E’ sconcertante il sistema, assolutamente discrezionale, attraverso il quale Poste Italiane spa, ritengo a livello locale pensa di poter deliberatamente ignorare un sistema di diritti sanciti per legge; per l’esattezza la legge 53/2000 che disciplina le tutele per le lavoratrici madri.
Ma riassumiamo i fatti a cui facciamo riferimento. Nell’aprile 2011 viene sottoscritto il nuovo c.c.n.l. all’interno del quale si trova un allegato specifico, il n°7, attraverso il quale l’azienda riconosce di dover (così come riportato dalla legge) avvicinare sul luogo di residenza la lavoratrice che ha appena dato alla luce una nuova vita per il lasso di tempo di 1 anno.
Cosa si comporta, invece, la dirigenza di poste italiane quando nello specifico deve trattare il caso di una lavoratrice catanese ? Anziché avvicinare al luogo di residenza la lavoratrice madre assume, nel caso in cui si rende disponibile una postazione a Catania, personale con clausola elastica e persino personale con contratto a tempo determinato attinto attraverso una graduatoria virtuale mai resa ufficiale.
Quindi, la lavoratrice madre, nonostante abbia presentato una domanda per essere avvicinata alla sede di Catania rimane con tanto di naso all’insù. L’azienda Poste Italiane non si degna neppure di fornire risposte ne alla lavoratrice ne all’organizzazione sindacale che attraverso una lettera ufficiale inviata dal coordinatore provinciale di poste italiane slc cgil poste Orazio Civello ha chiesto giustizia sul caso in questione.
Ma perché sia stata perpetrata questa ingiustizia?
In modo ufficioso veniva riferito nei corridoi del comando che trattandosi di una lavoratrice che ha vinto un ricorso contro poste italiane la stessa deve pagare il fio dell’infamia
Può un’azienda come Poste italiane s.p.a. premiata con onorificenze a livello europeo per le opportunità fornite alle lavoratrici (quasi il 51% dei lavoratori di poste sono Donne) prestarsi a simili bassezze?
Ed in ogni caso, per quale ragione non si risponde ne ad una lavoratrice che per iscritto chiede il rispetto di un diritto sancito per legge ne all’ organizzazione sindacale che chiede ragione del diritto violato?
Forse che le regole valgano solo per agli amici e non per i conoscenti???
Noi speriamo che so sia trattato di una svista o di un errore di comunicazione e chiediamo quindi che venga immediatamente resa giustizia alla lavoratrice madre, la quale si trova costretta a dover percorrere centinaia di chilometri per potersi recare sul proprio posto di lavoro grazie alle disattenzioni di qualche dirigente locale o regionale di Poste Italiane.
Chiediamo giustizia e rispetto, o rispetto e giustizia per tutti le lavoratrici ed i lavoratori e ciò a prescindere dalle appartenenze e/o dalle simpatie