La linea d’orizzonte e la punta del dito!...
Ogni qual volta è in corso un cambiamento del contesto sociale c’è chi si limita a fissare la punta del proprio dito e c’è chi invece continua a fissare l’orizzonte; sono invece pochi quelli che riescono a fissano il proprio dito che indica l’orizzonte. Un ottimo dirigente politico e sindacale ha sempre l’obbligo morale di dover indicare ai suoi colleghi la linea di orizzonte, un pessimo dirigente sindacale (e tra i nostri di cgil non ce ne sono) a volte indica il dito stesso , altre volte invita i lavoratori a confondere l’orizzonte con visioni e miraggi.
Ma veniamo a noi. Ogni qual volta è in corso un processo di inserimento al lavoro e di stabilizzazione del precariato rischiano di contrapporsi due visioni del mondo: chi sta già in azienda, fissando egoisticamente il proprio dito, può essere indotto a pensare ai disagi organizzativi che i nuovi ingressi rischiano di procurare; chi invece aspira alla stabilizzazione può essere indotto ad idealizzare il proprio miraggio scambiando lo stesso per una linea dell’orizzonte. Questi ultimi, spesso dopo l’ingresso al lavoro, dimenticano i propri miraggi ed iniziano, più degli altri, a fissare il proprio dito.
Ma di qual è il vero orizzonte? L’orizzonte è una linea convenzionale, è la linea che insieme idealmente abbiamo definito, è il perimetro delle nostre attività ed il mondo che le agita; ne abbiamo parlato molto e a lungo nel corso di questi ultimi tre anni.
In breve: le committenti definiscono le vere condizioni del mercato dell’out-sourcing e determinano dell’espansione o della chiusura delle attività. Al momento molte committenti stanno spingendo gli out-sourcing ad avviare attività all’estero, e ciò con l’avallo del Governo nazionale. Tra poco in tutta Italia ed in gran parte delle aziende si attiveranno processi di cassa integrazione e/o di riduzione di personale e l’occupazione è a rischio per tutti. Le aziende che meglio resisteranno saranno quelle di grandi dimensioni capaci di far valere la qualità, quale misura premiale, e tra i diversi siti delle diverse aziende quelli con una organizzazione stabile del lavoro e che operano a costi più bassi. Chi è stabile al lavoro, tutti noi pensiamo che può offrire una qualità ancora più alta (ha meno pensieri personali) di quella già offerta ed in più costa meno rispetto a quanto costa un lavoratore in somministrazione (circa 7-15 %). Una maggiore dimensione nel numero degli addetti di “site” e soprattutto se definitivamente organizzati rende le attività del “site” meno soggette alle fibrillazioni di mercato; lo rende più stabile.
Certamente in un primo momento si soffriranno tanti piccoli aggiustamenti ma insieme, spiegando alla gente quali sono i processi e gli sviluppi e puntando su una più attenta gestione delle risorse, che nell’ultimo periodo è venuta un po’ meno perché il confronto si è fatto desiderare, tutti insieme ce la faremo.
Però è sempre importante spiegare a chi ci sta al fianco, ai nostri colleghi ed amici, quale è il vero orizzonte; a guardare troppo a lungo la punta del proprio dito si rischia di diventare strabici.
Giovanni Pistorio
Coordinatore Generale Regionale
SLC CGIL Sicilia