30 marzo 2011

Telecom: Verbale Accordo MinLav 28-3-11

Cari amici e compagni abbiamo chiesto ed ottenuto dall’azienda che, durante il prossimo incontro di Coordinamento, si proceda alla verifica delle quantità di cui all’accordo sulle professionalità (il c.d. accordo del “70/30”).

Cordiali saluti.

Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL


- Telecom: leggi Verbale Accordo MinLav 28-3-11-

28 marzo 2011

WIND: AVVIATE PROCEDURA CESSIONE PORTALE E SERVIZI CONNESSI.


All’interno dei complessi procedimenti di fusione di diverse società del gruppo Orascom con l’impresa russa VimpelCom, dopo la recente assemblea degli azionisti, la società Wind ha avviato oggi, 24 Marzo 2011, le procedure di cessione di ramo d’azienda avente ad oggetto il Portale Libero e attività correlate. Attività svolte – si legge nella comunicazione ai sensi dell’art. 47 della legge 428/90 - attualmente dalle strutture Brand Management & Web Comunication, Portal
Marketing & Partnership (con la sola eccezione dell’unità Third Parties VAS Partnership), Product Devolopment & Operation e Sales della Business Unit Portal & Vas. Le attività di Planning e Reporting relative alla Bussines Unit Portal & Vas
vengono incluse solo per la parte relativa alle analisi inerenti di prodotti e servizi a marchio Libero. La cessione sarà da Wind Telecom S.p.A. alla società Libero Srl ed interesserà 122 lavoratori di cui 6 dirigenti e 116 tra impiegati e quadri, operanti nelle sedi di Milano, Ivrea, Pisa e Roma.
E’ obiettivo dell’azienda procedere al conferimento del ramo ai sensi dell’art. 2112 del Codice Civile, con effetto successivo al 25 Aprile e – sempre dalla comunicazione ufficiale - nella stessa data l’intera partecipazione nel capitale sociale di Libero Srl sarà ceduta alla Società Weather Investments II. Al di là della necessità di acquisire tutte le informazioni necessarie, per cui come sindacato procederemo a chiedere l’incontro di procedura insieme con le RSU interessate, è evidente che:
- mentre tutte le principali aziende di TLC vanno sviluppando in casa o tramite accordi commerciali servizi a valore aggiunto nel mondo internet per fronteggiare la competizione con grandi realtà come Google, Twitter, ecc.,
Wind sceglie una strada diversa e in assoluta controtendenza;
- se questi sono i primi effetti della definizione della nuova proprietà non possiamo che registrare atteggiamenti contradditori rispetto alle comunicazione pubbliche;
- soprattutto é evidente l’esigenza di procedere all’incontro sul piano industriale come da art. 1 del CCNL, incontro che unitariamente sollecitiamo. Se tale incontro non avverrà non potremmo che prenderne atto, riservandoci tutte le
azioni necessarie ad avere una visibilità completa sulle strategie aziendali.
In relazione al fatto specifico, come SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL dichiariamo che la vertenza non potrà che ruotare su: quali garanzie industriali e quali investimenti si intendano sviluppare; quali garanzie vi saranno sulle attuali sedi di lavoro e sul mantenimento dei trattamenti economici e normativi; se e quali garanzie occupazionali verranno messe in campo a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Ovviamente sarà nostra cura tenere informati i lavoratori su tutti i passi che saranno compiuti, lasciando ai lavoratori interessati l’ultima parola sugli eventuali punti raggiunti o meno in corso della vertenza.
Nei prossimi giorni si terranno assemblee in tutte le sedi impattate.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

CALL CENTER: ASSEMBLEA NAZIONALE DEI QUADRI E DELEGATI DEL SETTORE

Aprile 2011 - Premessa -

Tutti i più recenti dati evidenziano nel settore dei call center in outsourcing problematiche che rischiano di far precipitare il comparto in una crisi occupazionale di proporzioni mai conosciute prime. Il settore risente della crisi generale, ma anche di problematiche specifiche legate in particolare a:

· un rapporto squilibrato tra le grandi aziende committenti (private e a partecipazione pubblica) e i call center in outsourcing (gare al massimo ribasso, con assegnazioni a valori anche inferiori ai costi minimi contrattuali e infrastrutturali);

· il venir meno di alcuni incentivi fiscali e/o previdenziali (esaurimento effetti legge 407, ecc.) che, in una fase recessiva, rendono difficilmente sostenibili i conti economici delle aziende;

· l’assenza di una politica industriale per l’intera filiera delle Telecomunicazioni, di cui i servizi di CRM sono parte importante;

· una nuova e massiccia fase di delocalizzazioni di attività, spinta e richiesta direttamente dai grandi committenti. Delocalizzazioni di attività di front end, ma anche di back office, che distruggono lavoro in Italia, abbassano la qualità del servizio e mettono a rischio la stessa tutela di dati sensibili (dai tabulati telefonici, ai dati di fatturazione, fino ai codici di carta di credito e coordinate IBAN dei singoli clienti).

In questo scenario come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL abbiamo avanzato precise proposte al Governo, ad Assocontact e ad ASSTEL, con senso di responsabilità e con l’obiettivo di fare del settore dei call center “un’industria di mercato” che punti sulla qualità e l’innovazione.

Il principio da cui infatti tutti dobbiamo partire è che la qualità dei servizi erogati devono essere un valore fondamentale e riconosciuto da parte dei committenti e del sistema, che devono tenerne conto per il rinnovo o l’assegnazione delle commesse.

Purtroppo dobbiamo registrare dopo quasi un anno, l’immobilismo di molti nostri interlocutori. A sostegno delle nostre proposte unitarie, come Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL abbiamo per tanto deciso di avviare una mobilitazione straordinaria che porti a dare massima visibilità alle ragioni di chi lavora nei call center, con un assemblea nazionale dei quadri e delegati e con iniziative locali, fino ad una grande manifestazione nazionale a Roma da tenersi nei primi giorni di Giugno.

In particolare 4 sono gli ambiti su cui, per noi, occorre intervenire.

1) difesa dell’occupazione e rilancio di una strategia industriale coerente con un modello di competizione basato sulla qualità;

2) responsabilizzazione dei committenti;

3) interventi fiscali ed incentivi per favorire buona occupazione e investimenti;

4) ripresa di un forte confronto tra tutte le parti in causa e avvio di una nuova fase di lotta alle irregolarità e illegalità.

1) Difesa dell’occupazione e rilancio di una strategia industriale basata sulla qualità

Chiediamo di:

· riconoscere il settore dei call center come settore industriale a tutti gli effetti, con unica classificazione ai fini INPS per accedere alla CIGO (in caso di cambio commessa, cambio hardware, ecc.) e ai contratti di solidarietà ordinari. Il settore dei call center è per sua natura soggetto a cambi improvvisi di volumi, a forti innovazioni in hardware e software, a picchi e cali improvvisi di attività;

· la formazione deve essere incrementata anche attraverso l’utilizzo di finanziamenti di Enti e Fondi di settore al fine di garantire ai lavoratori le conoscenze necessarie per fornire prestazioni di qualità. Sarebbe opportuno che anche il committente partecipasse ai costi formativi per ottenere una migliore qualità del servizio

2) Responsabilizzazione dei committenti

Chiediamo al Governo di determinare a livello nazionale un'unica tabella di costo medio orario del lavoro per i lavoratori dipendenti del settore dei servizi di customer care attraverso specifico decreto che assuma i minimi contrattuali complessivi previsti dal vigente CCNL (sul modello ministeriale per le aziende del settore del turismo o del terziario) e vietando assegnazione di commesse sotto tali soglie.

Chiediamo alle nostre controparti a partire da Asstel e Assocontact di farsi carico di forme di responsabilità in capo al committente per garantire la continuità occupazionale in caso di grave crisi o fallimento degli outsourcer, assegnando la commessa (con l’obbligo di assunzione dei lavoratori impegnati), ad un altro outsourcer operante nel medesimo territorio. Questo anche nell’interesse dello stesso committente che avrebbe a disposizione personale già formato. Occorre inoltre condividere il principio per cui, in caso di assegnazione e/o cambio di appalto, sia pre requisito nell’assegnazione dello stesso lo scomputo delle possibili agevolazioni fiscali finalizzate allo sviluppo e impropriamente utilizzate per ridurre il costo del lavoro dichiarato in gara. Come sindacato siamo pronti in più anche a costruire insieme alle controparti un'unica tabella di costo medio orario del lavoro diviso in commesse a valore minimo (centralini e prima informazione), medio (assistenza di prima fascia, gestione massiva del cliente), alto (assistenza specializzata, intervento su sistemi e servizi personalizzati, ecc.) assumendo i minimi contrattuali complessivi previsti dal vigente CCNL (sul modello ministeriale per le aziende del settore del turismo o del terziario) e vietando assegnazione di commesse sotto tali soglie.

Le imprese che partecipano alle gare dovrebbero quindi preventivamente fornire tutte le certificazioni attestanti l’idoneità a garantire la fornitura del servizio nel rispetto integrale del CCNL (clausole di responsabilità sociale in primis), dell’eventuale contrattazione aziendale, delle leggi in materia di salute e sicurezza.

Alle Aziende di Call Center ed ai committenti chiediamo infine un patto di sistema che leghi indissolubilmente le commesse ottenute in Italia al mantenimento occupazionale nel nostro Paese evitando che queste possono essere delocalizzate nei Paesi a basso costo del lavoro.

3) Interventi fiscali ed incentivi per favorire buona occupazione e investimenti

Occorre riconoscere la specificità del settore dei call center: esso è fortemente caratterizzato dall’essere labour intensive.


Occorre allora:


· mettere a detrazione dalla base imponibile dell’IRAP (con trasferimenti sostitutivi alle Regioni) i costi di formazione realizzati mediante risorse interne aziendali, nonché forfettizzare i prelievi per i contratti a tempo indeterminato un maggior abbattimento;


· riconoscere ai fini IRES una maggiore detraibilità degli interessi passivi e la piena detraibilità delle spese telefoniche;


· riconoscere aliquote di ammortamento per gli investimenti superiori a quelle attuali, con un vincolo di destinazione sulle attrezzature informatiche o, in alternativa, individuare una finestra per il riconoscimento delle agevolazioni della c.d. Tremonti Ter per gli investimenti realizzati dalle imprese di call center, nel 2011, in software, hardware, ecc.


4) Ripresa di un forte confronto sociale e lotta alle irregolarità e illegalità

Chiediamo di:


· ricostituire (presso la Presidenza del Consiglio) l’Osservatorio Nazionale sui call center, esperienza positiva di confronto ed iniziativa che vedeva tutti i soggetti istituzionali e sociali coinvolti e , purtroppo, successivamente azzerata;


· avviare un Piano straordinario di lotta all’illegalità, all’evasione contributiva e assicurativa, all’elusione delle norme di legge e di CCNL nel settore dei call center, emanando specifica disposizione alla Direzione Generale dei Servizi Ispettivi, INPS, INAIL, Comando dei Carabinieri e della Guardia di Finanza presso gli ispettorati del lavoro. Senza legalità, senza una forte iniziativa di contrasto ai tanti imprenditori “scorretti” è difficile immaginare ogni sviluppo

Roma, 28 Marzo 2011

SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

27 marzo 2011

Poste Italiane: Nervosismo e stress davanti allo sportello

Lucy Gullotta - lasicilia.it -

L’incombenza più stressante, quella con la "I" maiuscola, quella che tutti, ma proprio tutti, tendono ad allontanare il più possibile? Andare alla posta per pagare le bollette. Ognuno, se non si può far in modo di demandare l’incombenza

ad un altro familiare con strategie sempre diverse, e talvolta anche fantasiose, trova il sistema per ovviare alla lunga attesa da affrontare con una o più bollette in mano, spesso causa di stress e nervosismo, spesso diretto senza un vero motivo contro gli impiegati.

E allora c’è chi sceglie il giorno giusto (quello in cui statisticamente non ci dovrebbe essere confusione, e che proprio per questo diventa alla lunga mica tanto tranquillo), chi aspetta fine mese perché verosimilmente è un periodo più calmo (le pensioni si pagano ad inizio mese, momento da evitare), qualcuno preferisce puntare sull’ora giusta, magari optando per l’ufficio postale più distante da casa ma che abbia l’orario prolungato. C’è anche chi prende l’impegno con filosofica

rassegnazione, compra il giornale e lo legge in attesa che venga il proprio turno. E ancora chi si perde in chiacchiere con un vicino appena conosciuto, ma che in poco tempo diventa quasi un amico di vecchia data, un "compagno"con cui rendere più lieve l’attesa. Emanuela Manzella, responsabile amministrativa in una società che gestisce prestiti personali, ha la sua teoria.

«Bisogna ritagliarsi un paio di ore di tempo libero, quello è il minimo indispensabile quando si decide di venire a pagare le bollette o svolgere altre operazioni alla posta. In questo modo io non mi stresso mai». Sorride la signora Manzella fuori dall’ufficio postale di Picanello, mentre riaccende la cicca di sigaretta spenta all’ingresso. Lei è una delle tante persone che non punta il dito contro gli impiegati: «E’ un lavoro stressante, ci vorrebbe una turnazione costante perché operare

allo sportello è davvero stancante; ad essere sincera ogni volta trovo sempre gli operatori seduti nelle loro postazioni, magari qualcuno si lamenta ma d’altronde dipende dalle operazioni, non certamente da loro».

Già, gli operatori lavorano e non alzano gli occhi dal terminale. Qualcuno sospira e parla di stress, di mancata applicazione degli accordi sottoscritti, delle continue convocazioni pomeridiane, della mancanza di strumenti per il settore commerciale, della caotica gestione dei servizi, di carenza di personale, ma «mai al mondo - affermano - potremmo bloccare i servizi all’utenza o creare disagio alle persone volontariamente».

«Sarà pure vero, ma ogni volta che si va alla posta si perde una giornata» contrattacca Palmina La Rosa, casalinga, che seduta sul suo scooter proprio dinnanzi all’ingresso dell’ufficio di via Asiago aspetta il marito a cui spetta l’onore e l’onere di sbrigare le "faccende postali". «In passato mi è anche capitato di aver aspettato due ore solo per sentirmi dire, alle 13, "ci dispiace hanno staccato i terminali, tornate domani". Va bene quando fai la fila, ma negli uffici con i ticket perché non tenere conto di quelli già rilasciati dal computer? Io non vado più…», e sospira. «Oggi mi sento fortunata», esclama una signora mentre si avvia alla sua auto. «Ho perso solo dieci minuti, una giornata tranquilla. Chissà come mai?».

26 marzo 2011

Poste Catania: «Uffici postali vetusti e scarsa sicurezza penalizzano utenti e 2.200 lavoratori»

Uffici angusti e insicuri, carenze di organico e strutturali, e condizioni di lavoro spesso difficili con disagi che ricadono sugli utenti. Il 2 novembre 2010 è partito il “recapito riorganizzato” nella provincia di Catania, data che segna il passaggio dal

progetto teorico alla pratica operativa della riorganizzazione del servizio postale. Ma per la Cgil non sono tutte rose e fiori e forse il peggio deve ancora venire. Oggi nel Catanese risultano ben 50 “risorse” eccedenti. Poste italiane non farà licenziamenti ma ha di fatto ristretto la forza lavoro nel settore recapito, caricando i lavoratori di nuove responsabilità, diminuendo i giorni della consegna (cinque e non più sei alla settimana).

Del caso si è parlato ieri alla Camera del lavoro nel corso di un incontro a cui hanno preso parte i coordinatori provinciali Slc Cgil - Poste Italiane Orazio Civello e Giuseppe Buoncuore, Pippo Di Guardo, coordinatore regionale Slc, Giovanni Pistorio, segretario regionale Slc Cgil Sicilia, Barbara Apuzzo, segretaria nazionale SLC CGIL, e Angelo Villari segretario Camera del Lavoro di Catania.

Ma quanti sono i lavoratori postali in provincia di Catania?

Ecco i numeri suddivisi per reparti: 600 (filiale 1 città) 500 (filiale 2 provincia) 380(Centro meccanizzato poste - cmp) 400 (recapito). «Sebbene la diversificazione dei servizi offerti non rappresenti di per sé un male, soprattutto in un’epoca in cui a livello europeo si registra un calo nel recapito - spiega Pistorio - non si può considerare accettabile il disinteresse che Poste Italiane sembra manifestare nei confronti del buon funzionamento dello stesso, se consideriamo tra l’altro il fatto che continuerà a detenere per anni la gestione del servizio universale».

Nel luglio scorso la Cgil ha siglato un accordo sulla riorganizzazione dei servizi postali, con cui sono stati gestiti gli esuberi dichiarati dall’azienda (10.000 all’inizio, poi ridotti a 6.000), ricollocandoli in altri settori. «Quell’accordo, che doveva produrre risparmi e rilanciare il settore per mezzo di servizi innovativi - spiegano i due rappresentanti provinciali Civello e Buoncuore - oggi fa acqua da tutte le parti. Le scorte non vengono garantite, i servizi un tempo offerti anche di sabato vengono gestiti per mezzo dell’uso strutturale dello straordinario, causando disagi a lavoratori e utenti».

In provincia di Catania i comuni con meno di 5.000 abitanti sono circa 15 e, pertanto il servizio universale a tali condizioni non potrebbe più essere ogni giorno garantito per i residenti. «La SLC Cgil è favorevole allo sviluppo di Poste Italiane - spiega la Apuzzo - ma questo deve avvenire in un contesto sano, in cui l’unicità del gruppo venga mantenuta e così anche i livelli occupazionali. Per quanto riguarda il personale, nel territorio di Catania e provincia, dove operano circa 2.200 addetti, le carenze organizzative gestionali stanno determinando vuoti organizzativi in organico nei diversi settori».

Sono tanti gli uffici postali all’interno dei quali non si opera in sicurezza. Pistorio ha citato ad esempio gli uffici postali di via Caronda e via Dottor Consoli, dove gli sportelli bancomat sono in sala; via Sebastiano Catania, via Garibaldi, e l’Ufficio postale di Gravina 1 di Catania (locali vetusti e insalubri); così come i mezzi utilizzati dagli addetti al recapito, insicuri anche per l scarsa manutenzione. «La sicurezza sul lavoro e per gli utenti non viene assicurata nel nostro territorio - conclude

il segretario Angelo Villari - tutto questo è incomprensibile e nel contempo inaccettabile. Il servizio tende al peggioramento e a rimetterci, come sempre, sono i lavoratori del settore e i cittadini utenti».

25 marzo 2011

TELECOM: INCONTRO SEGRETERIE NAZIONALI SU ATTUAZIONE ACCORDO 4 AGOSTO

Il giorno 23 marzo a Roma si sono incontrate le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, i componenti del gruppo tecnico e l’azienda Telecom Italia al fine di fare il punto sullo stato di attuazione degli accordi di agosto e di ottobre: uscite in mobilità volontaria, esito dei primi progetti di riconversione, internalizzazioni, nuovi progetti di riconversione.

Inoltre come Sindacato abbiamo chiesto chiarimenti sulla situazione dei colleghi già usciti in mobilità e cui finestra è stata spostata a seguito delle nuove norme pensionistiche, nonché su cosa Telecom Italia e Confindustria stanno facendo in relazione alle norme relative al ricongiungimento oneroso per i dipendenti ex fondo telefonico.

Prima di entrare nel merito dei diversi punti quindi:

- l’azienda ha chiarito che è impegnata insieme ad AssTel-Confindustria nel provare a rimediare alla situazione venutasi a creare per quanto riguarda il ricongiungimento oneroso. Al riguardo, come ha già fatto il Sindacato, anche Telecom Italia ha chiesto di poter partecipare a nuove audizioni in Parlamento sulla materia. Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL abbiamo dichiarato, anche all’azienda Telecom Italia, che insieme ai patronati delle tre Confederazioni tuteleremo tutti i lavoratori che hanno subito danni materiali dalle nuove norme, con cause pilota e con un diffuso contenzioso;

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Leggi e scarica sintesi bandi incontro 23 marzo 2011


Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

24 marzo 2011

Telecom Italia - Nota informativa incontro sindacale su andamento applicativo del contratto di solidarietà - marzo 2011

A inizio incontro l’Azienda in premessa ha comunicato ai partecipanti che dal gennaio 2010 al 18 marzo 2011, si sono registrate 1938 mobilità di cui: 500 DMO - 1353 T&O - 85 Staff nel 2010.

Nel 2011, n.ro 203 di cui: 46 DMO - 138 T&O - 19 STAFF - 76 NORD OVEST - 22 NORD EST - 22 CENTRO - 16 SUD e 27 DG -.

Sono invece 1557 le mobilità che si riferiscono al precedente accordo 2008-10 e ulteriori n.ro 381 uscite, sull'accordo del 04/08/2010. Ovviamente, queste ultime uscite sono formalmente avvenute da Open Access.

L’adesione alla mobilità è ad oggi inferiore, rispetto all'avanzamento lineare teorico. Da qui, la necessità aziendale di accelerare con nuove disponibilità. La suddetta criticità, è da imputare alle incertezze generate dalla l. 122/2010 (ricongiungimento pensionistico) e dai Delegati HR locali, non sempre pronti e trasparenti in merito ai colloqui.

Quanto agli impegni sottoscritti il 04 agosto 2010 è stato ribadito all’Azienda di farsi carico degli ex colleghi in mobilità, che hanno subito lo slittamento della finestra pensionistica e che rischiano di non percepire più né la pensione né l'indennità di mobilità. Telecom al riguardo ha dichiarato, di volere attendere il decreto che il Governo emanerà per i lavoratori in mobilità, eccedenti i 10.000 già salvaguardati.

Per il rispetto della lettera a latere del 04 agosto 2010 in tema, la Segreteria nazionale ha manifestato una vibrata pressione, sino a minacciare iniziative in sede giudiziaria, inducendo in tal modo l’Azienda ad assumersi l'onere di ulteriori approfondimenti.

In aggiunta, l’Azienda ha dichiarato ai presenti, che unitamente ad ASSTEL e Confindustria nonché contemporaneamente al Sindacato, continuerà ad esercitare pressioni sul Governo, anche per la soluzione del problema generato dalla legge 122/2010 (ricongiungimento pensionistico).

Successivamente si è passati ad esaminare l’esito dei 2 bandi espletati per complessivi 115 posti per tecnico on field, (di cui 75 dedicati ai 940 lavoratori di D.A. e 45 ai lavoratori in solidarietà al 15%), che hanno avuto il seguente esito:

1850 aventi diritto hanno ricevuto comunicazione via e-mail.

966 si sono collegati al sito.

252 hanno aderito;

77 hanno superato il colloquio (in attesa del giudizio medico);

Per 68 a valle della formazione, è stata già individuata una collocazione.

Le Segreterie nazionali hanno ribadito con forza che:

per i 2 bandi espletati, a differenza dei futuri, non devono essere considerati georeferenziati, quindi, tutti gli idonei debbono essere ricollocati;

il titolo di studio, la professionalità, l’età, il sesso, non devono essere un discrimine;

omogeneità di approccio da parte dei Responsabili nei colloqui.

Per quanto sopra richiesto, l’Azienda ha risposto che:

tutti gli idonei (77), saranno avviati ai corsi di formazione entro aprile c.a. e tutti gli inidonei, saranno ricontattati per dare loro una seconda possibilità, e contemporaneamente aprirà ai reparti impattati all’8,08, per la copertura degli eventuali 38 posti vacanti e (qualora si rendesse necessario) a seguire i reparti impattati al 3,27;

L’azienda ha garantito che metterà in campo azioni più trasparenti ed efficaci, attraverso nuove modalità comunicazionali/motivazionali, prevedendo anche un breve periodo di prova; e che tale modus operandi, sarà adottato anche per i futuri i bandi.

Inoltre, sul tema caro a molti lavoratori, relativo alle “triangolazioni”, l’Azienda ha confermato che entreranno in funzione solo in un secondo momento ed a livello territoriale.

Una volta costruito tale meccanismo, saranno calendarizzati gli incontri pluri-regionali.

Nel corso del confronto, l’Azienda ha comunicato che sarà possibile prevedere un fabbisogno di circa 700 unità in Open Acces entro il 2012.

I bandi che conseguentemente saranno presentati nei futuri incontri, saranno legati alle auspicate reinternalizzazioni di attività.

Sono stati presentati 4 nuovi bandi che interesseranno: (VEDI ALLEGATO)

40-60 posizioni in ambito National Wholesale;

14 in Open Access;

17 in TI Audit;

30 in Pathnet.

L’Azienda ha precisato che ad eccezione dei posti in Open Access, tutti gli altri determineranno reinternalizzazione di attività. La mobilità volontaria infra-gruppo in TI Audit e Pathnet, avverrà attraverso la cessione individuale di contratto. Tali bandi, interesseranno i lavoratori in solidarietà al 47, al 15, all’8, 08% per poi, a scalare, per livelli direttivi ed operativi al 3.27%.

Gli ulteriori bandi e le conseguenti internalizzazioni, saranno decisi al verificarsi di nuovi esodi volontari.

Per il reintegro di singole posizioni invece, Telecom conferma di non voler indire bandi per evitare che un'eccessiva burocrazia fermi l'Azienda e di provvedere in via gstionale.

La Segreteria Nazionale, inoltre, ha richiesto ragguagli in merito ad alcune attività esternalizzate dai call center, (in particolare del 119), ribadendo la necessità di reinternalizzarle.

Riguardo al suddetto tema delle internalizzazioni di attività di Costumer e Rete, si è deciso di svolgere un’apposita sessione di confronto.

Infine, sono state evidenziate criticità di coordinamento derivanti dal fatto che, alcuni settori appartenenti alla stessa funzione, sono impattati da percentuali differenti di solidarietà.


Paola Maria Berola - Ettore Anania - Fabio Di Russo - Renato Comelli

Fastweb: Accordi 22-3-11

- l'ipotesi d'accordo 2° livello clicca - l'ipotesi d'accordo PdR 2011-2013 - l'accordo ferie residue 2010 - Per scaricare e leggere gli Accordi cliccare sul tastino continua a leggere...

Vodafone: le risposte del tavolo e le voci di esternalizzazione

Il giorno 16 Marzo ha avuto seguito in Assolombarda, a Milano, l’incontro tra l’azienda, il coordinamento RSU e le Segreterie Nazionali e territoriali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL per dare riscontro ai temi sollevati nel precedente comunicato sindacale nazionale.

L’azienda ha fatto una rapida presentazione del modello di bussiness, da cui si evince che i ricavi da rete fissa sono in forte aumento e Vodafone è ormai il primo operatore come numero di acquisizione clienti, con un miglioramento dei ricavi tanto da superare il principale competitor Telecom Italia sul mobile.

Tali successi sono da ricercare – a detta dell’azienda – prima di tutto in una forte attenzione verso la qualità e in migliori performance offerte al cliente. In questo scenario prosegue inoltre il progetto di riduzione del digital divide tramite il Piano “Mille Comuni” che sta influenzando positivamente anche l’immagine dell’azienda.


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Illegittimo il licenziamento del lavoratore che durante la malattia esce di casa su prescrizione del medico

Non è licenziabile il lavoratore che, durante un periodo di malattia, esce di casa, a piedi e in auto per le normali incombenze della vita quotidiana, seguendo le prescrizioni del medico curante. E' quanto affermato dalla Sezione Lavoro della Corte di Cassazione che, con sentenza n. 6375 del 21 marzo 2011, ha respinto il ricorso di un un'azienda - che aveva fatto pedinare e aveva poi licenziato un dipendente - avverso la sentenza della Corte d'appello di Torino. Questa aveva infatti dichiarato l'illegittimità del licenziamento con reintegrazione e risarcimento danni per il lavoratore. La Suprema Corte ha confermato la decisione dei Giudici d'appello in quanto "sorretta da una motivazione adeguata e logica, oltre che immune da errori di diritto circa la mancanza di prova di una violazione disciplinare a fondamento del licenziamento intimato"; ha inoltre precisato come nessun addebito poteva essere mosso al lavoratore adeguatosi alle indicazioni del suo medico curante, che gli aveva prescritto di "compiere del movimento e, in particolare, di camminare". Gli Ermellini, affermando che riprendere la vita normale non ritarda la guarigione, hanno sottolineato inoltre che, dalle indagini investigative, non era emerso lo svolgimento da parte del dipendente di altre attività lavorative bensì "la ripresa di alcune attività della vita privata cioè di attività di una gravosità di cui non è evidente la comparabilità a quella di un'attività lavorativa a tempo pieno".

23 marzo 2011

INVALIDITÀ, CASSAZIONE, MIGLIAIA DI PENSIONI A RISCHIO

Assegni e pensioni di invalidità a rischio per quegli invalidi totali e parziali che con il reddito del coniuge superano i limiti di reddito stabiliti per poter godere del beneficio economico. Una sentenza della Sezione Lavoro della Corte di Cassazione infatti (n° 4677 del 25 febbraio 2011) ha stabilito infatti che il limite reddituale fissato per la concessione agli invalidi al 100% della pensione di invalidità civile (fissati nel 2011 a 15.154,24 euro) non è solo quello personale, ma anche quello dell'eventuale coniuge. Un pronunciamento che smentisce numerosi procedimenti precedenti della Corte stessa e della Corte costituzionale e che per analogia dovrebbe riguardare anche i ciechi e i sordi parimenti titolari di pensione.

Il limite reddituale per ottenere la pensione di 260 euro mensili è fissato, per il 2011, a 15.154,24 euro lordi, che scende a 4.470,70 euro lordi per l'assegno agli invalidi civili parziali. Finora si è tenuto conto del reddito personale, ma con la novità verrebbero revocate le provvidenze (assegni e pensioni, con esclusione dell'indennità di accompagnamento) ai titolari il cui reddito personale, già inferiore ai limiti fissati, assommato a quello del coniuge dovesse invece superare i limiti stessi. I titolari di assegni o pensioni sono circa 850mila. La sentenza accoglie in pieno le tesi dell'Inps, che nel corso del dibattimento aveva sollevato la questione: se l'Istituto - come e' probabile - decidesse di agire secondo il nuovo orientamento, sono in arrivo una lunga serie di revoche e verosimilmente altrettanti ricorsi al giudice.

"In una situazione diversa - e' il commento del presidente della Fish Pietro Barbieri - su quel pronunciamento avremmo fatto spallucce, ma ora, in questo clima di caccia alle streghe, sembra una sentenza ad orologeria". Barbieri ricorda proprio che "il controricorrente e' l'Inps e che sono in corso ciclopici controlli su cui l'Istituto e' in affanno e che non stanno portando i risultati attesi da Tremonti". La Fish afferma di attendersi "la revoca di migliaia di provvidenze economiche", favorita da un'indicazione della Cassazione "che sembra cadere a fagiolo per l'Inps a cui e' attribuito il compito di effettuare 250.000 controlli nel corso del 2011 ed altrettanti nel 2012". L'Istituto infatti potrebbe procedere a migliaia di revoche "solo sulla base dei nuovi requisiti reddituali, evitandosi l'incombenza, costosa e fonte di sovraccarichi, delle migliaia di visite di controllo: ed è da credere che tutte queste revoche saranno annoverate come false invalidita'". Come conseguenza di tutto questo, la Fish ipotizza un'esplosione dei contenziosi in giudizio, già ora "ad un livello patologico che sfiora le 300mila cause giacenti".

"La soluzione a tutta la situazione - afferma Barbieri riferendosi alle norme sulle quali si e' basata la sentenza - deve essere politica: riprendendo gli atti dei lavori parlamentari delle norme originarie, volutamente ignorati dalla Cassazione, va approvata celermente un'interpretazione autentica da parte del Parlamento. Senza una decisa precisazione, verranno private anche di queste minime risorse migliaia di persone. Per tale intervento normativo - ma prima ancora di civiltà - chiederemo l'appoggio dei Parlamentari piu' attenti e sensibili".

22 marzo 2011

Certificato di malattia: diritto del lavoratore ad avere copia cartacea. Quesito posto alla Direzione Centrale Prestazioni a sostegno del reddito.

Diverse nostre sedi ci segnalano che sempre più di frequente, medici di base, operatori numero verde e operatori Inps sostengono il venir meno dell'obbligo della presentazione del certificato medico al datore di lavoro (settore privato) allorquando vi sia stato l'invio telematico da parte del medico certificatore.

Tale procedura, a loro avviso, esime il medico dal dare copia cartacea del certificato e dell'attestato di malattia al lavoratore.

Nelle nostre precedenti circolari abbiamo sempre ribadito il diritto del lavoratore ad avere copia cartacea della certificazione inviata telematicamente dal medico.

Abbiamo voluto confrontarci anche con la Direzione Centrale Prestazioni a sostegno del reddito (Dottor Golino) che al nostro quesito ha così risposto:

L'art. 3 del D.M. 26 febbraio 2010 prevede che il medico che trasmette il certificato di malattia telematico all'Inps rilascia al lavoratore, al momento della visita, copia cartacea del certificato di malattia e dell'attestato di malattia. Il successivo art. 4 stabilisce che il lavoratore del settore privato è tenuto, entro due giorni, a trasmettere l'attestazione di malattia al proprio datore di lavoro "salvo il caso in cui quest'ultimo richieda all'Inps la trasmissione in via telematica della suddetta attestazione”.

L'Istituto con le circolari n. 60/2010, n. 119/2010, n. 164/2010 ha dato attuazione al suddetto decreto fornendo specifiche indicazioni agli utenti. Inoltre, con la circolare n. 21/2011, cui si rinvia, ha fornito chiarimenti circa l'art. 25 della legge n. 183/2010. Pertanto, fatti salvi i casi in cui il medico sia oggettivamente impossibilitato a stampare copia del certificato e dell'attestato di malattia (nel qual caso comunicherà al lavoratore solo il numero di protocollo del documento), il medico è tenuto a fornire al lavoratore la suddetta copia (art. 3, n. 2 D.M. 26.02.2010). Si precisa, altresì, che tale adempimento ha anche lo scopo di ricordare al lavoratore la sua responsabilità in merito alla corretta indicazione dei dati anagrafici e soprattutto dell'indirizzo di reperibilità. Infatti, è onere del lavoratore verificare l'esistenza di eventuali errori od omissioni circa il suddetto indirizzo dai quali poi potrebbe scaturire l'impossibilità ad eseguire la visita medica di controllo domiciliare e la conseguente applicazione delle sanzioni.

Si precisa, infine, che anche nel caso in cui il datore di lavoro venga obbligato per legge a richiedere l'abilitazione alla visualizzazione o alla ricezione tramite PEC degli attestati di malattia dei propri dipendenti, liberando in tal modo il lavoratore dall'onere di trasmettere l'attestato stesso alla propria azienda, possono presentarsi particolari situazioni (ad esempio di tipo tecnico) in cui lo stesso datore di lavoro, eventualmente impossibilitato temporaneamente a visualizzare l'attestato, chieda legittimamente al lavoratore di trasmettergliene copia cartacea.

Pertanto confermiamo che il medico oltre all'obbligo dell'invio telematico del certificato e dell'attestato di malattia ha, anche, l'obbligo di rilasciarne relativa copia al lavoratore.

Cari saluti

p./Il settore p./il Collegio di Presidenza

(Roberto Scipioni) (Franca Gasparri)

All.1

PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI

Decreto 26 febbraio 2010

art. 3

Modalita' di trasmissione telematica Medico - INPS

1. Il certificato di malattia e' inviato per via telematica direttamente dal medico all'INPS, secondo le modalita' e utilizzando i servizi definiti nel disciplinare tecnico allegato 1, che costituisce parte integrante del presente decreto.

2. Il medico curante rilascia al lavoratore, al momento della visita, copia cartacea del certificato di malattia telematico e dell'attestato di malattia, ai sensi dell'art. 23 del codice dell'amministrazione digitale, secondo le modalita' e utilizzando i servizi definiti nel disciplinare tecnico allegato 1.

Art. 4

Modalita' di trasmissione INPS - Datore di lavoro

1. L'INPS rende immediatamente disponibile al datore di lavoro l'attestazione della malattia rilasciata dal medico curante, secondo le modalita' stabilite dal disciplinare tecnico allegato 1.

2. Ai sensi dell'art. 1, comma 149, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, il lavoratore del settore privato e' tenuto, entro due giorni dal relativo rilascio, a recapitare o a trasmettere a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento, l'attestazione della malattia rilasciata dal medico curante, al datore di lavoro, salvo il caso in cui quest'ultimo richieda all'INPS la trasmissione in via telematica della suddetta attestazione, secondo le modalita' stabilite dal disciplinare tecnico allegato 1.

circolare n. 60/2010

….1. Effetti della nuova disciplina.

A partire dal 3 aprile 2010, data di entrata in vigore della nuova normativa, i medici dipendenti del SSN o in regime di convenzione sono tenuti a trasmettere all’Inps, per il tramite del SAC, il certificato di malattia del lavoratore rilasciandone copia cartacea all’interessato. A tal fine, ricevono dal Ministero dell’economia e delle finanze apposite credenziali di accesso.

Il certificato così trasmesso viene ricevuto dall’Inps che lo mette a disposizione del cittadino intestatario, mediante accesso al sito Internet dell’Istituto previa identificazione con PIN. L’attestato di malattia è reso invece disponibile per il datore di lavoro pubblico o privato, secondo le modalità di seguito specificate.

Inoltre, i certificati dei lavoratori del settore privato aventi diritto all’indennità di malattia erogata dall’Inps, vengono anche trattati per le finalità istituzionali.

2. Descrizione del processo.

Il processo in questione prevede competenze specifiche così ripartite:

- i medici certificatori (dipendenti o convenzionati con SSN) acquisiscono ed inviano i certificati al sistema di accoglienza centrale (SAC) del Ministero dell’economia e delle finanze che provvede ad inoltrarli all’Inps; inoltre, possono annullare i certificati entro il giorno successivo al rilascio e rettificare la data di fine prognosi entro il termine della stessa, sempre utilizzando i servizi erogati dal SAC;

- dopo l’invio all’Inps, il SAC restituisce al medico il numero identificativo per la stampa del certificato e dell’attestato da consegnare, entrambi, al lavoratore;

- l’Inps, sulla base delle informazioni presenti sulle proprie banche dati e dei servizi forniti dall’Inpdap, individua, per l’intestatario del certificato il datore di lavoro al quale mettere a disposizione l’attestato;

- l’Inps rende disponibili ai datori di lavoro, sul proprio sito Internet, funzioni di consultazione e di stampa degli attestati con elementi di ricerca diversi, previo riconoscimento tramite PIN;

- l’Inps mette a disposizione dei lavoratori i certificati loro intestati accedendo al sito Internet dell’Istituto. In relazione alle credenziali di accesso utilizzate, vengono visti tutti i certificati (accesso con PIN) o solo l’attestato, (accesso con codice fiscale e numero del certificato);

- l’Inps canalizza verso le proprie Sedi i certificati degli aventi diritto all’indennità di malattia per la disposizione di visite mediche di controllo e, nei casi previsti, per il pagamento diretto delle prestazioni.

2.1 Medico curante

La trasmissione del certificato di malattia telematico comprende obbligatoriamente l’inserimento da parte del medico curante dei seguenti dati: codice fiscale del lavoratore; residenza o domicilio abituale;

eventuale domicilio di reperibilità durante la malattia; codice di diagnosi, mediante l’utilizzo del codice nosologico ICD9-CM, che sostituisce o si aggiunge alle note di diagnosi; data di dichiarato inizio malattia, data di rilascio del certificato, data di presunta fine malattia nonché, nei casi di accertamento successivo al primo, di prosecuzione o ricaduta della malattia; modalità ambulatoriale o domiciliare della visita eseguita.

Il medico curante, alla restituzione del numero di certificato, rilascia al lavoratore copia cartacea:

A) dell’attestato di malattia per il datore di lavoro, privo di diagnosi;

B) del certificato di malattia per l’assistito che contiene i dati della diagnosi e/o il codice nosologico.

Circolare n. 21/2011

…L’art. 25 (Legge 183/2010) in esame non intende invece apportare alcuna innovazione per quanto concerne la normativa generale inerente la prestazione economica dell’indennità di malattia erogata dall’Inps ai lavoratori del settore privato ai sensi dell’articolo 2 del decreto legge n. 663/1979 convertito dalla legge n. 33/1980 e successive modificazioni.

Pertanto, rimane sempre riconosciuta al lavoratore privato la possibilità di richiedere al proprio medico curante, anche qualora questi non sia un medico del SSN o con esso convenzionato, la certificazione attestante lo stato di incapacità lavorativa.