16 novembre 2010

Diritto del lavoro: Continua l'opera di demolizione

Lo Statuto dei Lavoratori non si tocca. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, subentrata a Guglielmo Epifani, ha respinto seccamente al mittente la richiesta del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, di “rimettere mano” alla storica legge del 1970, voluta dall’allora ministro Giacomo Brodolini (Psi) e il cui testo venne scritto da Gino Giugni. Una legge sulla quale ancora oggi si misurano le vertenze in materia di tutela dei diritti e di licenziamenti.

Per la sindacalista, è “ingiusto” che si voglia far pagare ai lavoratori i costi della crisi con la cancellazione dello Statuto e soprattutto con la cancellazione dell'articolo 18, quello che disciplina il licenziamento “per giusta causa e giustificato motivo”. Nello Statuto, ha replicato, ci sono diritti di libertà del lavoro e sindacali e azzerarlo sarebbe ingiusto. Questo governo, che mostra livelli di autoritarismo che mai avevamo raggiunto prima, dimostra così di avere un'idea della società che Camusso giudica “insopportabile”. Ed è pure grave che Sacconi sia convinto che siamo in un Paese dove va tutto bene.

Le nuove norme contenute nel disegno di legge sul lavoro, in vigore dal 24 novembre, ha precisato, ne fanno un provvedimento assolutamente ingiusto. La conseguenza è che i lavoratori avranno 60 giorni per fare ricorso e chiedere il riconoscimento dei propri diritti. O in alternativa, rinunciare e sperare in un rinnovo del proprio rapporto di lavoro che ovviamente sarà all’insegna del precariato. Per questi motivi, in difesa dei diritti di tutti, la Cgil sarà in piazza il 27 novembre con la speranza di poter festeggiare anche la caduta del Governo e del berlusconismo.

Sabato 27 novembre, la CGIL chiama tutte e tutti a manifestare a Roma, per chiedere più 'diritti e più democrazia', per rimettere al centro il lavoro, la contrattazione, per rivendicare sviluppo, equità e giustizia sociale e per imporre scelte che facciano uscire il Paese dalla crisi. Una crisi che per milioni di lavoratori si fa sempre più insostenibile. Il Governo, accusa la CGIL, nei due anni trascorsi della crisi economica, non si è preoccupato né dell'emergenza occupazionale, né del rilancio del sistema produttivo, l'unica azione avanzata è stato il sistematico attacco ai diritti del lavoro.

La CGIL in piazza per: