29 novembre 2010

Concetta Raia: “Giornata contro la violenza alle donne”.Proposte del Forum provinciale delle donne.

PD Catania: Forum provinciale donne
“Giornata contro la violenza alle donne”. Proposte del Forum provinciale delle donne.
Una petizione per sostenere il disegno di legge, fermo in commissione Bilancio dell’Ars, il patrocinio legale gratuito per le donne vittime di violenze, un fondo di solidarietà inserito nei bilanci della Provincia e del comune di Catania, una campagna di sensibilizzazione che parta dalle scuole. Sono le quattro iniziative avviate a livello provinciale e regionale dal forum provinciale delle donne del partito democratico, presentate in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne.
Eliminare il vuoto normativo che la Regione Sicilia ha in materia di violenza alle donne, è l’obiettivo che si propone il deputato regionale Concetta Raia, che esattamente un anno fa, insieme alle colleghe Adamo e Caronia, presentò un disegno di legge “Interventi in materia di violenza contro le donne” che dopo essere stato approvato in commissione Bilancio nel marzo scorso, purtroppo, non è più andato avanti. L’iter parlamentare è fermo.
“Sta mancando quella giusta sensibilità politica – commenta la parlamentare regionale –nonostante in commissione, il ddl venne votato da tutti i componenti, cioè da tutti gli uomini – ricorda Concetta Raia – escludo anche che il problema sia di risorse, perché un milione di euro stanziato per tutta la Sicilia, non è tanto, anche se stiamo in un momento di austerity. Ecco perché penso che ci voglia un po’ più di orgoglio siciliano da parte di tutti, maggioranza e opposizione, perché si esiti una legge che ci metta al passo con le altre regioni”.
“Lanciamo una petizione – spiega Tania Spitaleri, consigliere comunale a Giarre – perché da Catania parta questo appello e perché da tutte le province siciliane arrivi il sostegno sperato, dimostrando che il problema c’è, che lo vogliamo affrontare e che non tolleriamo che questo disegno di legge venga insabbiato”

Fulvio Fammoni: "Statuto dei Lavori"

Care compagne/i,
come sapete il governo ha inviato alle parti sociali i testi che troverete in allegato qui.
Al di là del rapporto con le future vicende del quadro politico, questi testi devono essere affrontati con la giusta attenzione e preoccupazione, perché rappresentano il contenitore finale dei vari attacchi al diritto del lavoro e alla contrattazione che abbiamo contrastato in questi anni.
Il nuovo Statuto dei Lavori, come già abbiamo commentato da tempo, non rappresenta come viene definito la “manutenzione” dall’attuale statuto, ma il suo svuotamento e superamento.
Come ormai consuetudine il riferimento di partenza è rappresentato dall’affermazione di diritti ormai superati e assetti produttivi che hanno portato ad una terziarizzazione dell’economia e quindi dalla conseguente necessità di declinare un nuovo assetto dei diritti suddivisi in un nucleo di derivazione internazionale e/o comunitario non derogabile e in un altro, ben più ampio, di derivazione pattizia derogabile ad ogni possibile livello (azienda, settore, territorio, condizioni d’impresa e perfino caratteristiche del lavoratore).
Naturalmente tutto viene fatto discendere da un impianto fortemente ideologico in cui si continua ad indicare, come assunto, che norme inderogabili siano la causa del lavoro sommerso e della disoccupazione giovanile (è invece l’esatto opposto quello che come i dati reali dimostrano, ha comportato l’espansione della precarietà).

27 novembre 2010

Manifestazione Nazionale Cgil 27 novembre 2010

Bagno di folla per il neo segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, oggi in piazza per la manifestazione nazionale organizzata dal sindaco di Corso d'Italia. Tra cori ed applausi, Camusso è stata accolta con entusiasmo dai manifestanti. Dopo aver preso parte al corteo partito da piazza della Repubblica, il leader della Cgil ha raggiunto la testa del corteo che ha preso il via da piazzale dei Partigiani, dove ha incontrato brevemente e salutato, con una stretta di mano, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ed il presidente del partito, Rosy Bindi. Dopodichè ha ripercorso a ritroso lo stesso corteo per salutare le varie delegazioni regionali e provinciali provenienti da tutta Italia.
CAMUSSO: I numeri ci dicevano che sarebbe stata una grande manifestazione: eccola qua». Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, arrivando in una piazza San Giovanni gremita per la manifestazione nazionale organizzata dal sindacato. La Cgil ha già fatto sapere che, tuttavia, non darà alcuna stima ufficiale sulla partecipazione alla manifestazione. Al momento, gli unici numeri a disposizione sono quelli relativi ai pullman ed ai treni speciali provenienti da tutta Italia: si tratta rispettivamente di oltre 2.100 pullman per circa 110-120 mila persone e 13 treni speciali, che stamattina hanno raggiunto la Capitale.
In assenza di risposte da parte del Governo, la Cgil valuterà lo sciopero generale. Questa, in sintesi, la posizione indicata al segretario generale della Confederazione di Corso Italia, Susanna Camusso, arrivata in piazza della Repubblica, a Roma, da dove parte uno dei due cortei previsti per la manifestazione nazionale promossa dal sindacato. Slogan dell'iniziativa 'il futuro e' dei giovani e del lavoro. Più diritti e più democrazià. "Dopo questa manifestazione - ha detto Camusso - credo che il Governo dovrà dare le risposte che gli abbiamo chiesto e soprattutto dovrà cominciare ad avere politiche di contrasto alla crisi che sinora non ha avuto". Alla domanda se andrà allo sciopero generale, il segretario generale della Cgil ha risposto: "Lo decideremo sulla base dei risultati di questa manifestazione".

26 novembre 2010

Camusso: «Il governo è alla fine. In piazza l'altra Italia»

Susanna Camusso guiderà domani a Roma la sua prima manifestazione da segretario generale della Cgil. Un’iniziativa pensata e decisa in altri tempi, ma che cade in un momento molto delicato per il Paese. La mobilitazione degli studenti, le lotte degli operai rompono la finzione di Silvio Berlusconi che probabilmente vive la sua ultima stagione politica. Con il leader della Cgil affrontiamo i temi più importanti dell’agenda politica e sindacale.
Segretario Camusso, qual è il segno della protesta così estesa degli studenti? Cosa ci dicono le lotte degli operai della Vinyls a Porto Marghera e di molte altre fabbriche?
«Sono il segno di un Paese che non tollera più le illusioni, le menzogne di Silvio Berlusconi. Non si può più raccontare una storia diversa dalla realtà, non si può più affermare che la crisi non c’è quando le fabbriche si fermano, quando i commissari della Vynils non sono in grado di riavviare gli impianti. Siamo al dunque, si gioca il futuro dell’Italia. Ce lo dicono i giovani, gli studenti, i precari che hanno piena coscienza che questo governo sta togliendo la speranza, la possibilità di studiare, di crescere».
Come giudica le proteste degli studenti? L’occupazione dei monumenti?
«Sono iniziative giuste, pienamente condivisibili. L’intervento della Gelmini sull’università, mi rifiuto di chiamarla riforma, deve essere contrastato fino al suo ritiro. La coscienza di questi giovani si ribella al tentativo di tagliare ancora la formazione, l’università, non vogliono diventare invisibili. È una grande battaglia che merita sostegno e solidarietà. Invito tutti gli studenti a rispettare i monumenti perchè noi, al contrario di Tremonti, amiamo la cultura, la Divina Commedia, il nostro patrimonio artistico».

24 novembre 2010

Lavoro: entra in vigore il collegato. 60 giorni per impugnare i licenziamenti

Se entro il 23 gennaio i lavoratori con contratto a termine, scaduto, non presenteranno un ricorso al proprio datore di lavoro perderanno il diritto di farlo. Oggi entrerà in vigore la legge 183, il famoso collegato lavoro, che impone a tutti di impugnare il licenziamento entro 60 giorni. Una scadenza che, da adesso, si applicherà anche ai contratti di collaborazione o a tempo determinato senza eccezioni. Una norma, come ha più volte sottolineato la CGIL, che colpisce soprattutto i precari che attendono un eventuale rinnovo.

Le stime della CGIL parlano di una cifra compresa tra le 100mila e le 150mila persone coinvolte, in quella che è, coma ha più volte sottolineato il sindacato, una "norma sbagliata, ingiusta e con vizi di costituzionalità", a cui si aggiunge la "gravità" della retroattività.

Secondo il Segretario Confederale della CGIL, Fulvio Fammoni, da oggi "il lavoratore precario, anche con contratto a termine scaduto, viene messo nella condizione dover decidere in pochi giorni se impugnare il contratto irregolare o perdere per sempre quel diritto". Questo “crea una disparità fortissima", in questa maniera, prosegue il dirigente sindacale, ''si equipara la conclusione di un contratto temporaneo ad un licenziamento".

Oltre tutto a questo il sindacato di Corso d'Italia contesta anche i tempi troppo stretti. Da oggi al 23 gennaio ''in molti – dice Fammoni - non saranno in grado neppure di conoscere la norma e, quindi, decadranno dal diritto''. Il risultato sarà, ha concluso il dirigente sindacale, ''una sanatoria al rovescio'' o, al contrario, un'impennata del contenzioso, ''cioè l'esatto contrario di quanto il governo dichiara di perseguire'' con l'allargamento del ricorso all'arbitrato.

La CGIL, che è già impegnata da settimane nel distribuire materiale informativo, ha deciso di rivolgere un appello agli organi di informazione, che è stato già raccolto da molti dei principiali media. Tutti gli uffici legali della confederazione, tutti gli sportelli immigrati, tutte le strutture di categoria delle Camere del Lavoro, saranno impegnate nei prossimi sessanta giorni in una attività straordinaria di consulenza e tutela. Inoltre, la Confederazione di Corso d'Italia, non solo su questo punto, ma sull'intero collegato lavoro, sta predisponendo una memoria su principali vizzi di incostituzionalità della legge.

La CGIL ricorda infine, che i contratti di lavoro precari, già conclusi da tempo, se si ritiene siano viziati da irregolarità, devono quindi essere contestati per scritto entro i 60 giorni successivi all'entrata in vigore della Legge. Questo lo si può fare anche con una lettera che interrompa i termini di legge. Successivamente si avranno 270 giorni a disposizione per andare ad un giudice per riaffermare il diritto.

www.cgil.it

Posizione Slc-Cgil su nuove norme relative al ricongiungimento oneroso ex fondo telefonici.

Care compagne e compagni, il giorno 5/11/2010 l’INPS ha emanato la circolare n.142 in relazione agli effetti dell’art. 12 della legge 122 del 30 luglio 2010. Come vi ricorderete denunciammo subito come SLC-CGIL ed INCA gli effetti negativi e la confusione che le nuove norme avrebbero generato.

La circolare dell’INPS fa chiarezza su alcuni punti sollevati anche dalla lettera che come SLC-CGIL, insieme alle altre sigle, mandammo: in particolare sulla quantificazione dell’onerosità e sulla possibilità che le norme contenute nell’art. 28 della legge 1450 del 1956 continuassero ad applicarsi ad alcune specifiche fattispecie (cessazione entro il 30 giugno 2010 avendo già perfezionato i requisiti per la pensione, aver cessato iscrizione al Fondo al 30 giugno senza aver raggiunto tutti i requisiti anagrafici e contributivi,ecc.).

Inoltre l’INPS fornisce finalmente gli estremi per il calcolo degli oneri per la ricongiunzione, permettendo almeno ai lavoratori di poter valutare o meno se optare per tale soluzione. In particolare gli uffici INCA sono ora nelle condizioni di poter fare i necessari conteggi anche in relazione all’eventuali transazioni per lavoratori che decideranno di andare eventualmente in mobilità.

Ovviamente nessuna apertura positiva sulle principali questioni, così come sull’ingiusta scelta di rendere retroattiva la norma.

Nella circolare, l'INPS, confortata dal parere ministeriale, con riguardo al destino dei lavoratori iscritti o che siano stati iscritti al Fondo, propone infatti un'interpretazione che di fatto concede assai poco a questi lavoratori, neppure dinanzi ai numerosi casi in cui ad essere compromesso non è soltanto il “trattamento di miglior favore” o la “misura” dei trattamenti, ma viene meno il diritto alla pensione stessa

Rimane il fatto politico che il Ministro del Lavoro, On. Sacconi, non ha mai ritenuto utile rispondere alle nostre sollecitazioni ne convocare le parti sociali per affrontare il punto specifico.

Soprattutto rimane il grave attacco portato (e riuscito) alle condizioni economiche di migliaia di lavoratori (telefonici, elettrici, ferrotranvieri, ecc.) che, comportando l’onerosità della ricongiunzione, di fatto porterà molti lavoratori a rinviare la pensione (senza considerare lo slittamento delle finestre), a percepire una pensione con importi più bassi, dover impiegare la propria liquidazione o risparmi per la ricongiunzione.

Al riguardo per la vostra massima informazione vi inviamo:


- il testo dell’art. 12 della legge 142/2010;

- la lettera che spedimmo al Ministro Sacconi;

- la recente circolare 142 dell’INPS;

- il volantino predisposto in questi giorni, per informare i lavoratori dell’operato del Governo.

p. la Segreteria Nazionale

Alessandro Genovesi

23 novembre 2010

TELECOM: SLC-CGIL “ALCUNI PROGETTI INDUSTRIALI NON COERENTI CON ACCORDO 4 AGOSTO”

COMUNICATO STAMPA
“Da più parti giungono segnali evidenti di una palese contraddizione tra lo sforzo che una parte dell’azienda fa per rispettare l’accordo del 4 Agosto (accordo che ha evitato oltre 6800 licenziamenti puntando su riconversioni professionali e reinternalizzazioni), in particolare gli addetti alle relazioni industriali, e diversi alti dirigenti operativi di Telecom Italia che continuano con una politica di esternalizzazioni e di impoverimento industriale dell’azienda. In particolare riprendere una politica di esternalizzazione di attività per quanto riguarda la rete, i customer o l’informatica contraddirebbe gli accordi sottoscritti e violerebbe palesemente lo spirito e l’articolato che sottintendono gli stessi contratti di solidarietà”. Così dichiara in una nota la Segreteria Nazionale di SLC-CGIL, il principale sindacato in Telecom Italia.
“In base all’accordo del 4 Agosto – continua la nota della Segreteria Nazionale – dovrebbero diminuire i volumi di attività di customer care dati all’esterno, eppure attraverso la controllata Telecontact che continua a “gonfiarsi di attività” Telecom e attraverso una sempre più marcata politica di delocalizzazioni non vorremo nei prossimi mesi scoprire che nel futuro vi sarà meno lavoro nei customer interni. Stesso discorso per quanto riguarda le attività di rete: per un progetto di riorganizzazione che come Sindacato riusciamo a bloccare (per esempio Dream, ecc.), non vorremo che ve ne fossero decine allo studio e su cui il sindacato e le RSU sono tenuti all’oscuro”.

22 novembre 2010

RISCHI LEGATI ALLO STRESS DA LAVORO CORRELATO

Ciao a tutti,
ho ritenuto utile predisporre una lettera tipo che potrebbe essere utilizzata dalle RLS in materia di stress da lavoro correlato e da inviare, possibilmente in maniera unitaria, alle aziende (naturalmente aggiungere indirizzi e quant'altro)
E' chiaro che si tratta solo di una bozza che può essere utilizzata o così come si trova o che può essere soggetta ad eventuali integrazioni.
La cosa che in ogni caso bisognerà tenere in grande considerazione sono i tempi ed è per tale ragione che invito tutte le RLS di avviare un percorso sin da subito (il fine anno è alle porte)
Giovanni Pistorio
In ossequio a quanto prescritto dal T.U 81 in materia di sicurezza sul lavoro e con lo scopo di aggiornare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) tenendo conto dei fattori di rischio legati allo stress lavoro correlato, Vi inviamo le seguenti note.
Con il D.Lgs. 81/08 viene sancito, all’art. 28, che la valutazione dei rischi riguarda tutti i rischi, compresi “quelli collegati allo stress-lavoro-collegato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8/10/01”.
Le principali aree critiche individuate dalla European Agency for Safety and Health at Work che maggiormente espongono i lavoratori a rischi “psico-sociali” legati allo stress e sulle quali vorremmo focalizzare le nostre analisi e sulle quali chiediamo di aprire un costruttivo confronto sono:

21 novembre 2010

Lavoro stressante? Le aziende dovranno misurarlo

(Apcom) - Lavoro stressante? Le aziende da ora in poi dovranno misurarlo. A loro il compito di valutare carichi e ritmi di lavoro, orario e turni, percorsi di carriera e perfino i conflitti con i colleghi. Questo prevede la circolare firmata giovedì dal ministero del Lavoro in attuazione del Testo unico sulla salute e la sicurezza nel lavoro.

La circolare è un atto dovuto, perché sia le normative europee sia quelle nazionali affermano, come spiega il ministero guidato da Sacconi, che "la valutazione dei rischi da lavoro deve comprendere tutti i rischi per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori". Non solo, quindi, i fattori tradizionali, come, per esempio, l`uso di sostanze nocive o di macchinari pericolosi, ma anche i "rischi di tipo immateriale, tra i quali, espressamente, quelli che riguardano lo stress lavoro-correlato".

Per stabilire il metodo col quale individuare questa categoria di rischi una commissione di esperti del governo, delle Regioni e delle parti sociali ha definito un percorso, che "rappresenta il livello minimo di attuazione dell`obbligo". Lo "stress lavoro-correlato", secondo l`Accordo europeo dell`8 ottobre 2004, è la condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro". Tuttavia, avverte il ministero, lo stress da considerare è solo quello causato da "fattori propri del contesto e del contenuto del lavoro".

Modifiche alla legge 104 del 1992 (art. 33), alla legge 53/2000 (art. 20) ed al Dlgs 151/2001 (art. 42)

Care compagne, cari compagni,
è stata pubblicata, sul Supplemento Ordinario n. 243 della Gazzetta Ufficiale n. 262, la Legge n. 183/2010 (cosiddetto “collegato lavoro”). La norma entra in vigore il 24 novembre 2010.
La CGIL, durante i due anni di discussione parlamentare del provvedimento, ha costantemente denunciato il grave tentativo dell'attuale compagine governativa di indebolire le tutele del lavoro e ha definito l'intero disegno di legge una ‘contro-riforma’ in modo particolare per quanto riguarda le modifiche apportate al processo del lavoro.
In questa sede, noi affrontiamo le disposizioni contenute negli articoli 23 e 24 della legge n. 183/2010, poiché intervengono in materia di handicap e disabilità.
L'articolo 23 delega il governo a riordinare la disciplina in materia di congedi, aspettative e permessi, spettanti ai lavoratori dipendenti, pubblici e privati. La delega, deve essere esercitata entro sei mesi dall'entrata in vigore del della legge.
Si tratta di più decreti legislativi che saranno elaborati dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione insieme al Ministro del lavoro, e di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.
E' prevista una consultazione delle associazioni datoriali e dei lavoratori più rappresentative, nonché l'acquisizione del parere della Conferenza unificata Stato-Regioni, che si deve esprimere nei successivi 30 giorni.
Tuttavia, decorsi i 30 giorni, il Governo “può comunque procedere” trasmettendo gli schemi dei decreti delegati alle Commissioni parlamentari che si devono esprimere entro 40 giorni. Decorso tale ulteriore termine, “i decreti possono comunque essere emanati.”
I principi e i criteri direttivi per l'esercizio della delega sono:
• coordinamento formale e sostanziale delle disposizioni vigenti in materia, con l'obiettivo di aggiornare e semplificare il quadro normativo;
• indicazione esplicita delle norme abrogate;
• riordino delle tipologie degli istituti in oggetto, tenuto conto del loro contenuto e della loro diretta correlazione a posizioni giuridiche costituzionalmente tutelate;
• ridefinizione dei presupposti oggettivi e dei requisiti soggettivi, nonché razionalizzazione e semplificazione dei criteri e delle modalità per la fruizione dei congedi, delle aspettative e dei permessi;
• razionalizzazione e semplificazione dei documenti da presentare con particolare riferimento ai soggetti in condizione di handicap grave, o affetti da patologie di tipo neuro degenerativo o oncologico.
L'articolo 24, invece, modifica parzialmente l'attuale disciplina dei permessi utilizzati dal lavoratore per assistere un familiare disabile.
Il Legislatore interviene sull’art. 33 della legge n. 104/1992, apportando una serie di modifiche valide sia per il settore pubblico che per quello privato. In particolare, i commi da 1 a 3 novellano, in termini più circoscritti rispetto alla disciplina vigente, le norme sia sul diritto a tre giorni di permesso mensile retribuito per l'assistenza ad un familiare, parente o affine con handicap in situazione di gravità, sia sulla conseguente possibilità di scelta della sede di lavoro.
I commi da 4 a 6 dispongono che le pubbliche amministrazioni comunichino alla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della funzione pubblica alcuni dati, relativi ai propri dipendenti che fruiscano dei permessi mensili retribuiti summenzionati o dei permessi retribuiti previsti per i minori con handicap in situazione di gravità e di età non superiore ai tre anni.
Si contempla altresì la costituzione, da parte del citato Dipartimento, di una banca dati, in cui confluiscano le comunicazioni.
Le modifiche apportate
L'articolo 24 della nuova legge interviene sull'articolo 33 della legge 104/92 apportando modifiche ai criteri che regolano la concessione delle agevolazioni lavorative per i lavoratori che assistono familiari con handicap grave.
La norma così modificata, valida sia per il settore pubblico che per quello privato, entra in vigore il 24 novembre 2010.

Poste - Lettera del Segretario Generale Emilio Miceli relativa al casco elettronico

Ing. Massimo Sarmi

Amministratore Delegato

e.p.c.

Dott. Claudio Picucci

Responsabile Risorse Umane ed Org.ne


Dott. Paolo Faieta

Responsabile Relazioni Industriali

Poste Italiane S.p.A.


Intendo manifestare la contrarietà della SLC CGIL rispetto alla scelta di utilizzare per la “sicurezza” dei lavoratori, un sistema che, per tipo di tecnologia applicata ( GPS, GSM, sensori di movimento, accelerometro), ha tutti i presupposti per configurarsi come un sistema di controllo a distanza dei lavoratori e nocivo della salute.

E’ tra l’altro paradossale che un sistema così delicato diventi un accessorio del lavoratore e non del mezzo di trasporto. La sensazione è che si tratti di un oggetto pericoloso e lesivo della dignità dei lavoratori. Né prima né dopo la sperimentazione siamo disposti a dare il nostro assenso all’utilizzo di questa tecnologia.

Le ricordo, inoltre, che l’assenso a sistemi di controllo a distanza dei lavoratori può essere dato solo dalle RSU. Nessuna azione unilaterale può essere messa in atto, dunque, da parte dell’impresa e nessuna sperimentazione può essere posta in essere senza che prima vi sia, in ogni unità produttiva, l’assenso delle RSU. Troviamo pertanto superficiale e avventurosa questa idea e chiediamo di revocarla da subito.

Distinti saluti

Il Segretario Generale

Emilio Miceli

20 novembre 2010

Tlc: Piano sanitario Dipendenti a cui si applica il CCNL Telecomunicazioni

Sentenza sull'applicazione del contratto UNCI

Vi invio una sentenza molto interessante, frutto di una vertenza patrocinata dalla Filcams, sull'applicazione del contratto UNCI. La sentenza non mette in discussione l'applicazione del contratto ma partendo dall'art 36 della costituzione condanna la cooperativa a corrispondere la differenza salariale sulla base dei trattamenti economici complessivi dettati dai ccnl stipulati dalle organizzazioni datoriali e il calcolo delle differenze economiche parte da questo assunto. Credo che una sentenza come questa apra interessanti scenari da perseguire nella futura attività vertenziale individuale e collettiva.

Area Servizi

Nicola Di Ceglie

Leggi la sentenza...

Sacconi e lo Statuto dei Lavoratori: Il progetto appare affrettato, generico e gravemente lacunoso

Di Pietro Ichino
A un anno esatto dalla presentazione in Senato del “Progetto semplificazione” (d.d.l. 11 novembre 2009 n. 1872 e 1873), due fatti importanti segnano un’accelerazione del cammino della riforma del nostro diritto del lavoro: l’inserimento di quel progetto in una mozione approvata dal Senato a larghissima maggioranza mercoledì scorso, che impegna il Governo a varare un Codice del lavoro semplificato; e la pubblicazione, il giorno dopo, da parte del ministro del lavoro Sacconi di una bozza di legge-delega “per la predisposizione di uno Statuto dei lavori”.
Su due punti mi sembra che il progetto di Sacconi vada nella stessa direzione del mio disegno di legge n. 1873/2009 (cui fa riferimento esplicito la mozione approvata a larghissima maggioranza dal Senato il 10 novembre scorso, che impegna il Governo a varare un Codice del Lavoro semplificato). Il primo è la definizione di un campo di applicazione del nucleo centrale del diritto del lavoro esteso a tutto il lavoro “dipendente”, comprese le collaborazioni autonome in situazione di monocommittenza. La definizione che propongo io della “dipendenza” è più precisa, ma è evidente che facciamo riferimento allo stesso concetto; e questo è un passo avanti che non può essere sottovalutato. Il secondo punto di convergenza è la necessità di una semplificazione e riordinamento radicale della disciplina del rapporto di lavoro: da qui in avanti nessun progetto di riforma potrà eludere la necessità di confrontarsi con questo obiettivo.

18 novembre 2010

SPETTACOLO: MICELI (SLC/CGIL), CRISI SOLO PRETESTO PER TAGLI ALLE RISORSE

"A tutt’oggi la Finanziaria non prevede risorse per la produzione culturale e lo spettacolo né sono previsti rifinanziamenti per il tax credit e il tax shelter - così dichiara in una nota Emilio Miceli, segretario generale Slc/Cgil.

"Il fondo unico per lo spettacolo nei fatti è tagliato del 36,6 %, e sarà, per il 2011, di 288 milioni di euro; senza gli incentivi fiscali per il cinema - prosegue il sindacalista - si prospettano processi di ulteriore delocalizzazione delle produzioni e un forte aumento delle giornate non lavorate e già nell’ultimo biennio ne sono state perse 150.000. Lunedì 22 novembre anche per queste motivazioni i lavoratori del cinema, della prosa e della musica sciopereranno unitariamente contro i tagli, per il diritto al lavoro e in difesa della produzione. Solidarietà allo sciopero è stata data dalle associazioni datoriali e dagli autori."

"Un governo che non investe in istruzione, in cultura e nelle infrastrutture tecnologiche non ha a cuore il futuro del paese - ricorda Miceli. La crisi è solo un pretesto, il disegno di questo governo è politico e tende alla implosione del sistema con l’obiettivo della privatizzazione della cultura."

"Ci batteremo fino in fondo perché i nostri settori abbiano i dovuti finanziamenti, le adeguate leggi di sistema e la definizione di una rete protettiva per i lavoratori - conclude. Ribadiamo che la produzione culturale e lo spettacolo, oltre a garantire migliaia di posti di lavoro, sono un forte volano di economia e un fondamentale strumento di coesione sociale."

MICELI (SLC/CGIL), IMPRESSIONANTE DATO EMERSO DA REFERENDUM USIGRAI

Il dato emerso dal voto promosso dall’Usigrai nei confronti del Direttore Generale Rai è impressionante.

La stragrande maggioranza dei giornalisti, di qualsiasi orientamento politico, ha espresso con chiarezza la propria contrarietà.

Credo che nella valutazione, insieme alle scelte di natura editoriale, abbiano pesato lo stato di abbandono dell’azienda, la mancanza di una strategia commerciale ed industriale, le condizioni finanziarie.

La Rai è un’azienda finanziariamente a rischio. In fondo sono questi i motivi alla base dello sciopero indetto dal sindacato per il 10 dicembre prossimo. Quest’azienda ha bisogno di un colpo di reni e la gestione dell’attuale DG non è stata in grado di assicurare una guida autorevole.


Rai 04 novembre 2010: Lettera a Zavoli. - Leggi...


Roma, 17 nov. (Apcom)

I giornalisti Rai sfiduciano il direttore generale Mauro Masi: il referendum promosso dal sindacato interno Usigrai ha un risultato molto netto: su 1.878 aventi diritto al voto (tutti i dipendenti Rai con contratto giornalistico, spiegano all'Usigrai, compresi quelli che hanno mansioni di telecineoperatore e quelli con incarichi dirigenziali) ben 1.314 hanno votato contro il dg, su 1438 votanti totali. "Noi - commenta il segretario dell'Usigrai Carlo Verna - porteremo i verbali un po' a tutti gli organismi di garanzia, li invieremo ai presidenti di Camera e Senato, al presidente della Vigilanza Sergio Zavoli e al presidente Rai Paolo Garimberti, al presidente dell'Agcom. E chiederemo un incontro al ministro Tremonti". "E' evidente che Masi non può più parlare di posizione dell'Usigrai ma deve dire che è dei giornalisti Rai. E' un dissenso senza precedenti. Mille sono bastati a fare l'unità d'Italia, se pensa di minimizzare è un'ulteriore conferma del fatto che non possa guidare l'azienda di servizio pubblico".

16 novembre 2010

Diritto del lavoro: Continua l'opera di demolizione

Lo Statuto dei Lavoratori non si tocca. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, subentrata a Guglielmo Epifani, ha respinto seccamente al mittente la richiesta del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, di “rimettere mano” alla storica legge del 1970, voluta dall’allora ministro Giacomo Brodolini (Psi) e il cui testo venne scritto da Gino Giugni. Una legge sulla quale ancora oggi si misurano le vertenze in materia di tutela dei diritti e di licenziamenti.

Per la sindacalista, è “ingiusto” che si voglia far pagare ai lavoratori i costi della crisi con la cancellazione dello Statuto e soprattutto con la cancellazione dell'articolo 18, quello che disciplina il licenziamento “per giusta causa e giustificato motivo”. Nello Statuto, ha replicato, ci sono diritti di libertà del lavoro e sindacali e azzerarlo sarebbe ingiusto. Questo governo, che mostra livelli di autoritarismo che mai avevamo raggiunto prima, dimostra così di avere un'idea della società che Camusso giudica “insopportabile”. Ed è pure grave che Sacconi sia convinto che siamo in un Paese dove va tutto bene.

Le nuove norme contenute nel disegno di legge sul lavoro, in vigore dal 24 novembre, ha precisato, ne fanno un provvedimento assolutamente ingiusto. La conseguenza è che i lavoratori avranno 60 giorni per fare ricorso e chiedere il riconoscimento dei propri diritti. O in alternativa, rinunciare e sperare in un rinnovo del proprio rapporto di lavoro che ovviamente sarà all’insegna del precariato. Per questi motivi, in difesa dei diritti di tutti, la Cgil sarà in piazza il 27 novembre con la speranza di poter festeggiare anche la caduta del Governo e del berlusconismo.

Sabato 27 novembre, la CGIL chiama tutte e tutti a manifestare a Roma, per chiedere più 'diritti e più democrazia', per rimettere al centro il lavoro, la contrattazione, per rivendicare sviluppo, equità e giustizia sociale e per imporre scelte che facciano uscire il Paese dalla crisi. Una crisi che per milioni di lavoratori si fa sempre più insostenibile. Il Governo, accusa la CGIL, nei due anni trascorsi della crisi economica, non si è preoccupato né dell'emergenza occupazionale, né del rilancio del sistema produttivo, l'unica azione avanzata è stato il sistematico attacco ai diritti del lavoro.

La CGIL in piazza per:

13 novembre 2010

Cassazione - Sentenza n. 21967/2010 - Licenziamento per rifiuto a trasferirsi in altra sede -

La Cassazione, con sentenza nr. 21967/2010 ha stabilito che il carattere ritorsivo di un licenziamento, fa scattare l’immediato obbligo di reintegra nel posto di lavoro.

Il caso ha riguardato una lavoratrice che si è vista licenziare, per essersi rifiutata di trasferirsi in altra sede perchè necessitato ad accudire un famigliare malato.

La signora in questione infatti ha il marito gravemente malato tanto da, beneficiare dei benefici previsti dalla L. 104 sulla disabilità.

La lavoratrice, dopo aver comunicato l’accettazione dei benefici previsti dalla L.104, veniva dapprima trasferita in altra città e, in seguito licenziata, con la motivazione di una riorganizzazione aziendale. Il Tribunale di primo grado, riconosceva l’illegittimità del licenziamento, condannando la società alla riassunzione e al risarcimento del danno.

12 novembre 2010

Cgil Nazionale: “Giovani (non +) disposti a tutto”

“Giovani (non +) disposti a tutto”. La campagna di comunicazione che ha dato voce al disagio degli under 30 alle prese con offerte e condizioni di lavoro al limite della decenza, con finti stage e occupazioni sottopagate e precarie, ora ha un volto e un nome: la Cgil.
Dietro il sito internet e il profilo Facebook del movimento, dietro i banner e i manifesti pubblicitari che hanno invaso le città a partire dal 30 ottobre con annunci di lavoro “indecenti” (uno per tutti “gruppo informatico cerca giovani laureati con il massimo dei voti e il minimo della dignità”) c’è il sindacato di corso d’Italia. “Oggi abbiamo deciso di svelarvi chi stava dietro alla campagna – ha annunciato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – L’elemento mistero ha attratto molti giovani” che hanno scelto di raccontare la loro esperienza, spesso umiliante e impossibile, nel mondo del lavoro. E non sono pochi, visto che la campagna ha ottenuto oltre 70 mila visite sul sito internet e quasi 6 mila fan su Facebook.
“Ci sono molti pregiudizi sui sindacati – ha spiegato Camusso – con questa iniziativa pensiamo di averne smontato qualcuno”, innanzitutto che oggi “tutto venga diretto dall’alto, che non ci sia spazio per l’autogestione”. Questa campagna “non ha nulla di tradizionale, qualche volta la Cgil sperimenta se stessa, e i nostri giovani hanno sperimentato come si costruisce un futuro di parola, di rappresentanza. Io penso che questo sia un altro messaggio positivo: abbiamo usato un metodo non per nascondere noi, ma per essere protagonisti in un altro modo”.

Susanna Camusso (Cgil): Governo vuole cancellare art. 18

12 novembre 2010
Sui temi del lavoro il governo manifesta "vette di autoritarismo mai raggiunte in precedenza". Lo ha sottolineato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui "attraverso la cancellazione dello Statuto dei lavoratori si vogliono cancellare l'articolo 18 e i diritti fondamentali di libertà dei lavoratori nelle aziende e di associazione sindacale".
Nel corso di una conferenza stampa, la leader dell'organizzazione di corso d'Italia ha espresso critiche rispetto al testo inviato ieri dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ai sindacati, che rappresenta "la premessa per lo Statuto dei lavori".
Camusso ha aggiunto che "il ministro del Welfare, convinto che siamo in un paese dove tutto va bene, ha inviato un testo che è composto di due articoli. C'è una delega al governo, e quindi al ministro che a quel punto può fare tutto.
Lo Statuto parla poi ai lavoratori dipendenti, ma anche ai cocopro con un unico lavoro di comittenza. Non si vuole dunque costruire un sistema di diritti più avanzati, ma si vuole creare una prospettiva fatta di lavori precari e non di certezze". Secondo Camusso questo "è ancora più ingiusto dentro una crisi economica". Pertanto, azzerare lo Statuto dei lavoratori "è una ingiustizia" perché "c'è un'idea della società insopportabile"
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Una duro attacco al governo “che prima se ne va e meglio è” visto che “non ha risolto i problemi del Paese” e una stroncatura forte al ministro Maurizio Sacconi che con lo Statuto dei lavori “vuole cancellare l’articolo 18” dando “un pugno in faccia” ai “diritti dei lavoratori”. Ma anche una severa reprimenda alla Fiat che “ha messo in fila una serie di strappi successivi” senza comunque “raggiungere l’obiettivo” e pensando che sia realizzabile arrivare a “fabbriche senza la Cgil”. Il segretario generale di corso d’Italia, Susanna Camusso, conferma l’appellativo di "lady di ferro" e - concludendo l’attivo dei delegati Cgil di Roma e del Lazio - non usa parole tenere con nessuno e anzi rilancia la necessità della mobilitazione organizzata per il 27 novembre che vuole portare in piazza “quell’Italia che non si riconosce in questo governo”. E proprio in direzione dell’esecutivo Camusso lancia le prime parole di fuoco: “Prima questo governo se ne va e meglio è” anche se “bisogna temere code velenose da parte di questa maggioranza che non c’è più – spiega – e vedere cosa si inventerà”. Per Camusso infatti “ci sarà del veleno esercitato da chi ha pensato di superare la cultura democratica della Costituzione appellandosi al popolo invece che alle regole”. La leader della Cgil torna pure sui “festini di Arcore” ironizzando sulle parole del premier secondo cui dietro il "caso Ruby" ci sarebbe una vendetta della mafia: “Se non fosse molto triste – dice – ci sarebbe da seppellire questa affermazione con una risata”. La vera lotta alle mafie si fa piuttosto fronteggiando la crisi in atto, aggiunge, altrimenti “si consegna il controllo di una parte del territorio agli altri, alla criminalità organizzata”.