Il 14 novembre si è svolto a Roma presso la sede di Unindustria l’incontro di procedura fra la In&Out e le Segreterie Nazionali, territoriali e le RSU di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UGL Telecomunicazioni.
Durante l’incontro è stato affrontato il tema della nuova procedura di licenziamenti collettivi aperta dall’azienda lo scorso 14 ottobre e riguardante 463 lavoratori presso la sede di Taranto e 392 lavoratori, con relativa chiusura della sede operativa, presso la sede di Roma via di Priscilla.
Secondo il management aziendale questi nuovi 855 esuberi sono da considerarsi strutturali. A riguardo l’azienda si è dichiarata indisponibile a perseguire la strada di ulteriori strumenti di ammortizzazione sociale, affermando di voler lavorare ad una soluzione definitiva dell’esubero. Secondo i responsabili aziendali non ci sarebbe nessuna possibilità di ricollocamento per i 392 lavoratori di Roma e, per quanto riguarda la sede di Taranto, l’unica soluzione percorribile sarebbe il passaggio da 6 a 4 ore giornaliere degli operatori. In questo modo, sempre secondo l’azienda, si interverrebbe strutturalmente sui costi di gestione e si realizzerebbe il rilancio dell’azienda. Rilancio che passerebbe attraverso una nuova strategia commerciale che abbassa i margini minimi richiesti dalla Corporate per partecipare all’assegnazione delle gare e attraverso un forte rilancio della presenza di TP nel mercato outbound, ciò al fine di aumentare i margini e contrattare con i committenti pacchetti completi “in\outbound”.
Riguardo alle notizie stampa sull’apertura a Taranto di call center dedicati all’outbound, l’azienda ha affermato di non aver rapporti diretti di proprietà con queste nuove strutture ma solo di affitto delle postazioni di lavoro.
Questa la posizione dell’azienda.
Come SLC-CGIL abbiamo dichiarato la assoluta contrarietà all’intera impostazione aziendale. Sulla decurtazione oraria per i lavoratori di Taranto così come sulla chiusura della sede con conseguente licenziamento dei colleghi di Roma l’opinione di parte sindacale non può essere più netta: in questo modo si avvallerebbe soltanto il ridimensionamento dell’azienda e non certo il suo rilancio. In un mercato molto fluido quale quello dei call center in outsourcing parlare di esuberi strutturali vuole semplicemente dire che l’azienda ha deciso di ridimensionarsi. Sono ormai quasi due anni che i responsabili aziendali parlano di nuove strategie commerciali ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: è troppo tempo ormai che In&Out non vince una gara importante in outsourcing, mentre continua ogni giorno di più ad aumentare le proprie quote di commesse outbound lavorate da personale a progetto. Tutto il contrario di quello che occorre fare per uscire dalla crisi! Al momento ancora non riusciamo ad intravedere i dichiarati benefici del rafforzamento della quota outbound nell’ottica del rafforzamento delle commesse inbound!
SLC-CGIL ha ribadito come non si possa parlare di esuberi strutturali: di strutturale, al momento, c’è solo la volontà dell’azienda a ridimensionare il proprio perimetro. L’unica strada seria percorribile è il rilancio dell’attività commerciale attraverso l’acquisizione di nuove commesse. Come sindacato abbiamo dimostrato in più occasioni di essere pronti ad intervenire sull’organizzazione del lavoro e dei processi per aumentare la competitività aziendale. Così come abbiamo, con chiarezza, dichiarato la nostra disponibilità a verificare soluzioni che portino ad una razionalizzazione non traumatica delle sedi operative su Roma. Occorre però che i responsabili di TP facciano la loro parte.
Durante l’incontro abbiamo in oltre ricordato all’azienda ed a Confindustria come, a procedure di licenziamento aperte, non sia lecito effettuare da parte aziendale interventi che modifichino in alcun modo i perimetri dichiarati in procedura. Occorre quindi che l’azienda smetta di spostare commesse e persone secondo criteri del tutto arbitrari.
La strada percorribile non può che essere quella di intervenire con ammortizzatori sociali che allentino la pressione sulle sedi, provando anche ad affiancare a questo strumenti di carattere gestionale che, sia chiaro una volta per tutte, non potranno che essere di carattere assolutamente volontario (è opportuno ricordare a tutti come qualsiasi intervento sulle condizioni contrattuali dei singoli lavoratori debba, necessariamente, essere accettato dal lavoratore con regolare transazione). Non saranno in alcun modo tollerate pressioni di alcun tipo sui lavoratori. Tutto questo, naturalmente, deve essere congiunto all’unica azione che, realmente, può mettere in sicurezza l’azienda: iniziare nuovamente ad acquisire commesse. Se qualcuno pensa di conservare semplicemente il lavoro che oggi è presente in azienda o si illude o ha in mente altri scenari per Teleperformance.
A questo punto l’azienda deve scegliere una volta per tutte quale futuro costruire. Le parti si sono aggiornate al prossimo 24 novembre, allorquando come SLC-CGIL ci aspettiamo che l’azienda dia risposte chiare, dichiarandosi sin da ora pronta ad una ulteriore stagione di mobilitazioni là dove Teleperformance dovesse confermare la propria volontà di ridimensionare il proprio perimetro.
La Segreteria Nazionale SLC-CGIL









