliere fra lavoro e vita privata! Che bello non dipendere da rinnovi continui, anche mensili, basati su giudizi spesso neanche oggettivi... ».
Nota di redazione:
Nella foto, Giuseppe Oliva Segretario Generale NIdiL CGIL