Vengono sempre i brividi quando un sindacato promuove un presidio solo perché è stato indetto uno sciopero, e pure generale.
La Cisl ha inteso così supportare il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, nella sua polemica con la CGIL. E poi giù dichiarazioni di Bonanni e di Angeletti che rischiano, sull’onda della competizione accesa, di mettere in discussione principi generali e diritti salvaguardati dalla Costituzione Repubblicana. Ma se superiamo le piccole beghe sindacali, sappiamo che c’è un terreno di discussione importante, vista la rilevanza dei due temi, sciopero ed informazione, sul piano dei principi che detta la Costituzione.
Non possiamo accettare né in via di principio né in via di fatto, come ci suggerisce il Direttore del Corriere, l’idea che lo sciopero si fa solo se si ha la certezza che tutte le imprese riceveranno identico danno. Una visione “mercatista” porterebbe certamente all’impraticabilità del diritto di sciopero nel nostro paese. In ogni settore, in ogni campo dell’attività economica, lo sciopero determina differenze negli atteggiamenti e nei risultati perché non è appunto uno strumento di mercato, ma un’azione proclamata da un sindacato e praticata dai singoli lavoratori. Si può, in un campo regolato e protetto dall’art. 21 della Costituzione, limitare la libertà individuale di esercizio del diritto di sciopero? Un terreno che è per sua stessa natura vettore di libertà e democrazia, può negare il diritto ad una uguale espressione di libertà e democrazia?
Cisl e Uil a parte, la personale protesta del Direttore del Corriere, cui va dato merito di non avere utilizzato, come purtroppo altri hanno fatto, espedienti discutibili per essere in edicola il giorno dello sciopero, penso sia stata sotto e non sopra la dovuta cautela di fronte a temi così delicati ed importanti. Pronti a discutere di questo tema, ovviamente, seppure al massimo disponiamo di un ciclostile!