02 febbraio 2012

Lavoro: Pd avverte Monti, intesa con sindacati o non votiamo

La riforma del mercato del lavoro va fatta insieme ai sindacati e alle imprese. E' la posizione del Pd, che spinge in questa direzione e avverte il Governo: senza un'intesa con le parti sociali ci saranno problemi per l'esecutivo in Parlamento.

Cesare Damiano e Stefano Fassina, proprio oggi (2 febbraio), impegnati per il seminario sul lavoro che hanno organizzato, parlano chiaro. A poche ore dal primo incontro tra Governo e parti sociali e dalla nuova frustata del ministro Elsa Fornero che ha minacciato di andare avanti comunque, anche senza il sì dei sindacati. Quest'ipotesi farebbe andare in fibrillazione il partito, ma che si ritorcerebbe sicuramente sul Governo.

Damiano è abbastanza esplicito: "Il Governo si regge su una larga base parlamentare finché usa il confronto e la condivisione; se passa al 'monologo', agli atti unilaterali, si aprono grossi problemi politici e in Parlamento, la base parlamentare potrebbe non essere più così larga...". Sergio D'Antoni, intervenendo, va giù ancora più diretto: "Il Pd deve difendere la posizione unitaria dei sindacati e deve dire con chiarezza una cosa: o c'è un accordo su quel tavolo, o il Pd non vota niente. Senza accordo il Governo andrà pure avanti, ma il Pd non ci sta".

Quindi Stefano Fassina, responsabile economia del partito: "Le parole di Monti a Matrix sono preoccupanti. Ha parlato di 'apartheid' del mercato del lavoro: un linguaggio violento, estremista, offensivo. Chi sarebbero i 'bianchi' cattivi che ghettizzano i 'neri'?". In generale, "per noi l'articolo 18 non c'entra niente con i problemi che abbiamo davanti. Un testo di riforma non condiviso troverà problemi molto seri nel passaggio parlamentare".

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