14 novembre 2011

Telecom: Non in dubbio accordo sindacati

(ANSA) - Mentre i competitor di Telecom, come Telefonica, annunciano tagli ai costi del lavoro per ora il tema non deve preoccupare i dipendenti del gruppo di Franco Bernabe' ma il nodo potrebbe tornare l'anno prossimo. ''Abbiamo un accordo coi sindacati che scade l'anno prossimo e non viene rimesso in discussione. Il settore - risponde cautamente Bernabe' a una domanda sul tema - richiede continue nuove efficienze, sara' necessario porre il problema ai tavoli giusti''.

Telecom batte le stime. In aumento i dividendi - di Antonella Olivieri -

Telecom archivia i primi nove mesi dell'anno con risultati superiori alle attese degli analisti e in Borsa il titolo rimbalza del 5,3% a quota 0,89 euro. Non fosse stato per la svalutazione degli avviamenti, che l'impairment test di giugno aveva imposto per 3,18 miliardi, l'utile netto del periodo avrebbe evidenziato una crescita dell'8,6% a 2 miliardi. Invece il dato è negativo per 1,2 miliardi, ma il presidente Franco Bernabè ha ribadito che questo non influenzerà la politica di distribuzione dei dividendi (promessi in progressivo aumento), confermando inoltre, alla luce dei risultati raggiunti, i target indicati per l'intero 2011.

Dunque, nei primi nove mesi dell'esercizio in corso i ricavi sono aumentati del 10,9% a 22,06 miliardi (+1,9% l'incremento 'organico'): la variazione del perimetro di consolidamento, riferibile in particolare a Telecom Argentina (21,1% la quota Telecom), apporta 1.707 milioni di euro in più. L'Ebitda sale dell'8,3% a 9,17 miliardi (-1% la variazione a parità di perimetro), mentre l'Ebit risente dell'abbattimento del goodwill, scendendo da 4,3 a 1,85 miliardi: senza la svalutazione straordinaria il risultato operativo sarebbe cresciuto del 4,9% a 5 miliardi. Il free cash-flow operativo aumenta di 1.073 milioni a 4.524 milioni: il confronto però è 'viziato' dalla vicenda Sparkle che l'anno scorso ha comportato un consistente esborso a favore del Fisco, senza il quale la differenza sarebbe stata ridimensionata a 684 milioni. Gli investimenti sono ammontati a 3,2 miliardi e arriveranno a 4,8 a fine anno.


Infine, l'indebitamento netto 'rettificato' è di 29,948 miliardi, calato di oltre 3 miliardi in un anno. Il dato contabile è di 30.250 milioni. Con il pagamento della prima rata delle frequenze Lte il debito netto rettificato è destinato a risalire a circa 30,7 miliardi per fine anno. Ma non ci sono preoccupazioni sul debito, ha assicurato il direttore finanziario Andrea Mangoni, dal momento che Telecom ha scorta di liquidità per 5 miliardi, in grado di coprire abbondantemente tutte le scadenze del prossimo anno anche se le condizioni di mercato dovessero essere proibitive. Il costo medio del debito, oggi al 5,4%, «non aumenterà», ha precisato il cfo, considerato che alla peggio il gruppo può comunque attivare linee di credito a condizioni prefissate. Per il prossimo anno è confermata la politica di rinnovare solo la metà degli importi in scadenza. Il terzo trimestre fornisce un quadro ancora più positivo. I ricavi sono saliti infatti del 12,6% a 7.516 milioni (+3,7% la variazione organica), l'Ebitda del 16,6% a 3.198 milioni (+0,8% l'incremento organico), l'Ebit del 32,7% a 1.888 milioni (+6,4% organico), l'utile netto del 32,7% a 807 milioni. I risultati confermano però l'andamento a doppia velocità di mercato domestico e Sudamerica. La posizione di ex-monopolista del primo offre margini più elevati, ma i ricavi sono in calo, anche se a un ritmo che fortunatamente sta rallentando. Brasile e Argentina, che complessivamente contano per il 35% dei ricavi e per il 24% dell'Ebitda, hanno margini inferiori, ma crescono a doppia cifra. Sul mercato domestico è in particolare il mobile a frenare, ma appunto con un trend in miglioramento: -6,5% i ricavi del terzo trimestre, rispetto al -7,6% del secondo e al -12% del primo. L'ad Marco Patuano ha però fare osservare che la flessione sarebbe stata contenuta nell'intorno del 4%, se non ci fosse stato nell'anno un calo delle tariffe di terminazione mobili del 20%.


Riguardo alla partnership con F2i, anticipata ieri da «Il Sole-24Ore», per cablare Milano 'verticalmente' (dai marciapiedi all'interno degli edifici), Bernabè ha sottolineato che il progetto approvato giovedì dal consiglio «è in linea con la nostra strategia di garantire la fibra ottica fino alle case», e che si vedrà se e come ampliare la collaborazione strada facendo. Per ora il progetto - che deve ancora essere finalizzato - riguarda solo la posa di fibra spenta nel capoluogo lombardo attraverso una newco, che sarà una pura utility, nella quale la partecipazione Telecom sarà al massimo del 40%, mentre la maggioranza sarà in mano al fondo di Vito Gamberale. Quanto alla crescita per linee esterne, sollecitata di recente dall'ad di Mediobanca Alberto Nagel, il presidente esecutivo di Telecom ha osservato che quest'anno è stato fatto abbastanza, aggiungendo che però lo scenario per il futuro è quello di un consolidamento del settore in Europa e che Telecom, quando sarà il momento, «uscirà vincitrice da questo processo». Nessun dossier allo studio, comunque, tanto meno su 3Italia: «Su questo - ha precisato - non abbiamo nulla da dire». Sul tavolo Romani, ormai tramontato, Bernabè ha osservato che è stato utile per focalizzare i problemi e individuare le possibili soluzioni, ma che oggi «è chiaro a tutti che la politica non può dettare i tempi della tecnologia».

Infine, per quanto riguarda La7, che sta registrando un'impennata di ascolti, Bernabè ne ha attribuito il merito all'indipendenza e autonomia dei giornalisti dell'emittente, confermando che in Italia esiste una domanda per un'informazione libera. La tv non è strettamente 'core' per il gruppo, ma Bernabè ha osservato che questo non significa che la si voglia cedere. Piuttosto, per sviluppare sinergie, sono possibili «partnership» con altri operatori, mantenendo l'indipendenza della rete.