22 novembre 2012

Produttività: Ecco come cambia il lavoro


Riduzione del cuneo fiscale - I fondi stanziati dal governo per il prossimo trienni, 2,1 miliardi, sarà indirizzato a sgravare la busta paga dei lavoratori nella porzione di retribuzione legata alla produttività. I sindacati, nell'accordo firmato, chiedono una detassazione del salario di produttività (con un'imposta pari al 10%) per i redditi inferiori ai 40 mila euro l'anno. Lo scopo del provvedimento che valorizzare i contratti di secondo livello, stipulati tra azienda e lavoratori. Per incoraggiare questo tipo di contratazione i sindacati hanno chiesto anche sgravi fiscali fino al 5% della retribuzione per incoraggiare i contratti si secondo grado. I dettagli non sono però definiti: dovranno essere studiati dal governo entro il 15 gennaio.

Meno potere al contratto nazionale - Il contratto nazionale di lavoro verrà depotenziato. I sindacati, caso per caso, potranno scegliere se discutere su un piano territoriale (più efficace per piccole e medie imprese) o se accordarsi con una singola azieda. Anche in questo caso, vanno definiti i dettagli, che fisseranno in modo più precisione il rapporto tra contratto di secondo livello e contratto nazionale.

Orari e demansionamento - E' questo, assieme a quello della rappresentatività, il punto che ha portato la Cgil a non firmare. Riguarda la flessibilità e il demansionamento: un'impresa in crisi potrà, anche se non in modo unilaterale, decidere di portare a un dipendente a una mansione inferiore rispetto alla sua qualifica. In questo caso è possibili anche una decurtazione dello stipendio.

Rappresentnza - E' il punto, fino a ora, più nebuloso. Il governo, entro dicembre, dovrà elaborare nuove regole per la rappresentanza sindacale. L'esecutivo dovrà anche definire alcuni provvedimenti che potrebbero rendere più semplice la partecipazione dei dipendenti agli utili e al capitale dell'azienda. Nei giorni scorsi era emersa l'ipotesi di una maggiore presenza di lavoratori e sindacati nei Cda.

L'accordo - si legge nella nota di Palazzo Chigi - conclude un percorso iniziato il 5 settembre con l'incontro tra il Governo e gli imprenditori e poi proseguito l'11 settembre con le organizzazioni sindacali. In tali incontri, il Presidente del Consiglio Mario Monti aveva sollecitato l'impegno a migliorare il livello della produttivita' del lavoro in Italia, innalzare la competitivita' e l'attrattivita' degli investimenti. A questo fine aveva incoraggiato il confronto tra le parti sociali, condividendone lo spirito e gli obiettivi. Per questo il Governo ha proposto nella legge di Stabilita' uno stanziamento complessivo di 1,6 miliardi di euro per il periodo 2013/2014 per la detassazione del salario di produttivita' - stanziamento che si e' poi ulteriormente esteso nel tempo e rafforzato a 2,1 miliardi per effetto degli emendamenti approvati alla Camera - ponendo come condizione per erogare questi incentivi finanziari che le parti trovassero un accordo adeguato a tali finalita'. Negli ultimi anni, e in particolare dopo la crisi, lo sviluppo dell'economia italiana ha registrato ritmi di crescita inferiori rispetto ai partners europei e internazionali con effetti negativi sull'occupazione. Ne hanno subito le conseguenze i lavoratori, le imprese, le famiglie e i giovani: meno posti di lavoro, minori retribuzioni reali, minori consumi, redditivita' piu' bassa delle imprese, una piu' elevata pressione fiscale e risorse carenti per la solidarieta', l'istruzione e la ricerca. Per questo motivo la produttivita' e la modernizzazione sono di cruciale importanza nell'agenda di governo del Paese.

Produttività, firmato l’accordo. No della Cgil. Camusso: sulla produttività s'è persa un'occasione


"Se dovessi definire il clima di questa sera la parola che mi viene in mente è imbarazzo". Lo ha detto il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, a proposito dell'incontro sulla produttività a Palazzo Chigi. "Credo che fosse evidente a tutti – ha spiegato Camusso - che si stava consumando una scelta che non determina ne' risultati positivi ne' spinte propulsive. Abbiamo sentito da più ministri appelli a una soluzione unitaria" che "hanno più il segno di un imbarazzo che non di una volontà effettiva di provare a costruire soluzioni unitarie". ''Le soluzioni unitarie si costruiscono, non si aderisce a posteriori, quando il tentativo numerose volte fatto di trovare una soluzione è stato respinto'', ha precisato il Segretario Generale della CGIL. L'accordo così come è stato costruito produrrà soprattutto un abbassamento dei salari, che poi è "il punto più critico” dell'accordo stesso. Riferendosi al Governo e in particolare al Presidente del Consiglio, Susanna Camusso ha detto che Monti è legittimato a sperare quel che vuole", ma il tema è "se si vuole decidere in questo ultimissimo scorcio della legislatura di provare a dare risposte al lavoro o se si continua a pensare che risposte non ce ne sono". "Le rotture non si risolvono con gli auspici - ha aggiunto il Segretario Generale - ma con le regole della democrazia e della rappresentanza. Sul tema degli auspici potremmo continuare all'infinito: tutto il Paese spera in una politica che non continui ad alimentare la recessione". E invece, di nuovo, l'accordo sulla produttività aumenta la recessione e scarica i costi sulla parte più debole del Paese.