“Prima di tutto un pensiero alle vittime delle tragedie di questi giorni dovute alle alluvioni, un pensiero ai lavoratori dell'Enel deceduti e alle loro famiglie, ai tanti cittadini che spalano fango come succede ogni volta, in un Paese che si frantuma, che non è in sicurezza. Ennesima tragedia che ci parla di come è oggi il nostro Paese e di come invece bisognerebbe affrontare il futuro”. Ha voluto aprire così oggi il suo intervento conclusivo della manifestazione di Terni, il Segretario generale della CGIL, Susanna Camusso: “E' arrivato il momento di cambiare le politiche. Dopo un anno di governo dei tecnici è il tempo dei bilanci e siamo al disastro. Ma anche l'Europa deve invertire subito la rotta per evitare che si mandi in frantumi il sogno europeo con il declino”
25 milioni di disoccupati in Europa. Oggi, ha detto Susanna Camusso, nelle piazze d'Europa, i lavoratori e le lavoratrici stanno protestando per dire basta all'austerità, per dire basta a quelle politiche che stanno appunto rovinando il sogno europeo. Basti pensare ai 25 milioni di giovani disoccupati per capire ciò che sta succedendo. E questo è il dato che decreta meglio di tutti il fallimento delle politiche scelte finora. Ci piace invece ricordare che l'Europa è stata la grande risposta alla guerra, un'idea di pace, mentre oggi si fatica sempre di più fatica a ritrovare quell'idea di Europa. Ma la novità di oggi è che tutti i sindacati europei hanno deciso di scendere in piazza contemporaneamente. Per dire una parola sola: non si esce dalla crisi se non si riparte dal lavoro, dalla difesa e creazione del lavoro.
Può riemergere l'autoritarismo. “Vorremmo dire a questa Europa – ha detto Camusso dal palco di Terni – che siamo molto preoccupati per le scelte miopi che si stanno compiendo. Scelte che possono provocare il ritorno di tensioni e fantasmi, a partire dalla ricostituzione di gruppi neofascisti e neonazisti.” E anche questo è un effetto dell'abbandono dell'idea dell'Europa sociale e del lavoro
Chi vuole cacciare la Grecia affama un popolo. No dunque, alle scelte dei burocrati che rischiano di far riemergere l'autoritarismo. In una Europa, nobel della pace, si deve riprendere la costruzione di uno stato unico, uno stato sociale per rilanciare il sogno europeo. E per far questo – ha spiegato il Segretario Generale della CGIL, si deve cambiare politica, avere un'idea della politica dell'Europa.
Si deve cambiare registro e non possiamo accettare le lusinghe di chi oggi viene nelle piazze a dire che non ci sono state responsabilità, scaricando sempre le colpe su altri. “Oggi in 27 paesi d'Europa stiamo dicendo che per far vivere l'Europa bisogna cambiare politica e stiamo dicendo che chi vuole cacciare la Grecia dall'Europa vuole solo affamare un popolo non dare una risposta ai problema. Basta quindi fiscal compact, basta governi dei tecnocrati, ci vuole un'Europa del lavoro e dello Stato sociale.
Un anno di disastri. Anche per l'Italia la situazione è molto chiara. Dopo un anno di governo Monti non possiamo che constatare “un anno di disastri e di non risposte al mondo del lavoro. Si è tolta la fiducia e la speranza e non ci vengano a dire che si vede la luce in fondo al tunnel: si dica la verità”. Dopo mesi e mesi in cui aumenta la disoccupazione per le politiche che sono state fatte. “Bisognerebbe cominciare a dire con chiarezza che cosa ha significato aggravare la recessione. Il Paese è ogni giorno più povero. Per questo bisogna prendere una strada diversa perché non è vero che l'unica strada era quella scelta. Anzi quella strada ha determinato il fatto che i lavoratori sono sempre più poveri, mentre una manciata di europei e di italiani è sempre più ricca”.
Tassare i grandi capitali. Si possono fare cose diverse già nella legge di stabilità, ha spiegato Camusso. Ci vuole una tassazione sui grandi capitali, le grandi ricchezze. “Non ne possiamo più di tasse che tornano sempre sul lavoro. Non va bene che non ci sia una misura generale che riduce le tasse al lavoro perché ancora una volta paga solo il mondo del lavoro”. Molte imprese dicono che bisogna ridurre le tasse sull'impresa. “E' vero – ha precisato il Segretario della CGIL - ma vorremmo anche ricordate che la riduzione del cuneo è andato finora solo a beneficio delle imprese. Ora è il turno del lavoro”
Un Paese che non sa riscaldare le sue scuole. Il governo dovrebbe cominciare a capire che cosa vuol dire tagliare occupazione, non come fa un ministro, che in un modo inaudito, annuncia gli esuberi della pubblica amministrazione su twitter. Si facciano bene i conti – ha detto Camusso – che cosa vogliono dire i tagli, che cosa vuol dire ridurre i servizi. E da questo punto di vista non è stato neppure un caso che questa mattina molti sindaci abbiano voluto partecipare alle manifestazioni della CGIL. Sono proprio loro, i sindaci, che sanno bene cosa vuol dire garantire i servizi, dare risposte ai cittadini, con le risorse tagliate e senza investimenti. “Siamo arrivati al punto – ha detto la leader della CGIL – di dover sentire i ragazzi che denunciano la mancanza di riscaldamento delle scuole. Di che Paese parliamo?”.
Anche la legge sulla corruzione è monca. Si potevano fare cose importanti che non sono state fatte. La legge sulla corruzione, per esempio, era un provvedimento da fare, ma si è fatta una legge che non prevede la reintroduzione del falso in bilancio e che non dice nulla sugli appalti al massimo ribasso
Il Segretario Generale della CGIL ha poi spiegato il motivo della scelta di Terni come luogo simbolo della giornata di mobilitazione europea. “Siamo a Terni – ha spiegato Camusso – perché è in una regione importante, ha importanti industrie, e ha un'azienda simbolo dela cecità europa, quell'acciaieria che per noi deve rimanere grande fiore all'occhiello”. La politica europea in questo senso è miope perché si basa sul scaribarile dai paesi forti a quelli più deboli. Un'Europa che non si rende conto che pensando alle dimensioni grandi delle imprese, “non si capisce che quello che è troppo grande in Europa è troppo piccolo nel mondo”. E alla fine non saremo più competitivi.
Le acciaierie di Terni devono vivere. Terni deve rimanere – dice il Segretario della CGIL – ma non possiamo perdere neppure la siderurgia, la Lucchini, dobbiamo risolvere il problema di Taranto dove si contrappongono salute e lavoro), dobbiamo affrontare il problema dei tanti siti siderurgici che annunciano tagli. Ma si può fare tutto questo senza immaginare una politica industriale? Senza le produzioni di base? “A Confindustria vorremmo dire che bisognerebbe pensare meno a privatizzare, e più a quali investimenti privati si possono fare. Come mai quando ci sono le crisi industriali non si trovano mai imprenditori disposti a rischiare?”
Urge una vera politica industriale. L'Italia non deve rinunciare alla siderurgia, all'alluminio, all'automobile. Deve intervenire lo Stato innanzitutto, ma quello che anche manca è la scarsa volontà di rischio delle imprese. Anche a Terni non si deve vendere di nuovo ed è anche preoccupante che ci si debba rivolgere sempre alle multinazionali. Non ci sono mai imprenditori disposti a rischiare e temo che ci sarà ancora da guardare all'estero” Ma anche con le multinazionali – ha spiegato il Segretario Generale durante il suo intervento conclusivo a Terni - ci sarà un momento per discutere in modo diverso. E oggi gli scioperi in tutta l'Europa si misurano anche con le multinazionali, mentre in Italia con il polo chimico che alza le mani, la Merloni in vertenza da cinque anni, la crisi a Terni, quella della Lucchini, a Piombino, le tante vertenze ancora irrisolte al tavolo del Ministero. “Che cosa vuole essere questo paese? Abbiamo parlato più volte negli anni di deindustrializzazione. Oggi rischiamo di vederla realizzata”. Per questo Terni è stata scelta oggi come simbolo della crisi europea e dell'Italia.
Il governo convochi le imprese pubbliche e private. Da questa situazione si deve uscire al più presto. Ed ecco una proposta avanzata dalla CGIL. Il governo dovrebbe organizzare un tavolo con le grandi imprese pubbliche e private, per lanciare un vero programma di politica industriale e per non lasciar morire Finmeccanica.
“Ma purtroppo - ha detto Camusso - non vediamo nessuno che si renda conto che il lavoro va difeso e creato. Nessuno che si renda conto che il lavoro è anche lavoro sociale, welfare, assistenza alle persone disabili, istruzione, sanità: Bisogna smetterla di di dire che tutto questo è solo un costo, così si monetizza la vita delle persone e non si da una prospettiva”. I ragionieri dovrebbero provare a fare due conti: quanto costa mettere sempre cerotti, piuttosto che mettere il Paese in sicurezza? E quanto costa per il Paese vedere tanti giovani che non trovano lavoro e che sono costretti a emigrare. Oggi, poi, non si tratta più solo di laureati, ma anche di giovani che emigrano come operai oltre confine, per il lavoro negato nel proprio paese. Bisogna cominciare a guardare questo Paese reale, non le telenovela. “Chi ha responsabilità di governo – ha detto Camusso tra gli applausi - provi a incontrare direttamente i lavoratori che con le lacrime agli occhi raccontano di essere stati costretti a ritirare i propri figli dall'università. Provino a vedere un Paese dove non c'è mobilità sociale, non c'è uguaglianza non c'è idea di un Paese che vogliamo. Una situazione che non solo è ingiusta, ma mette a rischio la democrazia, perché chi non studia non può scegliere”.
Bisogna chiedere ai cittadini di scegliere. Ora i mesi che abbiamo dinnanzi saranno di cambiamento, si deve andare alle elezioni per cambiare questa politica. “Non ne possiamo più di questa politica” ha detto Camusso e rivolgendosi agli altri sindacati ha ricordato che il Paese è in condizioni difficili, la crisi non smette di mordere, “ma sappiamo bene che se non si fa nulla per contrastare questi fenomeni, ci si possono aspettare solo effetti moltiplicatori della crisi. Ci si può aspettare solo la crescita della sfiducia, della disperazione dei singoli, delle imprese che non trovano voce. “L'unica vera arma che abbiamo è quella di stare insieme per cambiare le cose, per rimontare dalla sfiducia. Fare proposte e mettere le persone insieme. Far capire che si tratta di un problema collettivo e non di colpe individuali. Per questo è giusto chiamare i lavoratori alla lotta e al cambiamento, se non si da una prospettiva, cresce solo la disperazione. Questa è la nostra responsabilità che ci siamo assunti oggi stando nelle piazze con i sindacati europei. Per dire appunto che si può cambiare”.
Patrimoniale e Piano del lavoro. La CGIL rilancia così le sue proposte, non cose astruse, ha detto il Segretario Generale a Terni: reddito al lavoro, tassare di più chi ha di più, dire che la patrimoniale non è la tassa sulla casa. E' arrivato invece il momento di spostare il peso della tassazione con la patrimoniale. E poi è il momento di lanciare un vero Piano del lavoro per mettere in sicurezza il paese. Le imprese pubbliche si devono poi far carico di chi non ce la fa con un intervento pubblico.
Cambiare la legge sulle pensioni. Altro capitolo fondamentale per ripartire, le pensioni. “Bisogna cambiare tutta la legge sulle pensioni – ha detto Susanna Camusso – a partire da una risposta per tutti gli esodati che continuano ad essere appesi alla lotteria. Ma tutta la legge è da cambiare perchè è sbagliata. Prima di tutto perché è un cancello chiuso ai giovani. E il cambiamento si potrebbe fare già con la legge di stabilità.
Infine una battuta al governo a proposito della trattativa sulla produttività. E' proprio vero che il governo ha fatto tutto bene e che ora toccherebbe di nuovo ai lavoratori? “La produttività – ha spiegato Camusso concludendo il suo intervento dal palco di Terni – è un grave problema, ma lo è perché non ci sono investimenti, le imprese sono troppo piccole ed è un problema che non si risolve certo abolendo i contratti o abbassando i salari. Così non si fa altro che approfondire la crisi del Paese. Così come è sbagliato il provvedimento sull'Iva perché incide sui redditi dei lavoratori e dei pensionati, sulle famiglie che hanno consumi obbligati e che sono costrette oggi a dare fondo ai risparmi di questi anni. L'Italia – ha ricordato Susanna Camusso – nella classifica del risparmio è ormai al penultimo posto in Europa. Dietro c'è solo la Grecia
Uno sguardo nuovo sul lavoro. Per questo non basta essere stati accolti di nuovo nei salotti d'Europa. “Ora è arrivato il momento di cambiare le politiche. Ci vuole uno sguardo nuovo sul lavoro e sulla creazione di lavoro. Una nuova attenzione sul sociale. Per non far crescere ulteriormente la disperazione è fondamentale lanciare un messaggio: essere insieme ai colleghi di lavoro, dire che per noi un'altra strada è possibile e che continueremo a lottare per renderla possibile”.