29 febbraio 2012

Elezioni RSU di QE' call center Inps/Inail Paternò (Catania): Straordinario risultato

In data 28 e 29 febbraio 2012 presso il call center Qè di Paternò si sono svolte le elezioni democratiche per eleggere le RSU dell'unità produttiva. I votanti sono stati 127, la lista SLC CGIL ha ottenuto con l'unica candidata la compagna Loredana Saccone 56 voti pari al 45%, la Fistel Cisl voti 71. Ricordo a tutti che l'ingresso in questa azienda è stato molto duro e faticoso, dovuto ad eredità particolari del passato (attualmente contiamo su 2 iscritti alla CGIL ). Non posso che essere felicissimo del risultato che sicuramente vale triplo, ringrazio la compagna Loredana Saccone (RSU eletta ) e la compagna Ester Caruso ( commissione elettorale ) per il grande lavoro svolto in un ambiente difficile, avendo dato il massimo sempre e comunque. Un ringraziamento va sicuramente a tutti i lavoratori del call center che ci hanno dato fiducia, richiedendo pluralismo e libertà di opinione. Sappiamo che tanto lavoro ci aspetta, rispetto all'evoluzione del settore TLC e soprattutto dell'area altamente competitiva come il call center, e sappiamo anche di poter lavorare in una azienda sana e responsabile dove da tempo ha deciso di mettere i lavoratori al centro della mission aziendale creando un ambiente positivo e soprattutto produttivo. Diritti, Democrazia e Libertà!!

Davide Foti

Segretario Generale SLC CGIL Catania


NOTA DI REDAZIONE

Nella foto la neo eletta compagna della Slc Cgil Catania Loredana Saccone


Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici - (Decreto-legge n° 201/11 come convertito dalla legge n° 214, 22 dicembre 2011) -

1. Le disposizioni del presente articolo sono dirette a garantire il rispetto, degli impegni internazionali e con l'Unione europea, dei vincoli di bilancio, la stabilità economico-finanziaria e a rafforzare la sostenibilità di lungo periodo del sistema pensionistico in termini di incidenza della spesa previdenziale sul prodotto interno lordo, in conformità dei seguenti principi e criteri:

a) equità e convergenza intragenerazionale e intergenerazionale, con abbattimento dei privilegi e clausole derogative soltanto per le categorie più deboli;

b) flessibilità nell'accesso ai trattamenti pensionistici anche attraverso incentivi alla prosecuzione della vita lavorativa; c) adeguamento dei requisiti di accesso alle variazioni della speranza di vita; semplificazione, armonizzazione ed economicità dei profili di funzionamento delle diverse gestioni previdenziali.

2. A decorrere dal 1o gennaio 2012, con riferimento alle anzianità contributive maturate a decorrere da tale data, la quota di pensione corrispondente a tali anzianità è calcolata secondo il sistema contributivo.

3. Il lavoratore che maturi entro il 31 dicembre 2011 i requisiti di età e di anzianità contributiva, previsti dalla normativa vigente, prima della data di entrata in vigore del presente decreto, ai fini del diritto all'accesso e alla decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità, consegue il diritto alla prestazione pensionistica secondo tale normativa e può chiedere all'ente di appartenenza la certificazione di tale diritto. A decorrere dal 1o gennaio 2012 e con riferimento ai soggetti che, nei regimi misto e contributivo, maturano i requisiti a partire dalla medesima data, le pensioni di vecchiaia, di vecchiaia anticipata e di anzianità sono sostituite, dalle seguenti prestazioni: a) «pensione di vecchiaia», conseguita esclusivamente sulla base dei requisiti di cui ai commi 6 e 7, salvo quanto stabilito ai commi 14, 15-bis, 17 e 18; b) «pensione anticipata», conseguita esclusivamente sulla base dei requisiti di cui ai commi 10 e 11, salvo quanto stabilito ai commi 14, 15-bis, 17 e 18.

Continua a leggere.....


Poste: Comunicato 29 febbraio 2012


Sono trascorsi ben otto mesi da quando SLP-CISL e seguenti, decisero di chiedere – lo hanno fatto continuativamente sino al 20/2/2012 - la separazione del tavolo di trattativa da SLC-CGIL e FAILP- CISAL, bloccando di fatto le relazioni sindacali dentro Poste Italiane.
Sono persino arrivati a promuovere un ricorso ex art. 28/300 contro l’azienda, cercando di “far legittimare” da un giudice questa scelta scellerata di non rispettare neanche il contratto e le sue regole.
Il 20 febbraio u.s. il Tribunale di Roma, sentenziando sul ricorso sopra citato, gli ha dato torto, cassando la illegittima richiesta di separazione del tavolo di confronto sindacale.
Per chi pratica l’etica della responsabilità (e nel nostro mestiere l’interesse dei lavoratori dovrebbe prevalere sui nostri convincimenti personali), tutto ciò dovrebbe essere sufficiente per modificare una strategia rivelatasi perdente, ancorché ostinatamente pericolosa, recuperando le ragioni comuni, siano esse anche poche, necessarie per arginare la deriva decisionista intrapresa da Poste italiane.
Invece ciò non accade, prevalendo un comportamento irresponsabile dei 4, che guarda esclusivamente alle proprie convinzioni, ai propri principi senza preoccuparsi delle conseguenze, che però, purtroppo, riguardano i lavoratori.
Oggi infatti cambia la “strategia”...dopo essersi sottratti al confronto per 8 mesi chiedendo i tavoli separati, le 4 OO.SS. adottano adesso la tattica del rinvio.
Il primo, concreto, tentativo di ripresa di corrette relazioni sindacali, avviato attraverso una convocazione per il 5 marzo dall’Unione Industriali del Lazio (Unindustria), è stato infatti fatto fallire dal SLP-CISL che ha dichiarato di avere altri impegni e il secondo, promosso attraverso una nuova convocazione anticipata al 1 marzo, è fallito per impegni della UILPOSTE: chi si dichiarerà indisponibile a partecipare alla riunione già convocata per il prossimo 12 marzo?
Inoltre, ci viene da chiederci cosa abbiano da fare di più importante 4 sindacati aziendali la cui ragione d’essere riguarda solo ed esclusivamente il fatto che dovrebbero rappresentare le lavoratrici e i lavoratori di Poste!
Prosegue dunque la strategia che ha portato alla paralisi delle relazioni industriali, anche se con altre forme, e Poste italiane, nonostante sia l’azienda più sindacalizzata di Italia, può continuare indisturbata a compiere azioni importanti, persino ristrutturazioni, grazie all’assenza di confronto garantita dai nostri 4 sindacati aziendali.
Tutto ciò è ingiusto e inaccettabile, ma soprattutto tradisce il mandato di rappresentanza che il sindacato ha ricevuto.
Si può aggirare il giudizio di un tribunale, non certamente quello dei lavoratori. Ma ancora questo non l’hanno capito.

La Segreteria Nazionale SLC CGIL

28 febbraio 2012

I LAVORATORI "INTERROTTI"


- catania 28 febbraio 2012 -
Ancora una volta l'amministratore delegato della Fiat ha perso l'occasione di stare zitto.
Un atto inconsulto che dato il periodo che sta attraversando il nostro Paese poteva essere evitato. Certe dichiarazioni e prese di posizioni devono essere sicuramente abolite per non alimentare una tensione sociale già alta in un momento in cui c’è bisogno di un forte ed unico consenso per la riforma del mercato del lavoro.
Che L'Unità non possa essere esposta nelle bacheche aziendali Fiat è un "dictat" sbagliato, che ci riporta indietro nel tempo e ci fa rivivere periodi che hanno distrutto moralmente ed intellettualmente la memoria del popolo italiano.
Non si possono attuare certi tipi di violenze psichiche per portare avanti le proprie ragioni. Se il lingotto reputa di essere nel giusto altri sono gli argomenti da mettere in campo. Non sarà la prepotenza o la scorrettezza del ricatto a dar ragione a qual si voglia potente.
Siamo in uno Stato civile, democratico e di diritto e su questi principi, ognuno di noi deve costruire le proprie ragioni. Qualsiasi pregiudiziale messa in essere dal datore di lavoro che riguarda una libertà di pensiero o di opinione manifestata in maniera corretta e con regole di lealtà e non violenza deve essere condannata a prescindere.
Non sarà un colore, una tendenza sessuale, un orientamento politico o religioso a stabilire che un essere umano sia buono o cattivo, simpatico o antipatico. La nostra società pone le proprie basi su altri principi ed è su questi che gli uomini che governano il nostro Paese devono lavorare per metterci in condizione di vivere in un mondo migliore e ridarci quella dignità che c'è stata negata ed interrotta da tempo.

Salvo Moschetto
Slc Cgil Catania

Cgil, Susanna Camusso, ancora su Fiat


''Il piano industriale di Fiat è fondato solo sulla Chrysler e gli Stati Uniti. Non si vedono i famosi 20 mld di investimenti e soprattutto non si vedono modelli che possano riaprire la competizione di Fiat con gli altri produttori europei. Le parole di Marchionne dimostrano quello che diciamo da tempo e per il quale chiediamo l'intervento del governo''. Risponde così il leader della Cgil a quanto dichiarato da Marchionne a margine di un incontro dell'Acea a Bruxelles: - ( Marchionne) - "La Fiat ha intenzione di mantenere una politica industriale che dà la possibilità agli stabilimenti di raggiungere un livello di produttività adeguata per competere a livello internazionale''

Per capire quale sia la reale differenza tra i salari dei lavoratori italiani e quelli del resto d'Europa ''basta guardare lo stipendio di un operaio della Wolkswagen e uno della Fiat per capire quali sono le distanze''. Il segretario generale della Cgil, interviene così poi nella discussione in atto in questi giorni dopo la diffusione dei dati Eurostat sugli stipendi. Pur riconoscendo come questi non siano omogenei, il segretario della Cgil ha tuttavia sottolineato che ''una delle distanze tra i diversi salari è data dal sistema di tassazione. Inoltre vi è un dato macroeconomico che però è di riferimento secondo il quale la divisione del reddito nel nostro Paese negli ultimi 20 anni si sta spostando progressivamente verso i profitti e ha ridotto la quota del lavoro. Da qui deriva il fatto che le retribuzioni sono più basse e che lo spostamento che è avvenuto anche negli altri Paesi non ha avuto la stessa dimensione''.

Bilancio positivo per i primi cento giorni del governo guidato da Mario Monti: ''Vi siano cose da noi giudicate negativamente come la riforma delle pensioni e l'idea di varare una riforma degli ammortizzatori sociali senza le risorse''. Di positivo però, secondo Camusso ''vi è l'autorevolezza che il governo ha acquistato in sede di comunita' europea e anche internazionale e poi le iniziative prese per combattere l'evasione fiscale che hanno sicuramente cambiato il linguaggio e il modo di pensare''.

Per la liberazione immediata di Rossella Urru

- Cgil Comunicato stampa:

La CGIL esprime la più netta e ferma condanna per il rapimento di Rossella Urru, coordinatrice e cooperante del CISP, e dei due cooperanti spagnoli Ainoa Fernandez ed Enric Gonyalons, avvenuto, nella notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre, nei campi profughi sahrawi a Tindouf, nel deserto algerino.

Un'azione chiaramente intimidatoria e rivolta a rompere la solidarietà ed il sostegno internazionale alla rivendicazione del diritto di autodeterminazione del popolo sahrawi, riconosciuto legittimo dalle stesse Nazioni Unite, ma non riconosciuto dal Regno del Marocco.

Nell'esprimere la sua più fraterna solidarietà al CISP e ai cooperanti rapiti, la CGIL chiede alle autorità italiane e spagnole di adoperarsi con immediatezza, attivando tutti i canali diplomatici e politici per riportare in libertà Rossella, Ainoa ed Enric, oltre che ad assicurare la necessaria protezione e sostegno al personale umanitario ed alle ong impegnate nei campi profughi.

Sito della Cgil Nazionale


Rossella Urru è stata rapita la notte fra il 22 e il 23 ottobre 2011, assieme a due cooperanti spagnoli, dal campo profughi di Hassi Raduni, nel deserto algerino sud occidentale, dove i rifugiati Saharawi trovano cibo, acqua, cure.

Rossella potrà ritornare alla sua vita solo quando sarà libera, e ogni giorno trascorso priva la cooperazione decentrata della serena prospettiva di continuare a svolgere progetti di carattere umanitario in quei luoghi.

Fare cooperazione nei campi profughi del Saharawi è di vitale importanza per assicurare migliori condizioni di salute e conservare la speranza di mantenere una viva attenzione sulla condizione di quel popolo.

Non paghi la tassa sui rifiuti? Il Comune farà la spia

Non paghi la Tarsu? Il Comune ti segnala all’Erario. Segnalazioni qualificate saranno inviate alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle entrate. I dati saranno poi incrociati con le banche dati dell’Inps e dell’Agenzia del territorio. L’obiettivo è evidenziare “senza ulteriori elaborazioni logiche” i comportamenti tipici di potenziali evasori fiscali. Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate, ha stilato un elenco di dati che saranno utili per stanare gli evasori e li ha consegnati all’Associazione nazionale dei comuni.

Befera ha detto: “I Comuni hanno dimostrato di saper effettuare indagini in grado di scovare fenomeni evasivi o addirittura fraudolenti alcune volte non facilmente individuabili dalle nostre strutture, grazie alla loro conoscenza del territorio”. Graziano Delrio, presidente dell’Anci, ha detto: “I Comuni sono il luogo da cui può partire una rivoluzione etica che coinvolga l’intero Paese. Sono il luogo in cui si rifonda la cittadinanza, il luogo in cui le persone comprendono il senso del sacrificio per il bene comune, e capiscono che pagare le tasse vuol dire rendere la propria comunità più vivibile e più giusta”.

27 febbraio 2012

Frequenze: le Tv locali rischiano il dimezzamento

di Raffaella Natale

Rischiano di diventare la metà le oltre 600 Tv locali presenti attualmente in Italia. Nel mirino della piccole emittenti televisive il decreto che dovrebbe liberare i canali dal 61 al 69 UHF, quindi anche Telelombardia (canale 64), per la banda larga mobile e garantire 175 milioni di euro di indennizzi a quelle espropriate delle frequenze.

Tra queste il circuito di Sandro Parenzo, editore del gruppo televisivo Mediapason che comprende anche Telelombardia (240 dipendenti), e alcune storiche emittenti private romane come Tele Oro.

Le emittenti potrebbero continuare a vivere, almeno in buona parte, con una nuova collocazione nell’etere. Ma questo spostamento di banda porterebbe a una perdita di visibilità e audience che sarebbe difficilmente sopportabile.

Le misure di indennizzo poi sarebbero destinate a una distribuzione 'a pioggia' senza che vi sia una distinzione tra una qualsiasi antenna Tv e vere e proprie imprese televisive e senza differenziazione né per quanto riguarda il numero di telespettatori, né relativamente al numero di dipendenti.

Per Sandro Parenzo, ‘è una truffa’ e ha già fatto sapere che farà ‘ricorsi in tutte le sedi’.

Domani le associazioni delle Tv locali, Frt e Aeranti-Corallo, organizzano a Roma un incontro col mondo politico allo scopo di sottolineare che il passaggio alle trasmissioni digitali terrestri, come è realizzato, sta mettendo a rischio il pluralismo e la libertà di impresa del settore televisivo, penalizzando l’emittenza locale.

“Chiediamo soprattutto nuovi criteri di scelta distinguendo tra chi vuole chiudere e chi no”, ha detto Alfredo Donato, direttore generale di Frt, il quale ha anche ricordato che il settore fattura quasi 600 milioni di euro, con oltre 5 mila addetti a contratto.

Intanto lunedì scorso, presso la sede del Ministero dello Sviluppo economico s’è tenuto un incontro tra il Sottosegretario Massimo Vari e una delegazione di Aeranti-Corallo composta da Marco Rossignoli, Luigi Bardelli e Alessia Caricato.

L’Associazione ha chiesto al Sottosegretario uno slittamento degli switch-off calendarizzati per l’anno 2012 (previsti a partire dal prossimo 7 maggio in Abruzzo, Molise e provincia di Foggia e che si dovrebbero concludere il 30 giugno con Sicilia e Calabria). Non avendo, infatti, l’Agcom ancora emanato le delibere di pianificazione delle frequenze per le aree tecniche 11, 14 e 15, il MiSE non può emanare i bandi per la presentazione delle domande di assegnazione dei diritti di uso delle frequenze e per la conseguente formazione delle graduatorie per le tv locali.

Inoltre, Aeranti-Corallo ha chiesto che venga valutata l’opportunità di emanare tali bandi in tempi scaglionati, come avvenuto per le regioni interessate dallo switch-off 2011, al fine di evitare problematiche sia alle imprese sia al Ministero, dovute al rilevantissimo numero di imprese che saranno coinvolte nello switch-off e che presenteranno le relative domande.

E mentre ancora restano grossi dubbi sugli indennizzi previsti, il futuro delle Tv locali potrebbe essere messo in rischio da un’altra decisione.

Nella prossima WRC, che si terrà nel 2015, si potrebbe decidere di sottrarre la banda 700 MHz (canali 50-60) alla radiodiffusione televisiva dal 2018, a favore dei servizi di banda larga mobile.

Per le Tv locali un simile provvedimento non sarebbe comunque accettabile, posto che l’emittenza locale è già stata penalizzata dalla attribuzione dei canali 61-69 UHF e di sei canali al beauty contest, ora sospeso.

Articolo 18: quante falsità....

di Pippo di Natale

www.lavoroeoltre.blogspot.com


Sull'articolo 18 si è aperta da tempo una querelle destinata a durare nel tempo. Sembrerebbe ormai che causa del declino industriale del nostro Paese sia, appunto, l'articolo 18. Tutti ne parlano, tutti ne pontificano ma nessuno con chiarezza ha spiegato che cosa prevede, cosa sia, come si applica, quando si applica.

Per chi ha un minimo di dimistichezza con la materia, non fa alcuna fatica a capire che i commentatori politici e gli stessi politici stanno, non solo facendo una grande confusione, ma sono caduti (in buona o in mala fede) in una disinformazione che sta nutrendo tutta la discussione.

Senza avere la presunzione di chiarire, ma solo con l'auspicio di dare elementi di conoscenza, pubblico l'articolo 18 della legge 20 maggio 1970 n.300 attualmente in vigore e l'appello di 150 avvocati che intendono sottolineare la reale portata dellla norma.

LEGGI:

.........................

Marzo 2012, circa 150 euro in meno in busta paga

Un mese di marzo salato per tutti i contribuenti a cui verranno decurtati almeno 150 euro dalla propria busta paga. Si tratta del conguaglio dell’addizionale regionale Irpef 2011, più l’acconto per il 2012. Conguaglio che risentirà dell’aumento, retroattivo, dello 0.33% introdotto con il decreto “salva Italia”. L’aumento toccherà tutti, nessuno escluso, un aumento che fa riferimento all'addizionale di base. Da Trieste a Trapani l'aliquota aumenterà dallo 0,9% dell'anno precedente all' 1,23 con effetto retroattivo.

Un bel regalo di Natale anticipato che lo Stato ci ha impachettato insieme a tutti gli altri aumenti che i cittadini saranno costretti a pagare. Per i più distratti ricordo un paio di scadenze che renderanno le tasche di noi italiani ancora più leggere:


1° gennaio 2012

Bollo sui conti correnti. Eliminato il bollo da 34,20 euro sugli estratti conto annuali per giacenze inferiori a 5mila euro. Sale a 100 euro l’imposta di bollo per le società.

Superbollo per auto e aerei. I proprietari di veicoli sopra i 185 kW dovranno pagare un bollo aggiuntivo rispetto al normale bollo. Il costo varia in relazione all’anno di costruzione del veicolo. Previsto un superbollo anche per gli aerei privati: la tassa si calcola in base al peso del velivolo.

Addizionali regionali Irpef. Le addizionali regionali all’Irpef passano dallo 0,9 per cento all’1,23 per cento. In alcune regioni, come nel caso del Lazio, l’imposta potrebbe toccare l’1,73 per cento.


2 aprile 2012

Libretti al portatore. Sui libretti al portatore non potranno essere depositati più di 999,99 euro. Il limite scatterà ad aprile: entro il 31 marzo i libretti con cifre superiori andranno ridotti o estinti.


1° maggio 2012

Superbollo sulle barche. L’imposta dipenderà dalla lunghezza dello scafo e si applicherà alle barche oltre i dieci metri. Il bollo si pagherà su ogni giorno di stazionamento in porto, e andrà dai 5 euro al giorno per le barche fino ai 12 metri, ai 703 euro per quelle oltre i 64 metri.


18 giugno 2012

Prima rata dell’Imu. Entro il 16 giugno andrà pagata la prima rata dell’Imposta municipale unica sugli immobili, che ha preso il posto della vecchia Ici. L’Imu dovrà essere versata con il modello F24 e prevederà aliquote diverse per prime e seconde case, rispettivamente allo 0,4 e allo 0,76 per cento.


1° ottobre 2012

Aliquote dell’Iva. A ottobre potrebbero aumentare l aliquote Iva: quella ordinaria del 21 per cento potrebbe salire al 23 per cento, mentre quella del 10 per cento potrebbe passare al 12 per cento. Nel 2014, poi, le aliquote potrebbero essere aumentate di un altro mezzo punto percentuale.


17 dicembre 2012

Saldo dell’Imu. Entro il 17 dicembre va versata l’intera quota dell’imposta municipale sugli immobili per il 2012. L’imposta è dovuta per tutti gli immobili, ma ci sarà una riduzione di 200 euro per le prime case.

Salvo Moschetto

26 febbraio 2012

Tesseramento 2011: CGIL la maggiore organizzazione confederale del nostro Paese

La chiusura del tesseramento della CGIL per il 2011 registra un risultato positivo molto importante perché realizzato in un momento di forte crisi economica e sociale, contrassegnato da una forte riduzione dell’occupazione.

L’incremento è superiore a quanto registrato a chiusura tesseramento 2009 e 2010, e rappresenta un riconoscimento del lavoro delle Categorie e delle Camere del Lavoro.

La CGIL è impegnata a completare la propria certificazione informatizzata degli iscritti nel 2012 ed opera con determinazione affinché, nello stesso anno, si realizzi la certificazione precisa ed inappuntabile della reale consistenza organizzativa di ogni organizzazione sindacale, così come previsto nell’accordo del 28 giugno 2011 fra sindacati confederali e Confindustria.

I dati generali:

Il tesseramento 2011 si chiude con un incremento di 27.598 iscritti (0,49%.) rispetto al 2010 (anno nel quale si era registrato un incremento di 2.104 unità, pari allo 0,04%).

Il totale degli iscritti nel 2011, pertanto, è pari a 5.775.962 persone e fa della CGIL la maggiore organizzazione confederale del nostro Paese.

Nonostante gli effetti devastanti della crisi, che ha determinato milioni di ore di cassa integrazione ed il licenziamento di moltissimi lavoratori che erano stati posti nelle liste di mobilità, la CGIL incrementa il proprio consenso tra i lavoratori attivi di 32.406 unità (+1,24%).

Il sindacato dei pensionati chiude il tesseramento 2011 con 781 iscritti (+ 0,03%) in più rispetto al 2010.

Per realizzare questo risultato gli iscritti che per la prima volta hanno aderito alla CGIL sono stati complessivamente circa 700.000.

La Funzione pubblica (il sindacato che associa i dipendenti pubblici) si conferma la prima categoria tra i lavoratori attivi con 411.924 iscritti, seguita dalla categoria del commercio, la FILCAMS (399.819), dalla categoria degli edili, la FILLEA (359.120) e dai metalmeccanici della FIOM che hanno tesserato 358.722 lavoratori nel corso del 2011.

Il sindacato dei pensionati (SPI CGIL) registra 2.997.404 iscritti.

La Lombardia si conferma come la regione con il maggior numero di iscritti, 912.905, seguita dall’Emilia Romagna con 809.236 iscritti.

I dati disaggregati per categoria

Filcams (la categoria che associa quanti operano nel commercio e nel terziario) è la categoria che realizza il maggior incremento in valore assoluto con + 20.033 iscritti (pari al + 5,27%).

FLC (la categoria che associa quanti operano nella scuola, ricerca, università e formazione professionale) è la categoria che realizza il maggior incremento in valore percentuale (+ 8,33%) con un incremento degli iscritti pari a 15.528.

Nidil (la categoria che associa tutti i lavoratori “atipici”) realizza un deciso incremento percentuale degli iscritti (+ 6,53%).

www.cgil.it

25 febbraio 2012

Fiat si rifiuta di rispettare la sentenza della Corte di appello di Potenza sul reintegro dei tre operai

Niente reintegro per i tre operai dello stabilimento di Melfi. Lo ha deciso il "kapo" della Fiat, Sergio Marchionne, che rincara la dose e minaccia l'Italia dichiarando la chiusura di due dei cinque stabilimenti italiani in caso di mancate esportazioni in Usa.

Ennesimo rifiuto e dignità sotto terra per Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, le tute blu licenziate con l’accusa di aver fermato un carrello durante uno sciopero sindacale. Il Lingotto, che ha deciso di non reintegrare gli operai fino a una sentenza definitiva della Cassazione riconoscerà il salario ai lavoratori ma dovranno stare ben distanti dal loro posto di lavoro.

“La scelta della Fiat di non avvalersi dell’attività dei lavoratori reintegrati a Melfi è molto grave e non aiuta di certo a ristabilire il clima di serenità aziendale che sarebbe necessario. Ci auguriamo tutti che anche in Fiat torni una situazione di normali relazioni sindacali”, queste le dichiarazioni di Cesare Damiano capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera.

Non è esluso che anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come accaduto nell’agosto 2010 riformuli la richiesta di buon senso a Fiat e che questo grave episodio venga definitivamente superato.

Per quanto riguarda la posizione sindacale, Lina Grosso legale della Fiom, ha risposto in una sua intervista: “Faremo di tutto per riportare in fabbrica i tre operai, anche agendo in sede penale, perché la Fiat, come al solito, non rispetta le sentenze.”

Salvo Moschetto









Telecom: "riduzione debito priorità" La Slc Nazionale rimane vigile per la tutela di tutti i lavoratori del gruppo

Telecom Italia e altri ex monopoli europei del settore, come la spagnola Telefonica SA (TEF), stanno soffrendo nei loro mercati interni a causa della debolezza delle economie, sullo sfondo della crisi del debito sovrano. La riduzione del debito è ora il principale obiettivo per evitare a tutti i costi un declassamento.

Da Asati, l’associazione che riunisce i piccoli azionisti del gruppo, Il presidente Franco Lombardi prevede un 2012 molto critico. e conterebbe per l'anno in corso di ridurre il debito di circa 3 miliardi, tutto questo a spese degli azionisti (taglio dei dividendi), dei dipendenti (con ulteriori operazioni di outsourcing), e senza poter disporre di risorse economiche per aumentare gli investimenti”.

Gli investimenti sono stati pari a 6 miliardi di euro, 1,5 miliardi in più rispetto al 2010 a causa “dell’acquisto delle frequenze per i siervizi mobili 4G e al consolidamento della Business Unit Argentina per l’intero esercizio (+368 milioni di euro, comprensivo di un effetto cambio negativo per 18 milioni di euro), nonché all’incremento degli investimenti della Business Unit Brasile (+74 milioni di euro, comprensivo di un effetto cambio positivo per 3 milioni di euro)”.

Riguardo i risultati delle controllate sudamericane, l’Ad di Tim Brasil, Luca Luciani, ha stimato per il 2012 una crescita del fatturato superiore al 10%, sottolineando che “sulla crescita del business siamo un anno avanti rispetto al piano industriale”.

“Il Brasile – ha aggiunto Bernabè - nel prossimo futuro continuerà a dare un forte contributo ai risultati di gruppo e in Argentina l’obiettivo è consolidare le attività in maniera efficiente”.

Ma, avverte ancora Asati, “…è da tenere in conto che il Brasile in un prossimo futuro diverrà un mercato maturo e che quindi non potrà sempre compensare le eventuali defaillances nel mercato domestico; occorre quindi recuperare al più presto risorse finanziarie sia per consolidare la presenza in sud America sia per conquistare uno sbocco nei mercati a più alta crescita, nei paesi Emergenti dell’Asia e dell’Africa”.

La Slc Cgil Nazionale nel nome del suo Segretario, Emilio Miceli, ha dichiarato: "Abbiamo apprezzato la scelta dell’attuale management di rilanciare la propria presenza in America Latina che, è bene ricordare all’Asati, è parte integrante degli investimenti dell’insieme del gruppo. Lo diciamo perché ci sembra quanto meno surreale l’idea dell’Asati che oggi insistentemente continua a chiedere lo scorporo della rete Telecom. Si tratterebbe di un passo che forse potrebbe portare un ristoro momentaneo ma illusorio agli azionisti. Di sicuro sarebbe il primo atto dello smantellamento della più grande azienda di Tlc italiana e tra le più grandi in Europa.


24 febbraio 2012

TELECOM: MICELI (SLC CGIL), NO ALLO SCORPORO DELLA RETE TELECOM. SAREBBE L'INIZIO DELLO SMANTELLAMENTO

DICHIARAZIONE DI EMILIO MICELI

SEGRETARIO GENERALE DI SLC CGIL

I risultati raggiunti da Telecom nel 2011 sono figli anche di accordi importanti col sindacato, che hanno comportato sacrifici dentro una più generale condivisione del modello industriale del gruppo. Abbiamo combattuto coloro i quali negli anni immaginavano il ritiro di Telecom dentro il mercato domestico, assecondando tendenze di fatto liquidatorie della parte internazionale del gruppo stesso. Abbiamo apprezzato la scelta dell’attuale management di rilanciare la propria presenza in America Latina che, è bene ricordare all’Asati, è parte integrante degli investimenti dell’insieme del gruppo.

Lo diciamo perché ci sembra quanto meno surreale l’idea dell’Asati che oggi insistentemente continua a chiedere lo scorporo della rete Telecom. Si tratterebbe di un passo che forse potrebbe portare un ristoro momentaneo ma illusorio agli azionisti. Di sicuro sarebbe il primo atto dello smantellamento della più grande azienda di Tlc italiana e tra le più grandi in Europa.

Poste: Sentenza Tribunale di Roma art. 28


1. Le associazioni sindacali in epigrafe agiscono, ex art. 28 Stato lav., denunziando l'antisindacalità, ed invocando la repressione giudiziale, della condotta tenuta da Poste Italiane s.p.a., nell'ambito della fase di confronto ex art. 2 letto A) CCNL di settore (avviata il 9.11.2011) riguardante il processo di riorganizzazione dei Mercati Privati, consistita nel rifiuto datoriale di istituire con le suddette associazioni un "tavolo separato" di confronto rispetto a SLC CGIL.
Le associazioni ricorrenti avevano motivato la loro richiesta di "tavolo separato" adducendo l'esistenza di pregressi recenti contrasti insorti tra le medesime ed il sindacato CGIL, di gravità tale, a causa dei comportamenti scorretti imputabili a quest'ultimo, da impedire alle prime di condividere con esso la medesima sede di confronto.


ARTICOLO 18, FORNERO MORDE E PASSERA "CUCE"

Sulla riforma del lavoro, l’articolo 18, gli ammortizzatori sociali ora Bersani è più ottimista, dopo le velate minacce con cui metteva in guardia dalla tentazione del “liberi tutti”. Il leader Pd ha colto segnali di maggiore consapevolezza ad affrontare la crisi cercando un “progetto comune”. Cioè condiviso: il muro contro muro è pericoloso, meglio trovare a tutti i costi un’intesa con le parti sociali. Atteggiamento che nel Pd viene ricondotto in parte allo stesso Monti e soprattutto al ministro Fornero. Atteggiamento che invece non fa parte del modo di agire di Corrado Passera, ministro pesante dello Sviluppo Economico, più attento e “concertante”. Un retroscena pubblicato dal Rifomista conferma il maggior feeling con l’ex banchiere. Nonostante sia stato dato più volte come vicino al centrodestra, non sfugge l’impegno che profonde nel cercare l’intesa con i sindacati, a partire dalla Cgil.

“E’ l’unico con cui si può parlare serenamente” avrebbe confessato la Camusso. Che anche ieri si è scontrata con la Fornero a proposito dei sussidi per chi perde il lavoro. Il ministro, entro cinque anni, vorrebbe estendere la platea degli aventi diritto, a tutti i dipendenti del settore privato, ma finanziati interamente dai contributi sociali a carico di imprese e lavoratori senza che lo Stato ci metta un euro. ”Ministro, già ha fatto una riforma che manda i lavoratori in pensione 6-7 anni più tardi, adesso gli riduciamo anche i contributi e quindi la pensione?” l’ha sfidata Camusso. Fornero, visibilmente infastidita, ha replicato che le pensioni erano un capitolo chiuso.

Quello che si contesta a Fornero è una mancanza di presa d’atto del contesto. Per esempio, non sa che negli ultimi 4 anni lo Stato ha sborsato ben 30 miliardi tra cassa integrazione, mobilità, ammortizzatori in deroga, contributi vari. Il ministro Passera si muove in un altro modo e a sinistra glielo riconoscono, perfino alla Fiom: come politico è più consumato e non è un mistero che guardi al futuro anche a sinistra. Non è stato forse lo stesso Passera a risolvere la grana Fincantieri a Genova facendo riscorso agli ammortizzatori sociali, appunto?

Se il clima sembra un po’ più svelenito è anche perché, paradossalmente, la discussione sugli ammortizzatori sociali è a un punto fermo. Questo consentirà un approfondimento utile a far slittare il nodo articolo 18 a dopo la manifestazione del 9 marzo indetta dalla Fiom. Manifestazione che necessariamente metterebbe in imbarazzo il Partito Democratico, con i consueti vado o non vado, aderisco ma non vado ecc… di suoi vari esponenti (Fassina, Orfini, per esempio). E in molti si stanno adoperando per smantellare controproducenti barricate sull’articolo della discordia: anche Squinzi, dopo Bombassei, allinea la Confindustria alla consapevolezza che sì se ne può discutere ma “non è l’unico problema né quello più importante”. Decisamente altri toni da quelli usati da Marcegaglia. Barricate su cui nemmeno il Pdl è intenzionato a salire, altrimenti non si spiega l’uscita di Alfano che concede: “Se potessi manterrei l’articolo 18, avendo però la certezza che i giudici non impongano il reintegro di chi ruba “.


23 febbraio 2012

Call Center: Comunicato unitario nazionale su delocalizzazioni


CALL CENTER
DICIAMO FORTE E CHIARO
NO ALLE DELOCALIZZAZIONI !!
Si è da poco aperta la fase per il rinnovo del CCNL delle Telecomunicazioni e il tema delle delocalizzazioni si pone come uno dei principali problemi a cui dare risposta. E’ evidente che la pratica dell’offshore, che continua ad essere oggetto di “scambio” tra committenti e outsourser per ottenere tariffe al di sotto del valore di mercato, non è il modello di sviluppo da perseguire e va contrastato con ogni mezzo.
L’obiettivo della riduzione dei costi, rincorso da tutte le aziende di Telecomunicazioni, non può realizzarsi attraverso un dumping commerciale e contrattuale che comprime diritti e salario trascurando la qualità del servizio offerto.
Si tratta di una concorrenza sleale che ha prodotto un imbarbarimento delle condizioni di lavoro, l’abbandono della ricerca dell’efficienza, crollo qualitativo del servizio offerto e della produttività.
E’ evidente che tale modello va a premiare non l’azienda più capace ma quella più spregiudicata. Parafrasando una citazione greca si può affermare che in tale modello “il lavoro cattivo scaccia il lavoro buono”.
Nessuno può pensare che tale percorso sia inevitabile.
Questo modello sta generando un pericoloso dumping industriale tra le aziende che hanno deciso di competere correttamente mantenendo il perimetro delle attività nel nostro Paese e quelle che spregiudicatamente si rendono disponibili a scaricare sui lavoratori le conseguenze, con inevitabili e pesanti ricadute occupazionali nel settore.
La responsabilità morale di questa ferita è in capo alle aziende committenti, che, nell’ambito del rinnovo contrattuale sono tenute a trovare soluzioni che offrano regole chiare e corrette per la concorrenza sul mercato.
Inoltre, questo modello non è soltanto pericoloso per le conseguenze sui lavoratori dei call – center in outsourcing, ma per tutti i lavoratori della filiera delle Telecomunicazioni perché una volta avviata la competizione sul costo del lavoro è evidente che non ci sarà più nessun settore della filiera al riparo da tali conseguenze.
Per il Sindacato questo processo di riduzione scorretta del costo del lavoro, attraverso i processi di offshore, è inaccettabile, anche perché, oltre a quanto già sopra evidenziato, comporterà una gestione dei clienti fuori dai confini nazionali, con rischi sulla riservatezza e sicurezza dei dati personali svincolati dalle regole italiane ( conti cc, carte di credito etc).
SLC – FISTel UILCOM invitano le associazioni imprenditoriali, le aziende committenti e gli outsourcers a valutare attentamente le gravi ripercussioni che il fenomeno sta registrando e potrebbe sviluppare nel futuro.
E’ evidente che la sede del rinnovo contrattuale rappresenta l’opportunità di definire regole e comportamenti, per quanto attiene il costo del lavoro e i modelli organizzativi, entro cui le aziende dovranno sviluppare la concorrenza sul mercato.
Le OO.SS. in mancanza di un intervento che punta al superamento del fenomeno, saranno costrette a denunciare a tutti i livelli – in primis al garante della privacy – il comportamento delle aziende e non ultimo a definire una blacklist dei committenti ed outsourcers che alimentano questo fenomeno aprendo una vera campagna di denuncia pubblica nei loro confronti e informando i loro clienti della inaffidabilità delle pratiche utilizzate.
Roma, 23-2-2012
Le Segreterie Nazionali SLC – FISTel - UILCOM

Fiat Melfi, reintegrati 3 operai. La Fiom vince il ricorso

POTENZA – La Corte di appello di Potenza, accogliendo il ricorso della Fiom, ha ordinato alla Fiat di reintegrare nello stabilimento di Melfi (Potenza) i tre operai (due dei quali delegati proprio della Fiom) licenziamenti nell'estate del 2010 con l'accusa di aver bloccato un carrello durante uno sciopero interno

ROMA – "Visto l'uso strumentale e la denigrazione a mezzo stampa avanzata in questi mesi verso i tre lavoratori iscritti e delegati della Fiom, valuteremo insieme a loro se richiedere i danni morali'' alla Fiat. Lo afferma il segretario generale della Fiom-Cgil in una nota dove si esprime ''soddisfazione'' per la sentenza della Corte di Appello di Potenza che ha condannato la casa automobilistica per comportamento antisindacale ordinando il reintegro di tre operai.

Il licenziamento dei tre lavoratori di Melfi del luglio 2010 e' stato, ricorda Landini, ''il primo gravissimo attacco al diritto di sciopero, alla dignita' e alle liberta' di chi lavora condotto nell'ambito del nuovo modello Marchionne''

La sentenza di Potenza soddisfa la Fiom ''soprattutto – sottolinea Landini – alla luce dei gravi atti di discriminazione contro i nostri iscritti e i nostri delegati che si stanno verificando in tutti gli stabilimenti del Gruppo''.


22 febbraio 2012

Posto fisso: realtà e mistificazione

- Fonte: www.cgilct.it -

A Catania è quasi impossibile parlare di “sicurezza del posto fisso”. La realtà che viviamo ci rimanda invece una diffusa e grave precarizzazione del lavoro, soprattutto a danno dei giovani e delle donne. E non si salvano neppure i lavoratori del pubblico impiego, in barba alla visione del “rischio monotonia” paventato nei giorni scorsi dal premier Monti. Lo testimoniano i dati appena elaborati dall’Ires Cgil su indicazione del segretario della Camera del lavoro Angelo Villari, che grazie alla ricerca del responsabile Tuccio Cutugno ha realizzato un ricco dossier sulla base di dati Istat , INPS , INPDAP, Ufficio del Lavoro.

A Catania i dati ISTAT relativi al 2010 rivelano 303 mila occupati, di cui 223 mila sono lavoratori dipendenti. Di questi 18.610 sono iscritti all’INPS come lavoratori parasubordinati, 98.134 sono stati assunti a tempo determinato ( dati Ufficio del lavoro ), 966 con contratti di inserimento, 2.905 come apprendisti, 17.096 con contratto di somministrazione, 1.038 fanno i tirocini formativi. Restano 84.251 lavoratori con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato che rappresentano appena il 27,8% della forza lavoro occupata.

Tra gli 84.251 lavoratori definiti stabili, 57.706 sono dipendenti pubblici iscritti all’INPDAP; 26.545 sono dipendenti dei comparti privati. Sono dunque 26.545 i lavoratori dipendenti da settori come, l’industria, il commercio, l’artigianato ecc. che sarebbero i privilegiati del “posto fisso”. Che però, a causa della crisi, lavorano in aziende dove è in corso un grave processo di ridimensionamento.

“Siamo in una città metropolitana, vivace ma anche molto complessa del nostro Sud, dove la preoccupazione maggiore del governo non dovrebbe essere di certo l’eliminazione dell’articolo 18, che serve a chi un lavoro ce l’ha già. – sottolinea Angelo Villari - Ma alla ricerca del lavoro stesso, alla rimessa in moto di un sistema che si è interrotto con grave rischio per tutti, soprattutto le nuove generazioni”.

La prova? Secondo il dossier Ires elaborato da Cutugno, proprio la Cassa Integrazione che ha coinvolto mediamente a Catania nel 2010 almeno 5 mila lavoratori, ridimensiona ulteriormente il dato e rende ancor più aleatoria la prospettiva occupazionale. Nemmeno per i lavoratori del pubblico impiego, scuola compresa, si può parlare, dopo le misure del governo Berlusconi, di stabilità nel lavoro. I dati dell’INPDAP segnalano che nel 2010 si sono registrati circa 3.300 iscritti in meno al netto dei nuovi pensionamenti stimati intorno alle 1.100 unità. Questi 3.300 occupati in meno corrispondono esattamente al numero dei precari della scuola, dell’Università , del pubblico impiego in genere non riconfermati in conseguenza delle cosiddette riforme.

Ancora più grave è il dato relativo alla precarietà del lavoro, e nel lavoro, per i giovani e le donne. Nel dossier Tuccio Cutugno segnala che “l’incertezza occupazionale e l’assenza di tutele e di ammortizzatori sociali per i nuovi assunti determina il fenomeno tutto italiano della permanenza dei giovani nell’ambito del nucleo famigliare. La famiglia è stata e resta, infatti, l’unico ammortizzatore sociale che in qualche modo funziona ancora”.

Rincara la dose Villari: “Non è vero, come è stato incautamente affermato, - continua Villari- che i giovani vogliono il posto fisso vicino mamma e papà. Stiamo invece assistendo ad uno svuotamento delle nostre città. I ventenni e molti trentenni finiscono gli studi o cercano la prima occupazione fuori Catania per trovarsi comunque in vantaggio rispetto al trend siciliano. Se poi si tende a tornare, spesso è perché il nostro Paese in questo momento storico non garantisce il welfare. Una volta trovate un lavoro, spesso precario o pagato male, non si hanno le risorse per gestire i bisogni di una nuova famiglia. Bisogna mettere in campo il massimo delle nostre risorse, per creare nuovo lavoro e difendere l’esistente”.

Ed ecco gli altri numeri: sono 6 mila le donne occupate d’età tra i 15 ai 24 anni a queste bisogna sottrarre le poche donne imprenditrici e le 2.246 ragazze cosiddette lavoratrici parasubordinate, assunte cioè con uno dei diversi contratti di collaborazione con un reddito medio procapite annuo di 2.261 euro .

Tra le giovani donne perciò solo il 5,42% della forza lavoro risulta avere un’occupazione stabile.

Lo stesso vale per l’occupazione giovanile in genere: solo il 13,5% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è occupato a tempo indeterminato .

“Altro che monotonia del posto fisso,- conclude il segretario generale Villari- qui a Catania assistiamo alla disperazione della precarietà e della disoccupazione una monotonia che rischia di durare per l’intera vita lavorativa degli individui. Precarietà che include un’insidia durissima: non poter accedere a quel credito bancario che a volte consente di costruirsi un futuro solido”.