05 dicembre 2011

Poste: a Catania negato avvicinamento a madre lavoratrice

Secondo la Slc Cgil di Catania ad una lavoratrice madre sarebbe stato negato un importante diritto: essere avvicinata al luogo di residenza per un anno, avendo appena dato alla luce un figlio. A segnalare il caso è il coordinatore provinciale di Poste italiane Slc Cgil poste Orazio Civello che chiede giustizia.

In una nota Civello riferisce del sistema “assolutamente discrezionale, attraverso il quale le Poste locali pensano di poter deliberatamente ignorare un sistema di diritti sancito per legge; per l’esattezza dalla legge 53/2000 che disciplina le tutele per le lavoratrici madri”.

Nell’aprile 2011, aggiunge il coordinatore, “è stato sottoscritto il nuovo contratto nazionale del lavoro all’interno del quale si trova un allegato specifico, il n°7. Attraverso questo l’azienda riconosce di dover (così come riportato dalla legge) avvicinare sul luogo di residenza la lavoratrice che ha appena partorito. Come si comporta, invece, la dirigenza di poste italiane quando nello specifico deve trattare il caso di una lavoratrice catanese? Assume, nel caso in cui si rendesse disponibile una postazione a Catania, personale con clausola elastica e persino personale con contratto a tempo determinato attinto attraverso una graduatoria mai resa ufficiale. In questo modo la lavoratrice madre, nonostante abbia presentato una domanda per essere avvicinata alla sede di Catania, rimane con tanto di naso all’insù. L’azienda Poste Italiane non ha mai fornito risposte; eppure sarebbe suo dovere farlo. Il sindacato si augura che la ragione di questo sostanziale “no”, non sia da ricercare nel ricorso vinto dalla lavoratrice contro le Poste italiane”.

La Slc Cgil inoltre si chiede se “può un’azienda come Poste italiane s.p.a., premiata con onorificenze a livello europeo per le opportunità fornite alle lavoratrici (quasi il 51% dei lavoratori di poste sono donne), dimenticare i più elementari diritti e prestarsi ad eventuali dinamiche poco trasparenti. Speriamo che si sia trattato di una svista o di un errore di comunicazione. e chiediamo quindi che venga immediatamente resa giustizia alla lavoratrice madre, la quale ancora oggi si trova costretta a dover percorrere centinaia di chilometri per potersi recare al lavoro, a causa delle disattenzioni di qualche dirigente locale o regionale di Poste Italiane. Chiediamo giustizia e rispetto”.