L'Italia del lavoro è in ginocchio. Disoccupati, precari e sfiduciati sono ormai la maggioranza nel paese. Lo dice chiaramente il rapporto annuale Istat.
Le persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo, afferma l'Istituto di statistica sono quasi 6 milioni, se ai 2,74 milioni di disoccupati si sommano i 3,08 milioni di persone che si dichiarano disposte a lavorare anche se non cercano (tra loro gli scoraggiati), oppure sono alla ricerca di lavoro ma non immediatamente disponibili.
Il calo dell'occupazione si accompagna a una polarizzazione delle tipologie contrattuali. Il lavoro standard, cioè quello a tempo indeterminato full time, continua a diminuire (-5,3% dal 2008 equivalente a 950mila unità e -2,3% nell'ultimo anno pari a -410mila unità), soprattutto per le fasce di età fino ai 49 anni.
Secondo l'Istituto di statistica, l'Italia, tra l'altro, ha 'la quota più alta d'Europa' di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano. Si tratta dei cosiddetti Neet, arrivati a 2 milioni 250 mila nel 2012, pari al 23,9%, circa uno su quattro. Basti pensare che in un solo anno sono aumentati di quasi 100 mila unita'.
Aumentano invece l'occupazione part time a tempo indeterminato (+16,4% pari a 425mila unità dal 2008; +9,1% nel 2012 pari a 253mila unità) e quella atipica, ossia a tempo determinato e collaboratori (0,7% in più dal 2008 equivalente a 20mila unità; +3,3% pari a 89mila unità nel 2012).
Per di più, si allunga la durata della disoccupazione. Le persone in cerca di lavoro da almeno 12 mesi sono aumentate dal 2008 di 675mila unità, riferisce l'Istat nel suo rapporto annuale, e rappresentano nel 2012 il 53% del totale contro una media Ue a 27 del 44,4%. La durata media della ricerca è pari nel 2012 a 21 mesi (15 mesi nel Nord e 27 mesi nel Mezzogiorno) e arriva ai 30 mesi per chi è in cerca di prima occupazione.
La situazione è critica sopratutto per i giovani. Solo il 57,6% dei giovani laureati o diplomati italiani lavora entro tre anni dalla conclusione del proprio percorso di formazione. E' quanto emerge dal Rapporto annuale dell'Istat nel quale si ricorda che l'obiettivo europeo nel 2020 e' fissato all'82% mentre il valore medio europeo dell'indicatore nel 2011 e' stato pari al 77,2%. In Italia, l'indicatore e' al 57,6% quasi 20 punti percentuali in meno.
La conseguenza è che sono ormai quasi 15 milioni a fine 2012 gli individui in condizione di deprivazione o disagio economico, circa il 25% della popolazione (40% al Sud). Nel rapporto Istat cui si sottolinea che in grave disagio sono invece 8,6 milioni di persone, cioè il 14,3%, con un'incidenza più che raddoppiata in 2 anni (6,9% nel 2010).