16 novembre 2011

QUALE FUTURO PER I SERVIZI POSTALI IN ITALIA?

A febbraio di quest’anno, SLC CGIL denunciò pubblicamente il fatto di aver appreso dalla stampa la notizia che il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e l’AD di Poste Italiane ing. Sarmi avevano sottoscritto nel novembre 2010 il Contratto di Programma che regola per il triennio 2009/2011 i rapporti tra lo Stato e la Società.

Denunciammo il fatto che dei contenuti di quel Contratto nulla era stato portato a conoscenza delle OO.SS., Nonostante fosse stato da poco sottoscritto un importante accordo sulla riorganizzazione dei Servizi Postali e manifestammo nell’isolamento più assoluto tutta la nostra preoccupazione di fronte all’impatto disastroso che lo stesso avrebbe prodotto su circa 10milioni di utenti e 5.000 lavoratori.

Sostenemmo che si stava tradendo lo spirito del servizio universale (come previsto dalla Direttiva europea 2008/6/CE e dal Dlg che la recepisce) che prevede che l’erogazione del servizio debba essere garantita a tutti i cittadini, in qualsiasi luogo, per almeno 5 giorni a settimana, sentendoci dire che facevamo terrorismo psicologico.

Oggi il nostro "terrorismo psicologico", oltre che essere stato avallato dall’ex governo Berlusconi, ha l’assenso del Cipe e attende solo l’ok di Bruxelles.

Questo significa che

circa 10 milioni di utenti potranno ricevere la posta (giornali compresi) un giorno si ed uno no , venendo di fatto trattati come cittadini di serie A o di serie B in base alle caratteristiche del territorio in cui vivono, ma significa anche che l’azienda, applicando il meccanismo di consegna della posta a giorni alterni nei territori con meno di 200 abitanti per chilometro quadrato metterà a rischio altri 5.000 posti di lavoro, che si sommerebbero ai 6.000 esuberi gestiti nel 2010 attraverso un sofferto accordo sindacale.

E’ evidente che in una situazione in cui i problemi registrati sulla gestione del recapito sono centinaia, aggiungere ulteriori tagli al servizio determinerebbe il tracollo definitivo di un settore già in crisi.

Così come è evidente che non tutto è imputabile al calo dei volumi di traffico.

Abbiamo recentemente assistito in Umbria al fallimento del Progetto Pacchi, che stimiamo possa essere costato a Poste Italiane circa 800mila euro, fallimento "certificato" dalla bocciatura dell’Authority. Quest’ultimo nulla ha a che vedere con il mercato, trattandosi piuttosto di un pasticcio figlio di madornali errori di valutazione e di una approssimativa gestione del servizio offerto.

Proprio per scongiurare il reiterarsi di fenomeni del genere, alla luce dei problemi e dei disservizi quotidianamente registrati sul territorio nazionale e con le prospettive annunciate da un Contratto di Programma che la nostra Organizzazione osteggia da sempre, riteniamo necessario tornare al tavolo con l’Azienda per discutere dell’intero sistema che, è evidente, così non funziona.

p. la Segreteria Nazionale SLC CGIL

Barbara Apuzzo