29 dicembre 2011

Manovra: Da "Salva Italia" a “Cresci Italia”

Non ci sara un’altra manovra, si è sentito di escludere Mario Monti. Nella conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio si è inoltre guardato bene dal citare espressamente l’articolo 18. Però, anche limitandosi alle sole indicazioni della fase “Cresci Italia”, come l’ha nominata, la modifica del mercato del lavoro ci sarà e in breve termine, già a fine gennaio (il 23) in concomitanza con gli appuntamenti dell’Eurogruppo. Al massimo a febbraio. A questo si riferisce quando parla di equità fra lavoratori e lavoratori (stop al dualismo precari e garantiti), di stop alle limitazioni di legge sui licenziamenti, di attenzione alle prestazioni professionali (produttività).

Sarà combinata questa apertura del mercato del lavoro con le liberalizzazioni, anche per compensare le prevedibili resistenze di sindacati e sinistra. Affrontate, però, con disegno complessivo, valido per tutte le categorie, per non dare la sensazione di punirne qualcuna in particolare, come avvenuto per tassisti e farmacisti. Sul capitolo previdenza verranno introdotte misure compensative e di rassicurazione per quelle persone (chi ha perso il lavoro, “esodati”, in mobilità) che per effetto dei nuovi requisiti pensionistici si ritrovano nella terra di nessuno dei senza reddito.

Sorpreso a prescindere per il consenso riservato a un governo tecnico (“parola orribile”) che per definizione, secondo Monti, dovrebbe avere gradimento zero, perché non politico né eletto, confida che i partiti che lo sostengono continueranno a farlo. Una eventuale conferenza stampa di fine anno 2012, sia pur scherzosamente, è stata comunque evocata. Senza scherzare ha recisamente escluso disegni personali per il Quirinale. Nella lunga introduzione prima di rispondere alle domande dei giornalisti, ha rivendicato le misure ispirate a crescita, equità e rigore.

Non esistono fase 1 e fase 2: si tratta solo di diverse concentrazioni di peso del rigore nel consolidamento dei conti pubblici. Nel decreto salva Italia questa era la priorità. Ora l’equità, di accesso alle risorse, del contributo di tutti, dovrà favorire la crescita senza mobilitare risorse limitatissime e senza sforare con i bilanci.

La diminuzione del debito e il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 sarà, per ora, garantito da una ferrea attenzione delle entrate e uscite annuali con il rispetto della riduzione strutturale del 5% dell’avanzo primario: di fondi per vendere patrimonio pubblico non se parla ancora. L’idea è che una gestione virtuosa dei conti avrà un effetto anche sulla percezione dello stock debitorio. Con conseguente innalzamento della fiducia nei nostri titoli.

Con garbo, humor sottile, Monti non ha mancato di marcare la distanza con il predecessore Berlusconi, evitando i toni enfatici per esprimere ottimismo sulla situazione economica: quando il Cavaliere parlava di “bagno di ottimismo” negando di fatto la crisi, ricorda con una punta di veleno il professore, furono poi necessarie altre 5 manovre, di cui una sola intestata a lui.

A proposito di professore, non è passato inosservato la maniera cattedratica con cui ha voluto parlare di spread, aiutato da un grande grafico alle sue spalle che ne riproduceva l’andamento annuale. E rintuzzare le proteste di chi lo accusa di non aver combinato granché per farlo scendere. A tal proposito, dati alla mano, ha chiarito che lo spread saliva pur in presenza degli acquisti massicci di titoli da parte della Bce, è rimasto costante senza questo intervento. Ergo la sua nomina e la sua manovra hanno influito di sicuro. Come dire, restiamo nella bufera ma la nave è ben guidata e senza questo nocchiero si sarebbe già schiantata sugli scogli. Stessa considerazione sulla manovra definita recessiva: “E’ vero non è espansiva ma, senza, la recessione sarebbe stata catastrofica”.

27 dicembre 2011

Ci aspettano 20 anni di stangate e vendite a saldo

Una lunga serie di stangate aspetta gli italiani per i prossimi 20 anni o, in alternativa, una serie di stangate alternata a vendite, a prezzi di saldo, di pezzi del patrimonio pubblico.

Nel segreto del palazzo di via XX Settembre a Roma dove ha sede il Ministero dell’Economia si studiano con spaventata attenzione le nuove norme che, avvolte nel mistero, sono state messe a punto nei giorni scorsi nei palazzi del potere europei.

I tempi sono strettissimi. Le proposte di emendamento devono essere mandate ai super burocrati europei entro il 29 dicembre e questa specie di ghigliottina spiega la consegna del silenzio intorno al documento. Le regole della democrazia vorrebbero un dibattito pubblico, quanto meno in Parlamento, ma vista la piega presa dal tema dell’art. 18, Mario Monti e i suoi ministri possono avere avuto una qualche ragione nel non parlarne con nessuno.

Il documento occupa sette pagine e mezzo di testo dattiloscritto, in inglese, la lingua franca degli economisti. Apre, in maiuscolo e sottolineata, la parola “draft”, bozza; il titolo è ”INTERNATIONAL AGREEMENT ON A REINFORCED ECONOMIC UNION”, maiuscolo e sottolineato: Accordo internazionale per un rafforzamento della unione economica.

Il punto nodale di tutto il documento è in queste cruciali tre righe nel dattiloscritto) dell’art. 4: ”When the ratio of their government debt to gross domestic product exceeds the 60 % reference value mentioned under Article 1 of Protocol No 12, the Contracting Parties undertake to reduce it at an average rate of one twentieth per year as a benchmark”. (Quando il rapporto tra il debito pubblico di un governo e il prodotto interno lordo supera il valore di riferimento del 60% [...quel governo si impegna] a ridurlo a un tasso medio di un ventesimo all’anno”.

Vuole dire, secondo il prof. Gustavo Piga, docente di Economia all’Università di Tor Vergata a Roma, che “ogni Paese che abbia un rapporto debito pubblico su PIL superiore al 60% (come l’Italia) dovrà impegnarsi a ridurlo ogni anno per 1/20 della distanza dal valore di riferimento. Per capirci: siamo oggi al 120%, del 60% superiore al valore di riferimento del 60%? Bene (mica tanto), ogni anno dovremo ridurlo del 60/20= 3 % ogni anno. Cioè ogni anno ci dobbiamo impegnare a ridurre di circa 40-50 miliardi il nostro debito (di più se siamo in recessione, con il PIL che cade)”.

Ma, spiega ancora Piga nel suo blog, gustavopiga.it, “3% di PIL di debito in meno ogni anno non è nemmeno pensabile poterlo fare con sole manovre di austerità rigoriste, anche se queste saranno – dopo l’approvazione di questa regola – addirittura più dure di quanto non lo sarebbero state con il solo obiettivo del bilancio di pareggio. Di fatto saranno un modo per obbligare i prossimi governi (e questo) a vendere i gioielli di famiglia, privatizzare il privatizzabile, da aziende strategiche a servizi pubblici locali a patrimonio pubblico. Nel momento peggiore per vendere, quando l’economia non tira. A casaccio, sotto la spinta dell’emergenza”.

Si tratta peraltro di un film già visto. Anche questa volta, saremo spinti “a privatizzare non perché ci abbiamo ragionato sopra ma perché obbligati dalla fretta, come avvenne nei primi anni 90, una mossa rivelatasi col senno di poi disastrosa, visto che non solo non ha portato grande crescita, ma ha anche impedito di fare quello che più conta per i consumatori, le liberalizzazioni del settore”.

Infatti, come ricorda Piga, una volta fatte le privatizzazioni, i settori privatizzati, finirono “in mano a privati che non ebbero nessuna intenzione di avallare liberalizzazioni che, introducendo maggiore concorrenza e minori profitti, le avrebbero danneggiate. E così è andata”.

Infatti in Italia, caso forse unico al mondo, le privatizzazioni non hanno avuto alcun beneficio sui prezzi, anzi, dal loro rincaro si può dire che il prezzo delle mega acquisizioni, tipo Telecom, sia stato pagato da noi italiani.

D’altra parte che l’Italia non potesse uscire indenne dalla piega degli eventi mondiali seguiti alla caduta del comunismo e all’entrata nell’euro era cosa evidente al solo pensarci ma che tutti i governi che abbiamo avuto negli ultimi 10 anni ci hanno accuratamente tenuto nascosto.

Tutto questo è in ebollizione mentre l’Italia, percossa e attonita, piange amaramente gli effetti delle prime cure inflittele dal Governo Monti, che avrebbero avuto un senso quanto meno morale nel preparare il terreno a riforme strutturali. Infatti nessuno può illudersi che dalle stangate delle settimane scorse possa venire alcun effettivo beneficio al debito pubblico italiano; era solo una mazzolata a chi ha sempre pagato più tasse degli altri (i veri ricchi e i grandi evasori non si fanno certo prendere proprio ora), il cui scopo era soddisfare l’invidia e l’odio per chi, di solito lavorando, ha ottenuto un po’ più degli altri, sentimenti dai quali nemmeno gli italiani brava gente sono immuni.

Tutto questo doveva portare a una serie di riforme, a partire dalle garanzie sul lavoro che sono la principale causa del precario inserimento dei giovani e dalle tutele ai più anziani, ai quali nessuno sempre più pensare in questa frenesia di giovanilismo che fa dimenticare i diritti di chi ha lavorato una vita.

Invece, di fronte a posizioni sindacali naturalmente volte a tutelare la burocrazia delle organizzazioni e garantire le sempre meno numerose tessere che di quella burocrazia garantiscono la sopravvivenza, il governo Monti, in questo trascinato nel caos dall’incauta Elsa Fornero, si è rintanato subito sotto la poltrona, ben sapendo che quella di Camusso, Bonanni e Angeletti è solo una battaglia di retroguardia.

E mentre ci avviamo sul piano inclinato della depressione, la lettura attenta di quelle tre righe dell’art.4 ci porta ad alcune amare riflessioni.

Intanto quella dizione, che fa riferimento al solo debito pubblico (government debt) vuole dire una secca sconfitta per l’Italia, dove l’eccesso di spesa pubblica è compensato dalla parsimonia dei cittadini, e una vittoria per la Germania, che alzerebbe meno la cresta se si sommassero, ai debiti pubblici quelli privati. Poi vuole anche dire una beffa per il fu ministro dell’Economia Giulio Tremonti che si era vantato di avere ottenuto dagli altri partner europei esattamente quello che invece non c’è.

In realtà la tesi Tremonti era stata accolta nel comunicato finale del G20 di circa un anno fa, ma a quanto pare si trattava più di una dichiarazione di intenti che di un impegno, anche perché il G20 nulla può imporre ai paesi che si identificano nell’euro. Era stata sbandierata un po’ troppo frettolosamente dal governo italiano e un po’ troppo acriticamente diffusa dai mezzi di informazione.

Pensioni effetto finestre anzianità, crollo di 94mila in meno rispetto allo stesso periodo 2010.

Crollo delle nuove pensioni liquidate nel 2011: nei primi 11 mesi dell’anno – secondo gli ultimi dati dell‘Inps che l’ANSA e’ in grado di anticipare – le pensioni di vecchiaia e anzianita’ liquidate sono state 224.856, oltre 94.000 in meno rispetto allo stesso periodo 2010. Il dato e’ stato possibile soprattutto grazie all‘effetto finestre.

Il calo piu’ consistente si e’ registrato per le nuove pensioni di vecchiaia (eta’ anagrafica di 65 anni per gli uomini e di 60 le donne secondo le regole vigenti fino al 2011, anni pero’ che sono diventati 66 e 61 con l’introduzione della finestra mobile). Nei primi 11 mesi del 2011 sono state liquidate appena 94.216 nuove pensioni di vecchiaia, con un calo del 39,4%. Per le anzianita’ si e’ registrato invece un calo del 20,1%, con gli assegni liquidati nei primi 11 mesi passati dai 163.507 del 2010 ai 130.640 del 2011.

Sulla diminuzione hanno inciso soprattutto le nuove regole scattate nel 2011 sulla finestra mobile (12 mesi di attesa una volta raggiunti i requisiti per la pensione, 18 mesi per gli autonomi) e sull’inasprimento dei requisiti per l’accesso alla pensione di anzianita’ (almeno 60 anni di eta’ con quota 96 tra eta’ e contributi, a fronte dei 59 e quota 95 del 2010, mentre sono rimasti stabili i 40 anni di contributi a qualsiasi eta’). Nel 2011 quindi sono riusciti a uscire solo coloro che avevano gia’ raggiunto i requisiti nel 2010, perche’ per chi li ha raggiunti quest’anno e’ scattata la finestra mobile che ha rinviato tutti al 2012.

L’andamento e’ leggibile con chiarezza nei diagrammi dell’Inps, con il blocco quasi totale per le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti da maggio 2011 (su 46.778 pensioni di vecchiaia ai lavoratori dipendenti oltre 39.000 sono state erogate tra gennaio e aprile grazie alle uscite con le vecchie finestre). Per i dipendenti il crollo delle pensioni di vecchiaia rispetto alle 90.108 accertate nei primi 11 mesi del 2010 e’ stato del 48%.

Dal prossimo anno scatteranno le regole previste dalla manovra correttiva (addio alle quote per l’anzianita’, aumento per l’eta’ di vecchiaia delle donne, cancellazione della finestra mobile ecc.) ma usciranno ancora con le vecchie regole coloro che hanno maturato i requisiti nel 2011 e sono stati bloccati dalla finestra mobile. Quindi il lavoratore dipendente che ha maturato i requisiti per la pensione a giugno 2011 uscira’ a giugno 2012, ancora con la finestra mobile.

Il calo complessivo delle pensioni ha riguardato sia i lavoratori dipendenti (da 191.666 a 134.243, con un -29,6%) sia gli autonomi (da 27.501 a 20.137 per i coltivatori diretti, da 53.416 a 38.107 per gli artigiani, da 46.362 a 32.369 per i commercianti). Se si guarda solo alle pensioni di anzianita’, il calo e’ stato piu’ consistente per gli autonomi che per i dipendenti. Nei primi 11 mesi del 2011, infatti, le nuove pensioni di anzianita’ liquidate dal fondo lavoratori dipendenti sono state 87.465, appena il 13,8% in meno rispetto alle 101.558 dei primi 11 mesi del 2010.

Per i trattamenti di anzianita’ dei dipendenti si e’ registrato un aumento di 21.135 assegni rispetto ai 66.330 previsti dall’Inps, unico caso per il quale gli assegni liquidati sono stati superiori a quelli previsti dall’Istituto (nel complesso tra vecchiaia e anzianita’ sono stati nei primi 11 mesi del 2011 14.364 in meno rispetto alle attese).

25 dicembre 2011

Buone feste e grazie per il buon lavoro svolto fino ad oggi - Davide Foti -

- Catania 25 dicembre 2011 -

Cari Compagni,

ho preferito aspettare il giorno di natale per augurarvi quanto più di buono è possibile. Questo piccolo periodo di feste deve farci ricaricare le "batterie" perchè sappiamo di certo che il 2012 oltre ad essere un anno difficile è nel nostro settore un anno di verifiche e confronti. A partire dalle scadenze dei CCNL fino ad arrivare a crisi strutturali come quelle delle emittenze e dei teatri, sarà per noi un grande e grosso sacrificio di tutela occupazionale e soprattutto di garanzie di diritti acquisiti. Auguro a voi e alle vostre famiglie di passare queste feste all'insegna della solidarietà e della gioia, le stesse cose che mescolate ed integrate in maniera forte ci potrà aiutare a risolvere vertenzialità delicate. Grazie per tutto il lavoro svolto fino ad oggi e vi abbraccio fraternamente

Davide Foti


24 dicembre 2011

Violenza donne: La legge appena varata dall'assemblea regionale.

- www.concettaraia.com -

Una legge, sedici articoli, con una copertura finanziaria di 540 mila euro, votata all’unanimità mercoledì sera dall’assemblea regionale, che prevede sostegno economico, psicologico e legale, alle vittime di violenza e da un aiuto alle associazioni di volontariato che da anni operano nel territorio in assoluta solitudine e che da oggi avranno accanto la Regione”.

“Siamo orgogliosi che un’iniziativa così importante sia stata portata avanti da una esponente del partito democratico catanese – ha commentato il segretario provinciale Luca Spataro – mettendo in campo una legge che dà strumenti anche ai tanti elementi di associazionismo che ci sono sul territorio”.

Con l’articolo 1 si definisce il concetto di violenza e si assicura alle vittime della violenza ed ai loro figli minori un sostegno per consentire loro di recuperare la propria autonoma individualità e di riconquistare la propria libertà nel pieno rispetto della riservatezza e dell’anonimato. Vengono individuate le funzioni e le iniziative necessarie (art. 2) e un Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere (art. 3). La Regione promuove la diffusione delle iniziative mediante specifiche campagne informative (art. 5). Con gli articoli 6 e 7 vengono individuati ed organizzati centri antiviolenza operanti nel territorio regionale garantendo la promozione di nuovi nuclei per la lotta, la prevenzione e l’assistenza delle donne vittime di violenze. Successivamente, sono definite le case di accoglienza di cui all’articolo 9 della l.r. 31 luglio 2003, n. 10 in cui deve essere offerta ospitalità temporanea alle donne, sole e con figli minori, vittime di violenza. Negli articoli 9 e 10 si prevedono interventi finalizzati all’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza nonché iniziative e moduli formativi finalizzati alla formazione di operatori che intervengono sul fenomeno della violenza sulle donne. Infine si prevede la concessione di contributi per il finanziamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza garantendone la diffusa e articolata presenza sul territorio regionale, puntando sulle iniziative di prevenzione, di informazione, di rilevanza regionale anche a carattere sperimentale e sulle attività di monitoraggio degli episodi di violenza attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati forniti dai centri antiviolenza e dagli altri soggetti pubblici e privati.

“Gli enti locali adesso faranno la loro parte, con finanziamenti ai centri antiviolenza, ma anche cogliendo le opportunità offerte dai bandi previsti dalla legge” ha commentato Tania Spitaleri consigliera comunale a Giarre. “A Catania adesso il passo successivo sarà convocare e ascoltare le associazioni che meglio di tutti conoscono il fenomeno”, ha annunciato la consigliera Francesca Raciti, presidente della commissione Pari Opportunità.

“Importante riconoscimento alla prevenzione – ha commentato Adele Palazzo responsabile circolo centro storico Pd –si creeranno le condizioni per fare uscire le donne dalla propria solitudine che contraddistingue il fenomeno”.

In Sicilia sono 520 mila le donne che sono state vittime di violenza nel corso della propria vita, il 23,3 per cento del totale delle residenti. In generale, sono le mura familiari a far da scenario alle violenze e 51 volte su 100 è il partner o l’ex partner a commettere il reato. Solo due donne su cento che hanno subito violenze fisiche o sessuali dal proprio partner denunciano il reato e preferiscono tacere, chiudersi nel silenzio. Per paura, ma soprattutto perché non considerano un reato la violenza subita, anche nei casi in cui hanno avuto la sensazione di essere in pericolo di vita. “E’ un’assunzione di responsabilità da parte della regione Sicilia nell’affrontare il fenomeno – ha detto Erica Sapienza del coordinamento donne Cgil – si potrà fare tanto e coinvolgere pienamente i diversi attori istituzionali, sindacali e le parti sociali tutte”

Concetta Raia: Ddl contro la violenza sulle donne. Finalmente è legge.


“Una svolta epocale per la nostra regione, unica in Italia a non essersi ancora dotata di questo importante strumento che aiuterà le donne che subiscono maltrattamenti fisici e psicologici dentro le mura domestiche ad avere sostegno economico, psicologico e legale, dando una mano anche alle associazioni di volontariato che da anni operano nel territorio in assoluta solitudine , da oggi avranno accanto la Regione che colma una lacuna di decenni e compie cento passi avanti”.

Milleproroghe. Dagli sfratti ai precari, tutte le misure

Via libera del Cdm al decreto Milleproroghe che, dice il Governo, non si potra' pero' piu' chiamare cosi' visto che le proroghe quest'anno sono poche. Sara' dunque il 'poche-proroghe'. Ora il dl va alla firma del Colle, poi in Gazzetta e dal 30 dicembre e' atteso a Montecitorio.

Lungo il vaglio del Cdm durato circa 4 ore perche' – a quanto si apprende – l'esame delle singole misure sarebbe stato minuzioso per evitare, in ossequio alle osservazioni del Quirinale, che il decreto contenesse provvedimenti non di pura proroga. Cosi' sarebbe saltato, ad esempio, l'ammorbidimento delle sanzioni per chi va prima in pensione e che arriverebbe in un provvedimento ad hoc.

A meno che non si trovi una soluzione tecnico-giuridica che consenta di inserire la norma nel decreto durante l'iter parlamentare. Cosi' – si spiega a Palazzo Chigi – e' stato approvato un ridotto numero di proroghe ''e, pertanto, il decreto non puo' piu' essere denominato 'milleproroghe'. Sono stati infatti prorogati solo alcuni termini il cui differimento e' risultato, dopo attenta istruttoria, assolutamente necessario per garantire efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa, nonche' operativita' di strutture deputate a funzioni essenziali''.

Tra i temi affrontati nel 'poche-proroghe' quello del rinvio del blocco degli sfratti (a fine 2012), gli interventi sui precari, la proroga di alcuni stati di emergenza. E tra le ultime novita', non presenti nelle prime bozze circolate, anche il rifinanziamento per 7 milioni a Radio Radicale. Ecco alcune delle misure principali esaminate oggi. Alcune vengono confermate dal Governo, altre sono oggetto di approfondimento:

- STOP A SFRATTI: Differimento, al 31 dicembre 2012, dell'esecuzione degli sfratti ''riguardanti particolari categorie sociali disagiate''.

- PRECARI: Gli interventi in materia di ammortizzatori sociali per i lavoratori precari, gli apprendisti e i collaboratori coordinati e continuativi, nonche' in materia di lavoro occasionale accessorio sono prorogati al 2012.

- STATI EMERGENZA: Prorogati gli stati d'emergenza per Liguria, Emilia Romagna e Provincia di Salerno.

- LIGURIA: Stop fino al 30 novembre del prossimo anno degli adempimenti fiscali e contributivi per la Liguria. L'intervento verrebbe finanziato con un aumento delle accise sui carburanti.

- PIANO CARCERI: Il prefetto Angelo Sinesio e' il nuovo commissario del piano straordinario per l'edilizia penitenziaria. Prolungata di un anno la gestione commissariale del piano.

- TAXI: Proroga sino al 30 giugno 2012 per l'emanazione del decreto per ''impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio di noleggio con conducente''.

- BILANCI ENTI PUBBLICI: Si conferma, anche per il 2012, l'attribuzione al Prefetto del potere sostitutivo in caso di inadempimento degli enti locali in materia di bilancio.

- SISTRI: Il termine di entrata in operativita' del Sistri, il sistema di controllo della tracciabilita' dei rifiuti, e' differito al 2 aprile 2012. – RIFIUTI CAMPANIA: Prorogati al 31 dicembre 2012 i poteri dei Comuni della Regione Campania in materia di gestione di rifiuti.

- POSTE: Slitta al 31 dicembre 2013 la facolta' per Poste Italiane di concedere agevolazioni nelle tariffe postali per le organizzazioni senza scopo di lucro.

- INTRAMOENIA FINO A 2012: Proroga di un anno della possibilita' per i medici di svolgere la libera professione intramuraria al di fuori delle strutture pubbliche.

- RADIO RADICALE: Sette milioni di euro a Radio Radicale per l'anno 2012.

- COMMISSARIO CRI: L'incarico del commissario straordinario della Cri, Francesco Rocca, e' prorogato fino a fine 2012.

- PRESTITO FMI: Proroga della partecipazione dell'Italia ai programmi dell'Fmi per fronteggiare la crisi tramite la stipula di un accordo di prestito di 23,4 miliardi che verra' contrattato dalla Banca d'Italia. Sul prestito e' accordata la garanzia dello Stato per il rimborso del capitale.

- INPDAP ED ENPALS: Gli organi dell'Inpdap e dell'Enpals, soppressi dal primo gennaio per poi confluire nell'Inps, resteranno in carica fino alla chiusura dei bilanci.

- CARTE IDENTITA': Ancora un anno di tempo (2012) per le impronte digitali sulle Carte d'Identita'.

- PARTITE IVA INATTIVE: Slitta al 31 marzo dell'anno prossimo il termine per sanare la violazione che deriva dalla omessa presentazione della dichiarazione di cessazione attivita' per i titolari di partite Iva.

- IMMOBILI RURALI: E' l'unica micro-modifica alla manovra: per la variazione catastale degli immobili rurali ci sara' tempo fino al 31 gennaio 2012.


“Pensioni, non è finita.

Vigilia di Natale anti manovra per i sindacati: i leader delle tre maggiori sigle si sono ritrovati a piazza Montecitorio per manifestare il proprio dissenso dal governo Monti. I sindacati chiedono di rivedere le misure sulle pensioni e sul lavoro. Inoltre accusano l’esecutivo di voler “privilegiare” le “lobby” a discapito dei lavoratori.

Camusso

Il capitolo-pensioni “non è una partita chiusa. Il governo lo sappia. Quella è una partita che va riaperta e bisogna trovare delle soluzioni”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a conclusione dei presidi unitari. “Quando si fa una riforma previdenziale guardando solo ai numeri e non alle persone si fa un disastro”.

Bonanni

Anche il leader della Cisl, Raffaele Bonanni lancia il suo appello: “C’è bisogno di un accordo tra governo e forze sociali, sostenuto dai partiti”. Bonanni sottolinea la necessità di “trasparenza in tutto ciò che si decide. Fuori da questa logica ci sono le corporazioni e le lobby: il governo scelga da che parte stare”.

Angeletti

È una “grave illusione” pensare di “poter fare scelte contro il sindacato”, dichiara invece Luigi Angeletti, rivolgendosi “a quei professori che conoscono il Paese per aver letto molto sui libri e aver vissuto troppo nell’università e troppo poco nelle fabbriche”.

23 dicembre 2011

Telecom Italia: Nuova riorgaizzazione degli orari/turni del servizio 187.

Nei giorni 19 e 20 dicembre si è tenuto un incontro tra Telecom Italia e le Segreterie Nazionali di Slc Fistel Uilcom congiuntamente al Coordinamento Nazionale delle Rsu. All'ordine del giorno: modifiche organizzative e turnistica in ambito 187 commerciale, dopo che nel corso del primo incontro sul tema, tenutosi il 29 settembre scorso, nel quale l'azienda aveva illustrato alla delegazione sindacale il progetto riorganizzativo del 187 commerciale e la nuova organizzazione del lavoro che prevede la suddivisione delle attività e di conseguenza i lavoratori in gruppi/moduli specializzati per code di attività.

Le parti per il prosieguo del confronto, avevano convenuto sull’istituzione di due commissioni tecniche (Turnistica e Benessere). Il lavoro delle commissioni ha prodotto avanzamenti che sono stati illustrati al Coordinamento Nazionale RSU precisando che per responsabilità aziendale non si è riuscito a trovare una soluzione condivisa.

Si è proceduto quindi ad un ulteriore confronto con Telecom Italia nel corso dei due giorni, al termine dei quali si sono registrati ulteriori avanzamenti sia sui temi che riguardano i turni che sulle questioni relative al benessere. Nel merito le possibili modifiche alle iniziali proposte aziendali consistono in:

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Manovra: Quali sono le nuove tasse da pagare?

Dal primo gennaio 2012 gli italiani cominceranno a pagare Imu,Irpef, Irap, tassa sugli immobili all’estero e sui fabbricati rurali. E ancora: imposta sui capitali scudati, sul recupero edilizio e sul risparmio energetico. Dal primo gennaio 2013 aumenta anche la tassa sui rifiuti: si chiamerà Tares. E dal 1 maggio 2012 scatta la tassa sulle barche, per gli altri beni di lusso il via è sempre da gennaio 2012. Avrà invece un effetto retroattivo l’Ace, l’incentivo alla capitalizzazione delle imprese che ha efficacia dal 1 gennaio 2011.

Imu (la nuova Ici sulla prima casa). Valore complessivo 11.200 milioni. Si applica un’aliquota del 4 per mille sull’abitazione principale e 7,6 per mille sugli altri immobili. Il tutto moltiplicato per la rendita catastale aggiornata e moltiplicata per i nuovi coefficienti, aumentati dei circa il 73%. E’ possibile una detrazione di 200 euro a figlio convivente fino ai 26 anni (e fino a un massimo di 400 euro).

Immobili all’estero. L’imposta colpisce tutte le case possedute all’estero da soggetti residenti in Italia, anche non cittadini italiani. L’aliquota dello 0,6% viene applicata sul valore indicato nell’atto d’acquisto o, in assenza, sul valore di mercato. Valore complessivo 98,4 milioni.

Fabbricati rurali. Per quei fabbricati per i quali i proprietari intendono conservare la qualifica di ruralità c’è tempo fino all’entrata in vigore della legge di conversione del Dl 201/2011 (probabilmente oggi stesso) per la denuncia al Catasto. L’adempimento ha effetto retroattivo, in quanto richiede che il fabbricato abbia i requisiti di ruralità da almeno cinque anni.

Irpef. Dall’anno d’imposta 2011 l’addizionale regionale Irpef passa dallo o,9% all’1,23 per cento. L’imposta è destinata a finanziare il sistema sanitario nazionale: su questa aliquota base le Regioni possono applicare un +0,5%. Si prevede una stangata soprattutto nelle regioni del Sud Italia.

Tares. La tassa sui rifiuti (Tarsu) già esistente è la prima parte di una nuova imposta maggiorata che finirà nel gettito dei servizi comunali e sarà pagata da tutti i residenti. Il costo è di 30 centesimi al metro quadrato. Questa è l’unica tassa che sarà pagata a partire dal 1° gennaio 2013 e non sarà facile costringere a pagare anche chi sinora non era coinvolto nelle tasse comunali, ovvero gli inquilini.

Capitali scudati. E’ prevista un’imposta di bollo speciale del 10 per mille nel 2012 e del 13,5 per mille nel 2013. L’aliquota ordinaria è al 4 per mille. Prevista anche una tassa per il 2012 per le attività finanziarie che, al 6 dicembre 2011, sono state prelevate. Valore complessivo 1.095 milioni.

Irap. Le imprese potranno dedurre interamente l’Irap pagata sul costo del lavoro. Taglio del cuneo fiscale per chi assume donne e giovani sotto i 35 anni. Sui nuovi contratti la deduzione sale da 4.600 a 10.600. Valore complessivo -994 milioni.

Lusso. Tassate le auto con potenza superiore ai 185 kW (20 euro per ogni kW in più) e gli aerei privati (in base al peso). Partenza 1 gennaio 2012. Tassa anche sulle imbarcazioni (inbase alla lunghezza dello scafo, oltre i 10 metri), dal 1 maggio 2012.

Ace. Aiuto alla crescita economica, a efficacia retroattiva, a partire dal 1 gennaio 2011. E’ un incentivo alla capitalizzazione delle imprese e riguarda sia gli apporti dei soci sia la rinuncia alla distribuzione degli utili e opera come deduzione dal reddito d’impresa. Valore complessimo -950,5 milioni.

Recupero edilizio. Parzialmente riscritta la disciplina per la detrazione del 36% delle spese per i lavori di recupero edilizio. Confermata per il 2012 anche quella del 55% sul risparmio energetico, che sarà poi riassorbita nel 36% a partire dal 2013.

Dal 1 gennaio 2012 nuovi termini per impugnare un licenziamento. - Pippo Di Natale -

- da www.lavoroeoltre.blogspot.com -

I primi quattro commi dell’art.32 della legge n.183/2010 (Collegato Lavoro) modificano i termini di decadenza per impugnare un licenzianmento che si considera illegittimo.

Il primo comma prevede l'integrale sostituzione dei commi 1 e 2 dell’articolo 6 della legge 15 luglio 1966, n. 604, che


« Il licenziamento deve essere impugnato a pena di decadenza entro sessanta giorni dalla ricezione della sua comunicazione, ovvero dalla comunicazione dei motivi, ove non contestuale, con qualsiasi atto scritto, anche extragiudiziale, idoneo a rendere nota la volontà del lavoratore anche attraverso l’intervento dell’organizzazione sindacale diretto ad impugnare il licenziamento stesso”.


"L’impugnazione è inefficace se non è seguita, entro il successivo termine di 270 giorni, dal deposito del ricorso nella cancelleria del tribunale in funzione di giudice del lavoro o dalla comunicazione alla controparte della richiesta di tentativo di conciliazione o arbitrato, ferma restando la possibilità di produrre nuovi documenti formatisi dopo il deposito del ricorso. Qualora la conciliazione o l’arbitrato richiesti siano rifiutati o non sia raggiunto l’accordo necessario al relativo espletamento, il ricorso al giudice deve essere depositato a pena di decadenza entro sessanta giorni dal rifiuto o dal mancato accordo».


Il comma secondo invece stabilisce che le disposizioni di cui all’articolo 6 della legge 15 luglio 1966, n. 604, come modificato dal comma 1, si applicano anche a tutti i casi di invalidità e di inefficacia del licenziamento.

Il comma terzo prevede che le disposizioni di cui all’articolo 6 della legge 15 luglio 1966, n. 604, come modificato dal comma 1, si applicano inoltre:


a) ai licenziamenti che presuppongono la risoluzione di questioni relative alla qualificazione del rapporto di lavoro ovvero alla legittimità del termine apposto al contratto;

b) al recesso del committente nei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche nella modalità a progetto, di cui all’articolo 409, numero 3), del codice di procedura civile;

c) al trasferimento ai sensi dell’articolo 2103 del codice civile, con termine decorrente dalla data di ricezione della comunicazione di trasferimento;

d) all’azione di nullità del termine apposto al contratto di lavoro, ai sensi degli articoli 1, 2 e 4 del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, e successive modificazioni, con termine decorrente dalla scadenza del medesimo.


Il comma quarto stabilisce che le disposizioni di cui all’articolo 6 della legge 15 luglio 1966, n. 604, come modificato dal comma 1, si applicano anche:


a) ai contratti di lavoro a termine stipulati ai sensi degli articoli 1, 2 e 4 del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, in corso di esecuzione alla data di entrata in vigore della presente legge, con decorrenza dalla scadenza del termine;

b) ai contratti di lavoro a termine, stipulati anche in applicazione di disposizioni di legge previgenti al decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, e già conclusi alla data di entrata in vigore della presente legge, con decorrenza dalla medesima data di entrata in vigore della presente legge;

c) alla cessione di contratto di lavoro avvenuta ai sensi dell’articolo 2112 del codice civile con termine decorrente dalla data del trasferimento;

d) in ogni altro caso in cui, compresa l’ipotesi prevista dall’articolo 27 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, si chieda la costituzione o l’accertamento di un rapporto di lavoro in capo a un soggetto diverso dal titolare del contratto.


Si segnala, inoltre, che l’art. 2 comma 54 della legge 26 febbraio 2011 N.10, è stata inserita una disposizione finalizzata a spostare al 31 dicembre 2011 la scadenza del termine di 60 giorni per l’impugnazione dei cocopro e rapporti a termine ritenuti irregolari, quindi la decadenza, inizialmente fissata a 60 giorni dalla data d’entrata in vigore della legge n.183/2010 e cioè al 23.1.2010, è rinviata a 60 giorni successivi al 31.12.2011 .


22 dicembre 2011

Poste: Comunicato Incontro 22 dicembre 2011

- COMUNICATO -

Il 21 dicembre u.s. le Confederazioni CGIL, CISL, UIL e Confindustria hanno sottoscritto un accordo volto ad agevolare, anche per l’anno 2012, l’accesso ai benefici fiscali sulle competenze accessorie della retribuzione, corrisposte in relazione ad incrementi di produttività.

Poste Italiane, in data odierna, si è resa disponibile a sottoscrivere con le OO.SS. firmatarie del CCNL i relativi accordi riguardanti Poste Italiane S.p.A. e le aziende Poste Tributi, BancoPosta Fondi S.p.A., SGR, EGI S.p.A., Poste Assicura S.p.A., Poste Energia S.p.A., Poste Mobile S.p.A., Poste Tutela S.p.A., Postecom S.p.A., Poste Vita S.p.A., PosteShop S.p.A., Gruppo Postel.

La sottoscrizione di questi accordi, come è noto, permette ai lavoratori di godere della detassazione sul premio di risultato, sullo straordinario, il notturno, il lavoro festivo e domenicale, per la reperibilità, per il lavoro organizzato su turni, per flessibilità multiperiodale, per prestazioni effettuate in applicazione delle clausole elastiche flessibili nei rapporti di lavoro a tempo parziale.

SLC CGIL, insieme al FAILP ha immediatamente firmato questi accordi anche per permettere ai lavoratori di godere dei relativi benefici già a partire dal mese di gennaio 2012 e ha nel contempo chiesto all’azienda che questa detassazione venga estesa all’acconto sul PDR che verrà erogato il prossimo mese ai lavoratori di tutte le società del gruppo.

Ancora una volta però, di fronte ad un tema che riguarda le lavoratrici e i lavoratori, SLP CISL e seguenti si sono rifiutati di firmare in data odierna, “riservandosi” di apporre la loro firma in un futuro prossimo!

La sensazione che queste OO.SS. abbiano definitivamente perso la bussola è ormai diventata una certezza!

Da sindacalisti quali siamo crediamo non possa esistere al mondo alcun motivo, sia esso politico o semplicemente strumentale, che possa tenere in ostaggio i lavoratori e i loro diritti!

Tanto più in una situazione di grave crisi come quella attuale, nella quale recuperare parte del salario, anche per mezzo di uno strumento quale quello della detassazione diventa indispensabile.

Continuiamo ad augurarci che si possa tornare ad un sistema delle relazioni sindacali normale, nel frattempo però, come sempre, continueremo la nostra azione per affrontare e risolvere i problemi delle lavoratrici e dei lavoratori.

Roma,22 dicembre 2011

p. la Segreteria Nazionale SLC CGIL

Barbara Apuzzo

Articolo 18? Io sono pronta a dire che neanche lo conosco, non l’ho mai visto. ( Il ministro del Welfare Elsa Fornero )

E così, dopo giorni di barricate sull’articolo 18, veniamo a sapere che nessuno voleva toccarlo. Tantomeno dalle parti del governo. Il ministro del Welfare Elsa Fornero doveva arrivare nel salotto di Porta a Porta per dire che non vuole assolutamente toccare quell’articolo dello Statuto dei lavoratori che regolamenta il licenziamento senza giusta causa. ”Vogliamo lasciarlo stare questo articolo 18? Io sono pronta a dire che neanche lo conosco, non l’ho mai visto. C’è tanto da fare sul mercato del lavoro prima di arrivare lì, che era soltanto un inciso che arriva per ultimo”. E ancora: ”Non ho in mente ora nulla in particolare che riguardi l’articolo 18″. E allora qual è stato il problema, cosa ha innescato la polemica? ”Sono stata ingenua”, ma i ”giornalisti sono bravissimi a tendere delle trappole”.

Il ministro Fornero poi ha affrontato anche le riforme che intende attuare per far ripartire l’occupazione: ”Le misure strutturali sono importanti nel tempo perché dicono che stai attuando delle terapie credibili. Non basta solo l’antibiotico oggi, devi prenderlo a lungo. Il sistema pensionistico poteva essere quasi in equilibrio prima della crisi ma la crisi non è una fantasia e sta devastando il mondo: ha richiesto questa terapia d’urto. E’ vero ora ci vuole un ricostituente”, cioè ”le riforme che sono tante”, dice Fornero, citando il lavoro, la mobilità, gli ammortizzatori sociali che accompagnano le persone nei momenti di difficoltà, le pensioni, la famiglia, le pari opportunità. E sulle donne aggiunge: oggi ”lavorano se va bene, se c’è spazio, come complemento al reddito dell’uomo di casa. Non è così: il lavoro delle donne deve essere equiparato a quello degli uomini, nell’ingresso, nella progressione di carriera, nelle retribuzioni. E assicuro che questo è parte della riforma del mercato del lavoro. Vogliamo lasciarlo stare questo articolo 18?”.

21 dicembre 2011

Telecom Italia: Comunicato 21 dicembre 2011 - Aree staff -

A seguito della insufficiente informazione fornita dall’azienda nell’incontro del 18.10.2011, in data 6 dicembre u.s. si è svolto l’ incontro tra Telecom Italia e le Segreterie Nazionali di SLC, FISTEL e UILCOM unitamente alle RSU Aree di Staff con il seguente O.d.G.:

- Servizi per L’Autorità Giudiziaria

- Attività abbinamento incassi in ambito Ciclo Attivo - Varie

La delegazione sindacale ha richiesto all’Azienda l’impatto che il nuovo sistema informatico Hydra avrà sul dimensionamento e sull’organizzazione del Reparto Sag e quando lo stesso sarà operativo a pieno regime.

Il Responsabile Sag ha dichiarato che al momento non è possibile dare delle risposte precise poiché il sistema è ancora in fase sperimentale, questa fase, pur procedendo velocemente, non avrà tempi brevi perché la volontà dell’Azienda è quella di consegnare un prodotto funzionale e sicuro al Cliente.

Al momento non sono previste modifiche sostanziali di dimensionamento del personale e di organizzazione del lavoro, quindi, non appena Hydra sarà a regime, la PG lavorerà in piena autonomia i decreti. In questo modo i lavoratori saranno più tutelati, e in più si giustifica la creazione di questo sistema come strumento già messo a disposizione della P.G. dagli altri competitors (vedi Vodafone).

A fronte di queste risposte e considerato le evidenti ricadute che potrebbero avvenire, sono ampiamente giustificate le preoccupazioni dei lavoratori per l’immediato futuro e le ripetute richieste d’incontro avanzate dalle RSU e OO.SS.

La delegazione sindacale ha evidenziato come il contratto di solidarietà all’8,08% partito a novembre 2010, senza ordinativi sospesi, abbia prodotto un cospicuo numero di arretrati in costante crescita.

A fronte di questo backlog le OO.SS. hanno richiesto la sospensione della solidarietà o la riduzione della stesa al 3.27% .

Altresì è stato segnalato come nelle giornate di CdS ci sia sofferenza operativa sul front end e nello svolgimento delle attività, che tornano alla normalità il giorno di rientro del personale al completo. L’azienda ha affermato che l’attività di smaltimento dei tabulati è per sua natura sempre in sofferenza e, quindi, come il problema evidenziato sia fisiologico, dichiara altresì che la percentuale di solidarietà all’8,08% non è in discussione e non sarà variata.

In merito all’inquadramento l’Azienda ha comunicato che per l’anno 2011 non sono previsti passaggi di livelli dal 4° al 5°all’interno del Sag.

La delegazione sindacale si è soffermata notevolmente su questo aspetto ribadendo sconcerto ed incomprensione sull’assenza di motivazioni che inducono l’Azienda a non essere sensibile a tale richiesta che puntualmente ripetiamo ad ogni incontro e che riguarda il riconoscimento della professionalità maturata dagli operatori Sag, questa problematica potrebbe sfociare in vertenze mirate a risolvere la situazione dei lavoratori discriminati, se non risolta in tempi brevi.

La delegazione sindacale ha richiesto all'azienda una formazione legale, informatica (quando partirà Hydra) e procedurale.

In merito alle procedure si evidenzia la necessità che siano oggetto di momenti di incontro e non come succede ora , con semplice consegna, tramite mail ed in tal modo considerate acquisite.

Telecom ha recepito la richiesta della formazione legale ma sottolinea come la stessa partirà contestualmente ad Hydra in modo che siano chiare quali siano le esigenze dei lavoratori, per quanto riguarda la formazione procedurale ed informatica si è impegnata a garantire le ore di formazione in aula.

Su sollecitazione sindacale l’Azienda ha negato di aver richiesto l’esecuzione di prestazioni straordinarie, come evidenziato dalle RSU. Le OO.SS. e le Rsu, quindi, vigileranno su questo aspetto e su eventuali pressioni indebite esercitate sul personale per l’abbattimento dell’arretrato,intervenendo a tutela dei lavoratori.

Alla richiesta da parte sindacale sull’impiego di consulenti esterni Telecom ha dichiarato che sono presenti solo consulenti legali che si occupano di Hydra.

In merito ai Poli territoriali, le RSU hanno richiesto quale futuro è previsto per i lavoratori che li compongono. La Linea ha risposto che, per ora, non c’è intenzione di chiudere tali ambiti, ma non sono state fatte previsioni per il futuro. Per il Polo di Torino, inoltre, è stato evidenziato dalla delegazione che quasi tutti i lavoratori hanno partecipato ai bandi e nulla ad oggi è stato loro riferito come calendarizzazione dei colloqui ed a riscontro di bandi precedenti per OA. L’azienda, ha reso noto che tali colleghi saranno colloquiati per il bando aperto in ambito Fraud Mobile 1, nei prossimi giorni e che la Linea non sta operando alcuna operazione di “trattenimento” verso questi colleghi.

Le OO.SS. e le Rsu Aree di Staff presso atto delle risposte ricevute, richiedono un successivo incontro di verifica, per monitorare l’avanzamento dell’implementazione del nuovo sistema informatico ed le ricadute sui lavoratori ricevendo la piena disponibilità da parte dell’azienda.

In merito all’ambito AFI.CSA.CA (abbinamenti incassi ciclo attivo), poiché era assente il responsabile di Linea, si è ritenuto opportuno rinviare nuovamente la discussione che, per altro, si sarebbe ampliata, oltre al passaggio di attività verso la funzione Top Clients, a problematiche quali ferie e livelli inquadramentali. La delegazione sindacale valuta negativamente il perdurare di assenza della Linea anche perché non è stata presente ad incontri precedenti, in quanto è indispensabile che siano fornite chiare e complete risposte.

Tra le “varie ed eventuali” l’azienda ha indicato che, in via sperimentale, l’attività delle Frodi relative al prepagato mobile, ad oggi gestite dai colleghi del Fraud Intelligence di Roma, con arco orario 8/20, passerà presso gli ambiti Fraud Mobile 1 e 2 (Torino-Roma) e che per effetto di questo passaggio, l’orario dei colleghi del Fraud Intelligence ricoprirà l’arco 8/16.38.

Inoltre, è stato sottoposto alle OO.SS. e alle RSU Staff, un accordo relativo al telelavoro in ambito HRO. Si tratta di una sperimentazione che coinvolgerà circa 40 risorse di Telecom Italia, nel merito l’azienda ha indicato che le risorse coinvolte resteranno, comunque, gravate da solidarietà e saranno individuate su base volontaria, è prevista una verifica finale congiunta azienda sindacato e la possibilità in caso di esito positivo di continuare con la prosecuzione dell’attività in telelavoro per i partecipanti allo stesso.

L’azienda, inoltre, si è impegnata a sbloccare i colloqui per l’inserimento nel settore Fraud Mobile 1 di Torino, per tutti i lavoratori che hanno aderito al relativo bando.


LE SEGRETERIE NAZIONALI SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL

Esodi: Sono stati incentivati a lasciare il lavoro, ma ora restano senza reddito. - Poste caso eclatante -

Una nuova polemica emerge dalle pieghe della riforma pensionistica. Stavolta riguarda i lavoratori “esodati” che qualcuno, addirittura, definisce “soprannumerari”, figli illegittimi di aziende fallite o che si sono licenziati in previsione della pensione a portata di mano nel 2012 o 2013. E che ora si trovano in una terra di nessuno, fuori dal lavoro e con la riva della pensione che si allontana di colpo aprendo la prospettiva a un vuoto di reddito spaventoso. In seguito alla riforma Monti-Fornero esistono in circolazione alcune decine di migliaia – stima sindacale – di lavoratori che prevedendo una pensione a portata di mano hanno accettato “esodi” volontari da parte di aziende in ristrutturazione oppure si sono licenziati con buonuscite commisurate agli anni mancanti alla pensione. Solo che adesso quest’ultima si è allontanata di 5 o 6 anni grazie al “superscalone Fornero”. I sindacati chiedono che per questi lavoratori valgano le vecchie regole ma non hanno ricevuto alcuna rassicurazione da parte dell’esecutivo che si è detto pronto a esaminare il dossier ma che non ha preso impegni.

IL CASO forse più eclatante riguarda le Poste, dove circa 5000 dipendenti (ma molti lavoratori parlano di 7000 unità) hanno concordato con l’Azienda un esodo incentivato e oggi sono a metà strada. Il sindacato ha chiesto un incontro urgente all’azienda che però non ha dato nessuna risposta. Sulla Rete si possono trovare testimonianze come questa: “Ho maturato ad oggi 39 anni e 2 mesi contributivi. Lavoro in Poste Italiane come dirigente d’ufficio. In aprile mi hanno proposto di farmi accompagnare alla pensione che maturavo a fine 2012. Ho iniziato a lavorare giovane, ho studiato e mi sono laureato mentre lavoravo e pagavo i contributi. Ora con la nuova normativa mi trovo senza stipendio e dovendo pagare i contributi per due anni. Poste dice che il firmato è consensuale e che continuare a lavorare è impossibile. Quindi dal primo gennaio 2012 sono a casa, accompagnato non al meritato riposo dopo quaranta anni di contribuzione, ma al patibolo”.

Poste: 5.000 lavoratrici e lavoratori dal futuro incerto, SLP CISL fa saltare l'incontro e chiede convocazione su "Shop in Shop!

La richiesta di incontro fatta da SLP CISL e altre 3 OO.SS. in merito alla Campagna Commerciale Shop in Shop e la relativa convocazione per il 22 dicembre p.v., rappresentano, a nostro avviso, l’ennesima beffa nei confronti di migliaia di lavoratrici e lavoratori!

Si è perso ogni senso della misura e del tempo!

Non può essere diversamente dal momento che in una fase così delicata e a fronte di problemi così enormi che riguardano lavoratori del recapito, di MP, precari, esodati e pensionandi, 4 OO.SS. sfuggono dai relativi tavoli di confronto, per poi chiedere incontri che, ne siamo certi, ancora una volta verranno disertati. Tra l’altro, lo fanno su tematiche che in questo momento dovrebbero cedere il passo ad argomenti che, per l’impatto strutturale che avranno sulle lavoratrici e sui lavoratori, necessitano di tutta la nostra attenzione!

I lavoratori di tutto il Paese stanno gridando con forza il loro sdegno per i provvedimenti sulle pensioni previste dalla manovra del Governo; siamo di fronte all’ennesima manovra contro i lavoratori, il loro futuro e andiamo verso la costruzione di una Società sempre più povera.

Unitariamente le organizzazioni sindacali stanno spingendo, ovunque, affinché si ripristini il principio di equità nell’ affrontare una situazione economica del Paese che è evidentemente al tracollo e per evitare che siano solo lavoratori dipendenti e pensionati a pagare il prezzo della evasione fiscale e di un utilizzo dei soldi pubblici indirizzato a creare ricchezza per i soliti noti.

Ovunque tranne che in Poste Italiane. Come se i sindacati delle Poste fossero cosa diversa dalle proprie confederazioni che invece con lo sciopero generale unitario affermano l’esistenza di un enorme problema sociale, a partire dalle pensioni.

Eppure qui ce ne sarebbe forse ancora più bisogno, dal momento, ad esempio, che Poste Italiane ha abbondantemente utilizzato lo strumento dell’incentivazione all’esodo e che oggi, chi ha sottoscritto questo tipo di accordo si trova in condizioni di estrema difficoltà perché cambiano i requisiti necessari per andare in pensione (migliaia di persone rischiano di rimanere economicamente scoperte anche per sei anni, ovvero sei anni senza retribuzione, senza incentivo perché era stato dato secondo i criteri precedenti di entrata in pensione e senza contributi pensionistici perché si allungano i tempi).

Abbiamo chiesto tavoli di confronto all’INPS e a Poste Italiane per ragionare sulle possibili soluzioni per non lasciare questi lavoratori in situazione di indigenza e povertà per il futuro.

Il 14 dicembre era previsto un incontro in Azienda e SLP CISL, all’ultimo momento, ha dichiarato la propria indisponibilità per precedenti impegni!

Ancora una volta l’O.S. maggiormente rappresentativa dentro Poste Italiane ha deciso di anteporre all’interesse dei lavoratori altre dinamiche che nulla hanno a che fare con la tutela degli stessi.

Dimenticando (troppo spesso ultimamente!) che la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori rappresenta la ragione di esistenza del sindacato.

Noi crediamo che per risolvere i problemi non basti fare l’elenco della spesa, richiedendo un incontro dopo l’altro, per poi non stare al tavolo.

Ci sono in sospeso troppe questioni che, se non affrontate, penalizzeranno fortemente la categoria, a partire dal progetto MP; dal recapito; dal contratto di settore (per discutere realmente di come tutelare il settore e i lavoratori del recapito, con regole certe); il PDR; il consolidamento degli interinali; il part time… il nostro "elenco" è però sempre seguito, coerentemente con quanto chiediamo, dalla nostra presenza ai tavoli per discutere e trovare soluzioni di merito, con chi ci sta.

Ci piacerebbe che anche gli altri si rendessero conto che non è più il tempo dei giochi.

Noi siamo pronti, come sempre, purtroppo però, il tema del giorno per 4 OO.SS. e azienda sembra essere Shop in Shop!

Roma, 20 Dicembre 2011

p. la Segreteria Nazionale SLC CGIL

Barbara Apuzzo