30 novembre 2012

Documento Cgil-Cisl-Uil ''la violenza sulle donne nei luoghi di lavoro''

Care compagne, cari compagni,
nell'ambito dell'iniziativa "La violenza sulle donne nei luoghi di lavoro, le analisi e le proposte di CGIL-CISL-UIL" che si è svolta ieri presso la sede dell'ILO di Roma, è stato presentato il documento che trovate in allegato.   Il documento, pur con i suoi limiti, rappresenta un utile strumento di lavoro, anche in considerazione del quadro che è stato evidenziato da diversi interlocutori, in particolare da Linda Laura Sabbatini, Direttore Dipartimento statistiche sociali e ambientali dell'ISTAT, che ci ha consegnato gli ultimi dati raccolti dall'Istituto, sottolineando quanto i luoghi di lavoro siano "luoghi a rischio per per le donne" che continuano a subire violenze sotto varie forme: ricatti sessuali (richieste di "disponibilità" al momento dell'assunzione, quando si prospettano avanzamenti di carriera ecc...), mobbing , vessazioni e discriminazioni. Una situazione grave che impone a tutta l'organizzazione un impegno adeguato.    Pertanto è importante che tutte le strutture in indirizzo prendano contatti con CISL e UIL di Categoria e Territoriali al fine di intraprendere iniziative contrattuali, attivare reti territoriali, programmare piani di formazione mirata a dirigenti sindacali e dirigenti di aziende pubbliche e private (quest'ultima proposta che ha fatto Susanna nelle conclusioni e che riteniamo importante attuare, non è compresa nel documento). Ovviamente la CGIL Nazionale farà altrettanto proponendo a CISL e UIL protocolli/intese con i vari soggetti (associazioni datoriali, istituzionali ecc...) sulle materie di carattere generale come previsto dal documento.
Cari saluti             
  p. l'Ufficio  Politiche di genere CGIL
  Rosanna Rosi – Titti Di Salvo

Il 27 novembre 2012, presso l’Ufficio ILO per l’Italia e San Marino, ha avuto luogo la conferenza, organizzata dai sindacati, «La violenza sulle donne nei luoghi di lavoro: le analisi e le proposte di CGIL, CISL e UIL», l’occasione era la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne.
La violenza sulle donne nei luoghi di lavoro è in effetti un tema poco trattato, soprattutto dai media ed è un bene che le organizzazioni sindacali se ne facciano carico, per contrastare questo fenomeno è molto diffuso, ma ancora poco studiato e poco efficacemente contrastato, soprattutto a livello legislativo.
Ricordiamo a riguardo che in realtà in Italia, manca completamente una normativa adeguata in materia più ampia di mobbing, che generalmente racchiude anche il problema trattato dall’incontro tra i sindacati e a cui hanno preso parte anche figure di spicco del Governo attuali quali il Ministro Fornero e il Ministro Cancellieri.
Uno dei momenti più salienti del dibattito è stato l’intervento di Linda Laura Sabbatini, Direttore Dipartimento statistiche sociali e ambientali dell’ISTAT, che ha consegnato gli ultimi dati raccolti dall’Istituto di Statitistica. Nel suo intervento è emerso quanto i luoghi di lavoro siano “luoghi a rischio per per le donne” che continuano a subire violenze sotto varie forme: ricatti sessuali (richieste di “disponibilità” al momento dell’assunzione, quando si prospettano avanzamenti di carriera ecc…), mobbing , vessazioni e discriminazioni.
Durante la giornata di lavoro è stata presentata la proposta d’intesa, firmata dalle sigle sindacali CGIL CISL e UIL, in merito all’argomento, in particolare le proposte contenute nel documento che alleghiamo in seguito, sono finalizzate a contrastare ogni forma di violenza e discriminazione sulle donne/lavoratrici attraverso:

    * l’adozione di un Avviso Comune di “Recepimento dell’Accordo Quadro di Bruxelles 2007” sulle molestie e violenze nei luoghi di lavoro;
    * la promozione e implementazione nell’ambito della contrattazione di secondo livello, di strumenti di prevenzione e contrasto ad ogni forma di violenza e discriminazione di genere, in coerenza con quanto previsto dal D. legislativo 5/2010 attuativo della Direttiva 54/CE/2006 che attribuisce proprio alla contrattazione collettiva un ruolo importante nella definizione di “misure specifiche, ivi compresi codici di condotta, linee guida e buone prassi, per prevenire tutte le forme di discriminazione sessuale e, in particolare, le molestie e le molestie sessuali nel luogo del lavoro, nelle condizioni di lavoro, nonché nella formazione e crescita professionale.”;
    * la promozione nella contrattazione di secondo livello aziendale e territoriale di Piani di conciliazione e del benessere organizzativo aziendale per meglio armonizzare la vita lavorativa e la vita personale/familiare (work life-balance);
    * la predisposizione e promozione di percorsi formativi sulla salute e sicurezza in ottica di genere, con particolare riguardo al tema dello stress-lavoro correlato di cui al T.U. 81/2008 e successive integrazioni, rivolti a RSU, RSA e RLS delle Forze dell’ordine, del Servizio sanitario, dei servizi sociali compresi gli addetti impegnati nel settore immigrazione;


29 novembre 2012

Vodafone spara su Telecom: monopolizza di nuovo

Vodafone ha suonato l'allarme: Telecom Italia e gli altri incumbent stanno per rimettere in piedi i vecchi monopoli. L'amministratore delegato Vittorio Colao, nell'intervista di oggi con il Financial Times, non è andato per il sottile. "I vecchi monopolisti europei controllano ancora il 60%-70% delle reti fisse e sono convinti che si tratti di un'ottima opportunità per ri-monopolizzare il mercato", ha tuonato l'AD.
"Se questo sarà il caso, posso dire che Vodafone renderà ricchissimi molti avvocati e che la Commissione Europea sarà molto ma molto impegnata nei prossimi anni. Sarebbe un po' deludente il fatto di aver lavorato negli ultimi 15 anni per al creazione di un mercato concorrenziale per arrendersi adesso al ritorno dei monopoli".
In settimana è atteso a Bruxelles per fare il punto sull'Agenda Digitale europea. Considerate le premesse saranno giorni di fuoco. Eppure la questione è nota a tutti: discutibile la decisione del Commissario Kroes di congelare il taglio progressivo delle tariffe all'ingrosso del rame, per favorire i ricavi e quindi gli investimenti sulla fibra.
Per Vodafone, ma in verità tutti gli operatori alternativi, si rischia di tornare all'epoca pre-ultimo miglio. Già, perché la strategia a breve e medio termine per Telecom Italia e Deutsche Telekom è di puntare tutto sulle architetture Fiber-to-the-cabinet e la tecnologia VDSL2. Un pacchetto di soluzioni che oggi non consentirebbe vera competizione nel mercato all'ingrosso. Insomma, da una parte con il rame potranno guadagnare di più e dall'altra con la fibra non consentire un vero e proprio unbundling.
"Sono sicuro che non è nelle intenzioni della Commissione Europea", ha aggiunto Colao. "Se qualcuno invece vuole interpretare questa cosa come un ottimo modo per avere condizioni di investimento favorevoli con restrizioni alla competizione, posso dire che consiglierò a mio figlio di fare l'avvocato perché ci saranno anni e anni di buone parcelle nel nostro settore".

Mancata erogazione del PdR: Telecom decide uno strappo grave e ingiustificato.

Comunicato ai Lavoratori
Telecom Italia S.p.A.
Con la retribuzione di novembre i dipendenti Telecom hanno avuto la sorpresa di non vedere erogato l’importo del Premio di Risultato che da anni accompagnava la retribuzione di novembre e rappresentava la seconda tranche del premio.
Questo grave strappo segue quello consumatosi in giugno in cui l’azienda ha deciso di non applicare l’accordo sul premio scaduto, negando l’ultrattività dello stesso, barricandosi dietro cavilli formali per non rinnovare l’accordo stesso per poi convenire, dopo la minaccia di aprire le procedure di sciopero, di erogare una “Una Tantum” di 850 euro per tutti i lavoratori a copertura del periodo 1 gennaio – 30 giugno 2012.
L’azienda, con tali decisioni, ottiene di tagliare il valore del Premio di oltre il 60% rispetto l’anno precedente giustificandosi con la difficile situazione presente sul mercato delle telecomunicazioni. E’ evidente che nessun dato economico relativo all’anno in corso, comunque letto, giustifica una così drastica riduzione dell’importo economico percepito dai lavoratori.
Tanto più che a fronte di una reale contrazione del fatturato si è registrata una sostanziale tenuta della marginalità, dato che esalta il contributo fornito dai lavoratori. Appaiono, quindi, del tutto evidenti le ragioni strumentali adottate dall’azienda che mentre
risparmia i soldi del mancato rinnovo del contratto nazionale di 1° livello (mancato rinnovo determinato anche dalle rigidità manifestate da Telecom) e risparmia i soldi del Premio di Risultato decide di proseguire la politica delle gratifiche unilaterali che, dietro nomi altisonanti (meritocratiche, canvass, mbo), celano unicamente un sistema che non premia la meritocrazia ma la fedeltà dei dipendenti.
La cosa grave è che i Responsabili aziendali fanno passare il messaggio tra i lavoratori che è il Sindacato a non voler trattare il P.D.R. mentre c’è un’azienda pronta ad erogare il premio.
Tutto questo mentre continuano le voci, gli articoli di stampa inerenti allo scorporo della rete, la riorganizzazione o societarizzazione del settore customer (Telecom Italia Caring), l’individuazione di migliaia di esuberi e la necessità di un utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali anche per il settore IT appena costituito e la riallocazione di centinaia di unità in settori confino come il CSA.
Voci, annunci, dichiarazioni che mai hanno trovato conferma e che non hanno mai portato all’apertura di un confronto con il sindacato. E mentre le voci destabilizzano e inducono un clima di paura, la vita aziendale continua nel solito tran-tran: consulenze eccessive che tolgono attività ai dipendenti, spese legali enormi per contenziosi da lavoro che l’azienda non vuol gestire, inefficienze legate alla incapacità di coinvolgere il proprio personale limitandosi a definirlo inadeguato.
E’ evidente che tale gestione aziendale è del tutto inaccettabile e non condivisibile. Il risultato che questi vertici stanno ottenendo è quello di allontanare i dipendenti dall’azienda, di demotivarli e mortificarli, di comprimere la loro voglia di contribuire ai
successi aziendali.
E ogni buon dirigente dovrebbe chiedersi se un’azienda che vende servizi può immaginare di avere successo senza il contributo fondamentale del maggiore capitale di cui dispone: il proprio personale che è quello che “mette” la faccia nei confronti dei clienti.
Il vulnus aperto con la mancata erogazione del premio di risultato a novembre dovrà essere prontamente sanato. E’ evidente che prima di avviare qualsiasi confronto sulla riorganizzazione dell’azienda sarà necessario riparare al torto compiuto con l’individuazione di un’erogazione economica a copertura del secondo semestre dell’anno in corso.
Invitiamo Telecom a rivedere questo suo atteggiamento ed a convocare il Sindacato per ricercare una soluzione per arrivare all’erogazione di una “Una Tantum” ai lavoratori per il mese di Dicembre. Nel frattempo vanno avviate tutte le iniziative di sensibilizzazione sui territori preavvertendo che, nel caso l’azienda non decida di trovare una soluzione, si procederà ad avviare una forte mobilitazione di tutti i lavoratori con l’indizione di uno sciopero nazionale.

Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL
Roma, 29 novembre 2012

28 novembre 2012

Nasce Telecom Italia Caring

Il prossimo consiglio di amministrazione di Telecom Italia del 6 dicembre potrebbe decidere, oltre che in merito alla proposta di ingresso nel capitale Telecom Italia di Sawiris, sullo spin off dei call center: 187, 191, 119, Top Clients. Sono interessati circa 12.000 addetti sugli attuali 48.000 dipendenti.
La nuova azienda, che "reinternalizzerebbe" una gran parte delle attività oggi svolte da call center in outsourcing, si chiamerebbe Telecom Italia Caring. 
Caring potrebbe essere presieduta dallo stesso amministratore delegato attuale Marco Patuano, mentre alla guida potrebbe esserci Luca Rossetto, attuale responsabile Consumer. Ma questi sono dettagli ancora in via di definizione e suscettibili di modifiche.
Fonte Gualtiero Ripoldi - Zeus News -

Telecom: Comunicato su situazione esternalizzazione - 27 novembre 2012 -

“Nel 2000 Telecom Italia ha iniziato una serie di processi di esternalizzazione di attività e di lavoratori che, con alterne vicende, è proseguito fino alla metà del 2006; tutti questi processi sono stati sempre motivati dall’azienda con la necessità di focalizzarsi sul core business e di razionalizzare attività che, se inserite in un contesto nel quale esse stesse fossero state core business, avrebbero ricevuto sicuramente un impulso ed una valorizzazione adeguata.
Inoltre, il fatto di cedere rami d’azienda a grandi gruppi industriali o ad imprenditori specializzati in quelle attività avrebbe dovuto rappresentare il volano per un’espansione di queste nascenti NewCo (New Company) tramite l’acquisizione di nuove commesse esterne al mondo Telecom Italia.
Oggi possiamo affermare, con il supporto dei numeri e dei fatti, che tutte le buone intenzioni sono, nella stragrande maggioranza dei casi, contraddette dallo stato attuale di queste aziende e che gli ambiziosi piani industriali di sviluppo sono ridotti per la maggior parte alla gestione della monocommessa Telecom……”
Potrebbe sembrare benissimo una frase scritta oggi, mentre risale invece al novembre 2007, quando SLC, FISTEL e UILCOM, insieme ai delegati delle aziende esternalizzate da Telecom Italia organizzarono un convegno che vide anche la partecipazione di un sottosegretario al lavoro, intitolato “Salvaguardare i perimetri aziendali per scommettere sullo sviluppo industriale e sulla qualità. Definire nuove norme per tutelare i lavoratori nelle cessioni di rami d’azienda”.
Nell’ambito di quell’iniziativa richiamavamo Telecom Italia alle proprie responsabilità verso quei lavoratori esternalizzati e verso le stesse aziende, per garantire loro commesse adeguate, la loro continuità nel tempo, e le giuste tutele ai lavoratori; inoltre chiedevamo di procedere ad una valutazione congiunta con Telecom sull’efficacia delle esternalizzazioni e sul rapporto costi/benefici di tali operazioni, eventualmente re-internalizzando quei rami ceduti che si fossero dimostrati invece parte integrante e strutturalmente necessaria all’ordinaria attività di T.I..
Come ultimo punto, ma non per importanza, chiedevamo di avviare un confronto sul tema con il management di Telecom Italia. Non avendo ricevuto risposte, per ribadire e rafforzare tali richieste organizzammo una serie di iniziative, tra le quali scioperi nazionali delle aziende esternalizzate ed un presidio nazionale di tutte le RSU di SLC, FISTEL e UILCOM delle suddette aziende effettuato il 15 maggio 2009 sotto la sede Telecom di Corso d’Italia a Roma.
Anche quel giorno Telecom, nel corso di un incontro con una delegazione sindacale, confermò la strategia aziendale, incentrata esclusivamente sul rispetto delle future sentenze della magistratura circa eventuali riassunzioni, rifiutando ogni ipotesi di confronto sindacale sul tema delle cessioni di ramo.
A distanza di qualche anno tutti i nodi stanno venendo al pettine: centinaia di lavoratori hanno avviato cause improntate principalmente alla contestazione della legittimità dei perimetri definiti all’atto delle cessioni di ramo (perimetri che in moltissimi casi avevano rappresentato elemento di forte criticità per il sindacato), con lavoratori inseriti o esclusi all’ultimo momento, un’autonomia funzionale del supposto ramo molto dubbia ed in qualche caso sospetti raggruppamenti di lavoratori titolari dei benefici della L. 104, solo per citare qualche caso eclatante.
Soltanto negli ultimi mesi qualche decina di lavoratori di varie aziende hanno visto riconosciuto dalla cassazione lo status di dipendenti Telecom Italia con conseguente rientro in azienda, ed altre sentenze stanno reintegrando in CEVA Logistics alcuni lavoratori licenziati in seguito alla reinternalizzazione del lavoro (ma non dei lavoratori) da parte della stessa Telecom.
Mentre salutiamo con soddisfazione il susseguirsi delle sentenze di reintegro, è chiaro che la via legale non può, a nostro avviso, rappresentare una soluzione sindacale collettiva al problema esternalizzazioni, essendo le vertenze legali uno strumento individuale per definizione.
Fermo restando il diritto individuale dei lavoratori interessati, è necessario articolare proposte che consentano di affrontare il problema sul versante sindacale collettivo, dal momento che non è più ipotizzabile che una strategia che il tempo ha bocciato come
sbagliata possa continuare a produrre danni sui lavoratori e sulle loro famiglie. Anche il detto “sbagliare è umano, perseverare è diabolico” dovrebbe far riflettere il maggiore operatore di TLC del paese sull’opportunità di aprire un ampio confronto sul tema
delle esternalizzazioni e delle cessioni di ramo che, fatte salve le sentenze della magistratura e partendo da un’analisi del rapporto costi/benefici, sia finalizzato alla salvaguardia di quei lavoratori che continueranno ad operare in quelle realtà e che, se non opportunamente tutelati dal punto di vista di un corretto rinnovo delle commesse, continueranno a pagare il
prezzo di politiche sbagliate e di macroscopici errori perpetrati nell’ambito dei processi di esternalizzazione.
Inoltre, un management che avesse a cuore il futuro dell’azienda si preoccuperebbe di valutare i costi legali di questa situazione, costi che rappresentano senza dubbio una voce di spesa enorme che foraggia uffici legali ed avvocati nella totale ignavia dei vertici di Telecom.
Per tutto ciò, come abbiamo fatto negli scorsi anni senza essere ascoltati, rinnoviamo anche oggi all’azienda, con forza, la richiesta di un tavolo di confronto sul tema.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

Huawei, accordo con Fastweb per la banda larga

Huawei firmerà oggi a Palazzo Chigi, alla presenza del premier Mario Monti, un accordo pluriennale con Fastweb del valore complessivo di 350 milioni di euro per lo sviluppo della banda larga in Italia. L’accordo, anticipato dal Sole 24 Ore, prevede la ricerca e l’utilizzo di tecnologie avanzate e servizi innovativi agli utenti, compresa la ricerca di tecnologie miste fibra e rame. I
l memorandum sarà firmato dal direttore generale di Fastweb Alberto Calcagno e per Huawei da Roberto Loiola, vicepresidente Huawei in Europa e di Ji Ping, Global vice president Huawei headquarters Shenzen.
La firma dell’accordo arriva a margine della visita di Stato di Jia Qinglin in Italia, alta carica della Repubblica popolare cinese, che incontrerà il presidente Giorgio Napolitano.


27 novembre 2012

Telecom Italia: Sawiris, aumento da 3 miliardi. No sullo spin-off

L'imprenditore egiziano, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Reuters, avrebbe proposto al gruppo italiano un aumento di capitale da 3 miliardi di euro aperto anche agli altri azionisti. La ricapitalizzazione però, avrebbe spiegato Sawiris, per avere successo dovrebbe avvenire agli attuali prezzi di mercato.

Inoltre, stando a quanto riportato questa mattina da La Repubblica, ci sarebbe un rischio via via crescente di uno stallo perdurante in occasione del Cda del colosso delle tlc in programma il prossimo 6 dicembre. La causa risiederebbe nel fatto che la sottoscrizione dell'aumento di capitale da 2-3 miliardi nel gruppo delle telecomunicazione da parte di Sawiris sarebbe subordinata al fatto che la rete di accesso non venga scorporata. Lo scorporo infatti sarebbe considerato dall'imprenditore egiziano un errore, si legge nell'articolo e secondo quanto diffuso da Reuters, perché così facendo Telecom perderebbe l'unica cosa che la differenzia nel mercato italiano delle tlc.

Il presidente del gruppo, Franco Bernabè, starebbe quindi valutando in alternativa allo spin-off una separazione più leggera che lascerebbe aperta la possibilità di ingresso di Sawiris nel capitale di Telecom. Il giornale però fa riflettere sul fatto che il magnate nordafricano non sarebbe disposto a pagare prezzi molto diversi dai prezzi di Borsa e d'altro canto Mediobanca, Generali e Telefonica non accetterebbero aumenti di capitale sotto i prezzi di carico a quota 1,5 euro.

"Nel complesso - commenta Equita nel report odierno - il Cda di Telecom è ancora in una fase in cui ha alcune opzioni fra cui scegliere e questo è un elemento moderatamente positivo". Così il broker che mantiene il giudizio hold sul titolo con il prezzo obiettivo fissato a 0,83 euro.

Ma i problemi non sarebbero finiti qui. La Repubblica ritiene molto probabile che la cessione di Telecom Italia Media, in programma per la fine dell'anno, possa slittare di diversi mesi. Ad inizio dicembre dovrebbero arrivare le offerte vincolanti da parte di Discovery, H3G, Clessidra e Cairo ma tutte sarebbero condizionate alla scissione del contratto di raccolta pubblicitaria con la stessa Cairo Communication.

"L'allungamento dei tempi - spiega la Sim milanese - sarebbe negativo tanto per Ti Media che per Telecom, il cui piano di deleverage si farebbe più incerto".

Vodafone: Incontro fra la Vodafone Italia e le Segreterie Nazionali del 22 novembre 2012

- COMUNICATO -
Il 22 novembre u.s. si è svolto presso il Ministero del Lavoro l’incontro fra la Vodafone Italia e le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL previsto dalla procedura d’indizione di sciopero attivata dal Sindacato contro i licenziamenti individuali attuati dall’azienda nelle sedi Roma e Bologna e sulla salvaguardia dell’occupazione.
L’incontro si è concluso con un mancato accordo tanto che le Segreterie Nazionali hanno indetto per il prossimo 4 dicembre due ore di sciopero a fine turno per tutti i dipendenti di Vodafone Italia.
Spiace e preoccupa constatare come il management aziendale continui a perseverare in atteggiamenti inutilmente provocatori che non contribuiscono in alcun modo a creare un clima di confronto costruttivo e maturo con il Sindacato, quel clima che, unico, può contribuire ad affrontare la difficile situazione del momento e riportare Vodafone a migliorare i propri risultati.
E’ ormai troppo tempo che l’azienda non conosce altre ricette che non passino dalla riduzione del perimetro aziendale ed occupazionale (attraverso le cessioni di ramo d’azienda o il ricorso ad esodi incentivati non sempre del tutto “spontanei”) con un
conseguente, inesorabile, impoverimento delle tante professionalità esistenti in azienda e lo svuotamento quotidiano di attività “core” (si pensi per esempio a quanto è accaduto e sta ancora accadendo nel perimetro del Network ed in quello dei customers) che ogni giorno prendono la strada dell’esternalizzazione quando non quella dell’off-shore. Una politica evidentemente sbagliata che ha avuto come unico effetto quello di aumentare il contenzioso e peggiorare la qualità erogata.
Quanto avvenuto in questi ultimi mesi dimostra solo il forte nervosismo col quale il management aziendale sta fronteggiando questo momento di innegabile difficoltà del settore tutto e dell’azienda in particolare.
Come Sindacato pensiamo che tutto questo debba finire. Vodafone, se vuole uscire da questo momento di difficoltà, inizi nuovamente ad investire sui propri dipendenti, la vera grande risorsa che ha permesso all’azienda di raggiungere i buoni risultati di questi anni. Si ritorni, una volta per tutte, a rimettere al centro delle strategie aziendali di Vodafone il lavoro ed i lavoratori. Inizi subito un confronto sul prossimo Piano industriale e si smetta, una volta per tutte, con la politica dello scontro.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL chiedono all’azienda di ritornare indietro da questa strada intrapresa sui licenziamenti ed invitano la stessa ad avviare il confronto sul Piano Industriale per avere chiarezza sulle reali
necessità di Vodafone. Come sindacato respingiamo con forza questo atteggiamento aziendale, queste le continue voci messe in giro dai vari capetti che stanno solamente creando preoccupazioni ai lavoratori con un peggioramento del clima aziendale.

Le Segreterie Nazionale di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL


Vodafone Omnitel NV: Dichiarazione di sciopero.


Salvaguardia dell’occupazione:
Le scriventi Organizzazioni Sindacali proclamano per il giorno 4.12.2012 lo sciopero a livello nazionale di 2 (due) ore a fine turno di lavoro per tutto il personale di Vodafone Omnitel NV. Le scriventi dichiarano di aver esperito con Vodafone Omnitel NV le procedure di raffreddamento il 24.10.2012 e con il Ministero del Lavoro il tentativo di conciliazione in data 30.10.2012 e 22.11.2012 con esito negativo.
La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della Legge 83/2000 e precedenti ed in base alla delibera di modifica della Regolamentazione Provvisoria adottata dalla Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (Seduta del 15 Novembre 2007) per tutte le aziende del settore sottoposte a taleregolamentazione.

I SEGRETARI GENERALI
SLC-CGIL - FISTel-CISL - UILCOM-UIL

Vodafone: restyling per 1000 punti vendita

Restyling per 1000 negozi monomarca Vodafone Italia presenti sul territorio nazionale. Entro Natale 2012 verranno aperti i primi 60 punti vendita basati sul nuovo concept per raggiungere la totalità dei negozi per la fine del 2013.
L’operazione, che nasce da un progetto internazionale del Gruppo Vodafone e che si avvale anche dei suggerimenti forniti direttamente dai Clienti, conferma l’impegno dell’Azienda ad offrire il miglior livello di servizio di vendita: il nuovo concept mira a rendere più immediato e accogliente l’ingresso all’interno dei negozi e arricchire l’esperienza di acquisto, grazie a specifici accorgimenti tecnologici, stilistici e architettonici.
Gli spazi così rinnovati sono caratterizzati da:
Top Ten Table, un’area dove i Clienti possono sperimentare liberamente i 10 prodotti più venduti del momento.
Servizio Smart Vodafone, uno spazio dedicato dove ricevere assistenza e consulenza su tariffe, servizi e prodotti, con il supporto di personale specializzato. Per i Clienti più avanzati sono disponibili tablet e vetrine multimediali, tramite cui e’ possibile informarsi in autonomia sulle novità e le promozioni, sfogliare le brochure e inviarle via mail.
Red Box, un dispositivo che consente di trasferire in pochi secondi i dati del vecchio telefono del Cliente nel nuovo smartphone o tablet, e di configurarlo già al momento dell’acquisto.
SMS attesa, il servizio attraverso cui i Clienti possono richiedere di venire avvisati dell’arrivo del proprio turno direttamente via sms.
App Vodafone PocketStore, un’applicazione che permette di accedere al catalogo prodotti e servizi ed ai negozi Vodafone direttamente dal proprio smartphone o tablet. Inoltre, grazie ad un sistema di geolocalizzazione, i Clienti possono ottenere in tempo reale tutte le informazioni su offerte e promozioni a loro dedicate, sulle iniziative e gli eventi realizzati da Vodafone nella propria zona.

26 novembre 2012

Attenti ai conti correnti: niente più imposta di bollo per quelli sotto 5000 euro

È già in vigore, dal 2012, una norma a favore dei correntisti più squattrinati: i conti correnti in rosso e quelli che non superino un deposito di 5.000 euro non devono pagare più l’imposta di bollo. Vi consigliamo quindi di verificare attentamente le singole voci dei vostri estratti conto e controllare che l’istituto di credito non vi abbia addebitato importi non dovuti. In caso contrario, bisognerà chiedere il rimborso.

Si tratta di un effetto dello scorso decreto “Salva Italia” e che le banche non hanno mai comunicato alla propria clientela. In pratica, chi ha un conto corrente con saldo negativo o con un saldo uguale o inferiore a 5.000 euro non vedrà più scalarsi, annualmente, da parte dell’Istituto di credito, quella tassa (cosiddetta “imposta di bollo”) sui depositi. Tale imposta ammonta a:
- euro 34,20 annui per le persone fisiche
- euro 100,00 annui per le persone giuridiche.
Essa si applica sugli estratti conto corrente e i rendiconti di libretti a risparmio inviati dal banche o da Poste Italiane.

Per verificare l’esenzione dall’imposta non si considera il singolo conto corrente, ma la somma di tutti i conti che il cliente ha con la banca; pertanto l’esenzione non si applica più qualora una persona abbia più conti correnti con lo stesso Istituto il cui saldo sia inferiore a 5.000 euro, ma la somma complessiva di tutti superi tale soglia.

Telecom Italia, fine anno col "botto"

- di Mila Fiordalisi -
Erano anni che non si avvertiva tanto fermento attorno a Telecom Italia. E che qualcuno bussasse di nuovo alle porte dell’azienda, chiedendo di poter entrare in quota e addirittura con una quota rilevante, era davvero difficile da immaginare.

Era il 2007 quando Telefonica entrava in scena e nasceva Telco - la holding cui fa capo il 22,4% di TI - che vede in campo la compagnia di tlc spagnola (con il 46,18%), e i tre soci finanziari Generali (30,58%), Intesa Sanpaolo e Mediobanca in quota con l’11,62% ciascuno.

Il “cavaliere” spagnolo - seppur a suo tempo avversato da molti in nome dell’italianità della compagnia - ha permesso di poter contare su nuove risorse ed evitare il patatrac. E a rimettere sulla rotta la nave ci ha pensato nel corso di questi cinque anni Franco Bernabè, prima Ad e oggi presidente esecutivo affiancato dall’Ad Marco Patuano. La strategia Bernabè, fortemente orientata all’abbattimento del debito, ha dato buoni frutti. Anche in considerazione della crisi economica e dei ricavi sempre più risicati in particolare nel comparto del fisso (fenomeno che riguarda tutte le principali compagnie di Tlc al mondo). Ma sulle spalle della creatura - dissanguata progressivamente dai capitani di ventura che si sono susseguiti alla plancia di comando dalla stagione dell’opa fino alla fine dell’era Tronchetti Provera - pesa ancora un debito elefantiaco. I soci non hanno alcuna intenzione di sborsare altre risorse, anche alla luce della progressiva svalutazione del titolo. E anzi, se potessero veder remunerato il loro impegno sarebbe meglio. Su questa linea sono orientati i fautori dello scorporo della rete.

Vero è che Brasile e Argentina si sono dimostrate galline dalle uova d’oro. E non è un caso se il magnate egiziano Nagub Sawiris - l’uomo che prima ha bussato alla porta di Cesar Alierta, il numero uno di Telefonica (il quale però non ha accettato patti col “Faraone”) e poi a quella di Franco Bernabè - ha offerto sul piatto fino a 3 miliardi per una ricapitalizzazione di TI finalizzata all’acquisizione dell’operatore brasiliano Gvt (messo in vendita da Vivendi a 7 miliardi, quindi c’è da capire come TI possa imbarcarsi concretamente nell’operazione). L’entrata in scena di Sawiris, checché se ne farà, rappresenta la “sorpresa” di fine anno. E poco contano le speculazioni (dietro Sawiris ci sarebbe la mano di Carlos Slim e persino di Vodafone) e gli andirivieni di posizioni che si sono alternati in questi giorni (Patuano ha prima chiuso all’ipotesi di ricapitalizzazione per poi riaprire in nome dell’operazione sud-americana).

Di qui al 6 dicembre le carte potrebbero essere sparigliate ancora: solo in occasione del cda sarà possibile deliberare formalmente sul da farsi. E non è detto che si prenda una decisione definitiva nemmeno in quella sede. Fra l’altro sul tavolo di Mediobanca e Intesa SanPaolo è arrivata anche un’altra proposta, quella dell’ipotesi di ingresso in Telco del fondo F2i capitanato da Vito Gamberale disposto a mettere sul piatto fra i 500 e i 700 milioni. Ipotesi smentita dal portavoce di Gamberale. Ma anche in questo caso le verità lasciano il tempo che trovano.

Sul tavolo c’è parecchia carne al fuoco, dunque. E non a caso il 22 novembre si è tenuto un comitato esecutivo per fare il punto in vista dell’imminente cda. Fra le priorità c’è la questione scorporo della rete. Si farà? Con quali modalità? Si darà vita ad una newco insieme con Cdp? Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera auspica che “l’Italia si doti di una rete di alta qualità in poco tempo. E spero che riusciremo a convincere Telecom a fare una combinazione forte con Cdp”. Non è da escludersi  una “replica” del modello britannico Open Reach ossia un’evoluzione di Open Access. L’incontro a porte chiuse fra il presidente di Agcom Angelo Marcello Cardani e il presidente esecutivo Franco Bernabè  avrebbe avuto all’ordine del giorno proprio la discussione dei “modelli” possibili in vista della regolamentazione dell’accesso alle nuove reti e del rispetto del principio di equivalence on input oltre che di ouput, come richiesto dalla Ue per concedere benefici regolamentari (prezzi fissi per l’unbundling del rame e non orientati al costo per l’accesso alla fibra).

L’equivalence of input è un elemento chiave della questione, su cui non a caso ha acceso i riflettori - in occasione del convegno Between di Capri - il commissario Agcom Maurizio Dècina. Pur parlando a titolo di esperto e non di membro dell’Authority, Dècina ha ipotizzato uno scenario di una “rete aperta che offre in wholesale tutti gli elementi passivi degli impianti di rete in rame e in fibra a tutti i concorrenti, TI e olo, rispettando il principio della equivalence of input”. “La società della rete - ha spiegato Dècina - vende in wholesale a prezzi regolati gli elementi di rete del cosiddetto Mercato 4, mentre i concorrenti vendono a prezzi deregolati i servizi retail ai clienti finali”. Per Dècina il valore della rete dipende da una miriade di parametri oltre al semplice numero di doppini: personale dedicato, debiti, investimenti, ricavi, tasse, ritorni, distribuzione degli utili.

COMDATA CARE: COMMISSIONE PREMIO DI RISULTATO

Il 13 novembre la Commissione Tecnica PDR si è incontrata a Milano con l’Azienda per la comunicazione dei nuovi target di produttività per l’anno fiscale 2012-2013. In tale incontro l’Azienda ha comunicato alla Commissione alcune rilevanti
modifiche che di seguito riportiamo:
- Facendo sempre riferimento all’impegno della fusione in Comdata SpA, l’Azienda non considererà più l`EBITDA di Comdata Care ma un EBITDA del gruppo Comdata;
- La produttività non viene più calcolata dalle UE (unità equivalente) ma dal numero dei pezzi lavorati;
- Secondo l’Azienda, essendo sempre più numerose le commesse non appartenenti al gruppo Vodafone, la produttività diventa di “commessa”. Per cui per tutti coloro, come i colleghi di Milano, che nella loro sede non hanno più la commessa Vodafone o che in prevalenza hanno e lavorano commesse di Comdata SpA, alla fine di ogni semestre in termini economici prenderanno sempre il valore economico stabilito dal PDR di Comdata Care ma in termini di produttività saranno misurati sulla commessa Comdata SpA lavorata.
La Commissione Tecnica PDR, non avendo per la produttività, la qualità e l'Ebitda valori e riferimenti numerici (almeno per i primi 4 mesi luglio/ottobre 2012), in quanto al momento non forniti dalla stessa Azienda, ha fatto subito presente che non poteva esprimere un giudizio sul raggiungimento o meno dei target fissati.
L'incontro si è chiuso con una promessa aziendale nel fornire al più presto i valoriraggiunti nei primi 4 mesi del nuovo semestre.
La Commissione PdR
 SLC-CGIL   FISTEL-CISL  UILCOM-UIL

23 novembre 2012

Teleperformance, tavolo al Mise la settimana prossima

Teleperformance, l’azienda di call center in crisi da tempo, ha ottenuto l’apertura di un tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico la settimana prossima. Al tavolo prenderanno parte anche la Regione Puglia - saltato l'incontro previsto ieri - e il Lazio. L'obiettivo è trovare una soluzione in extremis ed evitare così il licenziamento di 632 dipendenti  nella sede di Taranto a fine anno, preannunciato dall’azienda in caso di mancato abbattimento dei costi. “In mancanza di un accordo con i sindacati sulla riduzione dell’orario di lavoro da 6 a 4 ore al giorno – dice al Corriere delle Comunicazioni Paolo Sarzana, responsabile Marketing e Communication & Pubblic Affairs di Teleperformance – il rischio è che la casa madre francese decida di chiudere le attività in Italia a fine anno. La nostra proposta di ridurre l'orario di lavoro è volta trovare una soluzione normativa per non tagliare il salario dei lavoratori che si dovranno ridurre l’orario di lavoro. Le sei ore non le reggiamo più, per carenza di commesse".

A Taranto, secondo stime dell’azienda, ci sono 2000 dipendenti, più circa 700-800 persone con contratti a progetto. A Roma Parco Leonardo circa 500 dipendenti. Dopo 30 mesi, la cassa integrazione a rotazione scadrà a fine anno.

I sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Ugl telecomunicazioni rifiutano l’ipotesi di riduzione dell’orario di lavoro. Oggi, la Slc-Cgil è andata all’attacco: "I vecchi saggi dicevano che non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena", dice Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, alle dichiarazioni rilasciate dai vertici di Teleperformance in merito alla procedura di licenziamento di 632 lavoratori.

"All’azienda abbiamo offerto la possibilità di operare con un orario flessibile che gli consenta di poter usare il personale su commesse diverse da quello su cui oggi operano - continua Azzola - La risposta che ci è stata data è che questi lavoratori costano troppo rispetto alle attività di outbound oggi gestite attraverso migliaia di lavoratori a progetto che sono sottopagati rispetto a quanto previsto dalla riforma Fornero".

"L’azienda deve decidere cosa vuole – prosegue il sindacalista - Ha spostato commesse importanti in Albania - non rispettando quanto previsto dalle leggi vigenti sulla trasparenza e garanzia dei dati personali - o utilizza personale sottocosto per le attività di outbound e poi chiede ai lavoratori una riduzione di un terzo sia dell’orario di lavoro che della retribuzione.”
“Tutti sono capaci di fare gli imprenditori in questo modo: si prende il lavoro sottocosto in dumping rispetto alle altre imprese e poi si toglie salario e diritti ai lavoratori o si sposta l’attività direttamente in Albania", chiude Azzola. Teleperformance replica che l’Albania è un paese dove si parla italiano e dove il costo del lavoro è molto più contenuto che in Italia. Per questo diversi clienti chiedono servizi da quel paese.



Dichiarazione di Massimo Cestaro Segretario Generale SLC-CGIL su “Libertà di Informazione”

Ancora una volta un grave attacco alla libertà di stampa. Ci chiediamo quando mai finirà questa impressionante azione concentrica contro uno dei valori fondanti della nostra democrazia sancito dall’articolo 21 della nostra Costituzione. Per effetto della crisi che attraversa il Paese, tutto il sistema editoriale sta rischiando una fortissima contrazione e molte testate sono a rischio chiusura. Questa situazione, già di per sé difficilissima, ha visto, nel corso degli ultimi anni, un taglio progressivo e consistente dei contributi pubblici all’editoria, sostenuta dai falsi profeti della libertà d’impresa che non colgono – per ignoranza o per calcolo – che il valore del pluralismo non può essere giocato sull’altare del mercato: sicuramente i nostri Costituenti avevano le idee più chiare
di quanto non le abbiano coloro i quali, oggi, intervengono su questa delicatissima materia, spesso, senza sapere di che parlano. Ora, l’introduzione del carcere per i giornalisti, sembra il compimento di una azione davvero devastante per la libertà dell’informazione e un colpo mortale alla sua qualità. Ci chiediamo come non si riesca a capire che un Paese nel quale imperversa la corruzione e dove la criminalità organizzata sembra disporre di mezzi davvero ingenti, la libera stampa e la libera informazione sono, assieme ad una politica intransigente e all’azione delle forze dell’ordine, uno dei capisaldi per il risanamento morale ed economico del Paese. Per queste ragioni, invitiamo le nostre RSU a concordare con i Comitati di Redazione le forme più idonee per sostenere una azione sindacale che va ben oltre la tutela dei singoli giornalisti.
Massimo Cestaro
Segretario Generale Slc Cgil Nazionale

Vodafone Omnitel NV: Dichiarazione di sciopero.

Salvaguardia dell’occupazione:
Le scriventi Organizzazioni Sindacali proclamano per il giorno 4.12.2012 lo sciopero a livello nazionale di 2 (due) ore a fine turno di lavoro per tutto il personale di Vodafone Omnitel NV. Le scriventi dichiarano di aver esperito con Vodafone Omnitel NV le procedure di raffreddamento il 24.10.2012 e con il Ministero del Lavoro il tentativo di conciliazione in data 30.10.2012 e 22.11.2012 con esito negativo.
La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della Legge 83/2000 e precedenti ed in base alla delibera di modifica della Regolamentazione Provvisoria adottata dalla Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (Seduta del 15 Novembre 2007) per tutte le aziende del settore sottoposte a taleregolamentazione.

I SEGRETARI GENERALI
SLC-CGIL - FISTel-CISL - UILCOM-UIL


230MILA CONTRATTI IN SCADENZA CGIL: "RISCHIO DI BOMBA SOCIALE"

Scadenza di contratto per 230mila precari.La Cgil lancia l’allarme: “Una vera e propria bomba sociale che potrebbe esplodere il 31 dicembre”. Data in cui gran parte degli oltre 160mila precari della pubblica amministrazione vedrà il proprio contratto scadere. Bomba sociale che secondo il sindacato Cgil “deve essere disinnescata attraverso un provvedimento urgente di proroga immediata dei contratti”.
Non bisogna poi dimenticare, aggiunge la Cgil, ”che al termine dell’anno scolastico saranno oltre 70 mila persone del settore scuola a ritrovarsi senza contratto, senza stipendio e senza lavoro, per la scadenza del loro contratto annuale”. Con una ”ricognizione sul fenomeno del precariato” la Cgil ”punta il dito contro l’effetto perverso determinato da una legge come la Spending Review che elimina posti di lavoro e le ultime manovre che tagliano il lavoro precario”.
Sul primo punto, spiega il sindacato, “la manovra di taglio delle dotazioni organiche delle amministrazioni centrali, tra questi ministeri, enti previdenziali, agenzie fiscali, enti di ricerca e altro, ha portato a 4.028 posti di lavoro in meno e ad altrettante eccedenze di lavoratori”.
Numeri che per la Cgil sono “assolutamente parziali e che rischiano di essere di più di quelli indicati dalla stessa Ragioneria generale dello Stato in 24 mila. Mancano infatti da questo conto ”l’Inps, il Ministero degli Interni, degli Esteri e dell’Economia, così come non ci sono le agenzie fiscali e la stessa Presidenza del Consiglio”. E “continuano a mancare poi Comuni e Province”, mentre “non è ancora chiaro il destino delle oltre 5 mila persone che lavorano nei Centri per l’impiego”.
Inoltre, dice la Cgil, “sta per esplodere il tema del lavoro precario nelle amministrazioni pubbliche”. I dati “assolutamente parziali” forniti dal Ministero della Funzione pubblica il 21 novembre parlano di 5.900 precari (tra tempi determinati, Cococo e interinali) il cui contratto di lavoro scade entro la fine dell’anno o al massimo entro giugno del prossimo”.
Per la Cgil “una goccia nel mare del precariato”, costituito ”da 90 mila contratti a tempo determinato, 12 mila interinali, 18 mila Lsu e 42 mila contratti di collaborazione”. Sono 162 mila i lavoratori ”che rischiano il non rinnovo dei contratti di lavoro”. Solo per quanto riguarda “la sanità infatti si parla di un bacino di precari pari a circa 40 mila lavoratori, circa 10 mila di questi medici.”
E ancora, l’emergenza precariato si rileva anche nei numeri della scuola. “In questo segmento contiamo 200 mila lavoratori presenti nelle graduatorie, di questi 70 mila lavorano con un contratto annuale che scadrà entro la fine dell’anno scolastico mentre occupano posti vacanti”. ”Sarebbe grave se il Governo – conclude la Cgil – continuasse ad ignorare il problema rendendosi in tal modo responsabile di licenziamenti di massa”.

22 novembre 2012

Call Center: Azzola (Slc Cgil), Teleperformance decida cosa vuole fare

Call Center: Azzola (Slc Cgil), Teleperformance decida cosa vuole fare. No al dumping e al taglio di lavoro, salario e diritti
“I vecchi saggi dicevano che “non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena”. Questo il commento di Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, alle dichiarazioni rilasciate dai vertici di Teleperformance in merito alla procedura di licenziamento di 632 lavoratori.
 “All’azienda abbiamo offerto la possibilità di operare con un orario flessibile che gli consenta di poter usare il personale su commesse diverse da quello su cui oggi operano. La risposta che ci è stata data è che questi lavoratori costano troppo rispetto alle attività di outbound oggi gestite attraverso migliaia di lavoratori a progetto che sono sottopagati rispetto a quanto previsto dalla riforma Fornero.”
 “L’azienda deve decidere cosa vuole – prosegue il sindacalista. Ha spostato commesse importanti in Albania - non rispettando quanto previsto dalle leggi vigenti sulla trasparenza e garanzia dei dati personali - o utilizza personale sottocosto per le attività di outbound e poi chiede ai lavoratori una riduzione di un terzo sia dell’orario di lavoro che della retribuzione.”
“Tutti sono capaci di fare gli imprenditori in questo modo: si prende il lavoro sottocosto in dumping rispetto alle altre imprese e poi si toglie salario e diritti ai lavoratori o si sposta l’attività direttamente in Albania.” 
“All’azienda ribadiamo che se decide di investire sul futuro dell’azienda il sindacato è disponibile a confrontarsi su tutti i temi inerenti la produttività e le flessibilità – conclude Azzola. Se invece l’obiettivo è quello di spostare in Albania  il lavoro oggi fatto da dipendenti in Italia o assegnarlo a lavoratori a progetto pagati in violazione alla normativa di legge, il sindacato salirà sulle barricate e chiederà a tutte le istituzioni di prendere posizione contro tali atteggiamenti.”

Produttività: Ecco come cambia il lavoro


Riduzione del cuneo fiscale - I fondi stanziati dal governo per il prossimo trienni, 2,1 miliardi, sarà indirizzato a sgravare la busta paga dei lavoratori nella porzione di retribuzione legata alla produttività. I sindacati, nell'accordo firmato, chiedono una detassazione del salario di produttività (con un'imposta pari al 10%) per i redditi inferiori ai 40 mila euro l'anno. Lo scopo del provvedimento che valorizzare i contratti di secondo livello, stipulati tra azienda e lavoratori. Per incoraggiare questo tipo di contratazione i sindacati hanno chiesto anche sgravi fiscali fino al 5% della retribuzione per incoraggiare i contratti si secondo grado. I dettagli non sono però definiti: dovranno essere studiati dal governo entro il 15 gennaio.

Meno potere al contratto nazionale - Il contratto nazionale di lavoro verrà depotenziato. I sindacati, caso per caso, potranno scegliere se discutere su un piano territoriale (più efficace per piccole e medie imprese) o se accordarsi con una singola azieda. Anche in questo caso, vanno definiti i dettagli, che fisseranno in modo più precisione il rapporto tra contratto di secondo livello e contratto nazionale.

Orari e demansionamento - E' questo, assieme a quello della rappresentatività, il punto che ha portato la Cgil a non firmare. Riguarda la flessibilità e il demansionamento: un'impresa in crisi potrà, anche se non in modo unilaterale, decidere di portare a un dipendente a una mansione inferiore rispetto alla sua qualifica. In questo caso è possibili anche una decurtazione dello stipendio.

Rappresentnza - E' il punto, fino a ora, più nebuloso. Il governo, entro dicembre, dovrà elaborare nuove regole per la rappresentanza sindacale. L'esecutivo dovrà anche definire alcuni provvedimenti che potrebbero rendere più semplice la partecipazione dei dipendenti agli utili e al capitale dell'azienda. Nei giorni scorsi era emersa l'ipotesi di una maggiore presenza di lavoratori e sindacati nei Cda.

L'accordo - si legge nella nota di Palazzo Chigi - conclude un percorso iniziato il 5 settembre con l'incontro tra il Governo e gli imprenditori e poi proseguito l'11 settembre con le organizzazioni sindacali. In tali incontri, il Presidente del Consiglio Mario Monti aveva sollecitato l'impegno a migliorare il livello della produttivita' del lavoro in Italia, innalzare la competitivita' e l'attrattivita' degli investimenti. A questo fine aveva incoraggiato il confronto tra le parti sociali, condividendone lo spirito e gli obiettivi. Per questo il Governo ha proposto nella legge di Stabilita' uno stanziamento complessivo di 1,6 miliardi di euro per il periodo 2013/2014 per la detassazione del salario di produttivita' - stanziamento che si e' poi ulteriormente esteso nel tempo e rafforzato a 2,1 miliardi per effetto degli emendamenti approvati alla Camera - ponendo come condizione per erogare questi incentivi finanziari che le parti trovassero un accordo adeguato a tali finalita'. Negli ultimi anni, e in particolare dopo la crisi, lo sviluppo dell'economia italiana ha registrato ritmi di crescita inferiori rispetto ai partners europei e internazionali con effetti negativi sull'occupazione. Ne hanno subito le conseguenze i lavoratori, le imprese, le famiglie e i giovani: meno posti di lavoro, minori retribuzioni reali, minori consumi, redditivita' piu' bassa delle imprese, una piu' elevata pressione fiscale e risorse carenti per la solidarieta', l'istruzione e la ricerca. Per questo motivo la produttivita' e la modernizzazione sono di cruciale importanza nell'agenda di governo del Paese.

Produttività, firmato l’accordo. No della Cgil. Camusso: sulla produttività s'è persa un'occasione


"Se dovessi definire il clima di questa sera la parola che mi viene in mente è imbarazzo". Lo ha detto il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, a proposito dell'incontro sulla produttività a Palazzo Chigi. "Credo che fosse evidente a tutti – ha spiegato Camusso - che si stava consumando una scelta che non determina ne' risultati positivi ne' spinte propulsive. Abbiamo sentito da più ministri appelli a una soluzione unitaria" che "hanno più il segno di un imbarazzo che non di una volontà effettiva di provare a costruire soluzioni unitarie". ''Le soluzioni unitarie si costruiscono, non si aderisce a posteriori, quando il tentativo numerose volte fatto di trovare una soluzione è stato respinto'', ha precisato il Segretario Generale della CGIL. L'accordo così come è stato costruito produrrà soprattutto un abbassamento dei salari, che poi è "il punto più critico” dell'accordo stesso. Riferendosi al Governo e in particolare al Presidente del Consiglio, Susanna Camusso ha detto che Monti è legittimato a sperare quel che vuole", ma il tema è "se si vuole decidere in questo ultimissimo scorcio della legislatura di provare a dare risposte al lavoro o se si continua a pensare che risposte non ce ne sono". "Le rotture non si risolvono con gli auspici - ha aggiunto il Segretario Generale - ma con le regole della democrazia e della rappresentanza. Sul tema degli auspici potremmo continuare all'infinito: tutto il Paese spera in una politica che non continui ad alimentare la recessione". E invece, di nuovo, l'accordo sulla produttività aumenta la recessione e scarica i costi sulla parte più debole del Paese.

Telecom Italia, comitato esecutivo "blindato"

E' durato oltre quattro ore il comitato esecutivo di Telecom Italia, che si è riunito questa mattina in vista del Cda del 6 dicembre. Bocche cucite all'uscita, a partire da Renato Pagliaro, il presidente di Mediobanca, tra i primi a lasciare la sede. Dopo di lui sono stati visti uscire il presidente dell'Ania e consigliere di Generali, Aldo Minucci, l'ex manager Telecom Italia, Mauro Sentinelli ed Elio Catania, consigliere indipendente.

Sul tavolo  del comitato esecutivo temi cruciali per il futuro di Telecom Italia. Dall’ipotesi di scorporo della rete alla sua divisionalizzazione, al possibile ripiegamento di Telecom Italia in una mera società di servizi (magari cedendo altri rami oltre alla Rete di accesso) all’espansione, al contrario, in Brasile attraverso l’acquisizione di Gtv, magari approfittando dell’offerta di 3 miliardi di euro (o giù di lì) del magnate egiziano Nagub Sawiris che ha scompigliato le carte in tavola chiedendo di entrare nel capitale di Telecom Italia.

Un'altra indiscrezione circolata nei giorni scorsi parla dell'interesse di Vito Gamberale, numero uno del fondo F2i, che avrebbe avanzato ai vertici di Mediobanca e Intesa Sanpaolo una proposta per sottoscrivere un aumento di capitale in Telco, la holding di controllo di Telecom Italia. Secondo le voci, smetite dall'interessato,Gamberale sarebbe pronto a iniettare liquidità e l’importo si aggirerebbe fra i 500 e i 750 milioni (con prezzo a premio rispetto agli attuali valori di Borsa). Di conseguenza Telco avrebbe le risorse per seguire un aumento da 2,2-3,3 miliardi lanciato al piano di sotto, quello di Telecom Italia – si legge nell’articolo - che potrebbe permettere di portare avanti una strategia di crescita non solo in Italia.

L'ipotesi di ingresso di F2i in Telco ha peraltro suscitato perplessità da parte del ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera: "Non lo so, ma sarei molto sorpreso", ha risposto il ministro a margine di un'audizione in Senato, alla domanda su un possibile interesse di F2i per Telco.

E sul piatto c'è anche la cessione di Telecom Italia Media, per la quale sono attese le offerte vincolanti entro il 3 dicembre.

La ricapitalizzazione di Telecom Italia da parte dell’ex patron di Wind sarebbe stata considerata positivamente da Franco Bernabè proprio nella prospettiva di un progetto di crescita attraverso l’acquisizione di Gvt, l’operatore brasiliano messo in vendita da Vivendi per circa 7 miliardi (ma potrebbe accontentarsi anche di molto meno).

L’acquisizione consentirebbe a Telecom Italia di rafforzare ulteriormente la propria posizione in Sud America e potrebbe rappresentare la “mossa” per liberarsi della “zeppa” della spagnola Telefonica (46% nella controllante Telco) senza troppi danni.

Cesar Alierta, Ad della spagnola Telefonica, non gradisce infatti per niente sia il progetto brasiliano (che contrasta con gli interessi degli spagnoli in quel Paese) sia l’ingresso di Sawiris nella compagine azionaria. Potremmo pertanto essere alla vigilia di una spaccatura importante fra i soci, con conseguente riassetto delle quote di controllo sino all’uscita da Telco del socio spagnolo.

Produttività, firmato l’accordo. No della Cgil. Camusso: sulla produttività s'è persa un'occasione

"Se dovessi definire il clima di questa sera la parola che mi viene in mente è imbarazzo". Lo ha detto il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, a proposito dell'incontro sulla produttività a Palazzo Chigi. "Credo che fosse evidente a tutti – ha spiegato Camusso - che si stava consumando una scelta che non determina ne' risultati positivi ne' spinte propulsive. Abbiamo sentito da più ministri appelli a una soluzione unitaria" che "hanno più il segno di un imbarazzo che non di una volontà effettiva di provare a costruire soluzioni unitarie". ''Le soluzioni unitarie si costruiscono, non si aderisce a posteriori, quando il tentativo numerose volte fatto di trovare una soluzione è stato respinto'', ha precisato il Segretario Generale della CGIL. L'accordo così come è stato costruito produrrà soprattutto un abbassamento dei salari, che poi è "il punto più critico” dell'accordo stesso. Riferendosi al Governo e in particolare al Presidente del Consiglio, Susanna Camusso ha detto che Monti è legittimato a sperare quel che vuole", ma il tema è "se si vuole decidere in questo ultimissimo scorcio della legislatura di provare a dare risposte al lavoro o se si continua a pensare che risposte non ce ne sono". "Le rotture non si risolvono con gli auspici - ha aggiunto il Segretario Generale - ma con le regole della democrazia e della rappresentanza. Sul tema degli auspici potremmo continuare all'infinito: tutto il Paese spera in una politica che non continui ad alimentare la recessione". E invece, di nuovo, l'accordo sulla produttività aumenta la recessione e scarica i costi sulla parte più debole del Paese.