05 luglio 2011

Poste: Lettera di Emilio Miceli all' Ing. Massimo Sarmi Amministratore Delegato Poste Italiane S.p.A.

Egregio Ingegnere,

le ultime vicende riguardanti le internalizzazioni di servizi finora oggetto di appalto e i tagli operati sugli appalti postali, sui trasporti e sul recapito ci impongono di manifestare tutto il nostro dissenso e, al contempo, il nostro disorientamento rispetto alle politiche che Poste Italiane sembra aver deciso di adottare da un po’ di tempo a questa parte.

La liberalizzazione dei servizi postali doveva rappresentare, a nostro avviso, un'occasione unica per garantire un miglior servizio ai cittadini, per offrire nuove occasioni di lavoro ma, soprattutto, per consentire a Poste Italiane di sviluppare sempre di più la propria capacità di proporre prodotti di qualità, entrando definitivamente in una logica di competitività che non è solo ormai nazionale, ma internazionale.

Tutto questo continua a non avvenire. Per Poste Italiane sembra esistere solo la logica del monopolio e, quindi, l'attivazione di processi volti all'eliminazione della concorrenza anche nei contesti residuali. Questo atteggiamento onnivoro, che è già oggetto di attenzione anche da parte di altri soggetti, ci costringe, al di là delle valutazioni di carattere generale, ad entrare nel merito delle scelte adottate negli ultimi mesi, per chiederLe se questo è il percorso che Poste Italiane intende tracciare per caratterizzare la sua presenza “esclusiva” sul mercato, anche a costo di fare macelleria sociale.

Da un lato infatti Poste non riesce a smaltire il lavoro, tanto da mandare al macero la posta, dall'altro taglia sugli appalti. Qual'é la logica? Ad attendere la risposta ci sono anche coloro che sono stati coinvolti dai tagli fin qui operati, a partire dalle settantatre famiglie di Torino, ridotte in povertà alla scadenza della cassa integrazione poiché non è stato emanato un nuovo bando di gara, nonostante il Memorandum lo prevedesse, sull’ex lotto Defendini.

E ancora su quel territorio, si è proceduto all’internalizzazione del lotto sui trasporti postali dal 1 luglio, nonostante una gara fosse stata già aggiudicata, causando la disoccupazione di una quindicina di lavoratori.

Stesso copione per il lotto di Trieste sempre sugli appalti postali. E ancora siamo preoccupati per quello che succederà dal 24 luglio nei territori interessati ai lotti affidati alla TNT sempre a seguito del Memorandum, gli unici a non essere stati

prorogati, dove sono coinvolti circa 150 lavoratori.

Questi sono solo in ordine di tempo gli ultimi episodi più eclatanti delle internalizzazioni che in maniera disinvolta sta compiendo la divisione Servizi Postali. A tal proposito ci preme sottolineare che tutto questo avviene senza alcun confronto con le parti sociali, quasi in sfregio alle intese sottoscritte nell’ultimo contratto nazionale di lavoro che vantavano i protocolli più avanzati in materia di appalti.

SLC CGIL crede che il Gruppo da Lei rappresentato abbia una responsabilità etica nei confronti di queste piccole e medie aziende - la maggior parte mono committenti - e delle centinaia di lavoratori che su tutto il territorio nazionale svolgono per suo conto un lavoro quotidiano fatto di esperienza e qualità e questa responsabilità si fa ancor più grande per il fatto che in Poste l'azionista è pubblico. Questo è il motivo per cui riteniamo che delle risposte debbano esserci date in tempi brevi.

E' evidente che se le stesse non dovessero smentire quanto finora registrato, la nostra organizzazione sindacale si attiverà in tutte le sedi per impedire un ulteriore processo di destrutturazione sociale, che risulta ancora più grave per il fatto che a metterlo in opera è uno dei più grandi Gruppi Italiani.

Cordiali saluti.

Il Segretario Generale

Emilio Miceli