Quanto “vale” la crisi a Catania? Cosa ci dicono i numeri, le percentuali, le ricerche su industria, agricoltura, impresa e mercato del lavoro? A dare risposta a queste domande sarà la Cgil di Catania, lo fa a seguito all’impegno di portare all’attenzione del sindacato nazionale le difficoltà e le possibili soluzioni per i singoli casi, assunto in fase congressuale. Dei dati se ne discuterà nella mattinata di giovedì di fronte al segretario nazionale Cgil Susanna Camusso, al segretario regionale Mariella Maggio e al segretario provinciale Angelo Villari.
Durante la riunione, verrà consegnato ai presenti una ricerca frutto del confronto con tutte le categorie, in particolare con Flai, Filctem, Slc, Fiom e Fillea, ma anche con l’IRES, l’istituto di Ricerche Economico e Sociali della CGIL di Catania presieduto da Tuccio Cutugno, che ha preso in esame i dati elaborati dalla direzione provinciale dell’Ufficio del Lavoro in merito al numero delle assunzioni e dei licenziamenti effettuati nel corso del 2009 nella provincia di Catania. Ne verrà fuori un quadro completo e particolarmente accurato, tutti gli uffici sono già al lavoro da giorni sui dati.
Per avere un’idea approssimativa del disagio sociale nel nostro territorio, basti pensare che nel 2009 le ore di Cassa Integrazione ordinaria autorizzate nel settore industria, in provincia di Catania, sono state 1.588.163 a fronte delle 86.497 del 2008 e quelle di Cassa Integrazione Straordinaria dell’industria 1.103.483 nel 2009 contro le 695.949 ore nel 2008. Una situazione che non è assolutamente migliorata nei primi mesi del 2010. Questa è un’anticipazione dell’IRES.
Presente all’incontro anche Susanna Camusso, sindacalista di trentennale esperienza nonché una delle voci più autorevoli nel mondo del sindacato italiano, dice Angelo Villari “Con lei portiamo all’attenzione nazionale la crisi della città, così come abbiamo già fatto la prima volta nelle scorse settimane con Epifani. In quell’occasione abbiamo lanciato l’allarme e richiesto uno speciale Piano per il lavoro, oggi scendiamo nei particolari presentando i numeri della crisi. E sono numeri obiettivi, che vengono direttamente dalla base. Crediamo che sia opportuno iniziare con la cruda realtà”. “Questa crisi così profonda mette a rischio la tenuta civile ed economica della provincia di Catania” afferma il segretario confederale Giacomo Rota “Sono già in atto pesantissimi riverberi e il 2010 rischia di essere persino peggiore dei precedenti. A fronte di questa amara realtà le nostre menti più brillanti, i nostri giovani, scappano da Catania”.
La crisi occupazionale è in atto nel settore delle telecomunicazioni all’area dei call center in outsourcing. Telecom assiste ad una vera e propria emorragia di posti di lavoro. Difficili e in certi casi drammatiche le condizioni dello stato di crisi del settore agroalimentare ambientale di Catania, e la crisi non risparmia il settore delle costruzioni. Basti pensare che nel corso dell’anno 2009, in Sicilia si è registrato un vistoso calo degli appalti pubblici rispetto all’ultimo biennio pari al 50% circa, il dato e tra i più bassi riscontrati negli ultimi 20 anni.
La speranza che il settore dell’elettronica assicuri qualche certezza in più dipende molto dalla “tenuta” della St “che pur accendendo nuove speranza con il fotovoltaico, rischia di annullare le grandi professionalità maturate a Catania e le nuove potenzialità dei nostri laureati” spiegano i rappresentanti della Cgil, “ciò potrebbe avvenire se le attività tecnologicamente avanzate dovessero spostarsi a Milano. Le ricadute negative si sentirebbero su vari fronti”. Tra i settori più colpiti c’è anche quello del farmaceutico con i suoi 1200 addetti”, spiega il segretario confederale Margherita Patti, “centinaia di lavoratrici e lavoratori rischiano di non uscire indenni da una pericolosa stagnazione di settore. La riduzione del personale è all’ordine del giorno e la situazione è quella di piena emergenza”.
di Dario La Rosa