22 ottobre 2012

Telecom, lo scorporo rottama la Rete?

Non c'è un attimo di pausa in queste settimane per Telecom Italia.

Prima la questione dello scorporo della Rete, poi l'allerta dei sindacati sui possibili esuberi di personale a seguito della creazione della famigerata newco per la gestione condivisa dell'Ngn.

Stamattina, infine, la voce autorevole dell'Istituto Bruno Leoni, che dalle colonne del proprio sito ha gettato luce sullo stato della libera concorrenza nel mercato nazionale delle Tlc.

E Telecom è finita subito sotto i riflettori: stando alle osservazioni effettuate dall'Istituto, non deve sollevare il dato, elaborato nell'ambito dell'indice nazionale delle liberalizzazioni, secondo cui tra il 2007 e il 2012 il tasso di apertura del mercato è salito dal 40% al 45%, dal momento che in questo 5% il merito principale del rialzo va attribuito tutto alla maggiore possibilità di scelta e al conseguente calo dei prezzi fatto registrare dalle telecomunicazioni mobili.

Le opportunità di sviluppo nel fisso rimangono invece al palo, così come restano eccessivamente alte le tariffe pagate dagli operatori per l'unbundling, cioè per l'affitto dei cavi: i costi nel 2012 risultano anzi lievitati da 7,64 a 9,28 euro mensili per utenza, e non ci sono tracce della volontà dell'ex monopolista di utilizzare questo differenziale nei ricavi per investire nelle tecnologie della fibra ottica.

Da qui l'urgenza di una riflessione più approfondita di quanto sia stato fatto finora sul tema dello scorporo; partendo dall'analisi sull'argomento realizzata dallo stesso Istituto Leoni. Qualche giorno fa, infatti, Massimiliano Trovato, fellow del centro di ricerca torinese, nello studio intitolato “La rottamazione della rete”, faceva notare come dopo un percorso accidentato, durato anni, la società guidata da Franco Bernabè si sia finalmente decisa a venire a patti con i concorrenti per dare il via libera alla tanto decantata strada per l'innovazione.

Ma quali sono le ragioni a sostegno di questa scelta e quali, soprattutto, le implicazioni sul mercato? La motivazione ufficiale fornita da Telecom, l'abbiamo già scritto in passato è che con una nuova società il management potrebbe recuperare le risorse per rientrare del debito che grava sui bilanci del Gruppo, circa 30 miliardi di euro allo stato attuale, e procedere a una rivisitazione delle infrastrutture che è comunque necessaria.

D'altra parte, la stessa società ha più volte ribadito che in ogni caso non rinuncerebbe a una posizione di dominanza nella newco, e per questo ricerca l'alleanza di una Cassa Depositi e Prestiti incaricata di condurre le operazioni di scouting.

Ed è nella discrepanza tra gli interessi pur legittimi di Telecom Italia e le esigenze del mercato che è possibile valutare il merito oggettivo della questione sul tavolo. Secondo l'opinione di Trovato, infatti, l'obiettivo ultimo del provider sarebbe quello, “furbesco”, di abbandonare la posizione di dominio detenuta fino a oggi sul rame per ripresentarsi con lo stesso abito nel nuovo scenario della fibra ottica, escludendo la possibilità di dare vita a investimenti alternativi e più economici, come per esempio il vectoring e altre forme di efficientamento del rame.

Come a dire che una volta che si è deciso di sposare la causa della fibra non si torna più indietro. Anche se a rimetterci potrebbe essere la logica liberista del mercato e, quindi, le tasche degli italiani. Come spiegare altrimenti la scarsa considerazione che finora stanno ricevendo le proposte alternative di Metroweb/F2i e della stessa Fastweb?

E Cdp e Agcom sono sempre arbitri imparziali oppure vige una patto occulto di non belligeranza per portare avanti il piano Telecom di rottamare la rete che lei stessa cinquant'anni fa ha creato?
Sono domande che è utile porsi in un'ottica di sostenibilità sociale ed economica del piano per portare l'Italia nel ventunesimo secolo, pur dovendo tutti noi sempre ricordare che innovazione non è una parola vuota, e che il tempo delle speculazioni forse deve finire. Altrimenti diventa un pretesto.
Giammaria Stefanìa