28 febbraio 2013

Statali, stipendi bloccati fino al 2014

Stipendi congelati fino al 2014 per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. Lo stabilisce un decreto ministeriale (Economia e Funzione Pubblica) che dovrebbe essere pubblicato a giorni, del quale l'agenzia di stampa Agi diffonde i contenuti. Per il personale, si legge nel provvedimento, "non si dà luogo, senza possibilità di recupero, al riconoscimento degli incrementi contrattuali eventualmente previsti a decorrere dall'anno 2011". Una disposizione, peraltro, già prevista con la spending review.

Il decreto ministeriale sancirebbe anche il blocco degli scatti di anzianità per il 2013 per i lavoratori della scuola (personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario) e lo stop all'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013 e 2014. Con riferimento al triennio 2015-2017, invece, l'indennità sarà corrisposta a decorrere dal 2015.

Sembrano dunque confermati i timori espressi in mattinata dai sindacati. "Sarebbe davvero inopportuno un decreto approvato dal governo Monti a urne chiuse, una forzatura ai danni dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni", aveva detto il segretario generale della Fp Cgil, Rossana Dettori, commentando il blocco della contrattazione. "Non credo che l'esecutivo uscente possa permettersi di prendere scelte politiche così importanti proprio in questi giorni. Il ministro della Funzione pubblica, Patroni Griffi, dovrebbe smentire le voci che lo annunciano come imminente".

Dello stesso avviso i segretari generali Fp e Scuola della Cisl, Giovanni Faverin. "Un'altra proroga al blocco dei contratti pubblici sarebbe inaccettabile. Non un atto dovuto, ma un atto sbagliato che colpirebbe il bersaglio sbagliato. Non è la spesa per il personale che zavorra le finanze pubbliche, ma gli sprechi e la cattiva organizzazione. Dal 2006 in 5 anni il numero dei dipendenti pubblici è calato del 7,5%, nella scuola il calo è stato ancora più marcato. Le retribuzioni sono ferme dal 2010. Mentre la spesa pubblica continua a crescere".

NOZIONE DI TELELAVORO AI FINI ASSICURATIVI

In poche e sporadiche occasioni ( che in verità si contano sulle dita di una mano)  Inail è stato chiamato ad esprimersi in veste di Istituto assicuratore sulla assicurabilità del lavoratore che svolge la propria attività in telelavoro.
Nei casi in cui ciò è avvenuto la nozione di telelavoro che è stata posta a base delle risposte rese è la seguente : per telelavoro si intende la prestazione di lavoro eseguita in qualsiasi luogo ritenuto idoneo, collocato al di fuori della sede ordinaria di lavoro, con il prevalente supporto di tecnologie delI'informazione e della comunicazione che consentano il collegamento con l’azienda e/o l’amministrazione di appartenenza.  Ne discende che in tal senso, il telelavoro si configura quale una delle modalità di organizzazione del lavoro a distanza che non comporta di per sè un mutamento di mansioni, in quanto i contenuti della prestazione lavorativa rimangono invariati ed il dipendente resta comunque inserito nell'organizzazione aziendale e conseguentemente assoggettato al potere direttivo e disciplinare del datore di lavoro. La prestazione resa dal lavoratore, anche se eseguita in ambito domiciliare, mantiene comunque le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato, con la conseguenza che agli addetti al telelavoro continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti per i lavoratori subordinati in materia di assicurazioni sociali anche per quanto riguarda la copertura assicurativa infortunistica. L’elemento base che caratterizza il telelavoro è, quindi, il fatto che il dipendente per lavorare non deve necessariamente recarsi presso la sede di lavoro, ma sono le informazioni che vanno “verso” il dipendente o “con” il dipendente, nel caso del telelavoro mobile.  In tale ottica, l’introduzione di forme di delocalizzazione delle prestazioni lavorative, consente di rispondere a molteplici esigenze. In primo luogo  quelle personali dei lavoratori, che possono essere soddisfatte in virtù della estrema flessibilità organizzativa del telelavoro. Inoltre, anche l’amministrazione e/o l’azienda consegue i suoi vantaggi, in quanto viene favorita la razionalizzazione dell’organizzazione aziendale e la possibilità di recuperare professionalità, avvalendosi dell’apporto lavorativo di elementi che, per i motivi contemplati, sarebbero per lunghi periodi indisponibili ai fini dell’espletamento dell’attività nei modi  consueti..







Ai pensionati ora il Cud arriva online (o a richiesta per posta)

Entro domani l'Inps renderà disponibile il Cud e il modello ObisM ai pensionati tramite il suo sito internet e chi ha una casella di posta elettronica certificata lo riceverà anche via email. In questo modo l'istituto di previdenza assolve a quanto stabilito dal comma 114 dell'articolo 1 della legge di stabilità (228/2012) in base al quale, da quest'anno, la certificazione deve essere resa disponibile in modalità telematica.
Tuttavia, come indicato nella circolare 32/2013, «nell'interesse di quel significativo segmento di utenza che non possiede le dotazioni e le competenze necessarie per la piena fruizione dei servizi online», sono state messe a punto delle soluzioni alternative per ottenere il Cud in forma cartacea.
Praticamente alla vigilia della scadenza, fissata per la fine del mese, l'Inps ha fornito le indicazioni attese dai pensionati. Per accedere al sito web, oltre ad avere la possibilità di accedere a un computer connesso a internet, è necessario avere il codice di identificazione personale, il Pin, una seguenza di 16 caratteri che, qualora non già in possesso, si può richiedere all'istituto.
Tuttavia, sempre in base alla legge di stabilità, i cittadini hanno la facoltà di richiedere il Cud in versione cartacea. Si tratta di una parte non indifferente del bacino di utenza dell'Inps, dato che solo il 30,4% degli italiani 60-64enni ha usato internet l'anno scorso, percentuale che cala drasticamente con l'aumento dell'età.
Le soluzioni alternative indicate dall'istituto sono ben sette. Quella più comoda prevede la spedizione per posta tradizionale a seguito di richiesta tramite telefonata al contact center «nei casi di dichiarata impossibilità di accedere alla certificazione, direttamente o delegando altro soggetto» mediante le altre opzioni». Quindi per l'Inps questo dovrebbe costituire un canale residuale.

Almaviva: Il progetto Adeguamento Skill utilizza criteri non trasparenti nella gestione delle risorse ma non è l’unico

Roma, 27 febbraio 2013  
A dicembre 2012 l’azienda ha individuato alcune decine di “SuperQuadri”, etichettati come MAP (Manager ad Alto Potenziale). La loro nomina è avvenuta con lettera individuale e l’operazione è stata gestita con la massima riservatezza (ma ciò non ha impedito che, già dal giorno dopo, la notizia circolasse in azienda). Ma con quali criteri sono stati selezionati i MAP? Difficile credere che siano stati criteri oggettivi, rigorosi e, di conseguenza, omogenei tra le diverse aree. Comunque a tutti loro sono stati promessi un radioso percorso di carriera, generosi aumenti retributivi e la protezione dai futuri tagli, anche in caso di eventuale disdetta.
La stessa protezione viene promessa dall’azienda, sempre segretamente, per lusingare un crescente numero di persone: per esempio chi è stato assunto con esperienza, chi sta svolgendo attività critiche, chi è in vista di particolari scadenze e via dicendo.
Questa mancanza di trasparenza investe ormai tutti gli aspetti della condizione lavorativa. La procedura di valutazione, dopo anni di stentata sopravvivenza, è stata lasciata morire. E’ stato invece introdotto un nuovo metodo di valutazione per le risorse in fase di rilascio dai progetti che, essendo basato su criteri non trasparenti, non può nemmeno essere discusso/contestato dai diretti interessati.
Questi sono solo alcuni esempi, ma il problema generale è la gestione “opaca” delle risorse che ormai è, di fatto, una mancanza di rispetto verso il lavoro e l’impegno delle persone, diretta conseguenza dell’incapacità aziendale di dotarsi di strumenti di valutazione e sviluppo delle professionalità che siano all’altezza del settore in cui operiamo.
L’ultimo tentativo di introdurre un sistema professionale in azienda è stato fatto nel 2007. Era un’ipotesi costruita sul modello delle “famiglie professionali”, presentata perfino sulla intranet. Non fu mai applicata e, da allora, più niente.
Noi crediamo che la definizione di un sistema professionale, coerente con le caratteristiche del nostro lavoro, non sia più rimandabile.
Un sistema professionale è necessario per individuare percorsi di crescita e di sviluppo delle competenze – utili sia alle persone sia all’azienda –, per favorire una più corretta allocazione delle risorse e per definire un progetto formativo degno di questo nome, superando la programmazione attuale che continua a essere insufficiente, estemporanea e legata alle emergenze.
Infine non va dimenticato che anche nei bandi di gara cominciano a essere richiesti profili professionali collegati a modelli e sistemi riconosciuti a livello europeo. Uno sforzo in questo senso sarebbe quindi opportuno, anche in un’ottica di mercato.
Non si esce dalla crisi se ci si ostina a guardare i problemi solo dal lato dei costi.
E se l’azienda crede di poter tagliare gli accordi per tutti e poi gestire discrezionalmente aumenti e premi per pochi (come affermato anche nella recente riunione di dirigenti e MAP del 20 febbraio), sta scegliendo una strada che non porta da nessuna parte. Coordinamento RSU Almaviva

Poste: Comunicato Accordo Recapito del 28 febbraio 2013

Si è concluso in tarda mattinata il confronto sulla riorganizzazione della divisione Servizi Postali, dopo una trattativa lunga e difficile.
L’esito finale vede un  rilevante calo dell’efficientamento  unito ad un efficace sistema di riallocazione  dei lavoratori coinvolti
Contestualmente sono indicate le tre vie su cui si basa lo sviluppo:
•    integrazione logistica dei pacchi e sviluppo  e-commerce che comporta un recupero di unità di 500 posti;
•    postino telematico e servizi di prossimità alla clientela;
•    tracciatura e servizi di rendicontazione ai grandi clienti.
Contestualmente  sono state poste le basi  per l’attuazione di politiche attive del lavoro.
I tre CMP di Novara, Venezia e Brescia che l’Azienda voleva declassare a CDM diventano centri “P”.
Viene ribadita l’ora limite di uscita del portalettere.
Viene costituita una linea di controllo della qualità che consente il reimpiego di alcune centinaia di unità.
Viene  previsto un specifico confronto rispetto alle prospettive di sviluppo dell’attività di messo e sulle specifiche attività che svolge.
Nel recapito vengono confermate le fasce di oscillazione nei punteggi previste dall’accordo otto-venti.
Viene aumentato di un punto la percentuale di copertura della scorta.
Si interviene sui parametri di definizione delle zone modificando il punteggio della ripartizione ed il calcolo dell’indice di frequenza che verrà obbligatoriamente fornito alle OO.SS. nei confronti territoriali.
Viene incrementato il numero di ASI e si articolano i turni delle prestazioni introducendo turni mattutini.
Si prefigura l’introduzione del conto ore individuale per i portalettere con apposito accordo.
Si prevede un nuovo accordo di stabilizzazione per il personale in servizio a seguito di sentenza del giudice.
La questione della flessibilità viene estrapolata dall’accordo e demandata ad un tavolo di confronto specifico.
Per la gestione delle eccedenze  si decide di utilizzare, tramite specifico accordo, la previsione dell’articolo 4 della legge Fornero per l’esodo incentivato volontario.
Per la gestione delle ulteriori eccedenze si utilizzerà, sempre su base volontaria, la trasformazione da full time a part time e successivamente la mobilità professionale verso altri settori, in special modo mercato privati, con riferimento agli idonei al job posting attuali e successivamente a quelli che presenteranno domanda.
Viene confermato il sistema delle relazioni industriali  dell’accordo otto-venti.
Si prevede un incontro entro il mese di aprile per affrontare la complessa problematica occupazionale del settore delle aziende appaltatrici con l’obiettivo di migliorare la qualità del servizio.
Viene previsto un incontro per verificare la possibilità di sperimentare la modalità di consegna a giorni alterni con un efficientamento di 100 unità e conseguentemente utilizzare percorsi a giorni alterni per perequare quelle zone che presentassero uno squilibrio chilometrico del percorso.
L’originario efficientamento previsto in 9.273 unità viene notevolmente ridotto come detto in premessa, più specificatamente :
un taglio di zone, al netto del recupero di 200 unità rinvenienti dall’integrazione logistica pacchi e dei 100 efficientamenti previsti dalla sperimentazione del recapito a giorni alterni, pari a 4.300 zone;
un taglio di posti fra scorta e capi-squadra di 1.139 unità;
un aumento di un punto percentuale di scorta che abbassa il predetto taglio di circa 300 unità rinveniente dall’integrazione logistica dei pacchi;
un taglio nei centri ridotto a 1.407 unità;
un aumento dell’organico degli ASI di 130 unità che porta il numero complessivo a 1.001 unità;
un reimpiego nella nascente linea della qualità di 560 unità.
Pertanto un efficientamento complessivo di  5.841 unità a fronte della richiesta aziendale di  9.273 unità.
Una possibilità di ulteriore reimpiego di 800 posti di lavoro rinvenienti da attività remotizzabili che verranno localizzate  nelle realtà che presentano particolari criticità nella riallocazione delle eccedenze.
A fronte di questi efficientamenti saranno attivate politiche attive del lavoro attraverso la trasformazione nell’anno 2013 di 400 rapporti di lavoro da part time a full time e nel 2014 di ulteriori 300  trasformazioni.
Inoltre, in maniera strutturale, l’azienda provvederà ad attivare politiche attive del lavoro equivalenti al 20% del numero degli esodati, parte in nuove assunzioni e parte in ulteriori trasformazioni di rapporti di lavoro da part time a full time.
Un accordo difficile che è riuscito nel suo epilogo a trovare le giuste compensazioni fra efficientamento e sviluppo.
Roma, 28 febbraio 2013

LE SEGRETERIE NAZIONALI

27 febbraio 2013

Rai News: Comunicato Slc Cgil


Rai News, con quanto è accaduto in questi giorni, è il chiaro esempio che in Rai, spesso e volentieri, ci si esercita in modelli scolastici che poi non hanno attinenza con la realtà produttiva.
Il Piano Editoriale realizzato dal Direttore Maggioni, ed approvato con grande celerità dal Consiglio di Amministrazione, è un elaborato interessante, peccato che, come spesso avviene in Rai, prenda forma tra le mille contraddizioni figlie delle diverse direzioni aziendali interessate.  Condizione che in questo specifico caso ha impedito, cosa grave, un confronto esaustivo e proficuo con le organizzazioni sindacali.
Infatti, dal confronto del 21 febbraio, tentativo di trovare una soluzione minimale almeno per affrontare la lunga non stop delle elezioni politiche ha solo dato vita ad un documento aziendale parziale indirizzata alle OO.SS..
La comunicazione aziendale, che vi alleghiamo di seguito, asserisce alcune questioni importanti in sintonia con le richieste sindacali. "L'introduzione di alcune figure professionali, sulla base del precedente modello Rai News, assolutamente necessarie per rendere il prodotto qualitativamente migliore."
Quanto invece indicato nel Piano Editoriale della Maggioni, di cui le OO.SS. hanno preso visione solo il 21 febbraio u.s., presuppone ben altro impegno produttivo e di conseguenza ben altro modello produttivo.
Il sindacato, lo dice in questo caso la Cgil ma nella consapevolezza che è condizione condivisa, ha l'esigenza di accompagnare l'evoluzione tecnologica e produttiva, di adeguare alla luce di un Piano complesso un modello produttivo in grado di competere con la CNN, e nel contempo di tener conto di quelle molte risorse che fino a ieri hanno realizzato e fatto crescere negli ascolti e nella credibilità il canale All News della Rai.
Slc esprime preoccupazione per una certa superficialità con cui si affrontano questioni rilevanti per il futuro produttivo e informativo del servizio pubblico, e per una dannosa competizione tra gruppi dirigenti che tendono a voler dimostrare la ineluttabile validità delle loro ricette.
Per questo motivo, a seguito della discussione del 21 febbraio u.s., assenti Direzione Produzione ed il Direttore di Rai News, si è  proposto alla Direzione del Personale un incontro con tutti i soggetti interessati nel breve periodo.
L'esperienza di queste ore ha dimostrato l'assoluta buona volontà delle maestranze, ma anche la parziale preparazione di chi ha realizzato il modello, la scarsa se non nulla formazione, la maldestra modalità con cui si è proceduto alla selezione del personale nello start up ed infine il tentativo (di chi ipotizzata durante la trattativa contrattuale lo stravolgimento delle figure professionali), di contenere l'utilizzo di figure professionali e di risorse, affaticando, in questo modo, ancora di più chi si è impegnato nello start up.
Chiariamo da subito che la Cgil non è disponibile ad avviare, con ancora le urne per il voto sul Contratto di Lavoro aperte, una discussione ideologica sulla flessibilità partendo da Rai News.
L'azienda al tavolo, se si vogliono trovare soluzioni per quanto prospettato nel Piano Editoriale di Rai News, dovrà essere in grado affrontare una discussione laica che dovrà necessariamente avere al centro:
la qualità del prodotto all news,
l'evoluzione tecnologica e la formazione,
le professionalità ed i riconoscimenti per coloro che hanno sino ad oggi lavorato a Rai News, i modelli produttivi,le modalità di reperimento del personale che dovrà essere dedicato (mobilità interna).
Ci interessa essere precisi, perché di confusione se ne è vista tanta e non vorremmo contribuire ad incrementarla. Fortunatamente il buon lavoro di tutti ha consentito di far partire i nuovi studi per tempo, ma nessuno pensi che il sindacato tollererà ancora questa modalità operativa ed il superamento continuo da parte di diversi soggetti aziendali del doveroso e preventivo confronto.
Infine un ringraziamento va a tutti i lavoratori che si sono impegnati per realizzare un servizio pubblico di qualità, nonostante tutto.
Roma,27 Febbraio 2013
 La Segreteria Nazionale SLC-CGIL

ScorporoTelecom, Bernabè: "Rete e servizi sono la stessa cosa"

La rete è consustanziale a Telecom Italia: servizi e rete sono la stessa cosa. Lo ha detto il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, intervistato dal Corriere della Sera, parlando degli approfondimenti in corso con Cdp sullo scorporo della rete. “Scorporare significa avviare un processo lungo e complesso – ha detto Bernabè – del quale vanno valutate tutte le implicazioni”.

Per Telecom, ha chiarito il manager, “rete e servizi sono la stessa cosa come si vede dai numeri: 10.400 centrali, 8,9 milioni di pali, 5,6 milioni di distributori, 152mila armadi stradali, 576mila km di tracciato cavi, 400mila km di fibra”. Lo scorporo “è una decisione che non ha precedenti a livello internazionale”, ha chiarito.

Sul versante politiche pubbliche per il settore, Bernabè ha sottolineato la necessità di “intervenire sul digital divide” laddove la banda larga “non è realizzabile a condizioni di mercato”. E la nelle PA “va cambiata l’architettura informatica della PA, altrimenti l’e-gov resterà solo sulla carta”.

Una riflessione quella sulle politiche pubbliche che fa il paio con quella di fatta ieri,  inaugurando il Mobile World Congress a Barcellona, quando il manager aveva evidenziato la necessità che i regolatori adottino  “un approccio più lieve” che  “le autorità antitrust” permettano  all'industria di riorganizzarsi” e che i governi “dovrebbero evitare di gravare eccessivamente le tlc con specifiche tasse”.

Il manager ha parlato anche della cessione di Telecom Italia Media: la decisione di vendere a Urbano Cairo è stata proposta dallo stesso Bernabè, visto che la proposta dell'imprenditore "è stata ritenuta di gran lunga la migliore", visto che "ha potuto mettere sul tavolo, in termini di prezzo, il vantaggio derivato dall'essere gestore della raccolta pubblicitaria per la tv".

In merito al bond ibrido da 3 miliardi di euro, il presidente di Telecom ha detto che “siamo semplicemente in attesa di condizioni di mercato più stabili e favorevoli; nulla è stato congelato”.

Il manager ha ribadito l'impegno ad investire "oltre 5 miliardi all'anno nel prossimo triennio, tre dei quali in Italia", a discapito dei dividendi di Telco che saranno dimezzati.







Yahoo!, stop al telelavoro

Per diventare uno tra i migliori ambienti lavorativi, Yahoo! ha bisogno della presenza fisica di tutti i suoi dipendenti, anche quelli reclutati a livello locale per le tipiche mansioni in remoto. Nuovo ordine del CEO Marissa Mayer, la produzione legata al cosiddetto telelavoro dovrà essere abolita entro la prossima estate, per il conseguente trasferimento di centinaia tra impiegati e collaboratori negli uffici del gigante in viola.

Rabbia e frustrazione da parte dei diretti interessati, che hanno subito consegnato alla stampa il memo confidenziale inviato dall'ufficio risorse umane con le nuove policy stabilite ai vertici dell'azienda di Sunnyvale. "Comunicazione e collaborazione saranno cruciali - si legge nel documento di Yahoo! - e per questo dovremo lavorare fianco a fianco, tutti presenti nei nostri uffici".

Apprezzata da altre aziende operative sul web - il CFO di Google Patrick Pichette ha sottolineato come l'ambiente di lavoro telematico non rappresenti il presupposto migliore per la nascita di idee creative, isolando i collaboratori dal resto degli impiegati fisici - la strategia annunciata da Yahoo! ha scatenato l'ira di quei collaboratori assoldati dall'azienda californiana con la promessa di un lavoro flessibile e soprattutto lontano dal quartier generale di Sunnyvale.



24 febbraio 2013

Elezioni 2013, tutto quello che c'è da sapere

Elezioni politiche e regionali del 24 e 25 febbraio: tutto quello che c’è da sapere. Quando si vota, per cosa si vota, cosa serve per votare, come si vota, come funziona il sistema elettorale alla Camera, come funziona il sistema elettorale al Senato, come si vota in Lazio, Lombardia e Molise, come si fa il voto disgiunto, qual è il sistema elettorale in Lazio, come funziona la nuova legge elettorale in Lombardia, come funziona il sistema elettorale in Molise. Guarda le immagini in fondo all’articolo.
Quando si vota. Domenica 24 febbraio dalle 8.00 alle 22.00 e lunedì 25 febbraio dalle 7.00 alle 15.00
Per cosa si vota. Per eleggere i deputati della Camera dei Deputati e i senatori del Senato della Repubblica. In Lazio, Lombardia e Molise si vota anche per eleggere il Consiglio regionale e il presidente della Regione.
Cosa serve per votare. L’elettore dovrà presentarsi al seggio con un documento d’identità valido e la tessera elettorale. Chi non ha la tessera o l’ha smarrita, può richiederne un duplicato all’ufficio elettorale del comune di residenza.
Come si vota. Con la scheda rosa si vota per la Camera dei deputati. Possono votare per la Camera tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni. Per votare alla Camera bisogna fare una croce solo sul simbolo del partito che si intende votare, senza indicare nessuna preferenza o mettere altri segni sulla scheda. Solo in Valle d’Aosta, regione a statuto speciale, si vota facendo una croce su un rettangolo che contiene il nome del candidato prescelto.
Con la scheda gialla, tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 25 anni, possono votare per il Senato. Per votare bisogna fare una sola croce sul simbolo del partito che si intende votare. Non si possono esprimere preferenze né mettere altri segni sulla scheda.
Come funziona il sistema elettorale alla Camera. Per eleggere i 630 deputati è in vigore un sistema proporzionale, con premio di maggioranza al partito o alla coalizione che prende più voti, e con soglie di sbarramento per poter entrare in Parlamento.
Il premio di maggioranza garantisce un minimo di 340 seggi (il quorum, la metà più uno dei deputati, è 316) al partito o alla coalizione che ha preso più voti degli altri. Significa che, in una competizione elettorale con tante coalizioni come queste politiche, potrebbe bastare meno del 30% dei voti per prendere il 54% dei seggi.
Le soglie di sbarramento, ovvero le percentuali minime che servono per entrare alla Camera, sono del 4% per i partiti che si presentano da soli e del 10% per le coalizioni.
Le liste collegate ad una coalizione che abbia superato il 10%, partecipano alla ripartizione dei seggi se superano il 2% dei voti, o se rappresentano la maggiore delle forze al di sotto di questa soglia all’interno della stessa (il cosiddetto miglior perdente). Questo vuol dire che se una coalizione che superi lo sbarramento del 10% fosse formata da 3 partiti di cui solo 2 superano il 2%, il terzo entrerebbe sicuramente alla Camera con qualsiasi percentuale; se una coalizione fosse formata da 4 partiti di cui solo 2 superano il 2%, entrerebbe alla camera solo il più votato degli altri 2 che non hanno superato la soglia. Se una coalizione non dovesse superare il 10%, ogni singolo partito che la compone deve superare il 4%.
Il sistema elettorale al Senato. Anche per l’elezione dei 315 senatori è in vigore un sistema proporzionale con premio di maggioranza e soglie di sbarramento, solo che tutto viene calcolato su base regionale. La legge assegna al partito o alla coalizione che arriva prima in una determinata regione almeno il 55% dei seggi. Ogni regione ha un numero di seggi, proporzionato alla popolazione.
In Molise (2 seggi) e all’estero (6 seggi) non è previsto alcun premio di maggioranza al Senato; nelle altre regioni alle elezioni politiche italiane del 2013 la coalizione vincente otterrà almeno 13 seggi su 22 in Piemonte, 27 su 49 in Lombardia, 14 su 24 in Veneto, 4 su 7 in Friuli-Venezia Giulia, 5 su 8 in Liguria, 13 su 22 in Emilia-Romagna, 10 su 18 in Toscana, 4 su 7 in Umbria, 5 su 8 nelle Marche, 16 su 28 nel Lazio, 4 su 7 in Abruzzo, 16 su 29 in Campania, 11 su 20 in Puglia, 4 su 7 in Basilicata, 6 su 10 in Calabria, 14 su 25 in Sicilia, 5 su 8 in Sardegna. In Valle d’Aosta, cui è assegnato un solo seggio, il sistema elettorale è forzatamente uninominale, come pure in Trentino-Alto Adige per 6 dei 7 seggi assegnati alla Regione.
La soglia di sbarramento al Senato è dell’8% per i singoli partiti e del 20% per le coalizioni. Le liste collegate nelle coalizioni che abbiano superato il 20%, devono prendere almeno il 3% dei voti per poter partecipare alla ripartizione dei seggi.
Elezioni Regionali in Lazio, Lombardia e Molise. Si vota dalle 8.00 alle 22.00 di domenica 24 febbraio e dalle 7.00 alle 15.00 di lunedì 25 febbraio.
Hanno diritto al voto tutti i cittadini residenti in Lazio, Lombardia e Molise che abbiano compiuto 18 anni di età. L’elettore dovrà presentarsi al seggio con la tessera elettorale e un documento di identità valido. Se non ha la tessera, deve richiederla all’ufficio elettorale del comune di residenza. Se l’ha smarrita, può richiederne un duplicato sempre all’ufficio elettorale.
Si vota con una scheda verde. Diverse sono le opzioni a disposizione per esprimere il proprio voto. Se si vuole votare il presidente di Regione senza dare il proprio voto a nessun partito, in Lombardia si può votare solo per il candidato alla presidenza della Regione facendo una croce sul suo nome. Nel Lazio e nel Molise si può votare solo per il candidato alla presidenza della Regione facendo una croce sul suo nome e/o sul simbolo della lista regionale.
Se si vuole votare il candidato presidente e uno dei partiti che lo sostengono, in LazioLombardia e Molise si può fare una croce sul simbolo del partito. In tal caso si può esprimere una preferenza per un candidato a consigliere regionale scrivendo accanto al simbolo del partito prescelto il cognome (o il nome e cognome, in casi di omonimia) del candidato consigliere.
Se si vuole votare solo un partito, in Lazio, Lombardia e Molise basterà fare una croce sul simbolo del partito. Il voto andrà comunque al presidente di Regione sostenuto dal partito prescelto.
Se si vuole votare un candidato presidente di Regione e un partito che NON lo sostiene (il cosiddetto voto disgiunto), in Lazio. Lombardia e Molise bisogna fare una croce sul nome del candidato presidente di Regione e sul simbolo del partito. Anche in tal caso si potrà esprimere una preferenza per un candidato consigliere scrivendone il cognome (o il cognome e nome) accanto al simbolo del partito prescelto.
Sistema elettorale Regione Lazio. È un sistema misto. L’80% dei consiglieri assegnati è eletto con sistema proporzionale sulla base di liste provinciali concorrenti, e il 20% è eletto con sistema maggioritario, insieme con il Presidente della Regione, sulla base di liste regionali. i consiglieri da eleggere sono 70. Il Presidente della Regione è eletto a suffragio universale e diretto. I candidati alla presidenza della Regione sono i capilista delle liste regionali. È eletto Presidente il candidato che ha conseguito il maggior numero di voti validi in ambito regionale.
Sistema elettorale Regione Lombardia. Cambiata di recente, prevede che gli 80 consiglieri vengano eletti con criterio proporzionale sulla base di liste provinciali concorrenti; un seggio è riservato al miglior perdente tra i candidati alla presidenza. Nella composizione delle liste, c’è l’obbligo di parità fra uomini e donne. Il Presidente è quello che ha preso il maggior numero di voti su base regionale. C’è un premio di maggioranzache assegna almeno 44 seggi (cioè il 55% dei seggi consiliari) se il candidato Presidente più votato ha ottenuto meno del 40% dei voti validi; almeno 48 seggi (cioè il 60% dei seggi consiliari) se il Presidente ha ottenuto il 40% o più dei voti validi. La soglia di sbarramento che consenta ad una lista di partecipare alla ripartizione dei seggi è del 3% su base regionale, a meno che la lista non sia collegata ad un candidato Presidente che abbia conseguito almeno il 5% dei voti validi.
Sistema elettorale Regione Molise. Per eleggere il Presidente e i 20 consiglieri regionali è in vigore un sistema misto. Con criterio proporzionale vengono eletti l’80% dei consiglieri, sulla base di liste provinciali concorrenti (12 seggi per la provincia di Campobasso e 4 per quella di Isernia). Sistema maggioritario invece per gli altri 4 consiglieri (il 20%), eletti fra i listini regionali collegati ai candidati a Presidente. Per essere eletto Presidente basta la maggioranza relativa dei voti. Non è previsto premio di maggioranza né soglie di sbarramento.

Muos, Crocetta smentisce Zichichi

Zichichi colpisce ancora. E ancora una volta il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, deve intervenire per precisare che lui non è affatto d'accordo con l'assessore scienziato. Questa volta, il presidente della Regione Siciliana è stato costretto a prendere nettamente le distanze dal suo assessore perché si era pronunciato a favore del Muos, il super radar militare che gli americani intendono realizzare a Niscemi, al centro dell'Isola.

Crocetta ha fatto sapere che le valutazioni del professor Zichichi sul Muos "dovranno essere verificate da organismi sanitari abilitati". "In particolare - ha detto Crocetta - penso all'Organizzazione mondiale della sanità o all'Istituto superiore di sanità". Questo, sul piano scientifico. Politicamente, ha poi aggiunto Crocetta, "la posizione del governo è sempre stata chiara: pensiamo che i lavori non possano proseguire, né l'impianto essere messo in marcia. Ribadisco che l'affermazione dell'assessore è totalmente non condivisa dal governo regionale.

23 febbraio 2013

Cassazione: vietate le avances sui luoghi di lavoro, anche per scherzo

Attenzione quando si scherza con le colleghe sul luogo di lavoro: una battuta pesante resta una battuta pesante e integra il reato di molestie sessuali, anche se viene fatta in un contesto scherzoso. E' quello che ha sentenziato la Corte di Cassazione, chiamata a decidere - e decidendo di annullare la sentenza di secondo grado - sul caso di un dipendente delle Poste, assolto in appello dall'accusa di molestie sessuali. 
I fatti sono i seguenti: durante una fase di lavoro un collega dell'imputato ha fatto una battuta scherzosa e allusiva ad una collega, la quale ha risposto sorridendo. In questo contesto, l'imputato ha chiamato la collega "pornodiva"; ma lei si è risentita ed è scattata la denuncia. Durante il processo l'imputato si è dipeso sostenendo che il suo era un intento scherzoso, dato il clima che si era creato. 
Nonostante questo, in primo grado era stato condannato a 400 euro di multa più il risarcimento danni alla collega; in secondo grado, davanti al giudice monocratico, era stato assolto in quanto il fatto non costituisce reato. La Cassazione ora ha deciso che la sentenza di secondo grado va annullata, in quanto il fatto che fosse uno scherzo non è una attenuante.

22 febbraio 2013

Infortuni sul lavoro: la colpa del dipendente non libera il datore

Il datore di lavoro è sempre responsabile, in caso di infortunio sul lavoro, anche nel caso in cui la condotta del lavoratore sia stata colposa.
Il comportamento, seppur colposo, del dipendente, infatti, non è tale da liberare dalle proprie responsabilità il datore di lavoro.
Così la Corte di Cassazione, nella sezione lavoro, con la sentenza 4 febbraio 2013, n. 2512, non ravvisando, quindi, nel caso de qua, alcuna colpa del prestatore di lavoro.
In primo grado era stata accertata la responsabilità del datore di lavoro e si rigettava la domanda di quest’ultimo nei confronti della compagnia di assicurazione (considerando che per il danno biologico e quello morale non vi sia alcuna copertura assicurativa).
In sede di appello i giudici riconoscono la responsabilità solidale anche del preposto, “colpevole” di non aver verificato i macchinari, costringendo, in tal modo, i dipendenti a lavorare in condizioni precarie.
Il datore di lavoro proponeva ricorso per cassazione con 4 motivi.
Richiamando precedenti in materia (cfr. Cass. Sez. Lav. n. 1994/2012) i giudici di legittimità hanno precisato che “il datore di lavoro, in caso di violazione delle norme poste a tutela dell'integrità fisica del lavoratore, è interamente responsabile dell'infortunio che ne sia conseguito e non può invocare il concorso di colpa del danneggiato, avendo egli il dovere di proteggere l'incolumità di quest'ultimo nonostante la sua imprudenza o negligenza; pertanto, la condotta imprudente del lavoratore attuativa di uno specifico ordine di servizio, integrando una modalità dell'iter produttivo del danno imposta dal regime di subordinazione, va addebitata al datore di lavoro, il quale, con l'ordine di eseguire un'incombenza lavorativa pericolosa, determina l'unico efficiente fattore causale dell'evento dannoso”.
Ancora per quanto concerneva il rilievo circa la dedotta questione del divieto di cumulo degli accessori, la Corte, nella sentenza in commento, ha precisato che “la domanda proposta dal lavoratore contro il datore di lavoro volta a conseguire il risarcimento del danno sofferto per la mancata adozione, da parte dello stesso datore, delle misure previste dall'art. 2087 cod. civ., non ha natura previdenziale perché non si fonda sul rapporto assicurativo configurato dalla normativa in materia, ma si ricollega direttamente al rapporto di lavoro, dando luogo ad una controversia di lavoro disciplinata quanto agli accessori del credito dal secondo comma dell'art. 429 cod. proc. civ. Ne consegue che non opera il divieto di cumulo di interessi e rivalutazione stabilito per i crediti previdenziali dall'ari 16, sesto comma, della legge n. 412 del 1991”.
In merito al danno coperto dalla polizza gli Ermellini hanno precisato che la Corte territoriale ha correttamente argomentato che la stessa polizza era stata stipulata precedentemente al riconoscimento normativo del danno biologico (ex D.Lgs. n. 38/2000: l’obbligo di tenere indenne il datore per quanto egli sia tenuto a pagare in base agli artt. 10 e 11, D.P.R. n. 1124/65, non poteva pertanto che riferirsi ai soli tipi di prestazioni allora erogabili, cioè quelli relativi al danno patrimoniale.
L’ultima doglianza nella decisione in commento aveva per oggetto la sussistenza e l’entità del danno morale; secondo quanto precisato dalla Corte, anche in questo caso l’operato della Corte territoriale è esente da censure: la grave menomazione fisica subita dal dipendente comporta il ristoro effettivo di tutti i danni provocatigli.

Per il lavoro a progetto l'imponibile Inail va da 1.292,90 a 2.401,10 euro

Anche l'Inail interviene sul lavoro a progetto. Il restyling apportato al particolare contratto di lavoro dalla legge Fornero, dopo aver catalizzato l'attenzione interpretativa del ministero del Lavoro e dell'Inps, in materia di requisiti del progetto, di corrispettivo dovuto al collaboratore e di profili sanzionatori, aggiunge al suo attivo anche un'interessante analisi da parte dell'Istituto assicuratore. Con la circolare 29/2012 l'Inail cala le novità della riforma del lavoro, nell'ambito delle regole dell'assicurazione obbligatoria.
La specialità di questa disciplina garantisce piena continuità in merito all'obbligo assicurativo del personale occupato con contratto di collaborazione coordinata e continuativa a progetto; il rapporto di lavoro continua a essere assolto secondo le condizioni previste per i lavoratori parasubordinati, in presenza dei requisiti oggettivi e soggettivi per l'applicazione dell'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro.
Il premio assicurativo dovuto - ripartito nella misura di un terzo a carico del lavoratore e di due terzi a carico del committente - è calcolato in base al tasso applicabile all'attività svolta, sull'ammontare delle somme effettivamente erogate al collaboratore, nel rispetto dei limiti minimo e massimo previsti per il pagamento delle rendite erogate dall'Inail.
Per l'anno 2012 l'imponibile minimo e massimo previsto, ai fini del calcolo del premio assicurativo dovuto, riportato nella circolare Inail 42/2012, è pari rispettivamente a 1.292,90 euro per il minimale e a 2.401,10 euro per il massimale.
Anche con riferimento alle prestazioni rese dall'Istituto, si conferma il regime previgente. In linea generale, le prestazioni dovranno essere liquidate sul corrispettivo effettivamente percepito dal lavoratore a progetto, secondo i principi stabiliti dal Testo unico dell'assicurazione obbligatoria. In particolare, per la liquidazione della quota di rendita diretta per danno patrimoniale, nonché della rendita ai superstiti, dovrà essere preso come base il corrispettivo effettivo, fermo restando il rispetto del minimale e del massimale di rendita; per quanto riguarda, invece, la liquidazione dell'indennità di temporanea, dovrà essere preso a base di calcolo il corrispettivo effettivo, anche se superiore al massimale, secondo quanto disposto dal ministero del lavoro con circolare n. 2 del 29 gennaio 2003.
Per il resto, la circolare descrive le caratteristiche nuove della fattispecie, così come le stesse emergono dalla riforma, soffermandosi sui requisiti che il progetto deve avere per poter essere considerato tale. Interessante la ricognizione sul regime sanzionatorio in relazione alle ipotesi di presunzione assoluta ovvero relativa di subordinazione. Riguardo a quest'ultimo punto, vengono dettate istruzioni operative ai funzionari di vigilanza che dovranno accertare la sussistenza dei requisiti di ricorrenza del progetto e, in particolare, il collegamento funzionale a un determinato risultato finale; l'autonoma identificabilità nell'ambito dell'oggetto sociale del committente; la non coincidenza con l'oggetto sociale del committente; lo svolgimento di compiti non meramente esecutivi o ripetitivi che possono essere individuati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
In carenza dei requisiti sopra indicati, il progetto dovrà ritenersi assente, con la conseguenza, dal punto di vista sanzionatorio, della trasformazione del rapporto in contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, fin dalla data di costituzione dello stesso. Più in particolare, in relazione a quanto disposto dall'articolo 69 comma 2 del Dlgs 276/03, con riferimento all'ipotesi in cui il collaboratore a progetto svolga l'attività con modalità analoghe a quella dei lavoratori dipendenti dell'impresa committente, fatte salve le prestazioni di elevata professionalità che possono essere individuate dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. In questa ipotesi, poiché opera una presunzione relativa di subordinazione, con effetto retroattivo, suscettibile di prova contraria da parte del committente, il personale ispettivo dovrà accertare che lo svolgimento da parte del collaboratore della propria attività avvenga in maniera prevalente, con carattere di continuità e con modalità analoghe a quelle dei lavoratori subordinati dell'impresa committente e che la prestazione non rientri tra quelle di elevata professionalità individuate dai contratti collettivi comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale.
di Silvana Toriello


Lavoro: quando si può parlare di vero contratto a progetto


Nel dare una mano al personale ispettivo, il ministero del Lavoro, ha ribadito, con una circolare, le caratteristiche del contratto a progetto, i requisiti che deve avere questo legame tra committente e lavoratore. L’obiettivo dell’azione ministeriale è quello di combatterne l’uso improprio.
Gli aspetti del contratto a progetto modificati dal Legislatore - con l'ultima riforma del lavoro - sono relativi al requisito di progetto, al salario del lavoratore, all’esercizio del diritto di recesso e alle sanzioni previste per chi non rispetta le regole.

Requisiti del progetto

Per parlare di contratto a progetto è necessario che la collaborazione coordinata e continuativa sia riconducibile ad uno o a più progetti specifici. Questi progetti devono essere definiti dal committente e poi gestiti autonomamente dal collaboratore. Il progetto deve portare alla realizzazione di un risultato finale verificabile e questo risultato deve essere esplicitato anche nel contratto. Il progetto, inoltre, non deve riproporre l’oggetto sociale del committente ma individuare un’attività specifica, che si affianchi a quella principale.
Non si può parlare di contratti a progetto se il compito che il lavoratore deve svolgere è soltanto esecutivo o ripetitivo e non lascia un margine di autonomia operativa al collaboratore.
L’esempio fatto è quello di una società che si occupa della creazione di software che, per stipulare contratti a progetto, dovrà indicare l’attività specifica proposta al lavoratore, ad esempio la realizzazione del software di gestione dei contratti e non far riferimento ad un quotidiano inserimento dati.

Il salario del contratto a progetto

Il compenso da corrispondere al lavoratore a progetto, in base alla nuova normativa, deve essere proporzionato dall’azienda in base sia alla quantità, sia alla qualità dell’attività svolta e non deve essere inferiore ai minimi stabiliti per ciascun settore d’attività. Il riferimento sono i contratti collettivi relativi ai lavori equiparabili a quello svolto dal collaboratore a progetto.

Le sanzioni per chi non rispetta le regole

Nel momento in cui un’azienda stipula un contratto a progetto con un lavoratore, se manca l’individuazione del progetto, o se la descrizione del progetto non è completa, il rapporto di lavoro deve essere trasformato da collaborazione in attività subordinata a tempo indeterminato.
Il collaboratore a progetto può svolgere attività simili a quelle del lavoratore dipendente ma con modalità organizzative differenti, per esempio rispetto all’orario di lavoro, o all’assoggettamento alla direzione. Non si può parlare di collaborazioni a progetto per le prestazioni di elevata professionalità.

Azzola (Slc Cgil): Telecom Italia chiede solidarietà per 2.750 dipendenti

MILANO, 22 febbraio (Reuters) - Telecom Italia intende gestire le eccedenze di personale, stimate il circa 2.750 persone nel biennio 2013-14, attraverso lo strumento dei contratti di solidarietà.
Lo dice il segretario nazionale SLC-Cgil, Michele Azzola, che partecipa alla trattativa con la società, aggiungendo che il comunicato sindacale diffuso sul sito Internet indica per errore "eccedenze per circa 2.750 annue nel biennio".
"L'azienda chiede un accordo per contratti di solidarietà fino a 2.750 Fte (Full time equivalent)", dice Azzola a Reuters, precisando che la solidarietà dura due anni, dopo i quali gli esuberi diventerebbero concreti.
L'azienda prevede anche di mettere in mobilità 200 dipendenti che hanno già i requisiti per andare in pensione e prevede che altre 250 persone siano disponibili a usufruire della "mobilità volontaria", cioè un'uscita incentivata.
Finora Telecom, per ridurre il costo del lavoro, ha fatto ricorso a contratti di solidarietà e prepensionamenti.
La riforma Fornero, varata dal governo di Mario Monti ha spostato di alcuni anni il momento del ritiro, riducendo drasticamente il numero dei possibili prepensionamenti.

Almaviva, riaperta trattativa su contratto

"Positiva la riapertura del tavolo di trattativa e la sospensione dell’efficacia della disdetta dei contratti integrativi in Almaviva". Lo ha detto Canio Calitri, coordinatore nazionale Fiom-Cgil del gruppo Almaviva. "Si tratta di un approccio positivo nell’ambito delle relazioni sindacali nel gruppo Almaviva, sapendo che le uniche questioni sul tavolo sono quelle del piano industriale, dei contratti e dell’armonizzazione - aggiunge Calitri - Questi temi sono stati l’oggetto degli incontri e, ai tavoli di trattativa,  dalla Direzione aziendale e dall’amministratore delegato non sono stati posti problemi relativi  all’occupazione. In Almaviva si  stanno utilizzando strumenti, come i Contratti di solidarietà, che sia il sindacato che l’azienda hanno confermato in tutti gli incontri avuti sinora". "Quindi, - chiude Calitri - auspichiamo che, a partire dal 28 febbraio, si svolga una trattativa di merito sulle questioni poste".

Lo scorso 18 febbraio sciopero dal lavoro di tutti gli addetti Almaviva, compresi i part time e le dipendenti in allattamento. In mobilitazione 0-24 per l’intera giornata anche i lavoratori in reperibilità. È inoltre previsto  il blocco degli straordinari e della maggiore presenza oltre orario dal 18 al 28 febbraio. Lo sciopero è stato votato in una mozione approvata all’unanimità dalle assemblee sindacali delle sedi di Casalboccone e di Prenestino. "Le assemblee dei lavoratori della sede di Roma, dopo aver discusso le informazioni fornite dalla Rsu, ribadiscono la necessità di riaprire la trattativa sull’armonizzazione contrattuale e la rimodulazione della contrattazione collettiva – si legge nel documento - e invita pertanto la direzione aziendale a rimuovere gli ostacoli frapposti, sospendendo gli effetti della disdetta unilaterale degli accordi".

"Tale trattativa si dovrà sviluppare nell’ambito di un piano industriale condiviso ed esplorando tutti i possibili e alternativi interventi sui costi e non solo quello sul costo del lavoro”, conclude la mozione.

A livello nazionale si muovo anche Fiom, Fim e Uilm.  "Oggi Almaviva, messa alle corde da un mercato sregolato, con tariffe sempre più basse che ormai non coprono nemmeno i costi di produzione, affamata dai mancati pagamenti da parte dello Stato, pressata dalle banche, rischia di essere travolta dalla crisi - evidenzia un comunicato congiunto - Di fronte a questa situazione l’azienda risponde con la disdetta degli accordi, con il taglio delle retribuzioni e con il ricatto occupazionale. Ma è possibile intraprendere una strada diversa per uscire dalla crisi. Esistono strategie e politiche industriali alternative".


Tesseramento: CGIL, i numeri del 2012 sono lo specchio del Paese

Nel 2012 gli iscritti alla CGIL hanno sfiorato la quota di 6 milioni. Le tessere del sindacato di Corso d'Italia sono state, infatti, 5.712.642, con un incremento positivo di 27.678 unità, pari allo 0,49% rispetto all'andamento del tesseramento del 2011. Questi alcuni dei dati presentati oggi (22 febbraio) nel corso della conferenza stampa che si è tenuta presso la sede della CGIL Nazionale, a Roma, alla presenza del Segretario d'Organizzazione, Vincenzo Scudiere e del Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso.
La CGIL si è detta soddisfatta dei risultatati ottenuti dalla chiusura del tesseramento 2012, risultati importanti se collocati in una fase storica caratterizzata da una forte crisi economica che ha visto una drammatica riduzione dell'occupazione.
La FILCAMS CGIL si rivela la prima categoria tra i lavoratori attivi con 432.193 iscritti, seguita dalla FP CGIL con i suoi 411.499 iscritti, e i metalmeccanici della FIOM che hanno tesserato 356.976 lavoratori nel corso del 2012. Tra le categorie che hanno registrato un aumento più significativo il NIdiL CGIL con un incremento del 16,29%, pari a 9.940 unità in più, raggiungendo così quota 70.952 iscritti.
Secondo il Segretario d'organizzazione, Vincenzo Scudiere i dati presentati oggi “sono lo specchio della condizione reale del Paese”. Le categorie della CGIL che hanno registrato una flessione degli iscritti, ha sottolineato Scudiere, sono proprio quelle che rappresentano i settori produttivi che più di altri hanno risentito dell'andamento della crisi e delle scelte errate del governo, tra questi l'edilizia, il settore della conoscenza e dei bancari. Per il dirigente sindacale, i valori negativi registrati dalla FLC CGIL sono innanzitutto da imputare alle “politiche sbagliate con le quali, ad esempio, è stata gestita la questione dell'occupazione nella scuola pubblica. Nel settore delle costruzioni le tante imprese edili che nel 2012 hanno dichiarato fallimento, e le minori coperture rispetto ad altri settori industriali sono state tra le cause della diminuzione degli iscritti per la FILLEA CGIL”.  Nonostante la crisi, che ha colpito tutti, ma in particolare le fasce più deboli della popolazione, primi fra tutti i pensionati, lo SPI CGIL mantiene sostanzialmente inalterato il livello dei suoi iscritti. Novità positiva, ha spiegato poi Scudiere “è rappresentata dal settore del commercio che diventa così la prima categoria per iscritti della CGIL”. un risultato che si spiega anche con l'ulteriore frammentazione del lavoro che nel settore del commercio e dei servizi è più evidente e genera una domanda maggiore di rappresentanza.
Siamo di fronte ad un “cambiamento”, il lavoro strutturato diminuisce e lascia il posto a tante forme di lavoro povero e precario. E' quanto ha sottolineato il Segretario Generale della CGIL, concludendo la conferenza stampa di presentazione dei dati del tesseramento 2012. Tuttavia, ha avvertito Camusso “è elemento di grande orgoglio per la CGIL che, nella trasformazione, si trovi a rappresentare la parte più debole ed in difficoltà del mondo del lavoro”. La crescita degli iscritti nei trasporti, nella sanità privata, nel terziario e tra i lavoratori precari è il “segno che, al di là di tanta propaganda che viene fatta, riusciamo a dare risposte concrete al lavoro”.
Infine, l'augurio della Camusso è che il prossimo anno si possano dare i numeri degli iscritti al sindacato attraverso un sistema di certificazione. “Questo è l'auspicio per il quale stiamo lavorando e ci stiamo muovendo - ha detto - : che il 2013 sia l'anno in cui gli iscritti sono certificati, in cui l'accordo e la legge su democrazia e rappresentanza diventino una certezza per il bene del sindacato e di tutto il Paese”. Nel concludere il Segretario Generale della CGIL ha ribadito la necessità di un accordo non più rinviabile con le controparti su democrazia e rappresentanza. “E' uno strumento essenziale ed è giunta l'epoca per realizzarlo”.







21 febbraio 2013

Telecom Italia: Nota Unitaria incontro 21 febbraio 2013

Il giorno 21 febbraio Telecom Italia ha illustrato alla delegazione delle Segreterie Nazionali un piano di riorganizzazione per il biennio 2013 – 2014.
In apertura dei lavori il dott. Migliardi ha ricordato gli attuali numeri di Telecom Italia (44600 unità) e informatica (3500 unità). Nel triennio 2010/2012 sono state realizzate 3608 mobilità volontarie con una quota del 92% della base esodabile raggiunta nel 2012 (73% nel 2010, 55% nel 2011). L’accordo del 4 agosto 2010 ha quindi realizzato i suoi propositi in modo abbastanza coerente. Un accordo che non è stato esclusivamente di cessazioni e riduzione del costo del lavoro ma soprattutto di riqualificazione del personale con circa 3500 reimpieghi professionali (i numeri: circa 1700 unità verso Open Access, 771 unità verso le Customer Operation e le rimanenti verso altre strutture). Validissimo è stato lo strumento dei 15 bandi emessi che hanno offerto 1033 posti di riqualificazione. Ci sono state circa 1700 adesioni con 618 colleghi che hanno cambiato lavoro attraverso un processo importante di selezione.

La posizione dei sindacati su Telecom Italia Caring Services

Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil hanno dichiarato che sono disponibili a lavorare a patto che le attività di Caring Services rimangano nel perimetro di Telecom Italia. Giudica impraticabile la societarizzazione della divisione del Caring Services e ha invitato l’Azienda a ripensarci se vuole veramente ricercare con il Sindacato un piano di condivisione per l’ottimizzazione dei costi di struttura. Ogni intervento deve essere finalizzato al mantenimento per il futuro delle attività nel perimetro di Telecom, unica strada praticabile per condividere con i lavoratori e con il Sindacato un processo di efficientamento e d’incremento di produttività in un forte contesto competitivo.
Se Telecom scioglie positivamente la riserva sulla societarizzazione, Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil si rendono disponibili ad affrontare i temi di riorganizzazione del Caring e della Open Access e a discutere delle altre aziende del Gruppo.
Gli strumenti della mobilità volontaria e della solidarietà sono già sperimentati è necessario in un contesto di criticità occupazionale e a fronte di un accordo quadro di tutela del lavoro e del perimetro di Gruppo che contenga anche certezza su quali attività e con che tempi si procederà a reinternalizzare lavoro per garantire tutti i dipendenti del gruppo Telecom.
Bisogna analizzare con cautela il tema della razionalizzazione delle sedi e tutelare i lavoratori evitando mobilità territoriali, ricercando soluzioni non penalizzanti per le donne, portatori di Handicap e introducendo il concetto della volontarietà sull’utilizzo del telelavoro, dei turni spezzati e degli altri strumenti di forte impatto sulla vita delle persone.
E’ necessario aprire un confronto serio insieme al coordinamento delle RSU, senza pregiudiziali della parte aziendale ad ascoltare le soluzioni proposte dal Sindacato che possono raggiungere gli stessi obiettivi, con il consenso dei lavoratori. Bisogna evitare di
procedere unilateralmente com’è avvenuto sulla ricollocazione delle Staff!
Allora, dopo l’illustrazione del piano di riorganizzazione, per Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, la decisione a procedere a un processo condiviso rimane nelle mani dell’Azienda che deve sciogliere la riserva sulla societarizzazione della Caring.
Poi sarà il confronto con le Segreterie Nazionali e il Coordinamento RSU a determinareprocessi di riorganizzazione, efficientamento e produttività e la sostenibilità della nuova organizzazione del lavoro proposta dall’Azienda.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

Telecom Italia riorganizza i call center, Telecom Italia Caring Services


 I sindacati lanciano l'allarme: "Pronti a trattare, ma si escluda lo scorporo delle attività"
Telecom Italia punta a riorganizzare i call center. Nell’ambito della trattative più ampie per la firma del contratto azienda, l’operatore ha presentato ai sindacati un piano di riorganizzazione per il biennio 2013-2014. Il piano prevede la riorganizzazione dell’area della Caring Services (Customer Operations) con la trasformazione dell’attuale divisione in una società del Gruppo ed è finalizzato all’efficientamento, al recupero di produttività e alla riduzione dei costi complessivi di struttura.
Telecom Italia intende agire sulla razionalizzazione delle sedi, modifica dell’organizzazione del lavoro e efficientamento produttivo. Le attuali sedi di Caring sono 125 sparse sul territorio nazionale in 81 città; a fine piano la struttura dovrebbe essere presente in 27 città e in 31 immobili. Il piano si articolerà nel 2013 con l’accorpamento delle pluri-sedi nella maggiori città e nel 2014 con la chiusura di tutte le piccole sedi con meno di 50 dipendenti, con il ricorso al telelavoro. Inoltre si prevede un efficientamento produttivo anche sulla Rete e altre Società minori del Gruppo attraverso modifiche dell’organizzazione del lavoro e dei processi di razionalizzazione delle attività.
Tra 15 giorni un nuovo incontra tra Telecom Italia e i sindacati.