Con un lungo articolo-intervista intitolato "Una mano salda sul timone di Telecom Italia", l'International Herald Tribune (edizione internazionale del New York Times) fa un bilancio più che positivo dell'operato di Franco Bernabè alla guida di Telecom Italia, sostenendo che dal suo ingresso il Gruppo ha via via recuperato la sua leadership sul mercato italiano, che oggi vale per due terzi del fatturato, e rafforzato la propria presenza in Brasile e in Argentina.
Il giornale ricorda che, al suo ingresso come capoazienda nel 2007, Bernabè aveva detto che avrebbe evitato "i fuochi d'artificio", niente mega-fusioni o grandi titoli sui giornali. Da allora - secondo il giudizio degli americani - avrebbe "tranquillamente guidato Telecom lungo una traiettoria che punta verso l'alto", una strada resa possibile da una riduzione "implacabile" dell'indebitamento, una politica di tagli “fisiologici” alla forza di lavoro concertati con i sindacati, e una proficua collaborazione in Spagna e in Italia con Telefonica.
"Tenersi sullo stretto sentiero della generazione di cassa, il taglio dei costi, l'ottimizzazione dell'operatività e lo snellimento dell'organizzazione, tutto questo non è molto eccitante - spiega Bernabè - Tutti vogliono fare altro, allargare l'area di copertura, fare acquisizioni, figurare sui giornali come grandi manager e così via. Non fa per me".
Secondo il manager, la riduzione dei costi operativi rimane centrale per la ripresa di Telecom Italia. Il manager quantifica in 1,3 miliardi euro nel periodo 2008-2010 e in 1,5 miliardi previsti per il triennio 2011-2013 i risparmi ottenuti grazie alla collaborazione con Telefonica, di cui il 55% rientra nelle casse di Telecom Italia e il restante 45% va al partner spagnolo. Ma i tagli non si fermano qui: il programma di austerity avviato ha permesso al Gruppo di ridurre l'indebitamento sotto i 30 miliardi euro, abbattendo un'importante "barriera psicologica" per il suo futuro.
Il giornale ricorda l'epoca d'oro di Tim negli anni 90 "quando gli italiani sono stati i primi ad adottare in massa la telefonia cellulare e l'operatore era visto come il modello per il futuro del wireless", interrotti dall'arrivo in Italia della concorrenza straniera. "Eravamo molto cari - dice- e compiaciuti del nostro operato. Eravamo i più grandi e i più bravi, pensavamo che i nostri prezzi maggiorati potessero durare in eterno. Non era così”.
Da gennaio, secondo Bernabè, Tim ha guadagnato 659 mila nuovi clienti, anche se le riduzioni dei prezzi hanno impattato negativamente il fatturato, sceso del 9,2% nei primi nove mesi dell'anno, a fronte però di un aumento dell'utile ante-imposte dal 48 al 49,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Secondo il giornale, tattiche simili spiegano il successo nei mercati sudamericani, dove Telecom controlla Tim Brasil con 59,2 milioni di abbonati e Telecom Argentina con 19,9 milioni di clienti. In Brasile, dove Tim occupa il secondo posto dietro a Vivo (Telefonica), la sua crescita annua è del 26% (dati Anatel).
Per quanto riguarda il rapporto con Telco, il presidente esecutivo sottolinea che rimarrà così com’è. Il manager, riferendosi alla holding, sottolinea che “dal nostro punto di vista, sono contento di questo rapporto e di come stia andando. Naturalmente, ci sono diverse entità coinvolte. Ognuna può avere la propria opinione. Dal mio punto di vista, non c'è motivo di cambiare”.