12 novembre 2010
Sui temi del lavoro il governo manifesta "vette di autoritarismo mai raggiunte in precedenza". Lo ha sottolineato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui "attraverso la cancellazione dello Statuto dei lavoratori si vogliono cancellare l'articolo 18 e i diritti fondamentali di libertà dei lavoratori nelle aziende e di associazione sindacale".
Nel corso di una conferenza stampa, la leader dell'organizzazione di corso d'Italia ha espresso critiche rispetto al testo inviato ieri dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ai sindacati, che rappresenta "la premessa per lo Statuto dei lavori".
Camusso ha aggiunto che "il ministro del Welfare, convinto che siamo in un paese dove tutto va bene, ha inviato un testo che è composto di due articoli. C'è una delega al governo, e quindi al ministro che a quel punto può fare tutto.
Lo Statuto parla poi ai lavoratori dipendenti, ma anche ai cocopro con un unico lavoro di comittenza. Non si vuole dunque costruire un sistema di diritti più avanzati, ma si vuole creare una prospettiva fatta di lavori precari e non di certezze". Secondo Camusso questo "è ancora più ingiusto dentro una crisi economica". Pertanto, azzerare lo Statuto dei lavoratori "è una ingiustizia" perché "c'è un'idea della società insopportabile"
---------------------------
Una duro attacco al governo “che prima se ne va e meglio è” visto che “non ha risolto i problemi del Paese” e una stroncatura forte al ministro Maurizio Sacconi che con lo Statuto dei lavori “vuole cancellare l’articolo 18” dando “un pugno in faccia” ai “diritti dei lavoratori”. Ma anche una severa reprimenda alla Fiat che “ha messo in fila una serie di strappi successivi” senza comunque “raggiungere l’obiettivo” e pensando che sia realizzabile arrivare a “fabbriche senza la Cgil”. Il segretario generale di corso d’Italia, Susanna Camusso, conferma l’appellativo di "lady di ferro" e - concludendo l’attivo dei delegati Cgil di Roma e del Lazio - non usa parole tenere con nessuno e anzi rilancia la necessità della mobilitazione organizzata per il 27 novembre che vuole portare in piazza “quell’Italia che non si riconosce in questo governo”. E proprio in direzione dell’esecutivo Camusso lancia le prime parole di fuoco: “Prima questo governo se ne va e meglio è” anche se “bisogna temere code velenose da parte di questa maggioranza che non c’è più – spiega – e vedere cosa si inventerà”. Per Camusso infatti “ci sarà del veleno esercitato da chi ha pensato di superare la cultura democratica della Costituzione appellandosi al popolo invece che alle regole”. La leader della Cgil torna pure sui “festini di Arcore” ironizzando sulle parole del premier secondo cui dietro il "caso Ruby" ci sarebbe una vendetta della mafia: “Se non fosse molto triste – dice – ci sarebbe da seppellire questa affermazione con una risata”. La vera lotta alle mafie si fa piuttosto fronteggiando la crisi in atto, aggiunge, altrimenti “si consegna il controllo di una parte del territorio agli altri, alla criminalità organizzata”.
E che la situazione dell’Italia non sia ‘rose e fiori’ lo dicono anche i dati Istat sul Pil diffusi oggi: “Per due anni il governo ha detto che tutto andava bene. Perché non ce lo dice ora – osserva – quando la Germania cresce del 3 per cento e noi, come dicono i dati di oggi, arriviamo all’1 per cento?”. La numero uno della Cgil ricorda che Berlino sta facendo le “cose giuste” cioè “investire sulla protezione del reddito, su ricerca e formazione, sulle imprese” mentre “cosa fa il nostro ministro dell’Economia? Taglia le risorse per la crescita”. Ma “non è vero che non ci sono le risorse, bisogna avere voglia di cercarle” tanto più che per Camusso “non è ancora troppo tardi per invertire la tendenza”, però “bisogna fare le cose che sono necessarie: nella legge di stabilità si mettano le risorse per la crescita e la tutela dell’occupazione”. La dirigente sindacale dà anche la sua ricetta per trovare i fondi mancanti: bisogna “reintrodurre il falso in bilancio” e più in generale “introdurre regole e certezze per impedire la costruzione di castelletti di evasione necessari alla corruzione”. Finora “si è premiato chi faceva il furbo e penalizzato lavoratori e pensionati” ma adesso, evidenzia Camusso, è tempo di “dare risposte alla parte sana del paese”.
Il segretario generale della Cgil non le manda a dire neppure a Sacconi, rispedendo al mittente la proposta di riforma dello Statuto dei lavoratori in vista di un ‘più moderno’ Statuto dei lavori. Proporre “la sua cancellazione” e quindi quella “dell’articolo 18” è “un’ingiustizia, un’idea di società insopportabile”. Ma soprattutto, chiarisce Camusso, “bisognerebbe chiedere a Sacconi e alle parti sociali: c’è davvero qualcuno che pensa che nella crisi questo è il problema da affrontare?”. In questo modo “è stato dato un pugno in faccia ai lavoratori e ai precari. Si delega il ministro a decidere dei diritti mentre i diritti sono decisi dalla lotta dei lavoratori. Ma noi non abbiamo bisogno – ammonisce la leader di corso d’Italia – di un nuovo interprete perché il dubbio è che non sappia leggere i diritti e gli venga di cancellarli”. Quanto alla Fiat, commentando le indiscrezioni di ‘Repubblica’ secondo cui l’azienda sta pensando di escludere i delegati Fiom dalla newco di Pomigliano, Camusso controbatte secca: “Se qualcuno pensa che la strada possa essere quella di fabbriche senza la Cgil, ricordo che questo è un Paese libero e a quale sindacato iscriversi lo decide il lavoratore e non l’impresa”. In più, continua, “vorrei dire a Marchionne che provi a guardarsi indietro e a mettere in fila gli strappi successivi che ha dovuto fare per raggiungere un obiettivo che comunque non riesce a realizzare senza una grande organizzazione sindacale come la Fiom. E adesso non sapendo cosa dire, comincia a parlare di tutto: prima di deroghe, poi di newco e ora di un nuovo contratto dell’auto”. Ma “non è perdita di produttività questa? Non gli sarebbe convenuto aprire un tavolo con tutti e trovare soluzioni condivise? – rilancia il segretario della Cgil –. Altrimenti continuerà a trascinarsi il conflitto e la divisione”.
Camusso ricorda che “parlare di pause e di orario allungato non è parlare di produttività ma di condizioni che peggiorano i diritti”. Ma “noi siamo netti e determinati – ribadisce – vogliamo regole e diciamo no alla logica delle deroghe e delle sanzioni. Non ci rassegniamo al modello separato e neppure all’idea che ognuno va per sé. Vogliamo riconquistare un modello contrattuale unitario” perché i contratti “devono guardare a tutti i lavoratori e non solo a una parte”. Il segretario generale della Cgil torna poi a tendere la mano a Cisl e Uil sul tema della rappresentanza, un “terreno su cui si può ricostruire l’unità” con Bonanni e Angeletti. Il futuro “è la via legislativa – ammette – ma in questo momento si può trovare una soluzione anche in via pattizia”. L’importante però è giungere a “regole chiare e certe” sulla rappresentanza perché “non è più possibile che un sindacato venga considerato maggioritario o minoritario a seconda delle occasioni e delle convenienze”. Infine la manifestazione del 27 novembre: Camusso spiega che “sarà una mobilitazione sotto la bandiere della Cgil” quindi da parte dei politici che vogliono esserci “non ci sia il solito giochino ‘ci vado o non ci vado’. Chi partecipa non lo deve fare in ragione del fatto che ‘mi si nota di più se ci sono o no’ oppure pensando di tirarci la giacchetta. Ma pensando, come noi, che il lavoro e i diritti – conclude – sono la parte centrale dell’agenda di questo paese”.
Saviana Sileo 12 nov 2010