03 Ottobre 2012
In un quadro generale caratterizzato da una serie di iniziative unilaterali di Telecom Italia, uno dei temi più caldi del momento è rappresentato dal processo di destaffizzazione in corso.
E’ bene ribadire che tutto il processo nasce dalla necessità aziendale di riequilibrare gli organici dei customer care, a detta di Telecom depauperati dai bandi di riconversione professionale verso Open Access, processo nel quale sono stati ritenuti non idonei centinaia di volontari (tra i quali molti delegati sindacali, lavoratori con potenziale possibilità di mobilità, ed altre tipologie di colleghi considerati probabilmente “scomodi”, nonostante posseggano i requisiti adatti all’accesso ai corsi di riconversione).
E’ bene anche ricordare che sul tema delle destaffizzazioni il sindacato ha sfidato l’azienda a definire criteri certi e trasparenti su un processo delicatissimo, che comporterà lo stravolgimento delle condizioni di vita e di lavoro di centinaia di colleghi. Telecom non è stata in grado di raccogliere la sfida, nonostante ripeta spesso ossessivamente questo concetto quando a pagare devono essere i lavoratori.
Le esigenze di “discrezionalità” delle linee hanno prevalso sulla possibilità di un cambiamento culturale caratterizzato dalla trasparenza delle scelte.
Ovviamente e puntualmente registriamo l’avverarsi delle nostre più fosche previsioni nelle “scelte” aziendali, caratterizzate da criteri fortemente clientelari; il prezzo di tali scelte viene pagato, tra gli altri, da colleghi con legge 104, lavoratrici appena rientrate dalla maternità e da chiunque non sia giudicato “organico” alle logiche dei capi.
Ad aggravare questo quadro già critico ci viene segnalato inoltre il reperimento di lavoratori da inviare ai customer anche al di fuori dei settori dichiarati dall’azienda: evidentemente le “esigenze” aziendali si sono rivelate più numerose del previsto, e per far quadrare i numeri si è dovuti ricorrere al reperimento anche al di fuori del bacino inizialmente previsto.
Inoltre, relativamente al CSA, del quale non è assolutamente chiara la “mission” aziendale, non possiamo non notare che tale settore, per le modalità di popolamento e per la strana numerosità di alcune tipologie di lavoratori interessati allo spostamento (l. 104, delegati sindacali, lavoratori considerati “scomodi” dall’azienda, ecc.), rischia di configurarsi come un reparto-confino che richiama alla mente le avvisaglie di precedenti e dolorosi processi di esternalizzazione.
Invitiamo ancora una volta Telecom Italia ad interrompere tale processo in attesa del ripristino di normali relazioni industriali.
E’ chiaro che tutto questo, unito alle partenze unilaterali sui fronti dell’IT, sui bandi ecc., non potrà che aggravare un quadro relazionale già fortemente critico. Su questo versante ribadiamo la necessità, nell’immediato, di contrastare sul territorio le
ricollocazioni forzate con tutte le iniziative più opportune, siano esse di tutela individuale che collettiva.
La Segreteria Nazionale SLC-CGIL