11 dicembre 2011

Il padrone di Mediaset pensa a farsi regali e ad imbrigliare la libera espressione e la libera informazione

Sbaglia chi pensa che questo governo, nel corso degli ultimi mesi, si è preoccupato solo di promuovere manovre ingiuste e sbagliate che affondano le tutele ed i diritti e scempio dei ceti più deboli. In verità il Governo si è alacremente impegnato nel tentativo, perseguito tenacemente, di limitare la libertà di informazione e far nel favorire gli interessi delle aziende del proprio Presidente del Consiglio, il tutto attraverso un meccanismo piuttosto semplice, l’assegnazione attraverso un “beauty contest” (concorso di bellezza) delle frequenze rese disponibili per il passaggio al digitale terrestre.

Questi i fatti

Il 13 dicembre 2010 (L.220/2010) è stato previsto che nove delle ventisette frequenze rese libere (canali 61-69 uhf) vengano destinati ai servizi di comunicazione elettronica mobile in banda larga. Sono stati, quindi, ridotti gli spazi frequenziali a disposizione delle TV locali. Ci teniamo a precisare che, invece, ben 6 frequenze su nove dovevano essere reperite tra quelle assegnate alle TV nazionali (primo regalo a Mediaset).

Le altre frequenze, rese disponibili per il passaggio al digitale terrestre, anziché essere messe all’asta per trarne risorse economiche o essere assegnate a chi fosse stato in grado, tra i nuovi eventuali operatori, di alimentare attraverso la diffusione di contenuti nuovi il pluralismo nell’informazione, stanno per essere assegnate/regalate , attraverso la pratica del beauty contest (delibera n. 497/10/CONS della Agcom), agli oligopolisti Mediaset e RAI.

Inoltre, il comma 11 dell’art.1 della citata legge 13 novembre 2010, n.220 prevede l’introduzione attraverso un regolamento ministeriale di nuovi ulteriori obblighi per gli operatori di reti ai fini, tra l’altro, “della valorizzazione e promozione delle culture regionali o locali”. In realtà attraverso questa norma non vengono valorizzate e promosse le produzioni locali ma vengono ristretti gli spazi di sviluppo delle emittenti locali e si costringe chi, sul territorio vuole valorizzare attraverso i propri elaborati la cultura locale o la propria opera di ingegno , per veicolare il tutto sull’intero territorio nazionale, a sottostare alle condizioni di mercato e “politiche” dettate dagli oligopolisti nazionali.

Cosi che se tali condizioni dovessero permanere, non potendo contare sulla crescita dimensionale delle emittenti locali, sarà in futuro, , molto difficile se non impossibile poter contare tanto sulla valorizzazione, sul territorio nazionale, dei talenti musicali/teatrali locali così come della cultura e delle tradizioni locali (con tanto di benservito al turismo di qualità) , a meno che non si voglia sottostare alle condizioni “politiche” di chi governa l’oligopolio nazionale.

Soprattutto, a tali condizioni, ci pare davvero quasi impossibile, poter vedere emergere sul palcoscenico nazionale i nostri talenti musicali locali che nel tempo si affermano anche grazie alle opportunità offerte dalle emittenti catanesi ( i Mario Biondi, Carmen Consoli, Luca Madonia degli anni a venire)così come sarà difficile che le nobili tradizioni teatrali catanesi possano giocarsi le proprie carte al di fuori della cerchia degli amanti delle rappresentazioni in sala e sarà improbabile che un governo dell'emittenza armato della xenofobia padana possa sponsorizzare, sui circuiti nazionali, le nostre bellezze paesaggistiche e culturali (forza Etna, distruggi la Sicilia, non era per caso il loro motto?)

Chi ancora ha a cuore la libertà (anche di informazione) , la giustizia sociale e la nostra terra da cui si può trarre un beneficio colletivo, ha il dovere morale di far sentire la propria voce nelle sedi idonee e di contrastare le misure e gli interessi reconditi di questo governo nazionale

Quindi, per ritornare al punto iniziale, in questa difficile stagione, c’è chi viene chiamato a sopportare i costi della crisi da chi invece pensa a farsi regali e ad imbrigliare la libera espressione e la libera informazione.

Le frequenze rese libere non devono essere assegnati con la formula del beauty contest ma devono essere messe all'asta ed i ricavi dovrebbero servire in parte per risanare il bilancio dello Stato ed in parte dovrebbero essere utilizzate per sostenere lo sforzo infrastrutturale che sosterranno le emittenti locali per l'adeguamento tecnologico causato dal passaggio al digitale terrestre.


Richiesta IV e V commissione regionale su crisi emittenza

Oggetto: - Richiesta convocazione su crisi emittenti locali -

In questi ultimi anni le Tv Locali sono state interessate da una serie di avvenimenti che rischiano di mettere in ginocchio l'intero settore,con decine di imprese televisive locali ormai prossime alla chiusura.

Infatti, al forte calo delle entrate pubblicitarie registrato nel periodo 2008/2011 e agli impegnativi investimenti richiesti per il passaggio al digitale terrestre si sono aggiunte alcune scelte"istituzionali"che hanno gravemente penalizzato le emittenti locali.

In particolare sono state soppresse le provvidenze all'editoria che consistevano nella riduzione tariffaria del 50% dei costi delle utenze telefoniche. nel rimborso del 40% dei costi delle utenze elettriche e dei collegamenti satellitari e nel rimborso del 60% del costo dei canoni di abbonamento delle agenzie di informazione, grazie a tali provvidenze le emittenti radiotelevisive locali hanno potuto approntare le redazioni necessarie per offrire I'efficiente ed apprezzato servizio di informazione sul territorio. Uno degli effetti immediati di tale provvedimento di soppressione è stato la perdita di diversi posti di lavoro degli addetti all'informazione impiegati nelle redazioni di radio e tv locali.

Il quadro è reso ancora più pesante per i costi, per l'adeguamento alla nuova tecnologia,a cui dovranno obbligatoriamente sottoporsi tutte le emittenti televisive che dallo switch-off dovranno passare dal sistema analogico al sistema digitale di trasmissione.

Tali cambiamenti,per la loro portata e per gli effetti, per rendere meglio I'esempio,sarebbero simili a quelli determinati per il passaggio dalla macchina da scrivere al computer da tavolo. La vecchia tecnologia va dismessa e va acquistata una nuova tecnologia.

Tali cambiamenti, ed i costi da sostenere,rischiano di determinare la chiusura netta di tante emittenti televisive locali con la riduzione di posti di lavoro di giornalisti e tecnici.

Il taglio di così tanti posti di lavoro finirebbe con il far perdere ai cittadini della Regione il mezzo attraverso il quale farsi riconoscere la propria identità di cittadini siciliani e stimolare la promozione del proprio patrimonio culturale e l'utilizzo dei prodotti e delle risorse e finirebbe,inoltre, con il nuocere al pluralismo nell'informazione.

E' per tali ragioni che Vi chiediamo di convocare una riunione per l'individuazione di strumenti e misure a sostegno dell'occupazione nel settore.

Il Segretario Confederale CGIL Catania: Giovanni Pistorio

Il Segretario Generale SLC CGIL Catania: Davide Foti