30 aprile 2011

Vodafone ed Almaviva Catania ricevono la visita del Segretario Nazionale della Slc Cgil Alessandro Genovesi

Dichiarazione di Alessandro Genovesi
Segretario Nazionale delle TLC

"La CGIL ha deciso di proclamare la forma più alta di protesta che può fare un sindacato, cioè lo sciopero generale, perchè abbiamo fatto una valutazione spinti da alcuni dati:

Il primo è quello che ben 11 milioni di lavoratori su 21, hanno subito un accordo separato, ovvero, un accordo sindacale non firmato dalla CGIL. Ovviamente tocca al sottoscritto spiegare la ragione di queste mancate firme che si vanno a sommare a quello che sarà, a breve, il rinnovo contrattuale a livello nazionale delle telecomunicazioni dove la nostra organizzazione dovrà presentare una piattaforma ed aprire una trattativa.

Non si sono firmati i contratti collettivi del settore pubblico, metalmeccanico, della scuola e del commercio per la presenza di alcune norme che colpiscono al cuore oltre 40 anni di conquiste sindacali compresa la dignità ed i diritti di tutti i lavoratori.

- Un primo importantissimo punto è l'introduzione della "CLAUSOLA COMPROMISSORIA" voluta fortemente dal Governo centrale tramite il collegato lavoro. Clausola che prevede durante l'assunzione di un lavoratore la firma di una lettera dove, chi deve essere assunto, rinuncia per il futuro a rivolgersi ad un Giudice del lavoro e quindi ad affidarsi unicamente ad un arbitro che giudicherà ogni vertenza lavorativa. Una differenza non da poco,in quanto il Giudice si affida alla legge, un arbitrato valuta tramite equità, quindi, può decidere in deroga alla legge stessa.


- Un secondo punto è la "derogabilità del contratto nazionale. In pratica un' azienda può decidere di non rispettare le regole minime e di base come ad esempio i minimi salariali, l'inquadramento, i livelli in base alle mansioni lavorative e quindi decidere lei il comportamento da attuare per ogni singolo lavoratore disattendendo, con questo comportamento, quello che doveva essere il contratto quadro nazionale tramite questo principio di derogabilità.


- Un terzo punto è la gestione della malattia. Tornando indietro nei tempi ci accorgiamo che nel 1949 la normativa recitava che chi era in malattia conservava unicamente il suo posto di lavoro, negli anni "70" il lavoratore aveva diritto di aver pagato circa il 66% della retribuzione, nel "79" si introduce il principio per cui chi sta male, quel giorno, ha diritto di avere retribuita l'intera giornata. Oggi invece la situazione cambia e con la scusa di colpire assenteismo o i più furbetti si ritorna al passato, uno stile anni "60" che prevede dopo il terzo evento di malattia una diminuzione a scalare della retribuzione. Dal quarto evento in poi il lavoratore percepirà all'incirca il 66%, dal quinto circa il 40% e così fino ad arrivare all'azzeramento totale dei giorni retribuiti. Un fatto gravissimo che penalizza la maggior parte di persone leali e corrette che non scelgono di stare malate, ma che subiscono, gioco forza, quello che è un evento naturale come la malattia.


- Il quarto punto riguarda " LA RAPPRESENTANZA SINDACALE" Nei luoghi dove nasceranno nuove aziende i lavoratori non avranno più la libertà di eleggere i propri rappresentanti sindacali. Pertanto saltano le RSU, e si ritorna alla vecchia RSA. Questo significa che i nominativi verranno scelti ed imposti dalle organizzazioni sindacali senza laciare libertà di scelta agli iscritti sui nominativi da eleggere.

A fronte di questi punti dove si evidenzia, palesemente, l'arma del ricatto che sta nel fatto che o si accetta tutto questo o le aziende delocalizzano il lavoro, La CGIL ha preso la decisione non solo di non firmare questi contratti capestro ma di proclamare lo sciopero generale per il 6 di maggio in modo da poter garantire agli altri 10 milioni di lavoratori quella dignità e quei diritti che gli altri 11 hanno perso in quei contratti firmati da altri ma non dalla nostra organizzazione che di certo non spalleggerà la dittatura dei padroni in quanto la parte debole rimane e rimarrà sempre la forza lavoro.

A completamento di quanto detto, in ambito TLC, vorrei evidenziare che fra qualche mese ci sarà il rinnovo del contratto nazionale delle telecomunicazioni (30 giugno). La mobilitazione del sei maggio servirà anche a dimostrare che non siamo daccordo alla perdita di alcun diritto acquisito negli anni con lotte, sacrifici e fatica.

Tutto questo viene sommato ad un' assenza politica che in questi anni pensa a ben altro, non ha un piano industriale e non ha mai risolto le vere esigenze del nostro Paese. Pertanto se qualcuno dice che questo è uno sciopero anche politico, io invito tutti voi a dare la giusta definizione di "POLITICA". Se per politica si intende che non esiste nessun piano di Governo per investimenti, ricerca, innovazione e se la proposta governativa e quella di scaricare tutto sul costo del lavoro e sulle spalle dei lavoratori, personalmente, non esito a definirlo ed accettarlo come tale.

Un altro punto cruciale è pure l'attacco alla nostra democrazia. Si sta infatti cercando di smantellare e manipolare l'art. uno della Costituzione, l'art.43 dove si afferma che la libertà di impresa deve avere un limite, lo STATUTO DEI LAVORATORI" che lo si vuole sostituire con "LO STATUTO DEI LAVORI"che deve modificare totalmente l'art.4, l'art.18, art.15 della legge 300/70.

E' in questo scenario che noi come CGIL chiamiamo tutti i lavoratori, pubblici e privati, allo sciopero poichè non possiamo permettere che tutto questo passi e diventi la regola. Invito tutti voi a confrontarvi con la vostra coscienza ed a decidere se la vostra dignità, il vostro posto di lavoro, i vostri diritti e la vostra libertà valgono di più di quel giorno di retribuzione che si va a perdere scioperando il sei di maggio".

Esclusiva per Slc Catania

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S’infiamma la vertenza Vodafone I sindacati: sciopero il 20 maggio - Intervista ad Alessandro Genovesi -

Che si chiami “esternalizzazione”, cessione di ramo d’azienda o lavoro in “outsourcing”, poco importa il senso per il lavoratore e il cittadino comune è uno solo: “anticamera del licenziamento”. Per le aziende, invece, affidare all’esterno un segmento del proprio apparato produttivo vuol dire rendere l’azienda più competitiva. Due visioni opposte e la Cgil dà battaglia e questa volta il sindacato della Camusso non è solo. Contro la cessione del reparto tecnico della rete di Vodafone (che coinvolge 335 lavoratori, dei quali 23 in Sicilia e 14 a Catania) in favore della Ericsson si sono messe di traverso anche la Fistel-Cisl e la Uilcom-Uil che hanno proclamato per il 20 maggio una giornata di sciopero dell’intero comparto e l’immediato blocco degli straordinari, del lavoro programmato notturno con lo sciopero della reperibilità.

A tastare per prima il terreno di guerra è stata la Slc Cgil nel corso di due assemblee sindacali molto partecipate da parte dei lavoratori del Call Center di Catania del viale Ulisse. Da Roma è arrivato Alessandro Genovesi, segretario nazionale Slc Cgil, che non ha usato mezzi termini. “Nel corso degli ultimi 15 anni i lavoratori della rete hanno fatto la fortuna economica di Vodafone che ora li ricompensa così: lasciandoli fuori. Sotto il brand, niente”, attacca, parafrasando il celebre film degli anni Ottanta. “Vodafone celebra il proprio marchio con pubblicità colossali, ma non dà risposte chiare sul proprio sviluppo industriale e sul futuro dei lavoratori. E non vorrei che questo sia solo l’inizio di un’esternalizzazione che potrebbe estendersi anche ad altri reparti essenziali per le imprese di Tlc, come le altre divisioni della rete e i servizi di customer”. Quello di Genovesi è un richiamo all’unità dei lavoratori perché “solo così avremo un potere contrattuale maggiore sul tavolo della trattativa”.

Intanto Vodafone ha già risposto alle Rsu di Catania. “Piano industriale e investimenti sono coerenti e sostenibili, quindi nessun licenziamento "camuffato", neanche a Catania. La collaborazione con Ericsson permetterà di migliorare la performance e l’efficienza delle attività di manutenzione della rete sul territorio, e di valorizzare le attività e le professionalità distintive delle persone in un’azienda, come dimostra il piano di investimenti da oltre 1 miliardo di euro annunciato ad ottobre 2010 e finalizzato ad estendere la copertura della banda larga via radio in tutta Italia ed includere con il progetto "1000 Comuni" la copertura del 12% della popolazione in divario digitale.In Sicilia, c’è “un piano di investimenti 2009-2012 di 66 milioni di euro, che si vanno ad aggiungere agli oltre 150 milioni investiti dal 2001, già presentato alla Regione”.