06 novembre 2010

Tim: Fabrizio Bona, responsabile della divisione consumer di Tim, "Cassato" da Franco Bernabè

Non ci ha pensato due volte Franco Bernabè a eliminare dalla squadra Telecom Italia.

L’amministratore delegato, deluso dai risultati di Tim sul mercato domestico (ricavi -9,8% sul trimestre e -8,2% nei primi 9 mesi del 2010 ), ha indicato nell’ex direttore commerciale di Wind l’agnello sacrificale. Fabrizio Bona, giunto in Tim da poco più di un anno (luglio 2009), è in uscita dal Gruppo Telecom; al suo posto, ad interim, Marco Patuano, direttore domestic market operations.

Per essere il settore all’avanguardia delle telefonia c’è di che restare sconfortati. È vero che il mercato è difficile per tutti, il mercato è saturo (con oltre 90 milioni si sim nelle tasche di 60 milioni di italiani) e la stessa Vodafone, che ha ormai affiancato Tim nella leadership nazionale, sta per annunciare risultati con una leggera perdita di ricavi. Alle spalle dei due giganti, che hanno 30 milioni di abbonati a testa, inseguono Wind con 20 milioni di sim e 3 lanciata verso i 12 milioni.

Ma per Tim la situazione sta diventando imbarazzante. Chi ha un po’ di memoria storica fa risalire i guai al 2005, quando la gestione Tronchetti Provera decise – per ragioni schiettamente finanziarie – la fusione di Tim dentro Telecom Italia. Ne seguì la guerra tra il capo della telefonia fissa Riccardo Ruggiero e quello di Tim, Marco De Benedetti, vinta dal primo. Conseguenza: azzeramento sostanziale di tutto il management del mobile, quello cioè più abituato a un mercato di concorrenza vera, dove l’amicizia di clienti e rete commerciale conta e te la devi conquistare.

Sono stati anni agitati per Tim. Bernabè ha fatto saltare prima Luca Luciani, passato alla storia per aver fatto vincere Napoleone a Waterloo (ma adesso sta vincendo lui con i risultati di Tim Brasile), poi Carlos Lambarri, adesso Bona. Tutto in un paio d’anni. Bona, palermitano accreditato di solide amicizie negli ambienti del Guardasigilli Angelino Alfano, nato in Tim e poi cresciuto con ottimi risultati in Vodafone prima e Wind poi, stavolta ha messo d’accordo tutti. I colleghi che non ne sopportano i modi spicci e accentratori. I venditori dei centri Tim, infuriati per i suoi tentativi di far pagare a loro il prezzo della crisi. I ragazzi dei call center, che talvolta sfogano sui malcapitati clienti del 119 la loro frustrazione. E infine Bernabè, che si vanta di aver fatto fuori 300 dirigenti quando esordì alla guida dell’Eni. E anche a Telecom non scherza.