Il tema del congresso è ‘Modernità senza precarietà’. “In questo momento il settore delle telecomunicazioni -dice Miceli- vive una situazione di difficoltà, di flessione, dovuta sia alla crisi economica, sia al fatto che siamo un paese ’saturo’ per quanto riguarda la telefonia mobile. Dall’altra parte c’è quella che possiamo definire l’altra faccia del nostro settore: la banda larga e l’internet mobile che sono e possono rappresentare un’opportunità di crescita”.
Due i temi all’ordine del giorno per il sindacato delle tecomunicazioni. “Innanzitutto la decisione di Telecom -spiega Miceli- che ha scelto lo scorporo dell’area informatica, puntando ad essere sempre più un’azienda commerciale e non industriale; e poi il comportamento dei grandi operatori telefonici che ‘tirano’ sui costi -sottolinea ancora il sindacalista- chiedendo ai call center stessi volumi di lavoro, ma a prezzi più bassi, spingendo anche gli stessi call center a delocalizzare, in modo da abbassare ulteriormente i costi del lavoro”. Senza contare, aggiunge Miceli, che “stanno scadendo in questi primi mesi del 2010 gli incentivi fissati dalla circolare Damiano per la stabilizzazione dei lavoratori dei call center, cosa che alza ulteriormente i costi per le aziende”.
Per Miceli questi elementi rischiano “di creare una vera e propria ‘bomba sociale’ nel 2010 nel Sud Italia, in Toscana, in aree depresse come Ivrea. Basti pensare cosa può voler dire, in una cittadina come Catanzaro, perdere duemila posti di lavoro nei call center. E la stessa cosa -aggiunge- rischia di avvenire a Vibo Valentia, Taranto, Lecce”. Per questo il sindacato, durante il congresso chiederà, spiega il numero uno della Slc, “al Governo di dare corso al tavolo aperto presso la presidenza del Consiglio dei ministri, di fare da ‘regolatore’ di questa situazione”. L’obiettivo è chiaro: “Il settore delle tlc -afferma Miceli- nel 2010 non deve essere ‘impiccato’ dalle scadenze degli incentivi per la stabilizzazione”.
E l’anno in corso, secondo Miceli, si preannuncia ‘nero’ non solo per la telefonia. “Poste Italiane -spiega- che quest’anno si avvicina verso la liberalizzazione, ha annunciato a noi sindacati 10.000 esuberi nel recapito postale. Numeri che mettono in discussione un servizio per il quale a pagare è lo Stato. Ci troviamo quindi -aggiunge- davanti a un’azienda che continua a macinare utili e a operare nei serivizi bancari e assicurativi, e che perde, però, in quelli che sono i servizi tradizionali come sono i servizi postali”.
I problemi non mancano poi in tutta la filiera che va dalla produzione della carta al sistema editoriale. “In questi mesi -dice Miceli- abbiamo perso 3.000 posti di lavoro in tutta la filiera. C’è innanzitutto una caduta nella produzione della carta, con la crisi economica da un lato e lo sviluppo di internet dall’altro, che stanno distruggendo il settore”.
”Nel sistema editoriale -aggiunge il sindacalista- si registra un calo del 30-35% della pubblicità, e si rischia di lasciare il Paese in mano a pochi oligarchi dell’informazione. Questo perchè chi ha la pubblicità vive, chi non ce l’ha muore”. E anche su questo Miceli chiede l’intervento del Governo. “E’ necessario -dice- regolare il sistema della pubblicità e a questo dovrebbe essere il compito dell’Agcom e anche del Governo. Questa è una vera emergenza per il paese perchè è un problema che incrocia il settore dell’informazione”.