06 gennaio 2014

Bulgaria e Romania. Fine delle restrizioni alla libera circolazione dei lavoratori

Dal 1 gennaio 2014 anche i cittadini bulgari e rumeni possono esercitare pienamente il loro diritto a lavorare in tutti i paesi dell'UE senza permesso di lavoro, né altre condizioni speciali. Sono così cessate le ultime restrizioni alla libera circolazione dei lavoratori che hanno accompagnato il processo di allargamento dell'Unione europea, nel 2004 e nel 2007, mentre restano in vigore quelle per la Croazia, che ha aderito all'Ue soltanto il 1 luglio 2013.

Bulgaria e Romania sono entrate nell’Unione Europea il primo gennaio del 2007: il loro trattato di adesione prevedeva un periodo transitorio di 7 anni durante il quale sarebbero rimaste valide una serie di restrizioni alla libera circolazione delle persone finalizzata alla ricerca di un’occupazione. La misura era stata voluta da alcuni paesi europei, specie Regno Unito, Francia e Germania, che temevano grandi trasferimenti di cittadini bulgari e romeni nel loro territorio. Ma in realtà, i cittadini bulgari e rumeni erano già liberi di lavorare senza restrizioni in 19 paesi, tra cui l'Italia, che avevano deciso di rinunciare all'applicazione di misure transitorie prima della loro scadenza ultima, stabilita appunto al 31 dicembre 2013. Come risultato, già oltre 3 milioni di persone provenienti da Bulgaria e Romania vivono e lavorano in altri Stati membri ed è improbabile che la cessazione delle ultime restrizioni porti ad un aumento importante.

La libera circolazione delle persone non soltanto è stato, ed è, uno dei pilastri dell'integrazione europea. Con oltre 14 milioni di cittadini europei che studiano, lavorano o vanno in pensione in un altro Stato membro, questo è anche uno dei diritti più praticati dagli europei, e che la gente associa più facilmente al concetto stesso di cittadinanza europea.

La fine delle restrizioni per i lavoratori bulgari e rumeni arriva purtroppo in un momento di alta disoccupazione e di politiche di austerità che rendono difficile in molti paesi europei l'accettazione di una maggiore mobilità delle persone. In questa situazione, i cittadini migranti sono spesso un bersaglio facile: a volte sono descritti come un pericolo che toglie il lavoro alla gente del posto, altre volte, al contrario, come profittatori dei regimi di prestazioni sociali.

La tensione è particolarmente alta in questo periodo nel Regno Unito, dove il primo ministro Cameron sta apertamente attaccando le politiche migratorie dell'Ue (vedi articolo su Euractiv). E il Commissario europeo László risponde furioso che in questo modo il Regno rischia di fare la figura dell'ultimo della classe.

Il Guardian racconta come nel Regno Unito la discussione politica sul tema dell’abolizione delle restrizioni sia diventata subito molto accesa. Le resistenze sono arrivate da esponenti di tutti i partiti politici, specialmente dai conservatori. Martedì 31 dicembre Philippa Roe, un membro del consiglio cittadino di Westminster, suddivisione amministrativa di Londra, ha accusato i rom della capitale di essere i responsabili di atti di vandalismo e microcriminalità: con l’arrivo di altri cittadini da Romania e Bulgaria, Roe ha spiegato che potrebbe essere necessario un aumento delle tasse cittadine, a meno che il governo di Londra non assista finanziariamente le amministrazioni locali. Il quotidiano britannico Daily Telegraph ha scritto che i governi di Bulgaria e Romania starebbero concedendo da tempo passaporti bulgari e romeni a cittadini di paesi che non fanno parte dell’Ue, come Moldavia e Macedonia: in modo che con le nuove regole in vigore dal primo gennaio 2014 possano lavorare anch’essi liberamente nei paesi dell’Ue.

Nonostante il dibattito pubblico e le preoccupazioni dei diversi partiti britannici, gli esperti non prevedono per ora alcun aumento significativo dei flussi migratori da Bulgaria e Romania. Il professor John Salt, dell’unità di studio delle migrazioni dello University College di Londra, ha detto al Guardian che le prenotazioni aeree per il nuovo anno dai due paesi verso il Regno Unito sono diminuite rispetto allo scorso anno, e nessuna compagnia aerea ha finora aumentato il numero dei voli su queste tratte. Tendenze simili sono state registrate anche per gli altri paesi UE, come fa notare il quotidiano francese Le Monde.