31 ottobre 2012

Teleperformance: Lettere alla Fornero (e alla Nuvola): “Ministro non sarà che i dirigenti sono troppo choosy?”

di Andrea Lumino*

Sono un trentenne che vive nella tanto vituperata e bistrattata città di Taranto, e lavora presso l’altrettanto noto call center di Teleperformance dal 2005.  Cosa è Teleperformance? E’ la più grande multinazionale al mondo nel settore dei call center, in Italia dal 2003 a Roma e, dal 2005, a Taranto.

Perché un’azienda così grande ha scelto proprio Taranto per il suo insediamento italiano più grande? La risposta è semplice: Taranto è una città bellissima e ricca di storia dove, però, non c’è lavoro, dove la gente ha bisogno di lavorare ed accetterebbe qualsiasi cosa pur di portare a casa il salario, e dove l’ unica alternativa è data dalla grande ILVA. Quello che oggi ha portato la gente della mia terra a vivere la più assurda e dolorosa delle contraddizioni, quella tra il diritto al lavoro e quello alla salute.

Caro Ministro, ho ascoltato con attenzione le parole a proposito di una certa “presunzione e superbia” di noi giovani nell’accettare o meno un lavoro o anche solo nel predisporsi a cercarlo. Come spesso accade, Professoressa Fornero, le cose sono forse un po’ più complesse, meno scontate.

Mi permetta di portare un esempio concreto di come, spesso, le cose sono ben diverse nella realtà: l’azienda presso cui lavoro è costituita da 2000 persone (l’azienda più grande a Taranto dopo l’ILVA!!!), di cui la stragrande maggioranza è fatta da uomini e donne sotto i 35 anni che hanno scelto, anche dopo essersi portati avanti con gli studi come me, di lavorare con una cuffia in testa in una postazione di call center, guadagnando 850 euro al mese.

Hanno accettato questo lavoro forse sperando in qualcosa di diverso ma, di sicuro, considerandolo come un lavoro serio, dignitoso: dal 2005 molti dipendenti di Teleperformance hanno costituito una famiglia (si calcola che siano nati circa 700 bambini da genitori che lavorano, da soli o entrambi, in Teleperformance), molte ragazze e ragazzi si sono emancipati dalle famiglie, ha permesso a tante coppie di sposarsi o andare a convivere.

Signor Ministro, personalmente non solo non mi sono sottratto alla necessità di lavorare in un call center, ma su questo posto di lavoro ho scommesso due volte, perché ho deciso di impegnarmi in attività sindacale, diventando delegato aziendale, in quanto credo che tutti i posti di lavoro hanno e devono aver garantita la dignità prima della persona e poi del lavoratore; anche in un call center che, nell’immaginario collettivo, viene troppo spesso raccontato come un luogo dove finiscono i “falliti” a cui si può propinare di tutto perché incapaci di trovare altro fuori.

Niente di più lontano dalla realtà: se guardo alla mia esperienza e a quella di altre realtà di questo Paese emerge invece come proprio da questo mondo sta progressivamente emergendo una nuova generazione di quadri sindacali, di donne e uomini che hanno talmente preso sul serio questo lavoro da impegnarsi a migliorarlo nei diritti e, direi soprattutto, sottrarlo finalmente ad una rappresentazione da operetta che troppo spesso ferisce, questa si, la dignità di chi ci lavora.

Ci hanno chiamati in passato “bamboccioni” (forse qualcuno in giro ce n’è ma l’eccezione non può essere la regola…visto quello che è successo a Taranto???) ed ora lei ci chiama “choosy”.  Forse potrebbe essere di qualche utilità confrontarsi non solo con realtà quali quelle dei convegni nelle sedi di Confindustria, ma anche con persone “reali”.

Perché, caro Ministro, non viene nella mia azienda, a Taranto, a conoscere 2000 cittadine e cittadini di questo Paese che, forse, hanno storie interessanti che potrebbero essere di qualche utilità per capire ulteriormente un mondo dalle mille sfaccettature quale è quello del lavoro in Italia, un mondo troppo spesso raccontato per luoghi comuni o, peggio ancora, pregiudizi.

Mi permetta di rubare l’espressione: ha mai pensato che magari oggi sono le aziende ad essere un po’ “choosy”, visto che vengono nei territori “sfigati” come il mio alla ricerca, spesso quasi esclusiva, di incentivi pubblici e poi, una volta terminati, mettono migliaia di giovani in cassa integrazione continuando ad utilizzare soldi pubblici, per poi cercare qualche kilometro più in la, e ricominciare il giro?

Non sarà, per caso, che anche i dirigenti aziendali sono un po’ “choosy”, visto che si spartiscono migliaia di euro di bonus mentre aprono procedure di mobilità e lanciando sul lastrico migliaia di lavoratori? Sarà forse che il nostro Paese non è, a tutti gli effetti, normale?

Cara Ministro, la mia azienda, qualche giorno fa, ha aperto una ennesima procedura di mobilità per 621 lavoratori poco “choosy”, minacciando così una vera e propria ecatombe sociale a Taranto, visto il dramma che stiamo già vivendo con la questione ILVA e le migliaia di persone coinvolte.

E’ possibile che non si riesca, una buona volta, a parlare del mondo del lavoro nel suo complesso, magari partendo da quegli imprenditori che poco hanno a che vedere con i capitani d’impresa ma, troppo spesso, si limitano a “vivacchiare” di incentivi pubblici?

*lavoratore call center di Teleperformance

http://nuvola.corriere.it

Il 14 novembre sciopero generale e manifestazione europea

WWW.CGIL.IT
Quattro ore di sciopero generale “per il lavoro e la solidarietà contro l’austerità” in occasione della giornata di mobilitazione europea, è quanto deciso dalla Segreteria nazionale della CGIL. "Per cambiare le politiche europee e quelle nazionali a partire dalle legge di stabilità" - Manifesto 


30/10/2012 Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter
La CGIL proclama per mercoledì 14 novembre uno sciopero generale di 4 ore, in concomitanza con la giornata di mobilitazione europea indetta dalla CES, Confederazione europea dei sindacati, dal titolo: 'Per il lavoro e la solidarietà contro l’austerità.
La CGIL prosegue quindi la sua mobilitazione, questa volta al fianco dei sindacati europei, come già annunciato dal Segretario Generale Susanna Camusso, dal palco di piazza San Giovanni, in occasione della manifestazione nazionale del 20 ottobre. Una giornata di protesta per cambiare le politiche europee e quelle nazionali a partire dalle legge di stabilità varata dal governo Monti. Dopo aver cercato invano di costruire una giornata di mobilitazione unitaria anche con CISL e UIL, la CGIL dichiara quattro ore di sciopero generale da gestire a livello territoriale anche in coerenza con il mandato ricevuto dall’ultimo Comitato Direttivo.
“L'austerità non funziona” si legge in una nota della Confederazione europea dei sindacati, le conseguenze per l'Europa sono devastanti: blocco della crescita e disoccupazione in continuo aumento. Con i tagli ai salari e alle protezioni sociali si aggravano le disuguaglianze e l'ingiustizia sociale. Secondo la CES sono 25milioni gli europei che non hanno lavoro e in alcuni paesi il tasso di disoccupazione giovanile supera il 50%.
E' necessario un cambio di rotta. La CGIL insieme alla CES chiede un patto sociale per l'Europa, con un “vero dialogo sociale”, una politica economica che stimoli un'occupazione di qualità, un'ambiziosa politica industriale europea orientata verso un'economia verde. Tra le rivendicazioni anche l'effettiva applicazione di una tassa sulle transizioni finanziarie per combattere la speculazione e agevolare politiche di investimento, la lotta all'evasione e la frode fiscale, il rispetto per la contrattazione collettiva e il rispetto dei diritti sociali e sindacali fondamentali.

Contratto chimici, la Filctem Cgil scioglie la riserva

- www.rassegna.it -
“Sul contratto del settore chimico-farmaceutico, la Filctem Cgil scioglie la riserva, soprattutto per la responsabilità di tenere vivo un sistema positivo di relazioni industriali che rischia di implodere se non si giungerà ad una comune valutazione”. È il testo della lettera che proprio oggi (31 ottobre) il segretario generale della categoria, Emilio Miceli, ha inviato alle associazioni imprenditoriali di Confindustria, Federchimica e Farmindustria e, per conoscenza, alle organizzazioni sindacali Femca Cisl e Uilcem Uil.

Ma, si legge nella lettera, la Filctem è convinta che si debbano trovare le soluzioni ai “punti di criticità” sollevati, proprio nella fase dei “rimandi” e del completamento dei testi contrattuali. Prima fra tutti, una diversa definizione per l'assunzione di giovani al di fuori del contratto di apprendistato che – se mantenuta – azzererebbe ogni e qualsiasi copertura del contratto sulla prestazione lavorativa e sul salario, a cominciare dai contratti a tempo determinato.

Obiezione questa – fa rilevare la Filctem – che, unitamente all'adeguamento del contratto di apprendistato, alla “ricognizione” della legge 92/2012, al collegato lavoro del 2010, rappresentano temi sensibili e di grande rilevanza contrattuale, sui quali pesano forti divergenze nella valutazione delle parti. E ancora – prosegue la Filctem – l'approntamento di linee-guida sulla qualità delle risorse umane vista dal versante della flessibilità, agli orari, alle prestazioni lavorative, all'organizzazione del lavoro, al cosiddetto “progetto-ponte”.

Le stesse norme riguardanti le “deroghe” al contratto – aggiunge la Filctem nella lettera – non corrispondono al dettato dell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011. Tutti questi temi ancora aperti – fa rilevare la Filctem – danno il segno di un processo di definizione del contratto ancora sostanzialmente in itinere, e quindi una valutazione più compiuta sul contratto chimico – come è prassi nel sistema di relazioni industriali del settore – è dunque legata al completamento di questo processo.

NOTA A MARGINE:
Nella foto il Segretario Generale della categoria Emilio Miceli.

Licenziabile la neomamma se non comunica il congedo

- www.ilsole24ore.com -
La lavoratrice che intende utilizzare il congedo parentale facoltativo, per non essere considerata assente ingiustificata sul lavoro, deve comunicare al datore di voler utilizzare quel congedo. Se invece resta a casa senza aver fatto questa comunicazione, può essere legittimamente licenziata per giusta causa. Questa, in sintesi, l'interpretazione data dalla Cassazione nella sentenza 16746/2012.
La decisione ha come base giuridica, da un lato, il congedo parentale, vale a dire la facoltà di astensione concessa a ciascun genitore-dipendente nei primi otto anni di vita del bambino (attualmente regolato dall'articolo 32 del decreto legislativo 151/2001) e, dall'altro, il divieto di licenziamento della lavoratrice madre (articolo 54 del decreto legislativo 151/2001), secondo il quale la lavoratrice non può essere licenziata dall'inizio del periodo di gestazione fino al compimento dell'anno di età del bambino. Sullo sfondo della sentenza vi è anche l'articolo 32, comma 3, del decreto 151/2001, che impone, a chi intenda utilizzare il congedo, l'onere di dare al datore un preavviso di almeno 15 giorni prima dell'inizio del periodo di astensione, in modo da consentirgli di riorganizzare il lavoro.
La vicenda esaminata dalla Suprema corte riguarda una lavoratrice licenziata per colpa grave poiché, secondo il datore, si sarebbe astenuta dal lavoro in modo ingiustificato, senza comunicare la volontà di fruire del congedo parentale. La licenziata contesta il provvedimento espulsivo davanti ai giudici e, in primo grado, vince la causa. In appello il licenziamento, invece, viene giudicato legittimo: la sentenza di secondo grado afferma che, omettendo la comunicazione, la dipendente ha posto in essere una condotta che rivela inaffidabilità lavorativa e ha mostrato di essere indifferente al diritto del datore, che, se avvertito del congedo, avrebbe avuto la possibilità di organizzare, per tempo, il lavoro in azienda.
La licenziata ricorre in Cassazione, che chiarisce la corretta interpretazione delle norme citate, sostenendo, in sostanza, che: ogni dipendente interessata (o interessato) al congedo deve esercitare la facoltà di astensione solo dopo avere comunicato la propria intenzione al datore e all'eventuale istituto assicuratore; l'indennità di astensione non può essere riconosciuta per periodi anteriori alla data della comunicazione; una lavoratrice-madre, pur godendo di una particolare tutela legislativa, può essere licenziata, in base all'articolo 54 del decreto legislativo 151/2001, se la sua condotta sia connotata da colpa grave; prima di procedere al licenziamento per giusta causa, il datore deve, però, considerare se il comportamento censurato abbia, come causa o concausa, le particolari condizioni psico-fisiche collegate alla gestazione e alla maternità.
La Suprema corte, esaminata nel dettaglio la sentenza di appello, ritiene che i giudici di secondo grado abbiano applicato correttamente tali profili interpretativi, anche considerando che la licenziata non ha prodotto, in causa, elementi da cui si potesse ricavare che l'omissione di comunicazione dipendesse dalle sue particolari condizioni psico-fisiche. Di conseguenza, con la sentenza n. 16746/2012, la Cassazione conferma la legittimità del licenziamento della lavoratrice-madre.

IL CITTADINO CHE QUERELA LA FORNERO PER IL "CHOOSY"

Un esposto alla procura di Palermo: "Con quel choosy, caro ministro, mio figlio viene ucciso ripetutamente”
Cara Fornero, ti querelo perché in quel "choosy" ho sentito pulsare ancora vivido il dolore per la morte di mio figlio. Perché con quel choosy, caro ministro, "mio figlio viene ucciso ripetutamente".
Così Claudio Zarcone, padre di Norman, il dottorando in filosofia del Linguaggio che si tolse la vita a Palermo per protestare contro le "baronie universitarie", ha presentato un esposto alla procura di Palermo contro il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che la settimana scorsa aveva parlato ai giovani, usando un aggettivo che ha destato non poche polemiche: "choosy", appunto che letteralmente vuol dire schizzinosi, difficili da accontentare perché non in grado di cogliere la prima offerta di lavoro.
"Non è più concepibile - dice Zarcone - che esponenti del governo continuino ad usare tale terminologia riferendosi ai nostri giovani, poiché viene offeso il percorso individuale, umano e professionale di un'intera generazione di talenti che non godono di particolari garanzie o di un nome altisonante". "In questo modo - conclude - mio figlio viene ucciso ripetutamente. Tutta la sua generazione (e non solo) viene delegittimata, frustrata e mortificata".

Pensioni, le verità nascoste

Pensioni: gli italiani hanno davvero cognizione di causa della riforma Fornero? In generale i lavoratori sanno che andranno in pensione più tardi, ma hanno capito che in media prenderanno meno soldi, che il loro assegno avrà sostanza e peso diversi da quelli dei propri genitori o dei colleghi più anziani? La “verità sulle pensioni” (come titola in prima pagina l’edizione di Libero del 31 ottobre) sembrano conoscerla solo i tecnici, dai funzionari dell’Inps ai ministri al Governo, per gli interessati invece sono previste amarissime sorprese.
Al di là delle valutazioni di merito e al netto della vicenda “esodati”, il problema della mancata comunicazione da parte dell’Inps e del Governo è rilevantissimo. Due studiosi, i professori di EconomiaLuigi Guiso e Franco Perracchi, hanno voluto scrivere una lettera aperta sul Sole 24 Ore (30 ottobre) indirizzata al ministro Fornero proprio per lamentare questo diritto negato nei fatti, cioè il diritto dei lavoratori a essere informati sul destino pensionistico che li aspetta. E invitarla a spiegare che “la riforma è giusta” insieme avvertendo di non cullarsi in inutili aspettative. Perché, al momento, “la gente non ha capito”.
Non ha capito cosa? “Se una fetta importante di lavoratori sottostima l’impatto delle riforme fatte finora sulla loro pensione, e quindi non risparmia abbastanza, sarà poi socialmente difficile accettare il loro stato di povertà: essi dovranno necessariamente essere “salvati” con un adeguato aumento della loro pensione”.
Due cose fanno impressione: il termine povertà, nella sua cruda limpidezza e il rischio che una previdenza di sostegno supplementare potrebbe manomettere gli effetti virtuosi della riforma.  Poveri saranno coloro che si illudono ora di poter contare su assegni che assicurino un tenore di vita dignitoso, quando magari i loro contributi saranno stati insufficienti. Poveri saranno coloro che confideranno in un tasso di sostituzione prossimo all’ultimo stipendio. Il suggerimento dei due professori è chiaro: bisogna dire agli italiani che devono risparmiare e, ove si accorgessero della leggerezza dei loro assegni di quiescenza, industriarsi da subito performe integrative di previdenza.
Il ministro Fornero, e questa è la preghiera personale, dal momento che è un tecnico può spiegare tutto ciò senza dover blandire l’elettorato. E, in aggiunta, rendere operativo l’obbligo della “busta arancione” da recapitare a tutti gli iscritti Inps: conto corrente previdenziale, proiezione sui tempi di maturazione dei requisiti per il pensionamento, valore economico dell’assegno futuro. Busta arancione che è una regola nei paesi della Social Security e che ha avuto solo una limitata fase di sperimentazione in Italia ai tempi della breve infatuazione con i modelli previdenziali scandinavi. I contribuente aspirante pensionato è adulto e vaccinato e reclama: “Inps, Fornero, Monti, dite la verità, vi prego,  sulle pensioni”.
di Warsamè Dini Casali

Imu: scarica modello di pagamento. Grilli ai Comuni: “Decidete o aliquote base”

Imu: sono pronti i modelli e le istruzioni per il pagamento dell’imposta sugli immobili. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli, ha firmato il decreto che approva il modello di dichiarazione agli effetti dell’imposta municipale propria (scarica qui il modello di pagamento). Nelle more della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, fa sapere il Tesoro in una nota, il modello dichiarativo e le istruzioni sono disponibili sul sito www.finanze.gov.it.
Il modello, spiega, ”deve essere utilizzato, a decorrere dall’anno di imposta 2012, nei casi previsti dall’art.13, comma 12-ter, del decreto legge 6 dicembre 11, n.201, ed espressamente indicati nelle istruzioni stesse”. Per quanto riguarda gli immobili per i quali l’obbligo dichiarativo è sorto dal primo gennaio 2012, ”resta fissato al 30 novembre 2012 il termine per la presentazione della dichiarazione”.
Il ministro Grilli ha anche invitato i Comuni a fare presto per fissare definitivamente le aliquote: “Nei Comuni che non avranno deciso in proposito entro il termine del 30 novembre” l’imposta municipale propria si pagherà con “l’aliquota già decisa dallo Stato”. Cioè lo 0,4% sulla prima casa.

30 ottobre 2012

Tlc: Comunicato SLC ringraziamento sciopero

Grazie …..Grazie …..Grazie 
Con immenso piacere vogliamo ringraziare le migliaia di donne e uomini, dipendenti di società di TLC, che il 17 settembre prima, e il 19 ottobre poi, hanno aderito agli scioperi di settore indetti per sollecitare il rinnovo del CCNL.
Quando a fine luglio le Segreterie Nazionali, unitamente al Comitato di Settore, proclamarono due giornate di sciopero contro l’atteggiamento di chiusura di ASSTEL, lo fecero con la consapevolezza di aver, in quel momento, chiesto ai dipendenti del settore uno sforzo straordinario.
Una decisione difficile e sofferta per un settore che sino allora aveva visto rinnovare i precedenti contratti con vertenze sicuramente impegnative ma mai così complesse.
La massiccia adesione agli scioperi diffusa in tutte le aziende di TLC, le riuscite manifestazioni territoriali e, soprattutto, la grande manifestazione nazionale dello scorso 19 ottobre, hanno dimostrato che le analisi fatte dal sindacato e l’impostazione della vertenza erano giuste e, soprattutto, condivise.
E’ stata data, in questo modo, una risposta forte a quel pezzo delle controparti datoriali che riteneva le richieste sindacali sulle clausole sociali, un vezzo aristocratico del sindacato e non una legittima aspettativa di migliaia di donne e uomini che vogliono avere garanzie sul loro futuro occupazionale.
Oggi, dopo la grande giornata di Roma, siamo tutti più forti.
Più forti perché consapevoli della coesione e della solidarietà presenti tra i lavoratori del settore;
Più forti perché la vertenza contrattuale ha consolidato il rapporto fra i lavoratori delle Telecomunicazioni e il sindacato. Sindacato che è, prima di tutto dei lavoratori.
Tutto questo non sarebbe potuto compiersi senza il lavoro incessante, la passione militante e disinteressata dei tanti delegati aziendali e senza la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende di Telecomunicazioni, che hanno chiaramente espresso alla controparte la loro volontà di avere un rinnovo del contratto con una soluzione alla problematica delle clausole sociali.
Ora a tutti noi spetta il compito di lavorare perché questa Forza non si disperda ma, anzi si potenzi, determinando i presupposti per migliorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.
Ad ASSTEL arrivi il segnale che è giunto il momento di smettere con l’atteggiamento di chiusura sin qui avuto e aprire una vera trattativa per chiudere un contratto equo e che, grazie alle clausole sociali, aiuti a governare i mesi difficili che abbiamo davanti a noi mettendo al primo posto il lavoro e i lavoratori.
Insieme nessun traguardo sarà impossibile e insieme non consentirà a nessuno di ipotizzare che le riorganizzazioni si possano fare a scapito del lavoro e dei lavoratori che restano il vero valore aggiunto di ogni impresa che intenda vincere la sfida del mercato.
GRAZIE  ancora a TUTTI quanti hanno consentito la realizzazione di un risultato così straordinario …. ora lavoriamo ancora insieme, per una chiusura, che dovrà essere rapida e soddisfacente, del rinnovo del CCNL.

La Segreteria Nazionale SLC-CGIL

Antenna Sicilia : i lavoratori licenziati con un telegramma

- Di Giuliano Girlando -
Mario Ciancio Sanfilippo è l’uomo che gestisce il monopolio dell’informazione in Sicilia.Con la crisi economica dell’editoria e dell’informazione inizia i licenziamenti ad Antenna Sicilia e lo fa con un telegramm
Il 1 ed il 2 agosto 2012 le emittenti televisive del gruppo Ciancio,  Telecolor International T.C.I.spa  e  S.I.G.E. spa (Antenna Sicilia e Teletna) hanno aperto la procedura ex art.4 e 24 L.223/91 dichiarando in eccedenza la prima 24 lavoratori del settore tecnico-amministrativo su 40 addetti e la seconda 28 lavoratori del settore tecnico-amministrativo su 55 addetti.
    Il tutto immediatamente dopo la pubblicazione da parte del CORECOM SICILIA ( delibera n.8 del 1 agosto 2012) della graduatoria per l’attribuzione  delle provvidenze alle emittenti televisive operanti in Sicilia e poco tempo dopo aver ottenuto sia l’assegnazione, con graduatoria definitiva per le emittenti televisive locali per la  Regione Sicilia, delle frequenze  in tecnica digitale (art. 4, del decreto legge 31 marzo 2011, n. 34, convertito con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2011, n. 75) sia una numerazione favorevole dei canali. E’ utile sottolineare che il punteggio per le provvidenze e le assegnazioni sono state ottenuti grazie e soprattutto al computo del numero dei lavoratori dipendenti applicati all’attività televisiva con contratto di lavoro a tempo indeterminato, relativa all’anno precedente. Il 19 ottobre la procedura per la riduzione del personale di SIGE (Antenna Sicilia) si è chiusa con esito negativo e quindi l’azienda può immediatamente dare corso ai licenziamenti.
Il 24 ottobre SIGE (Antenna Sicilia) ha inviato a casa dei lavoratori i telegrammi di licenziamento dispensandoli dal preavviso. Oltretutto dopo la comunicazione i lavoratori licenziati non possono più accedere ai locali aziendali.
Suona strano che una azienda, peraltro in crisi, invii con tanta tempestività i telegrammi come se ci fosse premura di fare arrivare un segnale di natura diversa alle istituzioni.
Sentito per  telefono il segretario provinciale della CGIL Catania Giovanni Pistorio ci ha detto queste parole:“Ad Antenna Sicilia e Telecolor non è stata assegnata una vincita al superenalotto ma è stato affidato un servizio ed i parametri per poter gestire il servizio non possono essere stravolti un momento dopo le assegnazioni ed i benefici. Tra l’altro le aziende, dalla riduzione del personale, conti alla mano,  anche per i contributi che dovranno essere assegnati nei prossimi anni, hanno tutto da perdere e se a ciò dovessimo aggiungere il danno che le due aziende subirebbero per il mancato introito pubblicitario nel caso in cui dovessero essere rivisti i parametri per l’assegnazione dei canali il gioco non varrebbe affatto la candela a meno che non si stia cercando di voler imporre alla società locale un sistema diverso nelle relazioni industriali e nella gestione delle risorse umane o si stia  volendo lanciare un segnale trasversale di altro tipo e per fatti di natura diversa alla comunità locale. Noi, comunque sia,  abbiamo inviato delle richieste di intervento al MISE ed al Corecom Sicilia, e ci aspettiamo che sul rispetto delle regole e dei parametri”.

26 ottobre 2012

Articolo 18 versione Fornero non licenzia nessuno

ROMA - L’articolo 18  versione Fornero non licenzia nessuno: al debutto al tribunale di Bologna ha vinto il lavoratore. La sentenza ha ingiunto all’azienda la sua reintegrazione, con pagamento degli stipendi arretrati. Dopo mesi di scontri all’arma bianca la riforma è stata messa alla prova: i licenziamenti selvaggi si sono rivelati un timore infondato. Forse è presto per dirlo con sicurezza, ma la decisione del giudice Marchesini rappresenta un tipico caso di scuola: in presenza di un licenziamento per motivi disciplinari spetta al giudice decidere per la reintegra o l’indennizzo. Non è cambiato nulla allora, sostengono due giuslavoristi della Bocconi (Del Conte e Carinci). No, non è vero sostiene invece Piero Ichino, che invita a guardare come verranno espressamente definite le restrizioni nei contratti di categoria. L’economista Del Boca è ottimista: stavolta la giustizia è stata rapida, solo tre mesi per ottenere la sentenza.
A questo punto è utile e istruttivo ricostruire la vicenda che ha opposto Pietro Catalano, responsabile controllo della qualità alla Atla, srl della Atti, al suo datore di lavoro. Per colpa di una mail a un superiore, considerata irrispettosa. La mail dello scandalo diceva: “Parlare di pianificazione nel gruppo Atti è come parlare di psicologia con un maiale, nessuno ha il minimo sentore di cosa voglia dire”. Il 30 luglio Catalano è stato licenziato, con la riforma dell’articolo 18 appena varata.
L’azienda ha deciso per il licenziamento potendo contare su una interpretazione rigida della legge: il giudice poteva considerare il licenziamento ingiustificato ma limitarsi a comminare un risarcimento per il licenziato. Comunque, l’azienda si sarebbe garantita l’allontanamento del dipendente insubordinato. Il giudice di Bologna Marchesini ha deciso diversamente, d’altra parte la legge gli lascia ampi margini di discrezionalità. Il reintegro in caso di licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo è regolato dalla legge Fornero con due motivazioni: se il fatto non sussiste oppure se il fatto rientra tra quelli che il contratto di categoria considera punibili solo con una “sanzione conservativa”.
Nel caso Catalano-Atti il fatto materiale sussiste perché la mail è una prova evidente. Il fatto giuridico invece no: in più, nel contratto dei metalmeccanici sono contemplate “lievi insubordinazioni nei confronti dei superiori”, proprio la fattispecie della mail di Catalano. Il cui avvocato, nella soddisfazione per la causa vinta, precisa un concetto importante: “Questo è un caso esemplare, il giudice ha accolto l’interpretazione che ci sembrava più conseguente. Non si può pensare che i contratti di categoria elenchino in modo dettagliato tutti i casi in cui il licenziamento non è possibile. Giusto, quindi, fare ricadere il singolo episodio all’interno di una tipologia generale”.

Gruppo Telecom accordi tutela requisiti pensionistici

Vi inviamo in allegato gli accordi firmati in giornata odierna con Telecom Italia, SSC e TI Sparkle, finalizzati alla salvaguardia dei lavoratori posti in mobilità dal 1.1.2012 al 31.12.2012.
Come potete evincere dai testi, le aziende si sono impegnate alla riassunzione con contratto a tempo determinato alle medesime condizioni economiche e normative o, in alternativa, all’individuazione di diverse soluzioni sempre finalizzate alla completa salvaguardia dei lavoratori da definirsi con accordo tra le parti, per tutti coloro che avrebbero raggiunto i requisiti pensionistici previsti dalla legge al momento della stipula degli accordi ma che, per effetto delle modifiche intervenute in materia pensionistica, non dovessero più raggiungere più il diritto a pensione.
Riteniamo tali accordi estremamente importanti per consentire ai lavoratori interessati ai processi di mobilità volontaria delle aziende in questione, di poter finalmente accedere agli esodi previsti dai relativi accordi, con la certezza del raggiungimento dei requisiti pensionistici.
A tale proposito possono essere sbloccate le conciliazioni che fino ad oggi, stante il quadro di incertezza legislativa, avevamo dato indicazione di sospendere.
Fraterni saluti.
La Segreteria Nazionale SLC-CGIL


Tlc: Fastweb-Visiant Comunicato SLC su comunicazione trasferimento ramo azienda

- COMUNICATO NAZIONALE -
Il 25 ottobre 2012 è stato comunicato alle Segreterie Nazionali che la cessione di ramo inerente le attività di Customer Care da Fastweb a Visiant Next, già prevista per il mese di luglio, rimandata al mese di novembre, viene ulteriormente spostata al 1 gennaio 2013.
Fastweb ha dichiarato che l’ulteriore rinvio è dovuto alla difficile stipula dell’accordo commerciale, tra le due società, che deve recepire tutte le condizioni e garanzie previste dall’accordo sindacale e quindi impone una definizione dei corrispettivi economici su un periodo di medio lungo termine.
La Segreteria Nazionale SLC-CGIL ha manifestato tutta la propria preoccupazione per la situazione determinatasi, sia perché tale notizia era circolata in ambiente aziendale prima della comunicazione fornita alle OO.SS che per i sospetti che questi continui rinvii alimentano.
La Segreteria Nazionale SLC-CGIL, pertanto, ha sottolineato come gli accordi commerciali debbano essere definiti nel pieno rispetto delle norme pattuite nell’accordo sindacale sottoscritto in data 12 maggio u.s. e che ogni violazione sarà utilizzata per denunciare gli accordi e ricorrere alla Magistratura Ordinaria, per il rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori.
Inoltre, ha sottolineato che laddove si verificassero condizioni tali da non consentire di raggiungere gli accordi commerciali tra le due aziende l’unica alternativa possibile sarà il mantenimento di dette attività dentro il perimetro di Fastweb.
E’ evidente, infatti, che laddove gli accordi commerciali non riuscissero a soddisfare le condizioni previste dagli accordi sindacali non sarà possibile nessuna ulteriore negoziazione sulla materia né, tantomeno, una nuova procedura con soggetti diversi.
Infine, SLC-CGIL ha richiamato le due aziende al senso di responsabilità nei confronti dei lavoratori.
Al fine di avere tutti i chiarimenti necessari SLC-CGIL ha chiesto la convocazione di un incontro congiunto tra cedente e cessionario al fine di avere certezze sul futuro dei lavoratori coinvolti.
In assenza di risposte SLC-CGIL ha preannunciato iniziative di lotta a difesa della dignità e dei diritti dei dipendenti coinvolti.

Segreteria Nazionale SLC-CGIL

Teleperformance: ennesimo colpo alla tenuta occupazionale

- COMUNICATO -
Il 23 ottobre Teleperformance ha aperto l’ennesima procedura di licenziamenti collettivi per 785 dipendenti, 164 nella sede di Fiumicino e 621 a Taranto.
Un numero enorme, che va ben oltre la reale situazione aziendale e che, ormai, non fa che confermare le reali intenzioni dell’azienda.
Dal marzo del 2010, allorquando fu aperta la prima procedura sulle tre sedi aziendali, ogni anno la dirigenza di Teleperformance ha aumentato puntualmente il numero degli esuberi in un crescendo che, allo stato attuale, non lascia intravedere un futuro per la società. Tre anni durante i quali nessuno è riuscito a vedere un autentico piano di rilancio da parte aziendale. Dopo la chiusura della sede di Roma, con il conseguente licenziamento a fine anno di 500 persone, oggi questa nuova procedura conferma la totale assenza di programmi.
In tre anni la dirigenza aziendale non ha saputo, o non ha voluto? acquisire nuovo lavoro, continuando a sfruttare le commesse in essere che, paradossalmente, aumentano il fatturato senza avere alcun ritorno positivo sull’occupazione.
Tutte le sollecitazioni sindacali sono andate regolarmente inascoltate, così come puntualmente disattese sono andati gli impegni presi dal management a rafforzare la parte commerciale per prendere nuove quote di lavoro. Così come poco convincenti sono le analisi di settore portate dall’azienda a giustificazione della situazione attuale: è sicuramente vero che il settore dei call center attraversa un momento particolarmente difficile, così come risponde al vero il rischio forte di un ritorno di soggetti che operano con modalità poco trasparenti, quando non del tutto nella illegalità; è altrettanto vero che in questo contesto, con queste difficoltà, operano decine di altre realtà che, a differenza di quanto fatto da Teleperformance, non hanno passato gli ultimi tre anni a scaricare i problemi sui soli lavoratori attraverso un uso massiccio e fortemente gravoso di centinaia di migliaia di ore di ammortizzatori sociali in deroga.
Tutto questo appartiene però a ieri. Oggi abbiamo una procedura di licenziamento che si abbatte su due realtà già fortemente colpite dalla crisi: l’area romana che a fine hanno perderà 500 posti di lavoro e che sta vivendo altre crisi di uguale gravità; Taranto, che dopo la crisi che sta colpendo l’Ilva proprio in questi giorni, deve registrare questi ennesimi esuberi che rischiano, seriamente, di contribuire ad un esito drammatico di una situazione già molto complicata. Ci opporremo con tutte le nostre forze affinché non vi siano ulteriori arretramenti sul fronte occupazionale e, soprattutto, affinché la condizione economica dei lavoratori di Teleperformance non abbia a subire ulteriori colpi.
Da oggi riprenderemo con maggior vigore la nostra battaglia per dare finalmente stabilità alle lavoratrici ed ai lavoratori di Teleperformance portando questa vertenza, insieme alle difficoltà che sta attraversando tutto il settore, all’attenzione dei massimi vertici istituzionali.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL

25 ottobre 2012

Tlc: Azzola (Slc Cgil), incentivi statali a call center drogano il mercato.

“I quasi 800 licenziamenti annunciati dal call center Teleperformance, non sono un caso: sono anzi il frutto di regole sbagliate. Gli incentivi statali alle aziende di call center drogano il mercato in un settore delicato. Non possiamo pertanto non ritenere quei licenziamenti gravi e inaccettabili” così dichiara Michele Azzola, segretario nazionale di Slc Cgil in merito alla lettera ufficiale che i segretari generali dei tre sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno inviato oggi al Ministro Fornero ed al Ministro Passera chiedendo un incontro urgente sullo stato di crisi nel settore.
“I tagli attuali del personale in numerose società quali Teleperformance, Almaviva, 4you, Energit sono soltanto un assaggio delle altre crisi che si moltiplicheranno inevitabilmente, coinvolgendo decine di migliaia di lavoratori. Questi licenziamenti coinvolgono lavoratori giovani, con percentuali di presenza femminile oltre il 70%, che non sono stati “choosy” ma dopo essersi laureati hanno accettato di operare nei call center perché sono tra le poche attività che hanno creato occupazione, soprattutto al sud, negli ultimi anni.”
 “Le crisi in corso non sono frutto del venir meno del lavoro – prosegue il sindacalista - ma delle Leggi vigenti che appunto drogano il mercato attraverso incentivi che determinano la precarizzazione dei rapporti di lavoro. Attraverso il ricorso agli sgravi previsti dalla Legge 407/90, ai FSE e a contributi regionali, sono creati sempre “nuovi” posti di lavoro a basso costo, oltre il 30% in meno, che mettono fuori mercato call center nelle regioni in cui gli incentivi sono terminati.”
“L’effetto domino che si determina è che i committenti, cambiando appalto ogni tre anni, riescono a usufruire degli sgravi in maniera permanente ottenendo tariffe che sono inferiori al costo del lavoro determinato dal contratto, mentre i call center che escono dai benefici degli sgravi perdono le commesse e licenziano il personale.”
“Nei fatti, lo Stato diventa il principale responsabile della perdita di lavoro di questi giovani con il paradosso che, attraverso le tasse dei cittadini, si continua a finanziare incentivi e casse integrazioni/indennità di mobilità senza creare neanche un nuovo posto di lavoro ma semplicemente spostando lo stesso su diversi territori.”
“Per tali ragioni – conclude Azzola - i sindacati hanno chiesto di inserire una norma, la clausola sociale, che vincola, in caso di cambio di appalto, a utilizzare il personale già impiegato su quelle attività. Norma ampiamente utilizzata nei Paesi Europei e denominata TUBE. La reazione dei committenti/clienti è stata ovviamente di totale chiusura perché verrebbe meno il ricorso agli incentivi che garantiscono un costo del lavoro inferiore a quello previsto dal contratto.”








Incentivi per chi stabilizza rapporti di lavoro entro il 31 marzo 2013

I datori di lavoro che stabilizzano, entro il 31 marzo 2013, rapporti di lavoro a termine, di collaborazione coordinata (anche in modalità progetto) e di associazione in partecipazione con apporto di lavoro, in essere oppure cessati nei sei mesi precedenti l’assunzione, possono essere ammessi ad un incentivo pari a € 12.000.
E' quanto chiarisce la Circolare 17 ottobre 2012, n. 122 con la quale l'Inps illustra alcune novità introdotte dal D.M. Lavoro 5 ottobre 2012.
Il provvedimento prevede inoltre che incentivi di importo minore possano essere riconosciuti a chi instaura, entro il 31 marzo 2013, rapporti di lavoro a tempo determinato di durata minima di 12 mesi.
L’incentivo riguarda uomini con meno di 30 anni o donne di qualunque età ed è autorizzato dall’Inps nei limiti delle risorse appositamente stanziate dal decreto del ministero del lavoro.
La Circolare Inps illustra anche le modalità di invio, esclusivamente telematica, della domanda di ammissione all’incentivo

Incentivi per assunzione di giovani e donne: istituito il Fondo
Decreto Ministero Lavoro 05.10.2012, G.U. 17.10.2012

Al fine di favorire l'incremento in termini quantitativi e qualitativi dell'occupazione giovanile e delle donne, è istituito il Fondo previsto dall'art. 24, comma 27 del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201.
E' quanto prevede il D.M. 5 ottobre 2012 pubblicato in Gazzetta Ufficiale 17 ottobre 2012, n. 243.
Il Fondo è finanziato per l'anno 2012 con 200 milioni di euro, con 300 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2013 e 2014 e con 240 milioni per il 2015.
In particolare, con l'obiettivo di promuovere, in via straordinaria, l'occupazione dei giovani e delle donne nel peculiare contesto dell'attuale fase economica, incentivando la creazione di rapporti di lavoro stabili, ovvero di maggiore durata, vengono attivati i seguenti interventi:
a) incentivi alla trasformazione dei contratti a tempo determinato di giovani e di donne, in contratti a tempo indeterminato, nonche' all'incentivazione delle stabilizzazioni, con contratto a tempo indeterminato, di giovani e di donne, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, anche nella modalita' di progetto, o delle associazioni in partecipazione con apporto di lavoro. Le predette trasformazioni ovvero stabilizzazioni operano con riferimento a contratti in essere o cessati da non piu' di sei mesi e mediante la stipula di contratti a tempo indeterminato, anche a tempo parziale, purche' di durata non inferiore alla meta' dell'orario normale di lavoro di cui all'art. 3 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, e successive modifiche ed integrazioni;
b) incentivi per ogni assunzione a tempo determinato di giovani e di donne con orario normale di lavoro di cui al surrichiamato decreto legislativo n. 66 del 2003, con incremento della base occupazionale.

Call center: vietato ‘spiare’ i lavoratori.

 Il Garante per la privacy ha vietato l’uso di un sistema di videosorveglianza in grado di captare anche le conversazioni dei dipendenti. Le telecamere installate presso un call center all’ingresso della sede e nei locali dove sono collocate le  postazioni di lavoro sono state “spente” dall’Autorità che ha dichiarato illecito il  trattamento dei dati personali dei dipendenti.

L’impianto composto da quattro telecamere orientabili e dotate di zoom, di cui tre in grado di captare anche l’audio all’interno del call center, era segnalato da cartelli,  privi  però di alcune informazioni obbligatorie, affissi in prossimità dei luoghi ripresi.
A seguito del divieto del Garante la società non potrà utilizzare i dati personali  trattati in violazione di legge.
L’eventuale riattivazione delle telecamere dovrà avvenire nel rispetto dello Statuto dei lavoratori, che ammette l’installazione di sistemi audiovisivi, dai  quali  derivi  anche la possibilità di controllo a distanza  dell'attività  dei  lavoratori, solo in presenza di particolari esigenze aziendali organizzative, produttive o di sicurezza del lavoro,  previo accordo  con le rappresentanze sindacali.
In assenza di un tale accordo è necessaria l’autorizzazione del competente ufficio periferico del Ministero del lavoro.

Dagli accertamenti ispettivi è emerso invece che la società non è stata in grado di dimostrare l’esistenza delle menzionate esigenze aziendali che giustificassero l’installazione dell’impianto, né aveva rispettato la procedura prevista dalla legge. Il trattamento dei dati svolto presso il call center è risultato quindi illecito.
Il sistema eseguiva, di fatto, un controllo a distanza dei lavoratori vietato dalla legge, aggravato, peraltro, dalla presenza di un impianto in grado di captare l’audio di quanto accadeva negli ambienti di lavoro.

Gli atti riguardanti la società, già sanzionata per non aver informato correttamente i dipendenti della presenza delle telecamere, saranno trasmessi alla magistratura per la valutazione di eventuali profili penali connessi all’installazione del sistema audiovisivo.

Nokia Siemens Networks niente esuberi, ok alla Cigs per 445 dipendenti

- di Paolo Anastasio -
Si va verso la la Cigs a rotazione nella vertenza fra Nokia Siemens Networks e sindacati. Dopo un tira e mollla di quattro mesi, si va verso il ritiro del piano di esuberi annunciatio dall’azienda per 445 dipendenti del gruppo e il varo della Cigs a rotazione. Fim, Fiom e Uilm fanno sapere che “è stata definita con il management aziendale e corporate un’intesa di massima, tesa a salvaguardare i lavoratori a fronte dell’azine unilaterale di licenziamenti collettivi”. Fim, Fiom e Uilm  saranno convocati lunedì al ministero del Lavoro per sottoscrivere l’accordo.

L’ipotesi di accordo, secondo i sindacati, prevede il ritiro della procedura di licenziamenti; apertura della procedura di Cigs per crisi per 12 mesi, mobilità volontaria e incentivata; la Cigs a rotazione avrà modalità e tempistiche tali da garantire rientri certi; per i lavoratori sospesi in Cigs, sostegno al reddito. Per quanto riguarda le incentivazioni all’esodo, si sono definite significative condizioni migliorative. 

"Il confronto con l'azienda è stato molto complicato, perché il 15 ottobre abbiamo siglato un verbale di mancato accordo - dice Marcello Scipioni, segretario della Fiom a Milano - l'azienda aveva propoosto la cassa integrazione a zero ore, una soluzione inaccettabile per noi, perché è l'anticamera dei licenziamenti. Abbiamo continuato a spingere per il mantenimento dei posti di lavoro con la Cigs. Abbiamo ottenuto un nuovo accordo, che garantisce la cassa integrazione a rotazione all'80% dello stipendio, rientri certi per tutti i dipendenti coinvolti per un anno, che dovrebbe partire dal primo novembre". Resta sul tavolo il futuro dell'azienda dopo la fine della Cigs, in particolare il futuro del sito di Cassina de? Pecchi, che occupa il grosso dei dipendenti. Nel dettaglio, Nsn si impegnerà a chiedere domanda di Cigs per i 445 addetti, di cui 373 a Cassina de' Pecchi, 44 a Roma, 20 a Catania a 8 a Napoli.    

Al centro del muro contro muro fra azienda e sindacati, la tipologia di cassa integrazione da adottare per i 350 dipendenti rimasti in servizio rispetto al piano nazionale originario di 445 esuberi. I sindacati chiedevano ammortizzatore a rotazione, l'impresa era disposta al massimo a concedere la cigs a zero ore per nove mesi. Per Enrico Azzaro (Uilm) l'azienda si era trincerata in "un arroccamento controproducente che ha precluso ogni margine di ulteriore trattativa".

Il piano originario di ristrutturazione riguardava 580 dipendenti in Italia, pari al 53% del personale. Visto che i licenziamenti riguardavano 445 dipendneti, ciò significa che nel frattempo 135 addetti hanno aderito al piano di esodo incentivato.

Nokia Siemens Networks ha annunciato il 23 novembre scorso che avrebbe avviato un’importante ristrutturazione globale, avendo focalizzato le proprie attività sul “mobile broadband” e sui servizi.
Il 4 maggio scorso Nokia Siemens Networks Italia ha informato i propri dipendenti in Italia, nell’ambito del piano di comunicazione relativo alla ristrutturazione globale, dell’annuncio alle rappresentanze sindacali dell’obiettivo di riduzione del personale nell’ordine di circa 580 posizioni.

Tlc: IT- SSC COMUNICATO UNITARIO DEL 25 OTTOBRE 2012

IT-SSC: NON PENSIAMO CHE LA QUESTIONE SIA CHIUSA
Il 1° novembre p.v. avrà efficacia il trasferimento del ramo d’azienda Information Technology e della funzione Human Resources and Organization Information Technology, in totale circa 1200 lavoratori, da Telecom Italia a SSC.
Su questo ennesimo scorporo di lavoratori SLC FISTEL e UILCOM hanno già espresso l’assoluta contrarietà a tale processo, concludendo senza accordo le procedure di legge e chiedendo il rientro di SSC all’interno di Telecom e la creazione di una divisione informatica con forte autonomia che, oltre ad avere un costo minore, sarebbe in grado di supportare dall’interno i processi aziendali in un contesto nel quale l’IT diventa elemento strategico per la competitività di tutte le aziende di TLC.
Il sindacato ed i lavoratori hanno già vissuto l’amara esperienza della creazione di aziende di scopo, magari con un contratto di servizio inizialmente sufficiente a garantire occupazione e diritti, che dopo pochi anni viene progressivamente “asciugato” e messo in concorrenza con i costi di un mercato esterno spesso caratterizzato da contratti precari e basse retribuzioni.
Se Telecom Italia immagina di riproporre ancora i meccanismi che hanno caratterizzato la storia, ad esempio, di TILS, deve sapere che troverà la più incondizionata opposizione del sindacato e dei lavoratori. E’ chiaro che quando si avvieranno i tavoli di confronto per la riorganizzazione di Telecom, SLC FISTEL e UILCOM porranno con forza la richiesta di reinternalizzazione dell’IT, e comunque il tema di come saranno salvaguardati il lavoro ed i diritti presenti e futuri dei lavoratori dell’Informatica sarà per il sindacato confederale materia non eludibile e discriminante per una eventuale condivisione dei futuri assetti industriali del gruppo Telecom.
Risulta peraltro inconcepibile, a pochi giorni dalla cessione, la mancanza da parte aziendale di una comunicazione formale al sindacato ed ai lavoratori interessati su una serie di temi, quali il cambio di denominazione di SSC in Information Technology Telecom Italia, sul giorno di solidarietà programmato per il 2 novembre e sulle condizioni contrattuali relative al passaggio, mancanza che sta determinando un clima di estrema confusione ed incertezza tra i colleghi.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL

Tlc: Crisi settore Call Center e uso distorto degli incentivi all’occupazione.


Ministro del Lavoro e
delle Politiche Sociali
Prof.ssa Elsa FORNERO

Ministro dello Sviluppo Economico
Dr. Corrado PASSERA

e, p.c. Ai componenti le Commissioni

Senato della Repubblica:
V Bilancio
VI Attività Produttive
VIII Lavori Pubblici, Comunicazioni
XI Lavoro, Previdenza Sociale

Camera dei Deputati:
V Bilancio e Tesoro
VI Finanze
X Attività Produttive
XI Lavoro

Oggetto: Crisi settore Call Center e uso distorto degli incentivi all’occupazione.

 In data 23 ottobre u.s. è stata recapitata alle scriventi Segreterie Nazionali l’ennesima procedura di mobilità nei confronti di personale occupato presso Call Center.
Si tratta, in questo caso, della società Teleperformance, con sedi a Roma e Taranto, che annuncia il licenziamento di 785 dipendenti di cui 164 a Roma e 621 a Taranto.
E’ evidente l’impatto che produrranno tali numeri soprattutto su Taranto, già investita dalla crisi dell’Ilva, che rischia di dare il colpo finale all’economia della città. Questa crisi si va ad aggiungere a quelle di Almaviva, 4you, Energit e molte altre in
corso sui territori che hanno già provocato il licenziamento di migliaia di giovani. Nei prossimi mesi, stante lo stato delle cose, tali crisi si moltiplicheranno coinvolgendo decine di migliaia di lavoratori.
Questi licenziamenti coinvolgono lavoratori giovani, con percentuali di lavoro femminile oltre il 70%, che non sono stati “choosy” ma dopo essersi laureati hanno accettato di operare nei call center perché tra le poche attività che hanno creato occupazione,
soprattutto al sud, negli ultimi anni.
Le crisi in corso non sono frutto del venir meno del lavoro, condizione che non semplifica la vita di chi lo perde ma almeno la rende comprensibile, ma delle Leggi vigenti che “drogano” il mercato attraverso incentivi che determinano la precarizzazione dei rapporti di lavoro.
Infatti, attraverso il ricorso agli sgravi previsti dalla Legge 407/90, ai FSE e a contributi regionali, sono creati sempre “nuovi” posti di lavoro a basso costo, oltre il 30% in meno, che mettono fuori mercato call center dove gli incentivi sono terminati.
L’effetto che si determina è che i clienti dei call center, i c.d. committenti, cambiando appalto ogni tre anni riescono a usufruire degli sgravi in maniera permanente ottenendo tariffe che sono inferiori al costo del lavoro determinato dal contratto, mentre i call
center che escono dai benefici degli sgravi perdono le commesse e licenziano il personale.
Così lo Stato diventa il principale responsabile della perdita di lavoro di questi giovani con il paradosso che, attraverso le tasse dei cittadini, si continua a pagare incentivi e casse integrazioni/indennità di mobilità senza creare neanche un nuovo posto di lavoro ma semplicemente spostando lo stesso su diversi territori.
Potrete capire la frustrazione che vivono questi giovani, che si sono rimboccati le maniche ed hanno accettato un’occupazione, anche se lontana dalle loro ambizioni, su cui costruire il loro futuro, sposandosi e facendo figli, sulla base di un lavoro a tempo
indeterminato e che oggi si trovano disoccupati non perché il loro lavoro viene meno ma perché è spostato a un altro lavoratore che costa meno grazie agli incentivi dello Stato.
Proprio su questo tema si è interrotta anche la trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Le OO.SS hanno chiesto di inserire una norma, c.d. clausola sociale, che vincola, in caso di cambio di appalto, a utilizzare il personale già impiegato su quelle attività. Norma ampiamente utilizzata nei Paesi Europei chiamata TUPE. La reazione dei committenti/clienti è stata ovviamente di totale chiusura perché verrebbe meno il ricorso agli incentivi che garantiscono un costo del lavoro inferiore a quello previsto dal contratto.
Due scioperi effettuati con adesioni altissime e con la partecipazione di tutti i lavoratori della filiera, in un rapporto di solidarietà con l’anello più debole della catena rappresentato dalle attività gestite in outsourcing, per inserire norme a tutela del lavoro di
questi ragazzi.
Al fine di individuare soluzioni in grado di impedire il degrado del settore e la moltiplicazione dei licenziamenti indirizzando i soldi pubblici verso le aziende che fanno della stabilità occupazionale un punto di forza ricercando qualità e produttività, le scriventi
Segreterie Nazionali sono a chiederVi la convocazione di un urgente incontro.
In attesa di riscontro, distinti saluti.
I SEGRETARI GENERALI
SLC-CGIL - FISTel-CISL - UILCOM-UIL
Massimo Cestaro - Vito Vitale - Bruno Di Cola