- Segretario Generale Emilio Miceli -
Roma, 28 Novembre 2011
In riferimento alla decisione adottata da Poste Italiane di utilizzare il casco elettronico in maniera sperimentale prima, per poi estenderne l’uso a tutti i portalettere, SLC CGIL ha già manifestato chiaramente e a tutti i livelli, la propria contrarietà, specificando che una discussione sull’argomento necessita di un approfondimento alla presenza di esperti di parte aziendale e sindacale. Prima di dare il via all’utilizzo di apparecchiature i cui effetti sulla salute non sono ancora del tutto chiari, è necessario infatti che siano dei medici a certificare l’assenza di qualsiasi effetto nocivo nei confronti di chi lo indossa.
Il fatto stesso che si parli di "sperimentazione", presuppone infatti che non ci sia una conoscenza approfondita sullo strumento che si intende utilizzare.
Abbiamo detto chiaramente che i portalettere non possono essere considerati delle "cavie", perché di questo parliamo dal momento che la società che dovrà occuparsi dell’allestimento dei caschi, la MRI, "avvierà in parallelo il processo di omologazione che porterà alla emissione di apposito certificato per
installazione di ricevitore su automezzo Liberty 125 di Poste Italiane per interfaccia con CPE".
Nessuna certificazione prima, dunque! Oltretutto, saranno i feed back somministrati ai portalettere che daranno un giudizio sulla efficacia del sistema.
Qual è dunque il vero obiettivo? Salvaguardare la salute dei lavoratori o far certificare da Poste Italiane che si tratta di un buon prodotto?
Inoltre, dobbiamo evidentemente ribadirlo ancora una volta, riteniamo che questo "casco elettronico" nasconda in realtà un sistema di controllo a distanza dei lavoratori, vietato dallo Statuto dei Lavoratori, se non regolato da accordo sindacale.
Alla luce di quanto ancora una volta esposto, non comprendiamo dunque come si possa citare la presentazione fatta ai componenti dell’Organismo Paritetico Nazionale per la Salute e la Sicurezza nei luoghi di Lavoro quale momento di confronto esaustivo per chiarire i dubbi circa la nocività sulla salute e il presunto controllo a distanza dei lavoratori.
Ricordiamo, in particolare su quest’ultimo punto, che non è l’OPN l’organismo deputato a dare il via a progetti di sperimentazione di questo tipo.
Quanto alle osservazioni che sembrerebbero non essere state ricevute dall’azienda, ci limitiamo a far presente che questa lettera ne rappresenta l’ennesimo esempio.
Rimaniamo dunque in attesa di una convocazione delle Segreterie Nazionali per chiarire quanto sopra.
Il Segretario Generale
Emilio Miceli