28 novembre 2012

Telecom: Comunicato su situazione esternalizzazione - 27 novembre 2012 -

“Nel 2000 Telecom Italia ha iniziato una serie di processi di esternalizzazione di attività e di lavoratori che, con alterne vicende, è proseguito fino alla metà del 2006; tutti questi processi sono stati sempre motivati dall’azienda con la necessità di focalizzarsi sul core business e di razionalizzare attività che, se inserite in un contesto nel quale esse stesse fossero state core business, avrebbero ricevuto sicuramente un impulso ed una valorizzazione adeguata.
Inoltre, il fatto di cedere rami d’azienda a grandi gruppi industriali o ad imprenditori specializzati in quelle attività avrebbe dovuto rappresentare il volano per un’espansione di queste nascenti NewCo (New Company) tramite l’acquisizione di nuove commesse esterne al mondo Telecom Italia.
Oggi possiamo affermare, con il supporto dei numeri e dei fatti, che tutte le buone intenzioni sono, nella stragrande maggioranza dei casi, contraddette dallo stato attuale di queste aziende e che gli ambiziosi piani industriali di sviluppo sono ridotti per la maggior parte alla gestione della monocommessa Telecom……”
Potrebbe sembrare benissimo una frase scritta oggi, mentre risale invece al novembre 2007, quando SLC, FISTEL e UILCOM, insieme ai delegati delle aziende esternalizzate da Telecom Italia organizzarono un convegno che vide anche la partecipazione di un sottosegretario al lavoro, intitolato “Salvaguardare i perimetri aziendali per scommettere sullo sviluppo industriale e sulla qualità. Definire nuove norme per tutelare i lavoratori nelle cessioni di rami d’azienda”.
Nell’ambito di quell’iniziativa richiamavamo Telecom Italia alle proprie responsabilità verso quei lavoratori esternalizzati e verso le stesse aziende, per garantire loro commesse adeguate, la loro continuità nel tempo, e le giuste tutele ai lavoratori; inoltre chiedevamo di procedere ad una valutazione congiunta con Telecom sull’efficacia delle esternalizzazioni e sul rapporto costi/benefici di tali operazioni, eventualmente re-internalizzando quei rami ceduti che si fossero dimostrati invece parte integrante e strutturalmente necessaria all’ordinaria attività di T.I..
Come ultimo punto, ma non per importanza, chiedevamo di avviare un confronto sul tema con il management di Telecom Italia. Non avendo ricevuto risposte, per ribadire e rafforzare tali richieste organizzammo una serie di iniziative, tra le quali scioperi nazionali delle aziende esternalizzate ed un presidio nazionale di tutte le RSU di SLC, FISTEL e UILCOM delle suddette aziende effettuato il 15 maggio 2009 sotto la sede Telecom di Corso d’Italia a Roma.
Anche quel giorno Telecom, nel corso di un incontro con una delegazione sindacale, confermò la strategia aziendale, incentrata esclusivamente sul rispetto delle future sentenze della magistratura circa eventuali riassunzioni, rifiutando ogni ipotesi di confronto sindacale sul tema delle cessioni di ramo.
A distanza di qualche anno tutti i nodi stanno venendo al pettine: centinaia di lavoratori hanno avviato cause improntate principalmente alla contestazione della legittimità dei perimetri definiti all’atto delle cessioni di ramo (perimetri che in moltissimi casi avevano rappresentato elemento di forte criticità per il sindacato), con lavoratori inseriti o esclusi all’ultimo momento, un’autonomia funzionale del supposto ramo molto dubbia ed in qualche caso sospetti raggruppamenti di lavoratori titolari dei benefici della L. 104, solo per citare qualche caso eclatante.
Soltanto negli ultimi mesi qualche decina di lavoratori di varie aziende hanno visto riconosciuto dalla cassazione lo status di dipendenti Telecom Italia con conseguente rientro in azienda, ed altre sentenze stanno reintegrando in CEVA Logistics alcuni lavoratori licenziati in seguito alla reinternalizzazione del lavoro (ma non dei lavoratori) da parte della stessa Telecom.
Mentre salutiamo con soddisfazione il susseguirsi delle sentenze di reintegro, è chiaro che la via legale non può, a nostro avviso, rappresentare una soluzione sindacale collettiva al problema esternalizzazioni, essendo le vertenze legali uno strumento individuale per definizione.
Fermo restando il diritto individuale dei lavoratori interessati, è necessario articolare proposte che consentano di affrontare il problema sul versante sindacale collettivo, dal momento che non è più ipotizzabile che una strategia che il tempo ha bocciato come
sbagliata possa continuare a produrre danni sui lavoratori e sulle loro famiglie. Anche il detto “sbagliare è umano, perseverare è diabolico” dovrebbe far riflettere il maggiore operatore di TLC del paese sull’opportunità di aprire un ampio confronto sul tema
delle esternalizzazioni e delle cessioni di ramo che, fatte salve le sentenze della magistratura e partendo da un’analisi del rapporto costi/benefici, sia finalizzato alla salvaguardia di quei lavoratori che continueranno ad operare in quelle realtà e che, se non opportunamente tutelati dal punto di vista di un corretto rinnovo delle commesse, continueranno a pagare il
prezzo di politiche sbagliate e di macroscopici errori perpetrati nell’ambito dei processi di esternalizzazione.
Inoltre, un management che avesse a cuore il futuro dell’azienda si preoccuperebbe di valutare i costi legali di questa situazione, costi che rappresentano senza dubbio una voce di spesa enorme che foraggia uffici legali ed avvocati nella totale ignavia dei vertici di Telecom.
Per tutto ciò, come abbiamo fatto negli scorsi anni senza essere ascoltati, rinnoviamo anche oggi all’azienda, con forza, la richiesta di un tavolo di confronto sul tema.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL