31 gennaio 2014

Stop discriminazioni per i dipendenti delle emittenti, dello spettacolo e del pubblico impiego.

Interviene Luisa Albanella
“In Sicilia, e a Catania, in particolare, ci sono migliaia di lavoratori dei settori pubblico, spettacolo, sport professionistico e delle emittenti radio-televisive che a tutt’oggi continuano a essere discriminati penalizzati perché non possono esercitare il diritto previsto per legge di uscita anticipata dal lavoro per il raggiungimento dei requisiti per il pensionamento”. A dichiararlo è la parlamentare nazionale del partito democratico Luisa Albanella che ha presentato un ‘interrogazione scritta al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali affinché il governo nazionale rimuova una vera e propria discriminazione dovuta una lacuna normativa poiché la Legge 28 giugno 2012, n. 92, (interventi in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita) che ha introdotto, (all’articolo 4, commi da 1 a 7-ter) alcune disposizioni che facilitano l’uscita anticipata per i lavoratori vicini alla pensione ma esclude quelli pubblici, gli attori, i tecnici, i musicisti, e ancora cameramen, montatori, speaker, tutti coloro, cioè, la cui gestione previdenziale era legata agli enti INPDAP ed ENPALS e che di recente sono confluiti all’INPS. “Il governo si attivi perché l’INPS emani la circolare sulle procedure e dia precise indicazioni – spiega la parlamentare democratica – per ripristinare il diritto di migliaia di lavoratori che oggi versano in gravi difficoltà, soprattutto nell’attuale contesto economico e sociale. di essere destinatari di disposizioni che garantirebbero una sicurezza economica altrimenti minacciata dal protrarsi della crisi”. “In particolare vogliamo ricordare – aggiunge la deputata catanese – la condizione di disagio in cui versano la maggior parte dei dipendenti delle emittenti televisive e radiofoniche siciliane, sottoposti a procedure di riduzione di personale, a causa del crollo del mercato pubblicitario e delle operazioni di ammodernamento tecnologico compiute dalle aziende a seguito del passaggio al digitale terrestre”. “Centinaia di lavoratori aspettano ancora che il governo nazionale dia precise indicazioni su come L’INPS dovrà gestire la procedura di fuoriuscita dei lavoratori ex-IINPDAP ed ex-ENPALS, dal momento che la circolare INPS (n. 119 del 1 agosto 2013) nel definire le modalità di attuazione della norma, si è riservato di fornire successive indicazioni” “Ecco perché riteniamo che non sia più rinviabile un intervento governativo affinché l’INPS emani immediatamente le modalità per attuare la procedura, sanando un pregiudizio dei diritti dei dipendenti pubblici e dei lavoratori dello spettacolo e dello sport professionistico”.
Importantissima interrogazione on.le Luisa Albanella contro la discriminazione a danno dei tanti operatori delle emittenti televisive, del personale dello spettacolo (tecnici, musicisti ed attori) e dei dipendenti pubblici ai quali l INPS sta negando una possibilità prevista dalle leggi dello Stato. Pensate a quanta gente potrebbe andare in espone e a quanti giovani potrebbero essere occupati.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Albanella. Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali – per sapere – premesso che:
la legge 28 giugno 2012, n. 92, recante “interventi in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, ha introdotto, all’articolo 4, commi da 1 a 7-ter, alcune disposizioni volte a facilitare l’uscita anticipata di lavoratori vicini al raggiungimento dei requisiti per il pensionamento;
il comma 1 dell’articolo dispone che nei casi di eccedenza di personale, accordi tra datori di lavoro che impieghino mediamente più di quindici dipendenti e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello aziendale possono prevedere che, al fine di incentivare l'esodo dei lavoratori più anziani, il datore di lavoro si impegni a corrispondere ai lavoratori una prestazione di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, ed a corrispondere all'INPS la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento. La stessa prestazione può essere oggetto di accordi sindacali nell'ambito di procedure ex articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, ovvero nell'ambito di processi di riduzione di personale dirigente conclusi con accordo firmato da associazione sindacale stipulante il contratto collettivo di lavoro della categoria;
il comma 2 stabilisce che i lavoratori interessati debbono raggiungere i requisiti minimi per il pensionamento, di vecchiaia o anticipato, nei quattro anni successivi alla cessazione dal rapporto di lavoro;
la circolare n. 24 del 19 giugno 2013 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con riferimento alle gestioni pensionistiche interessate dalla norma, ne individua la riferibilità ai soggetti le cui prestazioni pensionistiche debbano essere liquidate a carico di qualsiasi gestione dell’Inps, ivi comprese quelle confluite in Inps a seguito della incorporazione di Inpdap ed Enpals di cui all’articolo 21 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni in legge 22 dicembre 2011, n. 214;
successivamente, la circolare Inps n. 119 del 1 agosto 2013, ha definito le modalità di attuazione della norma, specificando che l’illustrazione riguarda esclusivamente i soggetti i cui trattamenti di pensione debbano essere liquidati a carico delle gestioni pensionistiche dell’INPS, con esclusione delle gestioni ex Inpdap ed ex Enpals, confluite recentemente in INPS, per le quali si fa riserva di successive indicazioni;
l’assenza di indicazioni, da parte dell’Inps, relative alle modalità di applicazione delle norme in oggetto per le gestioni dei dipendenti pubblici e dei lavoratori dello spettacolo e dello sport professionistico, pone gli interessati in gravi difficoltà, poiché non consente loro di beneficiare di disposizioni che, soprattutto nell’attuale contesto economico e sociale, garantirebbero una sicurezza economica altrimenti minacciata dal protrarsi della crisi;
si segnala, più specificamente, la condizione di disagio in cui versano i dipendenti delle emittenti televisive e radiofoniche - provocata dal crollo del mercato pubblicitario e dalle operazioni di ammodernamento tecnologico compiute dalle aziende a seguito del passaggio al digitale terrestre – sottoposti ovunque a procedure di riduzione di personale;
l’interrogante ritiene indispensabile un intervento governativo finalizzato a sanare questa lacuna - :
quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire l’immediata emanazione da parte dell’Inps delle modalità di attuazione delle norme di cui in premessa per le gestioni ex Inpdap ed ex Enpals, al fine di evitare un pregiudizio dei diritti dei dipendenti pubblici e dei lavoratori dello spettacolo e dello sport professionistico.



Telecontact: Comunicato sindacale unitario del 31gennaio 2014

Io vorrei, non vorrei ma se vuoi…
Francamente la situazione in Telecontact sta ormai rasentando il grottesco!
Immediatamente dopo il riuscito sciopero dello scorso 7 gennaio l’azienda si è trincerata dietro un silenzio assordante, in spregio totale ai suoi dipendenti che, astenendosi dal lavoro, hanno dato un chiaro segnale di malessere e poca soddisfazione sul clima che si respira in azienda e sulle continue forzature sul secondo livello di contrattazione, sulla vivibilità della turnistica, sulla totale incertezza di tutte le commesse presenti in Telecontact ed in particolare Consip !
Nei giorni a seguire ha invece alternato goffi tentativi di dialogo territoriale (peraltro su esami congiunti per variazioni di turnistica), a timidi approcci a livello di Segreterie Nazionali (forse utili, a nostro avviso, per riallacciare i fili di un confronto) all’ultimo momento saltati non capiamo bene ancora per quale motivo e a causa di chi…
I tanti temi rimasti irrisolti rischiano, se non affrontati, di far ulteriormente deteriorare il clima in azienda. Ora noi pensiamo che non si debba perdere ulteriore tempo e che ognuno debba lavorare per riprendere il confronto a livello nazionale al più presto per portare risposte alle lavoratrici ed ai lavoratori di Telecontact.
Si convochi allora un incontro in tempi rapidissimi e non si tergiversi ulteriormente con un atteggiamento che non fa onore al management aziendale.
Noi pensiamo che sia opportuno che l’incontro abbia sede in un unico luogo ma, pur non privilegiando lo strumento della video conference , non vorremmo che fosse una scusante per evitare un incontro ormai improcrastinabile e ci dichiariamo molto più preoccupati dall’assenza di confronto che non dalle modalità con cui questo avviene e quindi riteniamo non utile porre questo tema come pregiudiziale agli incontri che DEVONO avvenire al fine di dare risposte ai lavoratori e alle lavoratrici senza ulteriori ritardi e sfidando così l’azienda sul merito dei tanti VERI problemi di tutti i Lavoratori di Telecontact.
Roma, 31 Gennaio 2014


Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL e FISTEL-CISL.

Telecom Italia: Nota incontro fra le Segreterie Nazionali e il responsabile delle Risorse Umane

SLC CGIL Nazionale:
Nell’incontro avvenuto mercoledì scorso fra le Segreterie Nazionali, il responsabile delle Risorse Umane di Telecom Italia e le linee del Caring, di Open Access, di Telecom Information Tecnology e del Domestic market ha visto la presentazione, da parte aziendale, dello stato delle internalizzazioni previste dall’accordo del 27 marzo nei vari settori.
Nel “commerciale” è stata presentata una situazione che, al 31 dicembre, ha visto realizzati 361 ricollocamenti di personale derivanti da innesto di attività “reinternalizzate” che, secondo quanto specificato dal responsabile aziendale, hanno un profilo “core” spendibile nel tempo e non attività con prospettive limitate nel tempo (l’accordo del 27 marzo ne prevede in totale 561). Alla precisa richiesta da parte sindacale di quante voci di spesa abbiano contribuito a far “chiudere” queste internalizzazioni l’azienda ha specificato che ad oggi la media del risparmio generato si attesta a circa 50 mila € per “testa” e che in un periodo di un anno il risparmio può essere quantificato intorno ai 13 milioni di €. Per parte nostra, pur apprezzando lo sforzo di focalizzazione compiuto, abbiamo espresso il bisogno di scendere ancora di più nel particolare per verificare quanto queste 361 “internalizzazioni” siano state effettivamente attività tolte all’esterno del perimetro e quanto siano state attività di “mobilità professionale” apprezzabile ma, nell’ottica di superare gli esuberi dichiarati dall’azienda alla fine del piano, non pienamente corrispondenti al bisogno. Sempre in ambito commerciale riteniamo importante che le prossime attività reinternalizzate vengano indirizzate anche verso il personale delle sedi caring in chiusura.
Per TIIT il responsabile aziendale ha presentato una situazione che vede il consolidamento di internalizzazioni equivalente a 115 FTE (attività prima svolte all’esterno) focalizzate sulle strutture di ADM, Technical security e infrastructure-data center e control room. Sempre secondo quanto dichiarato dall’azienda più dell’80% delle giornate di formazione erogata nel 2013 è stato dedicato ad attività di internalizzazione. La diminuzione del budget 2014 per l’IT sarà “compensata” proprio dalla riduzione del lavoro assegnato a personale esterno al Gruppo a favore dell’aumento delle attività svolte “in house”, privilegiando la fascia2 medio \ alta delle attività svolte in appalto. Da parte sindacale è stata anche in questo caso espressa la forte esigenza di entrare più approfonditamente nello specifico dei profili “reinternalizzati” e nella effettiva corrispondenza con le voci “di spesa” tagliate in virtù di queste attività. Ancora molto forte risulta essere la percentuale di consulenti . Ad oggi questo, con il livello di informazioni fornito, non risulta possibile.
Sul tema le Segreterie Nazionali hanno chiesto che si raggiunga questo grado di approfondimento che possa permettere una reale analisi del lavoro svolto sino ad ora da parte della delegazione delle RSU. E’, anche in questo caso, di assoluta importanza avere la certezza che si stia lavorando, anche in TIIT, al superamento degli esuberi dichiarati e non solo a processi di mobilità professionale.
Sul caring le Segreterie hanno poi posto con forza il tema della societarizzazione. Per parte nostra, come già abbiamo scritto, riteniamo indispensabile iniziare il confronto sul tema. E’ chiaro che qualsiasi tema che ruoti intorno al caring, ad iniziare dalle sedi in chiusura, non possa prescindere da questo tema cruciale per il sindacato. Occorre che l’azienda dia una risposta precisa sulla volontà di ritirare definitivamente il progetto di societarizzazione, altrimenti diventa impossibile pensare di continuare qualsiasi ulteriore processo di efficientamento.
Altro tema ulteriormente ribadito con forza è stato quello della diminuzione del contributo sulla solidarietà. E’ impensabile che in un momento nel quale il Governo ha assunto la decisione discutibile di aumentare di solo il 10% il contributo delle ore di solidarietà l’azienda abbia dato vita ad un generoso ciclo di meritocratiche. Questo, come già ampiamente affermato dal sindacato nei giorni scorsi, è un tema sul quale l’azienda dovrà dare delle risposte fattive.
Per quanto concerne il mondo “Open Access” l’azienda ha per prima cosa illustrato i driver che stanno caratterizzando gli interventi, ovvero l’incremento di produttività e quello della produzione. Il primo vede il dispiegare delle nuove modalità della prestazione lavorativa, l’orario di lavoro, la geolocalizzazione dell’automezzo, la banca ore (ovvero quanto pattuito nell’accordo del 27 marzo). Il secondo, l’incremento della produzione, da raggiungersi attraverso il riassetto organizzativo delle AOA (con l’obiettivo di migliorare in efficienza, riduzione dei tempi medi di lavorazione e quelli improduttivi, e in efficacia, con la riduzione del re work). Nel 2013l’azienda ha dichiarato esser state fatte internalizzazioni di attività pari a 470 risorse per attività di “localizzazione guasti cavo). L’azienda dichiara per il 2014 di aver tolto dal budget degli appalti somme equivalenti a svolgere attività equivalenti a 180 risorse. Per il secondo semestre del 2013 l’azienda, contrariamente a quanto fatto sino ad oggi, ha dichiarato un aumento della attività pro capite del 3%.L’obiettivo delle ulteriori reinternalizzazioni riguarderà attività “core” collegate al futuro sviluppo della rete finalizzate a riportare in O.A. attività pregiate e complesse.
Sul tema della rete dobbiamo, come SLC, registrare tutta la nostra perplessità. Francamente, come abbiamo già in svariate occasioni avuto modo di sottolineare, quanto dichiarato dall’azienda non ha alcuna corrispondenza tangibile con quanto, nei fatti, sta avvenendo in questo delicatissimo settore. La nuova struttura delle AOL che rischia di essere una scatola vuota; le sperimentazioni in corso in alcuni territori dove la nuova ripartizione fra le gli appalti ed il personale sociale sta, a nostro avviso, penalizzando il personale Telecom al quale vengo assegnate centrali non sempre strategiche. Purtroppo ad oggi vige una sempre maggiore disorganizzazione, una certa tendenza a dare interpretazioni spesso fantasiose agli accordi del 27 marzo e, quello che è più grave, aumentano le segnalazioni di tecnici che finiscono per non aver lavoro nell’arco della giornata (abbiamo posto con forza al responsabile delle risorse umane il tema della inconcludenza del lavoro svolto sino ad ora sul tema del “vademecum” operativo per i tecnici, sulla evidente forzatura che l’azienda vorrebbe fare in tema di geolocalizzazione e registrazione dei dati). Una situazione molto preoccupante. Francamente riteniamo del tutto inaccettabile che ancora si registrino situazioni come quella del 187 tecnico (ASA) dove pur in presenza di esuberi l’azienda continua a dare lavoro a fornitori esterni. Il responsabile delle risorse umane di Telecom ha pure annunciato la volontà di aprire a breve un confronto sulle aree di staff, accogliendo così quanto più volte richiesto dalle OO.SS e come, del resto, previsto dagli accordi del 27 marzo.

30 gennaio 2014

Telecom Italia , Naguib Sawiris conferma interesse. Letta: “Scorporo rete extrema ratio”

Telecom, il magnate egiziano Naguib Sawiris conferma l’interesse a investire nel gruppo, un rapporto Goldman Sachs inserisce la compagnia telefonica nella lista dei titoli da comprare e il titolo vola in Borsa. Mentre il presidente del Consiglio, Enrico Letta, mette le mani avanti sullo scorporo della rete: “Extrema ratio se non si ragguingono gli obiettivi della banda larga”.
Sawiris ha confermato il desiderio di investire nel gruppo Tlc dopo la dichiarazione del vice ministro dello sviluppo economico, Antonio Catricalà, che ha dato il benvenuto a Sawiris nel capitale di Telecom “se ci mette i soldi”. Sawiris non si è fatto attendere: “Sono davvero interessato a investire in Telecom Italia, nel caso in cui Telecom decidesse di non vendere Tim Brasil e di lanciare un aumento di capitale”. Anche se in realtà l’amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, ha escluso la possibilità di un aumento di capitale.
Sawiris ha smentito di aver fatto un’offerta da 20 miliardi di euro per Tim Brasil, ma non ha negato il suo interesse, e ha ribadito che il gruppo italiano ha bisogno di 3-4 miliardi per ridurre i debiti e consentire investimenti.
Sempre di investimenti in Telecom ha parlato il presidente del Consiglio: lo scorporo della rete è “l’extrema ratio se non vengono raggiunti gli obiettivi di sviluppo della banda larga”. Quindi l’ipotesi scorporo e pubblicizzazione della rete resterà in piedi se i privati non manterranno gli impegni di investire nella diffusione della banda larga



Vodafone Germany pronta a eliminare 600 posti di lavoro

Vodafone si prepara a dare una sforbiciata al suo personale in Germania: secondo l'agenzia di stampa Reuters, la filiale tedesca del colosso telecom britannico ha intenzione di tagliare circa 600 posti di lavoro, pari al 5,7% del suo staff in Germania.
Un portavoce di Vodafone ha confermato che ci saranno dei tagli al personale; questi tagli, ha spiegato l'azienda, sono necessari per reagire all'intensa concorrenza sul mercato tedesco e alla flessione del fatturato, ma l'uscita dall'azienda è volontaria e nessun dipendente sarà costretto ad accettare l'offerta ad andare via.
Vodafone Germany aveva già annunciato il mese scorso un piano risparmi per 100 milioni di euro sui costi annuali e, l'anno scorso, aveva varato un programma di ristrutturazione, all'interno del quale sono già stati eliminati 500 posti di lavoro in Germania, anche col trasferimento di alcune mansioni in Romania ed India.

Come noto, la competizione sul mercato tedesco si gioca tra Vodafone e le rivali Deutsche Telekom, Telefonica Deutschland ed E-Plus (in procinto di essere acquisita da Telefonica), in una battaglia sempre più serrata per accaparrarsi clienti in un momento chiave per l'industria telefonica tedesca, quello in cui gli utenti stanno abbracciando sempre più numerosi gli smartphone e richiedono quindi piani dati, più redditizi ma che esigono forti investimenti di rete da parte delle telco. Gli operatori mobili lamentano anche un quadro normativo poco favorevole.

Telecom Italia: Nota Negozi Sociali


Roma 30 gennaio 2014
L’azienda ha accettato, sulla scorta di quanto dichiarato dal sindacato durante lo scorso incontro, di non procedere con il progetto di societarizzazione dei negozi sociali.
E’ importante che sia passato il concetto che per intervenire sui processi produttivi, per aumentare l’efficacia e l’efficienza dei negozi non occorre cambiare il perimetro, la ragione sociale ed il contratto. Telecom ha accettato di mantenere i negozi sociali nel proprio perimetro “diretto” e di lavorare piuttosto sul tema dell’efficientamento. Efficientamento che, a nostro avviso, non dovrà riguardare solo l’organizzazione del lavoro ma anche l’ammodernamento delle dotazioni informatiche e delle procedure operative che oggi sono oggettivamente due motivi di appesantimento per le performance dei negozi sociali.
Altro elemento importantissimo: a fronte della verifica sull’efficacia del processo di efficientamento dei negozi sociali, l’azienda ha accettato di aprire un ragionamento, come più volte sollecitato dal sindacato, sulla possibilità di portare anche il resto dei negozi (4G Retail) sul CCNL TLC.
Per quanto riguarda i Flagship stores (già oggi di proprietà di una società controllata da Telecom e con CCNL del commercio) l’azienda ha confermato invece il passaggio a 4G. Il prossimo 10 febbraio si svolgerà un nuovo incontro fra le Segreterie Nazionali, Di Loreto e le linee interessate per entrare nel merito dell’efficientamento dei negozi sociali.
Per quanto concerne i sette negozi in chiusura, l’azienda ha confermato la decisione (ribadendo la motivazione “commerciale”, ovvero la scarsa pedonabilità). Per i lavoratori interessati varranno le modalità e le tempistiche di ricollocazione in Telecom Italia.
Come SLC-CGIL riteniamo che questa intrapresa sui negozi sociali sia la strada giusta, che rispetta il 27 marzo e va nella direzione di valorizzare l’importanza e la strategicità di un perimetro di gruppo unito. Quella delle societarizzazioni non è neanche una scorciatoia, è semplicemente una strada sbagliata. Oltretutto la scelta di societarizzare i negozi sociali non avrebbe avuto altro effetto se non quello di aggravare ulteriormente l’incidenza degli esuberi in Telecom.
La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL

Facebook: Rischia il carcere per un Mi Piace

Questo è accaduto nella provincia di Parma, dove un uomo, partecipando ad una discussione tra due donne su Facebook, ha ‘osato’ mettere un Mi Piace ad un commento di una delle due. Secondo la Procura di Parma, questo comportamento ha configurato il reato di diffamazione aggravata. Il malcapitato ora rischia una condanna da sei mesi a tre anni di carcere, o una multa di 516 euro.
Come è possibile tutto ciò ? Dalle fonti di stampa  sembra risultare che il commento in questione, al quale è stato messo il Mi Piace, fosse un commento diffamatorio. Se il giudice confermerà l’orientamento del PM, quindi, mettere un Mi Piace su un commento diffamatorio, può metterci sullo stesso piano di chi diffama.


29 gennaio 2014

Infocontact. Ritirati i 272 licenziamenti da Febbraio partirà la solidarietà per tutto il personale.

Dopo 5 incontri, di cui l’ultimo durato oltre 30 ore, si è raggiunta una ipotesi di accordo tra RSU, Organizzazioni Sindacali ed Infocontact per scongiurare i 272 licenziamenti avviati dall’azienda lo scorso 22 gennaio.
Il confronto è stato molto serrato, a tratti virulento, a dimostrazione che le posizioni tra azienda e sindacato erano molto distanti. L’azienda Infocontact aveva presentato inizialmente una proposta di solidarietà di circa il 40% per i soli operatori di call center, non si rendeva disponibile alla anticipazione del contributo di solidarietà, e non offriva risposte serie e concrete circa il futuro lavorativo dell’intera forza lavoro.
Il confronto seppur aspro, partendo da posizioni diametralmente opposti, si è rasserenato quando è emerso chiaramente che era volontà comune delle parti salvaguardare l’intera forza lavoro, scongiurando i licenziamenti e avviando una fase di riorganizzazione e ristrutturazione finalizzata al mantenimento dell’occupazione, al rientro dal debito, passando per un piano industriale che dia futuro per gli oltre 1500 lavoratori tra dipendenti e collaboratori.
Come OO.SS. non possiamo di certo ritenerci soddisfatti, in quanto il prezzo da pagare per una sciagurata gestione societaria e scongiurare i licenziamenti, è comunque troppo alto. Salvato il perimetro occupazionale attraverso questo sofferto accordo, a partire dal 1 Febbraio controlleremo e vigileremo sulla corretta applicazione di questo accodo soprattutto in relazione agli impegni presi in termini di rientro dal debito e di rilancio produttivo.
Passando ai termini dell’accordo è stata prevista una solidarietà di 12 mesi per tutti i 767 lavoratori dipendenti dal 1° al 7° livello con percentuali variabili dal 10% al 30% in funzione della percentuale di esubero per ogni settore di appartenenza. La parte relativa all’integrazione spettante al lavoratore sarà anticipato mensilmente dall’azienda, e la quota di contributo spettante all’azienda devoluto ai lavoratori all’emissione del decreto ministeriale.
La solidarietà varierà da settore in settore in funzione dell’esubero strutturale reale, i reparti “Recruitment,Selezione &Formazione”, “Voice Recognition” saranno impattati con una solidarietà al 30%, e gli operatori al customer care con il 29%.
Le aree di staff non operativo (Quality, Supporto Tecnico, Ccrm, Amministrazione, ecc.) e i produttivi indiretti (Tl, Formatori, Facilities, ecc.) dal 20% al 30% e dal 10% al 25% per le aree di responsabilità e coordinamento (responsabili dei vari settori).
Al fine di ridurre l’esubero e nel tempo la percentuale di solidarietà, attraverso verifiche mensili, è stato previsto un incentivo all’esodo volontario che prevede un contributo una tantum da 2 a 6 mensilità in funzione dell’anzianità di servizio ed un piano di trasferimenti sul sito di Rende (su base volontaria e con graduatoria tenendo conto per analogia dei requisti della 223/91). Queste operazioni unite ad una serie di attività legate alle commesse, che dovranno portare maggiore attività su Lamezia, serviranno ad abbassare l’impatto percentuale della solidarietà sulla forza lavoro.
Al contempo sono stati individuati tutta una serie di intereventi per ridurre l’impatto economico dei CdS, prevedendo la solidarietà per intera giornata, inserendolo in una pianificata mensile che preveda attraverso anche lo smaltimento ferie ed il car sharing una riduzione delle spese per ogni singolo lavoratore.
Come organizzazioni sindacali, unitamente alle RSU, riteniamo che questo sacrificio sarà vano se non saranno messe in atto tutte quelle misure ed attività che abbiamo preteso di inserire nell’accordo. Dal blocco della delocalizzazione delle attività all’estero, al riorganizzazione della struttura aziendale, dal piano di rientro del debito al piano industriale per avviare una fase di rilancio, senza queste leve riteniamo che questo sacrificio inflitto ai lavoratori per una gestione maldestra da parte aziendale sarà vanificato. Se l’azienda invece manterrà gli impegni presi ed attuerà quanto concordato potremo uscire da questa parentesi e limitare nel tempo il danno.
CGIL, CISL, UIL e UGL del comparto Telecomunicazioni, unitariamente alle proprie RSU elette in Infocontact, incalzeranno quotidianamente l’azienda, a partire dal primo Febbraio per il mantenimento degli impegni e degli affidamenti, ed avvieranno tutte le iniziative previste dal contratto al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali.
Il prossimo 31 Gennaio si terranno le assemblee nei seguenti orari:
10.00 – 11.00 ; 11.30 – 12.30; 14.00 – 15.00; 15.30 – 16.30; 17.00 – 18.00
Nel corso del quale saranno illustrati i dettagli dell’ipotesi di accordo per permettere una condivisione ed una validazione dell’ipotesi di accordo.
Le segreterie regionali e le RSU di
Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, UGL-Telecomunicazioni



ALMAVIVA: COMUNICATO SINDACALE UNITARIO 29 GENNAIO 2014


CGIL - CISL - UIL e UGL
I lavoratori Almaviva sono scesi in piazza oggi per rivendicare il proprio diritto ad avere una sede unica in cui poter lavorare e con essa la speranza di un futuro nella propria terra.
In 4500, tra dipendenti e lavoratori a progetto, hanno scioperato con un’adesione che sfiora il 99% degli addetti.
Il corteo ha sfilato lungo le vie del centro della città bloccando letteralmente le principali arterie di Palermo. Per la prima volta la città prende atto della portata di una vertenza che coinvolge migliaia di famiglie. Era dai tempi delle lotte nei cantieri navali che non si vedeva una manifestazione così partecipata dai lavoratori di una sola azienda sita nel territorio palermitano.
Le 40 assemblee svolte e le iniziative messe in campo la scorsa settimana sono riuscite a sensibilizzare i lavoratori sull’importanza del tema sede, che significa radicamento dell’azienda sul territorio palermitano, continuità occupazionale e sviluppo industriale.
L’assenza di una politica industriale nella regione ha visto scomparire le più grandi aziende in loco. Almaviva rappresenta infatti una delle realtà più grandi del mezzogiorno.
Non abbiamo più tempo da perdere. Non vorremmo ritrovarci a discutere di cassa integrazione e mobilità per una mera questione logistica. Mentre infatti discutiamo della sede, il lavoro rischia di essere trasferito altrove, vista la facilità con cui le attività telefoniche possono essere spostate da remoto.
Da alcune dichiarazioni aziendali, infatti, sembrerebbe che ci sia una contrazione dei fatturati del 25% e un decremento della marginalità del 10%, oltre al rischio concreto di trasferimento di alcune attività all’estero, per effetto della delocalizzazione operata dai concorrenti.
Su questo fronte le scriventi sono impegnate già da tempo nella richiesta di regole certe e trasparenti sulle gare d’appalto e di una legislazione meno permissiva rispetto a quella attuale.
Alle istituzioni politiche abbiamo chiesto un’urgente risoluzione del problema con l’attivazione di un tavolo di confronto efficace che veda coinvolti sindacati, azienda, regione e comune, oltre alla messa a disposizione di una struttura adeguata in tempi brevi.
D’altro canto l’azienda fino ad oggi non ha dato un chiaro segnale di investimento sul territorio, a parte alcune dichiarazioni degli ultimi giorni e dopo la proclamazione dello sciopero.
Il sindacato tutto chiede oggi chiarezza sugli investimenti industriali, una programmazione pluriennale che investa la città di Palermo, affinchè possa ricominciare ad essere competitiva sul mercato.
Oggi siamo stati ricevuti dal capo di gabinetto della Regione Sicilia, dott. Silvia, dal Presidente della III Commissione per le Attività Produttive ARS, dott. Marziano, e da un rappresentante dell’Assessorato Regionale, a cui abbiamo chiesto di stilare un patto tra azienda, istituzioni e parti sociali che serva a sostenere il sito produttivo, a sviluppare un progetto industriale di prospettiva attraverso investimenti sulla formazione e nuovi settori della tecnologia. Tutto ciò, per mantenere i livelli occupazionali e dare una prospettiva di stabilizzazione ai bacini dei precari.
Entro una settimana dovrebbe attivarsi il tavolo fortemente richiesto dalle OO.SS. confederali e di categoria.
Siamo soddisfatti della numerosa partecipazione dei lavoratori che sono scesi in piazza per salvaguardare il proprio posto di lavoro.

In assenza di risposte concrete nei tempi sopra indicati, continueremo le azioni di lotta con ulteriori cicli di assemblee dei lavoratori e sit-in di protesta davanti alla Presidenza della Regione, come già annunciato all’inizio del percorso.

Le richieste di Almaviva dopo lo sciopero a Palermo

di Maria Teresa Camarda
Dopo lo sciopero dei lavoratori di Almaviva Contact a Palermo, a cui ha aderito la quasi totalità del 4500 dipendenti dell’azienda, i vertici della società hanno inviato una nota per chiarire la propria posizione e le richieste relative alla gestione delle commesse dei committenti.
“Almaviva Contact – scrivono – conferma la propria volontà di mantenere la propria presenza produttiva in città, testimoniata dalla decisione – di grande valore, non solo simbolico – di trasferire la sede legale della società in Sicilia e auspica che l’ampia mobilitazione dei lavoratori sia di stimolo, nella ricerca di soluzioni adeguate al complesso dei problemi sollevati dall’azienda”. “A cominciare – proseguono – dal mantenimento, da parte dei committenti, dei volumi di attività e dal riconoscimento di tariffe adeguate al costo del lavoro locale (già al minimo di quanto previsto dal contratto nazionale di riferimento e rispetto al quale l’Azienda non ha alcuna intenzione di chiedere riduzioni); volumi e tariffe messi a rischio anche da un sempre crescente ricorso alla delocalizzazione all’estero”.
Il “realizzarsi di tali condizioni” e il conseguente “recupero dell’equilibrio economico” per la sede di Palermo non solo “permetteranno di continuare a investire sul territorio siciliano, ma darà la doverosa stabilità a migliaia di famiglie vittime sempre più di un Paese senza alcuna politica industriale”.
Per affrontare in maniera organizzata “i notevoli problemi evidenziati”, Almaviva Contact torna a chiedere l’avvio di un tavolo locale a cui partecipino – ognuno con le proprie responsabilità – azienda, organizzazioni sindacali e Istituzioni.

28 gennaio 2014

Mobbing: Cassazione, va dimostrata la perdita di professionalità

In caso di mobbing, l'avvenuto accertamento del danno alla salute non implica il conseguente e automatico riconoscimento anche di un danno alla professionalità. Lo ha affermato la Cassazione, sezione Lavoro, con la sentenza 172 dell'8 gennaio. La vicenda esaminata dalIa Corte riguarda una dipendente, che subisce provvedimenti disciplinari e trasferimenti e, considerandoli parte di un disegno vessatorio, chiede ai giudici di condannare il datore per mobbing.
In appello si vede riconosciuto il risarcimento del danno alla salute da mobbing. La sentenza, però, esclude un danno alla professionalità: date le mansioni amministrative della persona, la forzata inattività causata dal comportamento illegittimo del datore non ha prodotto perdita di opportunità lavorative od obsolescenza. Inoltre, la dipendente non ha fatto nulla per provare quel danno.

La mobbizzata ricorre per Cassazione. In primo luogo, contesta la contraddittorietà della motivazione della sentenza: da un lato, rileva che le circostanze emerse sono utili per dimostrare il danno alla salute; dall'altro lato, esclude un danno alla professionalità per mancata dimostrazione
delle circostanze che lo avrebbero determinato. Censura, poi, la sentenza per violazione delle norme su responsabilità civile del datore, su risarcimento del danno alla professionalità e sull'onere della prova. In sostanza, la sua tesi è che il mobbing avrebbe determinato, necessariamente, emarginazione professionale, cosi rendendo presunto il danno alla professionalità.

Ma la Cassazione respinge il ricorso, affermando che:

- danno biologico e danno alla professionalità hanno presupposti differenti: il primo concerne il fisico del lavoratore; il secondo la sua professionalità, cioè la sua capacità lavorativa; pertanto non è censurabile, di per sé, una decisione che riconosca il primo tipo di danno, ma non l'altro;
- il danno alla professionalità va provato in modo specifico, ad esempio dimostrando che il demansionamento abbia rappresentato un ostacolo alla progressione di carriera; la ricorrente, invece, non ha dedotto nulla e ha affermato che quel danno fosse implicito;
- l'accertamento delle circostanze di fatto non chiarisce il danno subito: anche in questo senso, il danno alla professionalità richiede la prova, carenti nel caso specifico.


Almaviva: consolida ruolo di partner Pubblica Amministrazione., vince 4 gare

ROMA (MF-DJ)--Almaviva consolida il proprio ruolo di partner tecnologico della Pubblica Amministrazione Centrale per la digitalizzazione del Paese vincendo le gare del Sistema Informativo Sanitario Nazionale, della Ragioneria Generale dello Stato, della Corte dei Conti e della Sogei. In particolare, AlmaviVa sviluppera' e gestira' in architettura Cloud il Sistema Informativo Sanitario Nazionale per il Ministero della Salute, in Raggruppamento temporaneo di imprese con Accenture, Engineering e Telecom Italia. La gara ha un valore a base d'asta di oltre 50 milioni di euro e una durata di 5 anni. Ha inoltre vinto in Rti - con altri partner - il primo lotto della gara indetta dalla Ragioneria Generale dello Stato, per il Sistema Informativo di Finanza Pubblica, con un valore a base d'asta di oltre 27 milioni di euro e una durata contrattuale di 5 anni. AlmavivA gestira', inoltre, con altri partner, il Sistema Informativo di Finanza Pubblica della Corte dei conti. La gara vinta, indetta da Sogei, ha un valore a base d'asta di circa 31 milioni di euro e una durata contrattuale di 5 anni. ? stato anche vinto il lotto 2 della gara, ancora in fase di aggiudicazione, relativa alle applicazioni software per il sistema informativo della fiscalita' di Sogei. AlmavivA ha partecipato in qualita' di mandataria in RTI con altri partner (importo di base d'asta oltre 25 milioni di euro e la durata del contratto 48 mesi). "Queste vittorie - dichiara Antonio Amati, Direttore Generale Divisione IT Almaviva - hanno un valore economico complessivo, relativamente alla nostra parte, attorno ai 50 milioni di euro e premiano le competenze, il modello organizzativo e l'esperienza maturate in questi anni, nonche' le capacita' di erogazione dei servizi e la forte organizzazione che permettono ad Almaviva di seguire i propri clienti in ogni fase della fornitura."

Lettera del Segretario Generale Susanna Camusso alle iscritte e agli iscritti CGIL

Carissime e carissimi,
la nostra organizzazione è in questi mesi impegnata nello svolgimento del suo XVII Congresso, il punto più alto di partecipazione, condivisione e di democrazia del nostro sindacato. Lo svolgiamo in un momento particolarmente difficile della storia del nostro Paese. Potremmo dire nella fase in cui più si avverte la mancanza di lavoro e, con essa, la perdita di senso e di futuro per milioni di persone, di nostri compagni, di donne e uomini che il lavoro lo cercano senza trovarlo, lo perdono per la chiusura della loro impresa, che, sfiduciati, neppure più credono sia possibile trovarlo.

27 gennaio 2014

RAPPRESENTANZA, IL CORAGGIO DELL'AUTORIFORMA: LE CINQUE RAGIONI DEL CAMBIAMENTO

di Emilio Miceli
segretario generale della Filctem-Cgil
C'è qualcosa di più nella scompostezza dell'attacco nei confronti di Susanna Camusso e della Cgil. Sembra esserci ormai l'idea che le relazioni industriali debbano essere regolate per legge o attraverso tribunali. E' l'idea di chi ha già perso, di chi pensa che la contrattazione abbia finito ormai il suo tempo, e il sindacato non debba fare altro che aggiungersi o, peggio, sottomettersi al quadro desolante di partiti e partitini.
Con l'accordo sulla rappresentanza invece noi vogliamo cambiare il modo di fare sindacato: è questo che preoccupa!
Parliamoci chiaro: ad oggi, l'unica grande riforma prodotta in questo paese è questo accordo sindacale che rompe radicalmente con il passato, con gli usi ed anche con la vecchia presunzione di immaginare le Confederazioni sindacali eterne e non riformabili. Da oggi la rappresentanza sociale diventa contendibile e nuovi soggetti possono venire avanti. Le condizioni sono al tempo stesso banali e radicali, se le guardiamo dal punto di vista di una normale concezione democratica.
La prima condizione è la trasparenza della rappresentanza attraverso la certificazione degli iscritti, tramite la delega, che ne misura la maggiore rappresentatività. La prima suggestione è semplice: i sindacati non si inventano, esistono se hanno forma organizzata ed iscritti. La seconda è che le RSU vengono elette con un metodo proporzionale puro, senza correzioni, quote di solidarietà e 'para porcellum' riservati alle organizzazioni sindacali; la terza è che per avere una rappresentanza bisogna raccogliere il 5% dei voti; la quarta è che per sottoscrivere una ipotesi di accordo bisogna avere il 50% + 1 della rappresentanza; e la quinta, infine, è che attraverso la consultazione certificata, chi avesse dubbi può ribaltare, attraverso il voto dei lavoratori, la stessa ipotesi di accordo.
Quindi, l'efficacia “erga omnes” dei contratti da oggi ha una base giuridica forte. E non è poco!
Da oggi, credo si possa dire, il sistema di rappresentanza sociale è il migliore di cui la democrazia italiana dispone in attesa della riforma elettorale promessa. Da oggi finisce l'era dei sindacati “pirata” costruiti ad arte dall'impresa; da oggi le imprese non fanno accordi con chi vogliono, “riconoscendosi epidermicamente” con gli interlocutori sindacali: dovranno trattare con chi ha vera rappresentanza. Ovviamente, come succede quando si vuole proteggere una regola in uno Stato di diritto, bisognerà costruire sanzioni per imprese e sindacati (non lavoratori) che, una volta accettato il campo di gioco, decidessero di non rispettarlo. Reciprocità, dunque, tra impresa e sindacato, di fronte alle regole ed alle sanzioni. E questo sarà compito della sovranità contrattuale. Tutto il contrario di quello che è successo fin qui perchè, finalmente, le relazioni industriali escono dalla notte fonda della democrazia sostanziale, in virtù della quale si può giustificare di tutto, ed entrano - finalmente benvenute - nel campo della democrazia intesa anche come forma separata dalla sostanza. Non c'è alcuna ragione per sparare a palle incatenate contro un regolamento che consegna finalmente alla democrazia, alla normale democrazia, le relazioni sindacali.
C'è una sproporzione tra le legittime critiche che possono essere avanzate, nessuna intesa è perfetta, ed il fuoco di sbarramento di questi giorni, di fronte al quale si trasmette la sensazione di negare alla radice qualsiasi processo di nuova democrazia. Non si può negare il cambiamento ineludibile se le organizzazioni dei lavoratori vogliono avere un futuro. Non si può legare tutto ai rapporti di forza perchè non è nell'interesse dei lavoratori.
C'è bisogno di una legge? Si, perchè milioni di lavoratori sono fuori dal raggio di influenza dell'accordo sulla rappresentanza. Ma è bene che il legislatore abbia chiara la dinamica, le scelte, i valori cui si ispirano le forze sociali nel regolare la rappresentanza. Una rappresentanza sociale incapace di offrire il proprio punto di vista, di avere il coraggio dell'autoriforma, sarebbe condannata al fallimento. Così come un sindacato che immagina la sola legge e non l'autonomia contrattuale la soluzione di tutti i problemi, ad un certo punto rischia di divenire superfluo.

INPS: LAMONICA (CGIL) DA GOVERNO CHIAREZZA SU MASTROPASQUA


“Sull’inchiesta a carico del presidente dell’Inps, oltre ai profili penali su cui opera la magistratura, c’è evidentemente un ruolo che il governo deve svolgere per fare tutta la chiarezza necessaria”. Ad affermarlo è il segretario confederale della Cgil Vera Lamonica, aggiungendo che “è da tempo che le forze sociali presenti nel Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto hanno avviato richieste di confronto e audizioni in Parlamento, fino alla sottoscrizione di un avviso comune per addivenire a una riforma della governance che superasse le opacità della gestione monocratica e restituisse trasparenza ed autonomia all’Istituto”.
Per la dirigente sindacale “sia il governo Monti, che l’attuale, hanno nicchiato e rinviato. Anzi, il primo decise per legge la proroga del mandato dell’attuale presidente fino a tutto il 2014, nel mentre operava una mega-fusione senza alcuna idea di piano industriale; il secondo ha ignorato la vicenda, facendo finta di non vedere quello che per fortuna sembra veda oggi: i conflitti d’interesse, l’immoralità del cumulo di cariche e i conseguenti compensi milionari”.
L’Inps, conclude Lamonica, “è l’Istituto previdenziale più grande d’Europa, da esso passano tutte le politiche di welfare, ed è al momento impegnato in un processo difficile di accorpamento e di gestione della spendig review. Non può rimanere nessuna ombra. Il governo deve operare per la piena trasparenza nell’affidamento di alti incarichi pubblici e dire finalmente basta a quelli multipli. Il Parlamento deve affrontare la riforma della governance, non con l’obiettivo di rafforzare ancora la presenza diretta della politica, ma con quello di restituire la trasparenza e la partecipazione che la natura dell’Inps pretende”.
Cantone (Spi Cgil), presidente Inps Mastrapasqua deve dimettersi
“Il Presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua rinunci a uno dei tanti incarichi che ha, faccia un passo indietro e rassegni le proprie dimissioni per le note vicende che lo vedono coinvolto”. A dirlo è il segretario generale dello Spi Cgil Carla Cantone, precisando che “la presidenza dell’Inps è un ruolo di fondamentale importanza e chi lo ricopre deve essere al di sopra di ogni sospetto. A Mastrapasqua chiediamo quindi un atto di responsabilità nei confronti del paese, anche e soprattutto per riavvicinare cittadini, lavoratori e pensionati a istituzioni che sentono sempre di più lontane e non in grado di risolvere i tanti problemi che hanno”.

26 gennaio 2014

Il Giorno della Memoria


Era il 27 gennaio del 1945 quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa varcarono le porte di Oświęcim, la città polacca meglio conosciuta con il nome tedesco di Auschwitz, scoprendo il più grande campo di concentramento mai realizzato dal regime nazista.
Al di là dei cancelli, oltre la scritta «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi), apparve l’inferno. E il mondo vide allora per la prima volta da vicino quel che era successo e conobbe lo sterminio in tutta la sua realtà. Circa 7.000 prigionieri erano ancora in vita: malnutriti, affamati, ammalati, praticamente larve umane che aspettavano una morte certa. I soldati russi trovarono indumenti abbandonati, tonnellate di capelli imballati e pronti per essere spediti e ancora fosse comuni con corpi decomposti, un numero che secondo le stime degli storici moderni ammonterebbe a circa 1.500.000.
Da quel giorno, intorno al 27 gennaio si organizzano conferenze, spettacoli, dibattiti, incontri con testimoni e proiezioni cinematografiche dove i protagonisti restano sempre i superstiti, quelli che sono riusciti a salvarsi dalla furia nazista.
Celebrare il Giorno della Memoria ogni anno non significa mobilitarsi collettivamente per una solidarietà ormai inutile. Vuole essere piuttosto, un atto di riconoscimento di questa storia: come se tutti oggi ci affacciassimo dai cancelli di Auschwitz per comprendere il male che è stato fatto all'umanità.

25 gennaio 2014

ALMAVIVA PALERMO: NOTA CONVOCAZIONE 24 Gennaio /2014

 Si è svolto un incontro tra le OO.SS. e i vertici Almaviva riguardo la situazione dei due centri palermitani.
L'A.D. Andrea Antonelli, dopo avere affermato che tutto quello che è stato scritto circa la vertenza sede sarebbe vero solo in parte, ha dimostrato ancora una volta, le incongruenze con cui Almaviva affronta quelle questioni che per i lavoratori sono di vitale importanza.
In particolare, dopo che per quasi 3 anni l’azienda ha sempre identificato il problema della sede unica come fondamentale per la sopravvivenza del sito di Palermo, ribadito meno di 2 mesi fa in convocazione a Roma e con le dichiarazioni “ratificate” da confindustria Palermo del 4 dicembre u.s., oggi dichiara che, se anche le istituzioni ci mettessero a disposizione la tanto agognata sede di via Ugo La Malfa, i nostri reali problemi rimarrebbero comunque.
Proprio adesso che si potrebbe aprire uno spiraglio per la risoluzione della vertenza sulla sede, l’azienda sposta il tiro su questioni non di competenza delle istituzioni locali ma nazionali, quali il calo dei volumi che scaturisce dalla delocalizzazione e dal costo del lavoro.
Su questi temi le scriventi OO.SS. sono impegnate da diverso tempo nel sensibilizzare le parti in causa, governo nazionale in primis, affinchè si trovi una soluzione legislativa per contrastare il fenomeno e non capiamo poi come un gruppo così grosso come quello di Almaviva, che in Italia occupa di 9000 dipendenti nei call center, non sia in grado di dichiarare alla parte politica attraverso i mass media, che la politica della “delocalizzazione autorizzata dallo stato” costringerà prima o poi alla chiusura di buona parte dei suoi siti produttivi!
Sembra, dunque, provocatorio e strumentale addurre motivazioni che esulano dal contesto territoriale.
Riteniamo, invece, che i tempi siano maturi per provare a dare una soluzione definitiva ai problemi logistici della sede Almaviva di Palermo.
Nonostante le dichiarazioni aziendali di non voler abbandonare il territorio riteniamo opportuno rimarcare il fatto che Almaviva, seppur disposta a pagare un giusto canone di affitto, continua a sostenere di non avere liquidità da impiegare per l’adeguamento dei locali.
Le OO.SS. hanno ribadito la volontà di continuare le azioni di lotta già in atto, allo scopo di sollecitare e pretendere un impegno concreto da parte di tutti i soggetti coinvolti, azienda e istituzioni, per la risoluzione positiva della vertenza che minaccia il futuro dei 4500 lavoratori palermitani. Ciò riguarda, sia l'acquisizione di un sito adeguato per lo svolgimento delle attività lavorative sia per il mantenimento dei livelli occupazionali a Palermo.
L'A.D. Antonelli in chiusura dell'incontro ha dichiarato che il 28 gennaio non è previsto nessun incontro con Almaviva e che questa notizia l'ha appresa soltanto dai giornali, prendendosi l'impegno su sollecitazione sindacale, che qualsiasi tavolo istituzionale ci sarà in un prossimo futuro, vedrà la presenza delle OO.SS.
Il 29 gennaio, i Lavoratori Almaviva scenderanno in piazza per chiedere con forza un incontro risolutivo alla presenza di tutte le parti in causa, per fare chiarezza e per difendere il proprio posto di lavoro ed il futuro delle proprie famiglie.
Nel caso in cui la giornata di sciopero coincidesse con la CdS, i lavoratori potranno chiederne la revoca al proprio T.L. al fine di tutelare il proprio diritto di adesione.

Le Rsu Slc Cgil - Fistel Cisl - Uilcom Uil

24 gennaio 2014

Chi comunica la propria password aziendale ad altri è licenziabile

Con la sentenza n. 19554/06 la sezione lavoro della Corte di Cassazione ha confermato la validità di un licenziamento disposto da un’azienda nei confronti di un lavoratore che aveva comunicato più volte la propria password a un collega.
Oltre ad aver denunciato il fatto alla polizia, l’azienda aveva licenziato il dipendente infedele, ritenendo che la comunicazione della password di accesso ai sistemi informativi fosse una violazione talmente grave dei doveri del lavoratore, da giustificare l’interruzione del rapporto di lavoro.
Va sottolineato che l’azienda ha potuto giustificare con successo le proprie decisioni perché aveva adottato dei criteri corretti di gestione della propria infrastruttura IT. Se – come spesso accade nonostante le imposizioni della legge sui dati personali – le password fossero state gestite centralmente e fossero state note all’amministratore di sistema, lo “spazio di manovra” per “incastrare” il dipendente infedele sarebbe stato molto più ristretto. Rimane ora da capire come mai i giudici abbiano considerato giusta causa di licenziamento la “semplice”comunicazione di una password.


Controlli a distanza. Art. 4 dello Statuto dei lavoratori

L’art. 4 dello Statuto dei lavoratori, rubricato “Impianti audiovisivi", così recita: «È vietato l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.
Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure in mancanza di queste, con la commissione interna.
In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l’Ispettorato del lavoro, dettando, ove occorra, le modalità per l’uso di tali impianti». La norma individua due fattispecie, che differiscono tra loro per le finalità cui l’uso degli impianti è diretto:
il primo comma sancisce un divieto assoluto di utilizzo di apparecchiature finalizzate al mero controllo dell’attività lavorativa (c.d. controllo intenzionale), sul presupposto che la vigilanza sul lavoro, ancorché necessaria all’organizzazione produttiva, vada mantenuta in una dimensione “umana”, non esasperata, cioè, dall’uso di tecnologie che possano eliminare ogni zona di riservatezza e di autonomia nello svolgimento del lavoro;
il secondo comma attenua il divieto, consentendo al datore di lavoro di installare e utilizzare quegli impianti che, pur potenzialmente idonei a controllare a distanza i lavoratori, siano tuttavia diretti a soddisfare esigenze organizzative, produttive o di sicurezza e siano “autorizzati” dalle rappresentanze sindacali o dall’Ispettorato del lavoro (c.d. controllo preterintenzionale). In presenza di determinate esigenze aziendali, dunque, il conflitto di interesse tra i lavoratori, titolari di un diritto soggettivo a non essere controllati a distanza, e il datore di lavoro, titolare dell’opposto interesse a installare apparecchiature necessarie per la gestione dell’impresa o per la sicurezza di persone e cose, è stato risolto attraverso la predisposizione di una forma di tutela preventiva dei lavoratori, costituita dalla necessità di un accordo con le rappresentanze sindacali o di una autorizzazione amministrativa che, previo accertamento dell’esistenza di tali cause, stabilisca modalità e limiti del funzionamento degli impianti.
Dalla violazione dell’art. 4 dello Statuto dei lavoratori possono derivare le seguenti conseguenze:
1. penali: ammenda da 154,94 euro a 1549,37 euro o arresto da 15 giorni a un anno1 (salvo che il fatto non costituisca più grave reato. Il contravventore può essere ammesso all’oblazione, previa valutazione discrezionale del giudice penale, con conseguente estinzione del reato);
2. civili: i dati acquisiti dal datore di lavoro attraverso apparecchiature vietate non hanno valore probatorio nell’eventuale contenzioso con il dipendente (si pensi a un licenziamento intimato a seguito degli accertamenti compiuti. Sull’utilizzabilità in sede penale, cfr. Cass. pen. 14 dicembre 2009, n. 47429, infra);
3. sindacali: ove il comportamento del datore di lavoro, tenuto alla preventiva consultazione con le rappresentanze sindacali (ove presenti), integri gli estremi di una condotta antisindacale (art. 28 Statuto dei lavoratori).

La condotta antisindacale - art. 28 dello Statuto dei lavoratori -

L’art. 28 dello Statuto dei lavoratori, come modificato dalla legge n. 847 del 1977 stabilisce che "Qualora il datore di lavoro ponga in essere comportamenti diretti ad impedire o limitare l’esercizio della libertà e dell’attività sindacale nonché del diritto di sciopero, su ricorso degli organismi locali delle associazioni sindacali nazionali che vi abbiano interesse, il pretore del luogo ove è posto in essere il comportamento antisindacale, nei 2 giorni successivi, convocate le parti ed assunte sommarie informazioni, qualora ritenga sussistente la violazione di cui al presente comma, ordina al datore di lavoro, con decreto motivato e immediatamente esecutivo, la cessazione del comportamento illegittimo e la rimozione degli effetti.
Rientrano in tale termine tutti quei comportamenti diretti ad impedire o limitare l’esercizio della libertà sindacale ed il diritto di sciopero.
Fino a qualche anno fa, al fine di poter parlare di comportamento antisindacale da parte del datore di lavoro, dovevano essere riscontrati due requisiti: l’elemento oggettivo e più precisamente l’attitudine anche potenziale del datore a ledere gli interessi tutelati dall’art. 28 dello Statuto dei lavoratori, e l’elemento soggettivo consistente nel porre in essere intenzionalmente (e quindi con coscienza e volontà) un comportamento antisindacale.
La difficoltà di accertare l’intenzionalità del datore di lavoro, ha portato la Cassazione ad escludere l’elemento soggettivo quale presupposto per poter esercitare un ricorso. Con sentenza n. 5296 del 1997 le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno affermato il principio dell’irrilevanza, per la concretizzazione della condotta sindacale, dell’elemento psicologico (colpa o dolo), essendo necessaria solo la circostanza che il comportamento del datore di lavoro avesse determinato un pregiudizio alla libertà sindacale e al diritto di sciopero.
La sentenza recita: "Per integrare gli estremi della condotta antisindacale di cui all’art. 28 dello Statuto dei lavoratori, è sufficiente che tale comportamento leda oggettivamente gli interessi collettivi di cui sono portatrici le organizzazioni sindacali, non essendo necessario (ma neppure sufficiente) uno specifico intento lesivo da parte del datore di lavoro né nel caso di condotte tipizzate perché consistenti nell’illegittimo diniego di prerogative sindacali (quali il diritto di assemblea, il diritto delle rappresentanze sindacali aziendali a locali idonei allo svolgimento delle loro funzioni, il diritto ai permessi sindacali), né nel caso di condotte non tipizzate ed in astratto lecite, ma in concreto oggettivamente idonee, nel risultato, a limitare la libertà sindacale, sicché ciò che il giudice deve accertare è l’obiettiva idoneità della condotta denunciata a produrre l’effetto che la disposizione citata intende impedire, ossia la lesione della libertà sindacale e del diritto di sciopero"
Ciò che infatti è fondamentale rilevare è la sussistenza di un comportamento lesivo di diritti sindacali elencati nello Statuto dei lavoratori, indipendentemente dalla intenzionalità o meno di porlo in essere.
Alcuni esempi di diritti sindacali che potrebbero essere lesi dalla condotta antisindacale:
* diritto di assemblea ex art. 20 S.L. : in tal caso la condotta antisindacale si manifesta tramite il rifiuto da parte del datore di lavoro di consentire tale diritto ai lavoratori o nell’effettuare una illegittima trattenuta sulla retribuzione; Il diritto di assemblea si inquadra tra i diritti del lavoratore alla libera manifestazione del proprio pensiero.
* diritto di affissione ex art. 25 : le R.S.A. hanno il diritto di affiggere pubblicazioni, testi e comunicati inerenti materie di interesse sindacale e del lavoro in appositi spazi che il datore di lavoro ha l’obbligo di predisporre. Se il diritto di affissione viene meno, il datore compie un comportamento antisindacale
* il trasferimento dei dirigenti delle R.S.A. senza il nulla osta dell'associazione sindacale di appartenenza previsto dall'art.22 dello statuto (Pret. Roma 14 novembre 1995). Lo spostamento all’interno dell’unità produttiva o il mutamento delle mansioni del rappresentante sindacale aziendale, possono configurare un comportamento antisindacale se implicano l'allontanamento definitivo dalla specifica base rappresentata (Pret. Catania 30 novembre 1998) permessi sindacali ex artt. 23, 24, 30, 32: il datore che si rifiuti di concedere ai dirigenti di R.S.A., o ai dirigenti provinciali o nazionali i permessi sindacali (sia che siano retribuiti sia che con rientrino tra quelli retribuiti) mette in atto una condotta antisindacale;
* il comportamento ostativo, la troppa fiscalità nei confronti dello sciopero, permessi sindacali retribuiti e non o qualsiasi altra attività inerente al normale svolgimento da parte degli organi sindacali.
Primo grado di giudizio
1° fase:
Legittimati ad agire sono tramite RICORSO gli organismi locali delle associazioni sindacali nazionali che vi abbiano interesse.
E’ competente il giudice del lavoro del luogo in cui è stato posto in essere il comportamento antisindacale.
Il primo grado del giudizio è un procedimento d’urgenza a cognizione sommaria. Infatti il giudice entro 2 giorni dal deposito del ricorso, convoca le parti ed assume sommarie informazioni. Nel caso in cui ritenga sussistere la violazione oggetto del ricorso, ordina al datore di lavoro, con decreto motivato ed immediatamente esecutivo, la cessazione del comportamento illegittimo e la rimozione degli effetti.
2° fase:
Il datore di lavoro, può chiedere l’OPPOSIZIONE AL DECRETO entro 15 giorni dalla comunicazione dello stesso davanti allo stesso giudice del lavoro che ha emesso il decreto.
Tale seconda fase del giudizio, seguirà la disciplina prevista dal nuovo rito del lavoro.
Il giudice si pronuncerà con una sentenza immediatamente esecutiva.
Se il datore di lavoro non ottempererà al decreto (che chiude la prima fase) o la sentenza (che chiude la seconda fase), sarà punito ex art.650, 4 comma del codice penale
Secondo grado di giudizio
La parte soccombente potrà ricorrere alla Corte d’Appello che deciderà nel secondo grado di giudizio con sentenza.




Privatizzazioni: Saccomanni, il piano sara' biennale

Partono oggi "in concreto" le privatizzazioni decise dal governo, con l'esame in Consiglio dei ministri dei dossier Poste e Enav. Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, ha affermato che il piano di privatizzazioni durera' almeno un paio di anni. Da Davos, dove si tiene il World Economic Forum, Saccomanni ha assicurato che l'obiettivo dell'esecutivo e' "ridurre le tasse sul lavoro e le imprese" ed il consiglio dei ministri oggi dara' un "primo segnale" sulla riduzione del cuneo fiscale. Il responsabile dell'economia ha anche riferito che l'accordo tra Italia e Svizzera per la tassazione dei capitali esportati illegalmente verso l'estero e' "vicino". Il ministro ha quindi fatto notare che le politiche perseguite in questi mesi "sono state comprese come parte di una strategia che vede nel rilancio dell'attivita' economica un rilancio della competitivita' del sistema attraverso riforme ma anche attraverso manovre di finanza pubblica"; tutto questo "e' stato ampiamente apprezzato" e gli investitori internazionali hanno mostrato "grandissimo interesse" per l'Italia.
  A margine del Forum ha parlato anche il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, per confermare che l'economia italiana sta dando segnali di ripresa: "L'anno scorso e' stato abbastanza duro ma ora ci sono chiari segni di stabilizzazione, come la tendenza alla crescita della produzione manifatturiera", ha affermato Visco, secondo cui ora la sfida e' "stimolare la domanda dei consumatori e far crescere, di conseguenza, l'occupazione". "C'e' una ripesa lenta e debole ma speriamo sia in corso, deve diventare piu' robusta", ha detto il governatore secondo cui "il mercato del lavoro e' stato riformato ma deve essere fatto di piu': bisogna muoversi verso la creazione di posti di lavoro piu' stabili e investire sull'apprendistato", nonche' ampliare la flessibilita'. "La riforma del mercato del lavoro non puo' essere pero' isolata", ha spiegato, "serve che i mercati dei beni funzionino meglio e che l'innovazione entri a far parte della filosofia di piu' imprese. Ma - ha concluso - siamo sulla buona strada".